Dark Souls: Lost Izalith e la nascita della piromanzia

Il viaggio nella lore di Dark Souls prosegue con l'episodio undici, in cui ci occuperemo della storia di Lost Izalith e delle origini della piromanzia.

Dark Souls: Lost Izalith e la nascita della piromanzia
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  • Uscire indenni dalla Città Infame è un'avventura che ha pochi eguali nell'intero mondo di Lordran. La tossica palude melmosa rende solo più arduo orientarsi in quel buio malato, così efficace da farci quasi respirare il fetore di quei bassifondi. Una volta uccisa Quelaag e suonata la seconda campana è però necessario arretrare e proseguire verso la Fortezza di Sen e Anor Londo, lasciandosi alle spalle questo sentiero interrotto fatto di fiumi di lava e di una ripida discesa bloccata. Quando torniamo sui nostri passi siamo finalmente pronti a scoprire che cosa si annidi nelle viscere di questo regno in tracollo: un luogo che, dietro alla propria corazza incandescente, nasconde alcuni degli elementi più importanti per comprendere cosa accadde a ridosso dell'originale tramonto della Prima Fiamma.

    NB: Si consiglia vivamente la lettura preliminare della puntata sulle Figlie del Caos.

    L'ardore di una famiglia in rovina

    Muovendo i primi passi fuori dal Dominio di Quelaag ci ritroviamo faccia a faccia con un panorama agghiacciante. L'innaturalezza con cui, a pochi metri di distanza dalla superficie, si staglia quest'enorme grotta sotterranea è un luogo comune a Lordran, come se la maledizione fosse riuscita a corrompere persino i paesaggi, magari un tempo molto diversi da come sono oggi. Inizialmente si è convinti di non poter scendere ulteriormente, in quanto il magma blocca il passaggio, ma in lontananza vi è un muro di nebbia che sembra indicare un percorso alternativo. Al contrario di ciò che normalmente avviene nelle boss fight, in questo caso tutto tace una volta attraversato il portale cinereo, lasciandoci ben sperare per il futuro, almeno fino a quando non si raggiunge la fine della stretta viuzza e si gira l'angolo.
    Con il volto pieno di sofferenza, ma enorme nelle sue proporzioni, un gigante quasi completamente immerso nella roccia fusa ci osserva silenziosamente passo dopo passo, senza mostrare la men che minima volontà di attaccarci. È solo quando osiamo appropriarci dei vestiti di una delle Figlie del Caos dai resti lì vicino che egli ci aggredisce ribollendo (letteralmente) di rabbia. La sua furia è senza eguali e anche un combattente esperto può finire vittima dei suoi colpi micidiali. L'area in cui si combatte non è inoltre delle più favorevoli: i nostri movimenti, infatti, forniscono paradossalmente un evidente vantaggio al nostro aggressore, che può approfittarne per attaccarci a distanza e infliggerci il colpo di grazia. L'identità di questa massa deforme è quella di Scarica Infinita, unico figlio maschio della Strega di Izalith e membro più piccolo della famiglia di cui abbiamo già incontrato due delle sette sorelle (Quelaag e la Nobile Signora).

    Nato già in condizioni sfavorevoli a causa di un corpo ricoperto di piaghe infuocate dalla lava, le sue disgrazie non conoscono fine. Una volta avvenuto l'incidente che corruppe l'intera città di Izalith e i suoi abitanti, egli fu probabilmente colui che risentì più di tutti degli effetti venefici della Fiamma del Caos: oltre a crescere in modo abnorme e a vedersi il corpo ricoperto di tentacoli, dalle sue piaghe iniziò ad eruttare senza fine la lava che oggi invade la caverna in cui ci troviamo. Ad ogni passo del goffo gigante è infatti possibile notare come non solo egli muova il magma che calpesta, ma anche come rilasci una pioggia bollente lungo il suo cammino. In realtà però, dietro all'aspetto minaccioso, ciò che rimane è l'indole di una creatura che non ha mai conosciuto altre sensazioni che non fossero la sofferenza e l'abbandono. Non è un caso che la creatura sia assolutamente calma quando la incontriamo inizialmente, proprio perché stava placidamente vegliando su una delle sue sorelle, probabilmente rimasta ad accudirlo fino alla fine dei suoi giorni.
    Appropriandoci dei suoi vestiti in qualche modo profaniamo l'unica fonte di sollievo che rimane ad un figlio cresciuto in condizioni avverse, il quale dimostra tutta la sua ingenuità e al tempo stesso la sua innocenza quando ci combatte disperatamente per vendicare colei che lo ha accudito.

    Scarica Infinita e l'origine del suo nomela traduzione italiana di Ceaseless Discharge può destare qualche perplessità una volta raggiunto il momento dello scontro. Mentre la traduzione di "Ceaseless" con "Infinita" può essere accettabile, tradurre "Discharge" con "Scarica" non è particolarmente funzionale a rendere l'idea alla base del personaggio, cioè quella di un mostro da cui esce senza controllo la lava che invade l'ingresso per Lost Izalith. Forse la variante di "Fuoriuscita Incessante", seppur meno godibile dal punto di vista fonetico, avrebbe reso maggiore giustizia alla lore del gioco. Ad ogni modo, anche le evidenti difficoltà nella traduzione sottolineano la complessità e i sottili elementi che rendono Dark Souls un titolo dagli equilibri molto delicati.

    Posizionandoci infatti sul ciglio di un burrone, Scarica Infinita si lancerà addosso a noi rimanendo appeso sul baratro: potremo così ucciderlo con una manciata di colpi scagliati sull'unica mano che lo separa dalla caduta mortale. Un combattente esperto non si sarebbe mai gettato a testa bassa incontro alla morte come ha fatto il nostro enorme avversario. No, quello che affrontiamo è tutto fuorché un guerriero e non sorprenderebbe più di tanto scoprire che, in fondo, non si tratti altro che di una bestia piuttosto giovane, maledetta proprio nel fiore dell'età. Una volta sconfitta tale minaccia il livello della lava lungo il percorso si abbassa improvvisamente ed è in questo momento che si comprende come in realtà il peggio debba ancora arrivare. Là dove un tempo scorrevano fiumi incandescenti ora vi è un esercito di Demoni Toro e Demoni Capra ad ostacolare il nostro passaggio, ossia creature che, all'inizio della nostra avventura, erano degne di meritare uno scontro appositamente dedicato. Esse svolgono una duplice funzione in questa zona, poiché non solo suggeriscono dettagli importanti sulla lore, ma ci aiutano a comprendere quanti progressi abbiamo compiuto da quando ci siamo addentrati per la prima volta nel Borgo dei Non Morti. Se all'inizio erano necessari tentativi su tentativi per avere anche solo una speranza di cavarsela, ora gli stessi nemici (in scala ridotta) non sono altro che ostacoli tra i tanti, capaci di impensierire solo se presi in gruppo. La presenza stessa di questi mostri lungo il percorso è indicativa di un altro importante dettaglio riguardante l'incidente di Lost Izalith: con esso, infatti, è nata anche la categoria dei demoni.
    Simili bestie, nonostante il loro aspetto ancestrale, non si sono sempre annidate nelle profondità di Lordran, ma hanno iniziato a invaderla proprio dopo l'esplosione della Fiamma del Caos. Il Demone del Fuoco in cui ci imbattiamo dopo la nebbia poco distante, terzo dei guardiani che abbiamo già incontrato al Rifugio dei Non Morti, fu il primo di questa nuova stirpe.

    Demone Capra - deviantArt by Oniruu

    Egli un tempo era l'ultimo maestro dell'antica stregoneria del fuoco, un'arte magica che oggi è andata perduta, soppiantata dall'ormai dominante piromanzia (di cui parleremo tra poco). Non è da escludere che il loro compito sia diventato quello di tenere sotto controllo il non morto prescelto durante il suo viaggio e al contempo impedirgli di concludere la sua impresa. Pensandoci bene, appena usciti dalla cella ci assale un demone, mentre un altro si aggira nei sotterranei della prigione; il primo boss di Lordran è un Demone Toro e per poterci avvicinare alle Profondità (e di conseguenza alla Città Infame) dobbiamo abbattere un Demone Capra. La disposizione di queste creature non pare per nulla casuale, anzi: quello che percepiamo come un viaggio solitario sarebbe in realtà una specie di grande teatro in cui siamo sempre tenuti sotto controllo dagli infiniti nemici che ci ostacolano. Nulla avviene per caso in questa terra maledetta.

    Viaggio verso l'epicentro del caos

    Il percorso che conduce a Lost Izalith non è forse dei più difficili, ma è sicuramente quello con la successione di boss fight più densa in tutto Dark Souls: lasciate alle spalle le Rovine del Demone è infatti di nuovo il turno di un gigantesco muro di nebbia. Ciò che ci attende dall'altra parte spaventa tanto per il suo aspetto, quanto per le condizioni in cui ci troviamo ad affrontarlo.

    Il Demone Centipede è solo l'ennesima incarnazione dell'energia corrotta del caos. Nello specifico, il background di questo avversario si ricollega alla storia del giovane Scarica Infinita. Quando le sorelle maggiori si accorsero delle sofferenze che le piaghe incandescenti gli infliggevano, decisero di fare dono al fratellino di un anello che gli impedisse di soffrire a contatto con la lava. Non è chiaro se per volontà o per distrazione, ma alla fine egli lo lasciò cadere e fu proprio da quel punto che nacque l'orrenda bestia che solca la lava bollente tutt'attorno a noi. Un essere disgustoso, capace di attaccarci anche con le estremità che riusciamo faticosamente a tagliargli nel pieno del calore della battaglia. Il lato positivo della lotta sta nel premio finale, lo stesso Anello Arancione Annerito che un tempo era appartenuto a Scarica Infinita e che ora ci permette di solcare il suolo incandescente senza subire particolari danni. È grazie ad esso che possiamo finalmente raggiungere Lost Izalith.
    La città che si presenta a noi è ormai costituita da una manciata di ruderi dallo stile prettamente hindu (come ammesso dallo stesso Miyazaki), probabilmente un'ombra degli antichi fasti che un tempo caratterizzavano una capitale forse anche più ricca di Anor Londo. Il triste spettacolo che ci attende è invece nient'altro che un insieme di piramidi semi-distrutte, alberi primordiali essiccati e, ovviamente, lava bollente. In mezzo ad essa si aggirano enormi mostruosità che non è facile riconoscere a una prima occhiata, tale è la loro mole rispetto alla nostra. Tutto ciò che riusciamo a cogliere sono delle enormi zampe e una coda tagliata, ma manca un busto per dare un senso a queste grandi gambe che non fanno altro che saltarci addosso schiacciandoci con il loro peso. In realtà essi non sono altro che i resti di antichi draghi non morti privi della parte superiore. Il fatto che Lost Izalith sia stata costruita sui resti degli alberi ancestrali che un tempo dominavano il mondo lascerebbe intuire che la città possa essere stata teatro dello scontro tra gli antichi Lord e i draghi. Quelle che vediamo allora non sarebbero altre che le carcasse degli eterni dominatori dei cieli, caduti nel tentativo di impedire il genocidio della propria specie.

    È proprio su uno di questi antichi tronchi che ci inerpichiamo lungo un percorso che conduce alla parte centrale e rialzata della città, là dove i ruderi hanno subito di meno gli effetti logoranti della lava bollente, ed è possibile godere, per così dire, della singolare architettura. Un'arte particolarmente ostile nei confronti del non morto prescelto, poiché molte delle statue che adornano queste vie non sono altro che demoni di pietra, probabilmente nati dallo scontro tra la Fiamma del Caos e le sculture che agghindavano Lost Izalith. Abbiamo anche modo di incontrare un'altra delle Figlie del Caos, la più anziana per l'esattezza, che difende con piromanzie di altissimo livello un passaggio protetto da una fitta nebbia. Ciò che colpisce di questa figura, che alcuni ritengono risponda al nome di Grana, è il fatto anche lei, come la salma posta davanti a Scarica Infinita, non sembri aver subito alcun danno dall'incidente che ha invece corrotto fino al midollo gli altri membri della sua famiglia.
    È attraversando la nebbia e procedendo lungo lo scosceso tunnel ostacolato da radici che scopriamo invece cos'è accaduto a coloro che si trovavano più vicini all'epicentro dell'esplosione. La Culla del Caos, che a prima vista sembra solo un gigantesco albero senziente, non è altro che la deformazione demoniaca della Strega di Izalith, mentre i nuclei laterali sono due delle sette figlie, che hanno inutilmente cercato di dominare l'inarrestabile potere della Fiamma del Caos. L'idea che le figlie abbiano optato per il sacrificio, una volta intuita la possibilità del disastro imminente, è data dalle catene che escono da queste sfere luminescenti, in quanto ricordano molto da vicino la forma dei catalizzatori di Izalith. Madre e prole formerebbero quindi un tutt'uno, capace probabilmente di dare alla luce gli infiniti demoni che popolano Lordran e le sue profondità. Un'eventualità suggerita dal fatto stesso che la Culla del Caos ricordi esteticamente un gigantesco utero, all'interno del quale vi sia poi, realmente, il boss da abbattere. Uno scontro impossibile da sostenere, se non mirando direttamente all'essenza dell'albero, facendosi largo tra i ruderi del pavimento che crolla sotto i nostri piedi.

    deviantArt by Oniruu

    Sconfiggere questo antico Lord però contribuisce ad alimentare un dubbio sostanziale, non tanto sulle dinamiche dell'incidente, quanto alle motivazioni che si celano alle sue spalle. Detto altrimenti, quando Lost Izalith è stata distrutta dall'esplosione della Fiamma del Caos, quali erano in realtà le vere intenzioni della Strega di Izalith? L'interpretazione canonica vuole che ella, assieme alle sue figlie, abbia cercato un modo alternativo per alimentare la Prima Fiamma che si stava spegnendo, tentando di piegare al proprio volere la stregoneria del fuoco e mettendosi al servizio di Lord Gwyn. Vi è però una possibilità diversa e più cinica della faccenda: forse la Strega di Izalith e le sue figlie non hanno visto nel tramonto del potere degli dei di Anor Londo una minaccia, bensì un'occasione. Per quanto esse potessero essere vissute in una città maestosa, godendo di tutti i privilegi che la vittoria sugli antichi draghi potrebbe aver loro garantito, appare evidente come il loro status fosse comunque subordinato a quello di Lord Gwyn e dei suoi familiari. Diventa allora più logico immaginare che la congrega di Izalith stesse tentando di ottenere un nuovo potere e di tenerlo per sé, non dipendendo più in alcun modo da forze esterne e dettando legge senza seguire gli ordini di nessuno.
    Scoprire effettivamente come siano andati i fatti non è semplice in mancanza di ulteriori evidenze, anche se vi è ancora una testimone di quanto accade all'epoca. Tenendo infatti il conto delle Figlie del Caos nominate finora si può notare come ne manchi ancora una. Anche se, all'effettivo, lei ci ha tenuti sott'occhio fin dal principio del nostro viaggio nelle viscere della Terra.

    L'ascesa di una nuova arte

    Silenziosa nel pieno della palude in cui attende seduta, Quelana è l'unica delle sette sorelle ad aver mantenuto l'equilibrio psichico, nonché una delle poche che non è stata corrotta dalla Fiamma del Caos. La creatura ci accoglie nella Città Infame presentandosi come maestra della Piromanzia, un'arte corrotta che è stata però in grado di soppiantare completamente le stregonerie del fuoco, utilizzate prima dell'incidente accaduto a Lost Izalith e ormai completamente dimenticate.

    Un errore comune, specialmente assistendo al filmato, iniziale è infatti quello di pensare che fin dalla Grande Guerra la Piromanzia avesse avuto un ruolo centrale, quando invece essa è una creazione di gran lunga successiva a quanto osserviamo durante le prime fasi del racconto. Ad ogni modo, è grazie a questa unica sopravvissuta se tale arte si sia potuta diffondere anche al di là dei confini di Lordran. Ella è riuscita a fuggire dagli effetti venefici che il caos stava diffondendo su tutti i membri della sua famiglia ed è rimasta in qualche modo a vegliare sull'operato delle sue sorelle, magari nella speranza di evitare l'arrivo dell'era dell'oscurità. In un primo momento potrebbe aver pensato di farcela da sola, ma è stato solo negli ultimi due secoli che ha aperto le porte della sua conoscenza ad un apprendista.
    È lei stessa a raccontarci di Salaman, un uomo proveniente dalla Grande Palude alla ricerca della conoscenza suprema: lo prese così come allievo e da lui ebbe inizio la diffusione della piromanzia. La "Palla di Fuoco Migliorata" è con tutta probabilità una sua invenzione, segno di quanto fu poi meritato il titolo di "maestro piromante". L'apertura mentale di Quelana aveva avviato un processo inarrestabile grazie al quale ogni nuovo allievo poteva scoprire un aspetto inedito della Piromanzia, portandone a galla sfaccettature precedentemente inimmaginabili. Carmina, allieva di Salaman, fu proprio una di queste innovatrici. Dobbiamo a lei piromanzie come Forza Interiore, Pelle Ferrea e Traspirazione Difensiva, capaci di tirar fuori dal proprio utilizzatore una serie di poteri nascosti che solo grazie al caos potevano trovare una via di sfogo.

    L'unica figura proveniente dalla Grande Palude in cui ci imbattiamo è però Laurentius, colui che è stato imprigionato dai macellai in un vaso enorme nelle Profondità, intercettato probabilmente nel suo tentativo di raggiungere la Città Infame. È grazie a lui se possiamo avvicinarci a questa oscura arte, rivelandoci per primo i segreti che ogni buon piromante dovrebbe conoscere. La sua disponibilità però muta nel tempo, soprattutto qualora ci dovessimo presentare a lui dopo aver appreso piromanzie da Quelana o dalla Nobile Signora. In questo caso egli ritroverebbe la curiosità di un tempo, insistendo affinché noi gli riveliamo dove abbiamo ottenuto queste nuove e preziose tecniche. Come al solito, la gentilezza si dimostra un'arma ben più pericolosa dell'egoismo.
    Comunicandogli che ciò che sta cercando si nasconde nei meandri della Città Infame lo condanniamo alla triste fine che è già toccata a molte delle anime incrociate lungo il cammino. Solcando nuovamente la putrida e appiccicosa melma di tale luogo ci imbattiamo per l'ultima volta in Laurentius, ormai vuoto e completamente incapace di riconoscerci. Egli ha utilizzato i suoi ultimi attimi di consapevolezza per avvicinarsi a quel sapere che forse ha sognato per tutta la vita, riuscendo persino quasi a toccarlo, ma cadendo a terra, esausto, a pochi metri dal trionfo. È così che dovremo combattere l'ennesima battaglia in cui porre fine alla vita di qualcuno che avrebbe avuto un destino migliore, se non ci avesse mai incontrati.
    La piromanzia del resto si colloca sullo stesso piano della stregoneria, per quanto appartenente ad un diverso ramo di ricerca. In entrambi i casi si tratta di un sapere dottrinale ed esclusivo a cui solo pochi possono accedere, normalmente ricondotti ad un rapporto di tipo maestro-allievo in successione diretta. L'aspetto che però lega maggiormente le due discipline è il perenne senso di ambizione che esse generano nei loro adepti, i quali diventano progressivamente incapaci di discernere il giusto dallo sbagliato, quasi perdendosi dietro a forze che probabilmente non sono del tutto comprensibili a un normale essere umano. Laurentius, insomma, come Logan, è un vinto. Un individuo schiacciato da ciò a cui ha dedicato tutta la vita, ma che in extremis riesce a dare senso alla propria esistenza fungendo da monito indiretto per coloro che vorranno avvicinarsi allo stesso, infausto percorso.

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