Da Guillermo Del Toro a Gary Oldman: i premi Oscar incontrano i videogiochi

Passiamo in rassegna i vincitori di almeno un premio Oscar (tra registi, attori e compositori) che hanno collaborato alla realizzazione di un videogioco.

Da Guillermo Del Toro a Gary Oldman: i premi Oscar incontrano i videogiochi
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Tra il mondo del cinema e quello videoludico esiste un rapporto speciale: questi due giganti dell'intrattenimento audiovisivo, invece di incrociare le spade in un futile duello per la supremazia, hanno invece deciso spesso e volentieri di unire le forze, mescolando i loro linguaggi, le loro forme espressive, e persino i volti e le personalità appannaggio dell'uno o dell'altro medium. Al di là dei vari tie-in o delle trasposizioni filmiche di grandi videogiochi (non ultimo l'imminente Tomb Raider con Alicia Vikander), ciò che testimonia l'inarrestabile ascesa del settore del gaming nel panorama culturale del 21esimo secolo è soprattutto l'inserimento di celebri attori di film e serie tv all'interno delle opere ludiche: una cassa di risonanza che invoglia anche i cinefili più scettici, mai attratti dal settore interattivo, a guardare con maggiore curiosità verso un universo in continua espansione.
E se in un nostro articolo, circa un anno fa, avevamo analizzato la presenza e l'utilizzo di alcuni attori hollywoodiani nelle opere di pionieri come David Cage o Sam Lake, quello che vi proponiamo oggi è piuttosto un elenco riassuntivo dei più famosi vincitori di (almeno) un premio Oscar che hanno partecipato, in modo diretto o indiretto, alla realizzazione di un videogame: la recente 90esima cerimonia degli Academy Awards, tenutasi a Los Angeles nella notte tra il 4 ed il 5 marzo, d'altronde, ha finalmente conferito il giusto riconoscimento ad alcune icone dello Star System che, in passato, hanno dato un piccolo contributo allo sviluppo e alla maturazione dell'arte videoludica. E siamo convinti che il futuro ci riserverà ancora tante altre piacevolissime sorprese. Non è vero, Kojima-san?

Una regia da Oscar

Vero trionfatore dell'ultima Notte degli Oscar, La Forma dell'Acqua ha consacrato Guillermo Del Toro nell'Olimpo dei registi benedetti con un Academy Award: prima di brandire la statuetta con lo stesso candore innocente di un bambino troppo cresciuto, il cineasta messicano si è affacciato nel fantastico mondo virtuale in compagnia del suo amicone Hideo Kojima.

Death Stranding, ormai lo sappiamo bene, è un crogiolo di suggestioni artistiche e velleità cinematografiche: tra piani sequenza degni di un premio Oscar e visioni altamente ipnotiche, spunta proprio la figura digitalizzata di Guillermo Del Toro, riprodotto in game con una fedeltà incredibile. Non sappiamo ancora quale sarà il suo ruolo nella produzione, ma quel che è certo è che il suo estro visionario si muoverà di pari passo con quello dell'eclettico director giapponese. Per la poetica di Del Toro, fatta di reami immaginifici, poetici ed anche un po' spietati, la libertà creativa che offre il mondo videoludico rappresenta insomma un fertile terreno per coltivare collaborazioni molto proficue .
E noi siamo fortemente desiderosi di poter al più presto cogliere i frutti di questa comunione di intenti. Ne avevamo, del resto, avuto già un assaggio nell'indimenticabile P.T., la demo giocabile che fungeva da apripista al compianto Silent Hills, ossia il primo parto del connubio Del Toro -Kojima: dopo la cancellazione da parte di Konami, tuttavia, il duo fortunatamente non si è sciolto, ed ha spostato le proprie attenzioni sulla creazione dell'ambiziosissimo Death Stranding. Dispiace soltanto che, purtroppo, del promettente Silent Hills siamo (e resteremo) "incapaci di percepirne la forma".
Ma Del Toro non è il solo regista premio Oscar ad aver fatto capolino nel reame del gaming: in veste di designer, anche Steven Spielberg ha deciso di cooperare con Electronic Arts nello sviluppo di Bloom Box, un peculiare e coloratissimo puzzle game distribuito su Wii nel 2008, basato principalmente su una gestione della fisica assai realistica.

Seppur ben accolto dalla critica, il gioco non è riuscito a ritagliarsi un angolino nella memoria collettiva del pubblico, finendo pian piano nel dimenticatoio. Quest'incursione "videoludica" di un genio inesauribile come Spielberg non è stata pertanto delle più fortunate, e difficilmente lo rivedremo all'opera in prima persona su un prodotto interattivo. Ciò non significa che la sua passione per il settore dell'entertainment virtuale si sia esaurita: anzi, proprio entro la fine di marzo giungerà sui nostri schermi Ready Player One, pellicola ispirata all'omonimo romanzo di Ernest Cline, un vero e proprio compendio di tutta la cultura ludica dagli albori del medium sino ai giorni nostri.

Una Peformance da Oscar

E se i registi vincitori di un Oscar non sono poi così tanto numerosi, lo stesso non si può dire per gli attori, che con i loro volti e (specialmente) con la loro voce sono stati coinvolti attivamente nel processo di sviluppo. Partiamo da un prodigio quale Kevin Spacey (premiato come Miglior Attore Protagonista per American Beauty e come Non Protagonista per I Soliti Sospetti) che in Call of Duty: Advanced Warfare, interpreta il magnate Jeremy Irons, a capo della compagnia militare privata ATLAS. Non limitandosi a prestare solo il timbro vocale, Spacey ha subito un intero processo di motion capture che ne ha ricostruito digitalmente le fattezze, benché lo scarso lavoro di scrittura non si sia dimostrato in grado di valorizzare appieno le sue straordinarie doti attoriali.

Come il suo collega, anche Gary Oldman è stato ingaggiato per prendere parte ad un progetto di proporzioni gigantesche: stiamo parlando ovviamente di Star Citizen, nel quale l'attore inglese veste i panni dell'ammiraglio Bishop, ricreato attraverso un processo di capturing poderoso. Dopo una carriera costellata da prestazioni meravigliose, trasformistiche e raffinate, Oldman ha ricevuto la sua meritatissima ricompensa durante l'ultima edizione degli Academy Awards, sbaragliando la concorrenza per la sua interpretazione di Winston Churchill in L'Ora più Buia. Vale la pena ricordare come Oldman abbia posto al servizio del gaming anche il suo squisito accento britannico, doppiando (tra gli altri) Viktor Reznov in Call of Duty: Black Ops ed Ignitus nella serie The Legend of Spyro.
Sempre dalla 90esima edizione degli Oscar, un altro freschissimo vincitore si unisce alla schiera di colleghi succitati, ossia Sam Rockwell, strepitoso nei panni dell'agente mammone, irascibile e razzista Jason Dixon in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Ed un ufficiale è anche Mortimer Ramsey, uno dei villain di Dishonored 2, al quale Sam Rockwell offre la sua voce affilata, tagliente ed immediatamente riconoscibile.

Così come dai pixel traspare perfettamente il timbro del grande J.K. Simmons in Portal 2, dove ha doppiato nientemeno che Cave Johnson, fondatore della base di ricerca Aperture Science, che fa da sfondo all'avventura del puzzle game di Valve. Il caratterista americano ha portato a casa l'ambita statuetta nel 2015 come Miglior Attore Non Protagonista per la sua violenta, esaltata ed esasperante interpretazione del temibile insegnante di musica Terence Fletcher in Whiplash. Un ruolo, ed una voce, che non si dimenticano.
Dietro la macchina da presa nel bellissimo Whiplash, inoltre, troviamo Damien Chazelle, lo stesso regista di La La Land, quel capolavoro che ha permesso ad Emma Stone di aggiudicarsi lo scorso anno l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista: questa deliziosa e talentuosa star dagli occhi così incantevoli e comunicativi aveva fatto una piccola ma significativa comparsa all'interno dello sfortunato Sleeping Dogs nei panni di Amanda Cartwright, una simpatica biondina con la quale il protagonista Wei Shen organizza una sorta di "appuntamento". Non proprio il massimo del romanticismo, però...
Nel novero di attori che hanno effettuato qualche sortita in campo ludico trovano spazio anche nomi di grossissimo calibro appartenenti alla Hollywood "vecchia scuola": tra questi spicca l'iconico Christopher Walken, premio Oscar per il Miglior Attore non Protagonista nel leggendario Il Cacciatore di Michael Cimino. Nel suo curriculum di doppiatore possiamo scovare la breve partecipazione in True Crime: Streets of LA, interessantissimo action-game criminale a mondo aperto datato 2003, in cui Walken veste i panni di George, amico e mentore del protagonista Nick, nonché narratore dell'avventura.

Un altro pezzo da novanta del cinema, tale Christopher Plummer (vincitore come Miglior Attore non Protagonista in Beginners, nel 2012), ha preso parte ad vero e proprio blockbuster del gaming moderno, ossia The Elder Scrolls V: Skyrim. Di recente tornato sotto la luce dei riflettori per aver sostituito in extremis Kevin Spacey in Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott (ruolo che gli ha inoltre conferito la sua terza nomination ai 90esimi Academy Awards), Plummer si è rivelato assolutamente perfetto nelle vesti di Arngeir: il suo tono roco, caldo ed intenso - da cantastorie d'altri tempi - conferisce infatti un'atmosfera ancora più epica al kolossal di Bethesda.
Nella nostra carrellata occorre citare necessariamente anche Sir Ben Kingsley, che ha assunto le sembianze di Gandhi nell'omonima pellicola del 1982, una recitazione magistrale che venne giustamente onorata con un Oscar al Miglior Attore Protagonista. Kingsley ha donato la sua voce al re Sabine in Fable III, ed è stato in grado di riprodurre dignitosamente (da nativo inglese qual è) persino l'accento gallese: si tratta dunque di uno dei motivi che innalzano esponenzialmente il valore artistico dell'opera fantasy firmata Peter Molyneux.
Infine, anche Marlon Brando, fuor d'ogni dubbio uno dei più grandi attori di ogni tempo e vincitore di due Academy Awards come miglior protagonista (per Fronte del Porto e Il Padrino), ha concesso la sua immagine nel (discutibile) tie-in del capolavoro di Francis Ford Coppola, uscito nel 2006 su PlayStation 2. Poco prima di morire, Brando completò la registrazione delle sue battute, permettendo così a Il Padrino di annoverare nel suo cast addirittura la star originale della pellicola. Come fece Electronic Arts a convincerlo, ancora non ci è dato saperlo: gli avrà fatto un'offerta che non poteva rifiutare...

Una soundtrack da Oscar

Ma non basta un bel lavoro di regia o doppiaggio allo scopo di rendere indimenticabile un videogioco: per far sì che un prodotto riecheggi nella testa e nelle orecchie degli utenti anche dopo aver spento la console occorre una colonna sonora da Oscar! E quali compositori migliori se non quelli che sono stati pluripremiati dall'Academy? Tra tutti, John Williams (ideatore delle musiche della saga di Star Wars) è il maestro più titolato, con ben 5 statuine all'attivo (per Il Violinista sul Tetto, Lo Squalo, Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza, E.T: L'extraterrestre e Shindler's List). Siccome il suo nome è legato all'epopea di George Lucas, non sorprende scoprire che il suo apporto alla galassia videoludica sia connesso prevalentemente a tie-in come Star Wars The Old Republic e i due capitoli di The Force Unleashed.
Nonostante possegga un solo Academy Awards (vinto per la colonna sonora de Il Re Leone nel 1995), Hans Zimmer non è certo un autore meno prolifico ed influente del suo suddetto collega. Ludicamente parlando, si è distinto sia per essere stato il music producer di Beyond: Two Souls, sia per aver composto il main theme di Call of Duty: Modern Warfare 2: una partitura potentissima, epica ed incalzante.

Ma tra i vincitori di un premio Oscar, il più attivo all'interno del panorama del gaming è Michael Giacchino, un nome che potrebbe non avere l'eco mediatica degli altri compositori, ma che in termini qualitativi ha poco da invidiare alle personalità più blasonate dello star system. La vittoria ottenuta nel 2010 per la migliore colonna sonora di UP, preziosissima perla dell'animazione made in Pixar, incarna la sacrosanta gratificazione di una carriera ed un talento sublimi, divisi tra cinema e videogioco. In mezzo ai numerosi prodotti interattivi ai quali ha lavorato, basterebbe ricordare Medal of Honor (1999), Call of Duty (2003) ed il sottovalutato Black (2006). A differenza di attori e registi, in sostanza, la "voce" di questi grandi artisti si esprime con spartiti, strumenti e note musicali.