Da Metal Gear Solid a Death Stranding: l'arte del designer Yoji Shinkawa

Assiduo collaboratore di Hideo Kojima, Yoji Shinkawa è una figura di spicco nell'industria videoludica. Ripercorriamo le sue opere.

L'arte di Yoji Shinkawa
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Tutti gli appassionati di videogiochi conoscono Hideo Kojima, superstar che ha partorito l'amatissima Metal Gear Saga e in tempi recenti il destabilizzante e chiacchierato Death Stranding.
Fondamentale per queste opere è però anche Yoji Shinkawa, eclettico artista ormai ascrivibile a braccio destro del director nipponico, che con le sue meravigliose illustrazioni accompagna le produzioni kojimiane sin dal seminale Metal Gear Solid (1997).
Tantissimi, come chi vi scrive, hanno conosciuto le avventure di Solid Snake proprio grazie agli atipici bozzetti di Shinkawa che facevano capolino nelle riviste dell'epoca, trattando poi come una sacra reliquia il manuale d'istruzioni del gioco, zeppo di disegni evocativi, misteriosi e dal fascino magnetico.

Le opere di Shinkawa: il sodalizio con Kojima

Classe '71, Yoji Shinkawa inizia la sua carriera in Konami giovanissimo, a soli 23 anni, come debugger per l'avventura kojimiana Policenauts, ma grazie al suo prezioso talento viene ben presto assegnato a Metal Gear Solid in qualità di direttore artistico e mecha/character designer.

Shinkawa segue la serie stealth di Konami in tutte le sue successive iterazioni, lavorando anche agli episodi "apocrifi" solamente supervisionati da Kojima.
Molte sono le figure da lui realizzate divenute iconiche, dal sinistro e scheletrico Psycho Mantis alla bellissima ed implacabile The Boss, dall'efebico Raiden all'imponente e minaccioso Vulcan Raven, passando per le forme tecno-organiche del cyborg ninja Gray Fox e le sinuose curve dell'affascinante cecchina Sniper Wolf.

L'arte di Shinkawa è cosi indissolubilmente legata a Snake e soci che Platinum Games, per lo spin off action Metal Gear Rising (2013), caratterizza gran parte dei personaggi partendo dai bozzetti scartati dell'artista in Metal Gear Solid 4, rintracciabili nello stupendo art book legato al titolo.

L'artista si rivela fondamentale nello sviluppo narrativo e "cinematico" dei MGS già nel primo capitolo PlayStation (dove lavora anche agli storyboard delle cutscene) ma soprattutto nel più noto episodio portatile, Metal Gear Solid Peace Walker (2010).

Qui, riprendendo il linguaggio da fumetto "animato" di Portable Ops, le illustrazioni di Shinkawa diventano pilastri portanti dei filmati, coadiuvati dalle graffianti pennellate di Ashley Wood, fumettista ed illustratore australiano già legato alla saga di Snake (sono sue infatti le matite dei fumetti tratti dalla serie, così come i disegni nelle sezioni narrative di Portable Ops).

Notevole è poi il suo lavoro da mecha designer: i robot bipedi di MGS sono indelebili nell'immaginario collettivo, colossi in bilico fra macchina e animale, così alieni e al contempo verosimili nel loro esasperato zoomorfismo. Di grande rilevanza, in tal senso, è l'affresco meccanico che Shinkawa realizza per il mai troppo lodato Zone of the Enders (2001), meraviglioso side project robotico elaborato sempre insieme a Kojima per PS2. Qui l'artista, ripartendo dalle slanciate fattezze dei giganteschi Eva di Neon Genesis Evangelion, progetta robot da combattimento straordinariamente originali. Gli Orbital Frame (questo il nome dei mech nel titolo) giocano su forme solo parzialmente umanoidi, con crani dalle bizzarre e affilate forme geometriche, rimandi estetici alla mitologia egizia, fosforescenti fasci di luce che attraversano i loro corpi e arti inferiori privi di appoggi, in quanto mezzi preposti al duello aereo e spaziale.

Non è difficile, bazzicando in rete, incappare in svariati schizzi preliminari del purtroppo mai prodotto Zone of the Enders 3, dove Shinkawa fonde in maniera ancor più suggestiva le canoniche livree degli Orbital Frame a elementi demoniaci e pattern semi-organici.

Da Call of Duty a Death Stranding

Le collaborazioni svincolate dal visionario Hideo Kojima sono poche ma significative: produce illustrazioni per Call of Duty: Black Ops III e un incredibile poster del film Pacific Rim, oltre al character design per Left Alive, videogioco in terza persona di Square Enix.

Tra i suoi lavori meno noti annoveriamo anche il contributo al mecha/monster design del film Godzilla Final Wars e le copertine e illustrazioni per il misconosciuto titolo per ps2 Fu-un Shinsengumi, action game di cappa e spada giapponese edito da Konami.
Nel 2015, in seguito alla separazione tra Kojima e Konami ed alla rinascita del team creativo Kojima Production come studio indipendente, Shinkawa segue il director mantenendo il suo ruolo di lead artist per l'ambizioso Death Stranding.

Anche qui l'apporto del disegnatore è significativo: tute, equipaggiamenti, armi e mezzi coniugano realismo e fantascienza visionaria: maschere scheletriche pulp si accompagnano a esoscheletri dalle forme verosimili, macchine da esplorazione lunare viaggiano a fianco di creature oscure e tentacolari, lucide rappresentazioni di una dimensione "altra" e mortifera.
Rimanendo sempre nell'ambito della Kojima Productions, è sua la paternità di Ludens, personaggio mascotte dello studio. L'inquietante e singolare silhouette dell'astronauta, viene ben presto declinata nelle più disparate forme di merchandising, tra pregiate action-figures e buffe versioni super-deformed della linea Nendoroid.

L'uomo oltre la matita

Risulta difficile decifrare l'uomo dietro la matita. Shinkawa negli anni ha rilasciato poche interviste, rivelandosi persona piuttosto schiva e modesta, perfetto contraltare all'esuberanza mediatica di Hideo Kojima.

Diverse sono però le influenze rintracciabili nei suoi lavori: composizione delle immagini e movenze dei corpi riportano ai disegni di Yashikazu Yasuhiko (Yas) indimenticabile mangaka e character design di Mobile Suit Gundam, mentre la raffinata incompiutezza delle figure rimanda alle pitture di Yoshitaka Amano, illustratore indissolubilmente legato alla serie Final Fantasy e figura che avremo il piacere di approfondire nei futuri episodi della rubrica. Nel mecha design fortissima è poi l'influenza di Masamune Shirow, tra i fondatori della fantascienza nipponica anni '80 e mangaka attentissimo, come Shinkawa, alla costruzione di equipaggiamenti meccanici contemporaneamente fantastici e realistici.

Riecheggiano infine, nei ritratti immersi in ombre dense e geometriche, le lezioni di chiaroscuro del titanico e fondamentale fumettista statunitense Frank Miller, padre tra le altre cose del Batman moderno e di Sin City.
Durante la sua lunga carriera, Shinkawa si è imposto come figura emblematica tra i disegnatori del mondo videoludico, un tratto riconoscibile fra mille e forse uno dei più grandi maestri del settore.

È un peccato che negli ultimi anni i suoi schizzi siano sempre meno presenti nella confezione delle opere in cui è coinvolto: The Phantom Pain prima e Death Stranding oggi, hanno abbandonato le copertine pittoriche in favore della computer grafica, attenuando, nell'opinione di chi scrive, la forza artistica della "scatola" in lavori così significativi e relegando le opere di Shinkawa al marketing digitale e a pregevoli quanto sporadici artbook.