Death Stranding: tutto quello che non sappiamo ma che ci piace immaginare

Dopo il lungo trailer mostrato ai Game Awards, proviamo a ipotizzare alcune teorie sull'attesissimo Death Stranding di Hideo Kojima.

Death Stranding: tutto quello che non sappiamo ma che ci piace immaginare
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  • Come da copione, quel geniaccio malefico di Hideo Kojima ha approfittato dello spazio offertogli - e ci mancherebbe - dall'amicone Geoff Keighley per sconvolgere il pubblico de The Game Awards con un nuovo trailer di Death Stranding. C'è stato, come sempre, chi si è lamentato della sostanziale assenza di contenuti concreti all'interno del trailer, ma una fetta maggioritaria dell'utenza videoludica non ha comunque potuto fare a meno di strabuzzare gli occhi davanti alla magnificenza del nuovo corto di Kojima Productions. Noi, dal canto nostro, ci siamo uniti alla fitta schiera dei disadattati che, in preda a un furore febbrile, hanno analizzato ogni fotogramma dell'ultimo video promozionale, alla ricerca delle informazioni nascoste in piena vista negli otto minuti mostrati a The Game Awards. Sì, come potete facilmente intuire da quanto segue, non stiamo particolarmente bene.

    Il ciclo delle esplosioni

    Prima di iniziare a rimestare febbrilmente in quel coacervo di follia visionaria e genio registico che Kojima chiama "trailer", è giusto mettere le mani avanti e chiarire sin da subito un concetto chiave: ci sono ottime, anzi eccellenti probabilità che chi vi scrive non ci abbia capito una profumata staffa. In effetti non sarebbe una sorpresa se la mia interpretazione del video mostrato a The Game Awards si rivelasse l'esatto opposto di quello che il buon Hideo intendeva trasmettere. D'altronde i trailer di Death Stranding sono un'allucinata trasposizione grafica del vecchio motto socratico "l'unica cosa che so è di non sapere", e ormai sappiamo quanto il caro "Trolljima" ami diffondere contenuti in grado di disciogliere il lobo frontale dei suoi adepti.
    Piazzato in testa questo necessario disclaimer, è giunto il momento di passare all'analisi.
    "Once there was an explosion, a bang that gave birth to time and space. Once there was an explosion, a bang that sent a planet spinning in that space. Once there was an explosion, a bang that gave rise to life as we know it... And then came the next explosion. An explosion that will be our last".
    Le parole di Sam, il personaggio interpretato da Norman Reedus, in testa al terzo trailer ci permettono di cogliere, almeno superficialmente, il contesto narrativo del gioco. Il primo battito del nostro universo è stato scandito dal Big Bang, un'esplosione che ha dato origine allo spazio e al tempo. La seconda esplosione è quella della supernova che ha permesso alla Terra di formarsi e di prepararsi ad ospitare la vita. La terza esplosione è quella cambriana, l'evento paleontologica che ha dato origine alla vita sul pianeta azzurro.
    E poi c'è un ultimo evento, una sorta di anti big bang che, stando alle parole di Sam, porterà alla fine della nostra esistenza. Fatto sta che, nella visione di Kojima, il mondo come lo conosciamo non esiste più. Un misterioso evento catastrofico ha scardinato l'ordine delle cose, stravolgendo il volto del pianeta e tutte le sicurezze dell'uomo riguardo la natura stessa dell'esistenza.

    A questo punto, conoscendo il buon Kojima, sono pronto a scommettere il mio occhio buono (il sinistro) che in questo caso ce la siamo proprio cercata. Nel futuro dipinto da Kojima con i colori del degrado e della devastazione, l'umanità ha martoriato la Terra fino al punto di non ritorno. L'inquinamento, l'abuso indiscriminato delle risorse naturali e la corsa smaniosa verso un'evoluzione "artificiale" dell'uomo, lo hanno portato sull'orlo dell'estinzione. Cosa fare allora per salvaguardare la continuazione dell'esistenza? Trovare un nuovo luogo nel quale vivere e prosperare, dove costruire le basi per un futuro diverso. Non tra le stelle, come la fantascienza classica ci ha insegnato a immaginare, ma oltre i confini di questa dimensione.
    All'apice del proprio sviluppo scientifico e tecnologico, l'umanità ha quindi tentato un esperimento senza precedenti: piegare la matrice stessa della realtà, per aprirsi la strada verso un'altra dimensione. Il risultato di questa aggressione alla natura stessa dell'esistenza si è però rivelato inaspettatamente cataclismico, quando questa nuova singolarità ha provocato un collasso - almeno parziale - di tutte le dimensioni verso un unico continuum spaziotemporale.

    Oltre a causare sconvolgimenti ancor più apocalittici, l'esperimento ha anche garantito libero accesso a qualcosa di totalmente inaspettato, alle entità native di una terrificante antidimensione che si estende negli "spazi" che separano i diversi piani d'esistenza, oltre il concetto di tempo. Un luogo di eterna morte, abitato da creature mostruose attratte dalla vita come falene dalla fiamma di una candela (pur non vedendo, gli esseri sembrano identificare il respiro dei viventi), con un appetito insaziabile per la scintilla che anima l'uomo. Avete sentito un certo eco lovecraftiano in questa storiella di annichilimento cosmico? Sì, l'odore mortifero degli Antichi di Lovecraft aleggia un po' ovunque nella visione da incubo offerta da Death Stranding.

    Oltre i confini del tempo e dello spazio

    Questa invasione avveniva probabilmente anni prima dell'inizio delle vicende del gioco. Ora il mondo è un luogo ancora più oscuro, dove i superstiti vivono in aree - relativamente - sicure distribuite in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, queste "città stato" si sono unite in una confederazione chiamata United Cities of America, sotto il controllo di una forza militarizzata nota come Bridges, incaricata di ostacolare in diversi modi la minaccia extradimensionale.

    Nel terzo trailer vediamo i membri del Corpse Disposal Team 6 di Bridges, un'unità il cui compito potrebbe essere quello di raccogliere i corpi dei morti, per fini sconosciuti. Possiamo teorizzare che la squadra voglia impedire agli esseri extradimensionali di mettere le mani sui cadaveri, ma perché? Forse nel "sarcofago" presente nel trailer non è custodito un cittadino delle United Cities of America, ma il membro di una fazione avversa, in qualche modo legata agli esseri provenienti dall'antidimensione. Non a caso la maschera dorata visibile sulla sacca per cadaveri, apparentemente una sorta di sigillo, è la stessa che copre il volto del personaggio che in molti, probabilmente a ragione, hanno identificato come quello interpretato da Mikkelsen. D'altronde, gente, la gestualità è esattamente quella sfoggiata da Mads nel secondo trailer del gioco.

    Gli agenti di questa fazione "ibrida", toccata dall'abisso, potrebbero essere proprio gli esseri fluttuanti che Sam si trova a fissare al termine del trailer d'annuncio di Death Stranding. Esseri che, come il protagonista, hanno un qualche legame con la dimensione della morte, e per questo non muoiono mai davvero; cosa che tra l'altro spiegherebbe la necessità di "recuperarne" e sigillarne il corpo. Il personaggio di Mads appare chiaramente dotato di poteri misteriosi, ma rimane identificabile come umano. Una caratteristica che, a differenza degli esseri mortiferi, gli permette di agire senza i limiti che sembrano trattenere le mostruosità dietro un sottile velo dimensionale, almeno fino all'evento di assorbimento che, verso la conclusione del trailer, sembra scatenare una nuova sovrapposizione tra i diversi piani d'esistenza. È infatti facile notare come le nere impronte lasciate da questi misteriosi esseri non corrispondano ad alcuna figura corporea, che sarebbe stata rivelata dall'impatto della pioggia. Di contro, nel trailer è appena percepibile una figura invisibile ma fisicamente presente, probabilmente proprio quella di Mads, rimasta ad osservare gli avvenimenti fino alla loro tragica fine.

    Sappiamo che anche questo personaggio porta sul petto un utero artificiale, una circostanza che ci offre un'ottima occasione per immaginarne la funzione. È facile intuire che il bambino sia un qualcosa di prezioso, forse uno "strumento" di qualche sorta, possibilmente dotato di molteplici funzioni. Indizi piuttosto evidenti ci permettono di supporre che proprio questo bambino sia la chiave del funzionamento del "rilevatore" sulle spalle dei membri del Corpse Disposal Team, attivo solo in presenza dell'utero artificiale.
    Viaggiando un po' con la mente, potremmo teorizzare si tratti di un infante nato durante il collasso dimensionale (forse l'ultima vita generata dall'umanità), e sia pertanto in grado di "vedere" attraverso i veli che separano i diversi piani. Anche la pioggia che vediamo cadere nel trailer, che Kojima definisce "Timefall", è di fatto un prodotto transdimensionale, probabilmente proveniente dal medesimo limbo oceanico nel quale Sam si ritrova dopo la sua morte, ovvero la "casa" delle creature mostruose. L'effetto della pioggia sembra essere un'accelerazione improvvisa del ciclo vitale: all'inizio del trailer vediamo la repentina consunzione delle piante sul luogo dell'incidente, mentre il sangue versato a terra da Sam pare cristallizzarsi immediatamente. Allo stesso modo, l'uomo incastrato sotto il veicolo comincia a invecchiare prematuramente e senza alcuna spiegazione chiaramente intellegibile.

    Come non è certo lampante il motivo per cui il terzo uomo del Corpse Disposal Team tenta di uccidersi in maniera tanto brutale, e senza alcuna esitazione. Forse per non lasciare che la propria "anima" diventi nutrimento per il potere delle entità esterne, una sorta di chiave per sovvertire l'equilibrio tra le dimensioni, o forse per evitare che il suo corpo si unisca alle legioni dei morti che Mads sembra in grado di controllare nel secondo trailer. E qui torniamo prepotentemente alle suggestioni Lovecraftiane dell'opera, perché prospettive tanto atroci, tanto raccapriccianti non possono che spingere la mente umana ben oltre i confini della ludica follia. Il fatto che Sam non sia toccato dallo stravolgimento dimensionale che vediamo sullo schermo ci porta a pensare che l'immagine del bambino dentro di lui non sia solo il frutto di una proiezione onirica, ma che il protagonista porti veramente in grembo un neonato in carne ed ossa.
    D'altronde Sam è un "porter", sinonimo di "carrier", una parola la cui corrispondente forma verbale è spesso associata alla gravidanza. Una teoria che tra l'altro spiegherebbe - si fa per dire - la cicatrice a forma di croce visibile nel primo trailer sull'addome del personaggio (un elemento ricorrente nell'immaginario di Death Stranding). Quello che sappiamo è che Sam è speciale, è Kojima ce lo dimostra riportandolo in vita dopo la sequenza subacquea in coda al trailer. Possiamo supporre che la sovrapposizione dimensionale causata dal mostruoso colosso visibile nel trailer (tutto comincia a galleggiare come se gli oceani dell'antidimensione si fossero riversati nel nostro piano) abbia scagliato Sam, o almeno la sua coscienza, nel limbo popolato da queste orribili creature.
    Il Sam esanime che vediamo inquadrato all'inizio della scena potrebbe rappresentare una specie di traccia delle precedenti "morti" del personaggio, e in effetti assistiamo all'apparizione improvvisa di un'impronta sul corpo galleggiante, come a segnare un nuovo passaggio tra le dimensioni.

    Subito dopo l'essenza di Sam pare proiettata verso un altro corpo, di nuovo verso la vita.
    Questa dinamica ci permette di identificare, sempre idealmente, un'altra delle funzioni del misterioso pargolo nell'addome di Sam. Essendo nato - sempre teoricamente - tra le dimensioni, il bambino potrebbe essere una sorta di hub vivente, un crocevia che esiste al contempo in tutti i piani d'esistenza e che pertanto collega i Sam di tutte le dimensioni sovrapposte. Che quella visibile in coda al trailer sia in effetti una dimensione diversa da quella vista all'inizio, egualmente devastata dal collasso di tutti i piani nel medesimo continuum spaziotemporale?

    Scorci di gameplay

    La multidimensionalità sovrapposta che pare essere la chiave di volta dell'immaginario di Death Stranding ci porta a formulare qualche ulteriore teoria sul gioco, e in particolare sul suo gameplay. Immaginate se il multiplayer di Death Stranding fosse un'evoluzione di quello che Kojima voleva inserire in P.T., ovvero un universo ludico nel quale tutti i giocatori contribuiscono alla risoluzione del medesimo mistero. Pensate se, a ogni nuova morte, il giocatore finisse per ritrovarsi nella dimensione precedentemente abbandonata da un altro giocatore, sempre in una sezione di avventura immediatamente successiva a quella lasciata, ma con le risorse accumulate dal precedente "ospite" del corpo di Sam.

    Ora immaginate se queste sezioni si avvicendassero con montaggio à la Memento, culminante in una presa di coscienza finale che, per essere compresa appieno, costringesse il giocatore a tornare sui suoi passi e ripartire dal "principio". Non suona molto "koggimiano"? Le manette presenti nei trailer potrebbero identificare un altro tipo di multiplayer, più strettamente cooperativo. Pensate se si trattasse di strumenti capaci di "legare" due giocatori per affrontare la medesima sezione di gioco in contemporanea ma su dimensioni diverse, con la possibilità di aiutarsi vicendevolmente. Ha senso per voi? A prescindere dalle peregrinazioni mentali sul versante multigiocatore, il trailer ci ha offerto un'occhiata a due meccaniche importanti, che probabilmente ritroveremo nel gioco finale. Trattandosi di un'esperienza che mira all'immersività più straniante, è del tutto possibile che Death Stranding farà a meno di un hud vero e proprio. Dal trailer appare chiaro che le manette in dotazione al Corpse Disposal Team permetteranno di riconoscere, a colpo d'occhio, lo stato di salute dei diversi personaggi, ma c'è un altro elemento che forse è sfuggito ai più.

    Uno degli assetti del "rilevatore" sulle spalle dei membri del team lo trasforma infatti in un vero e proprio crosshair , con il quale puntare le minacce in arrivo. Una meccanica che sarebbe tra l'altro coerente con le funzioni di rilevamento della macchina, probabilmente utilizzabili in fasi decisamente più stealth. È comunque lecito nutrire qualche dubbio sul modo in cui il potentissimo immaginario di Death Stranding potrà essere sorretto dalle effettive dinamiche ludiche dell'opera. C'è tanta, tantissima carne al fuoco, ed è difficile identificare una formula di gameplay pienamente capace di sostenerne il peso. Se da una parte il primo gioco da "cane sciolto" di Hideo Kojima ha già conquistato le menti erratiche dei suoi proseliti, dall'altro sarà proprio con la concretizzazione in formato "ludico" di quelle visioni che Hideo dovrà confermare il proprio status di genio cosmico. Sia come sia, noi vogliamo crederci.

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