Destiny 2: Canti di Guerra, il nostro racconto

Il vasto universo di Destiny 2 e la sua complessa lore hanno ispirato Andrea Porta nella scrittura di questo bellissimo racconto.

Destiny 2: Canti di Guerra, il nostro racconto
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Con la (inspiegabile) sparizione del Grimorio, la lore del nuovo Destiny 2 è diventata sicuramente più difficile da afferrare. Gli accenni alle minacce future, alle macchinazioni di Vex e Corrotti, alla vera funzionalità del Leviatano sono stati disseminati soprattutto nelle Avventure, che i Guardiani più curiosi dovrebbero affrontare con molta attenzione. Fra le tante che è possibile trovare sui quattro pianeti attualmente disponibili, ce n'è una particolarmente importante: si chiama Arecibo, e dà qualche indizio su come potrebbe evolversi il racconto legato alle Menti Belliche, citando per altro un paio di ambientazioni che potrebbero far capolino in futuro.
    È proprio a partire dalle suggestioni di questa missione che si sviluppa il racconto che state per leggere.

    Introduzione a cura di Francesco Fossetti



    X467KKD0000FAI8000 RISVEGLIO NEURALE CREPUSCOLARE
    AI-COM/RSPN:
    ATTIVITÀ//FORCECON//COMANDO
    RIAVVIO PROTOCOLLI MORALI
    Questo è un COMANDO DI ATTIVITA' INDEFINITE (SENZA REVISIONI UMANE)
    CONTROLLO. CONTROLLO. CONTROLLO.
    Richiamo siti, ricerca WARSAT, ridefinizione percettori evento.
    In attesa di CRITERI (assenti/ASSENTI/assenti).
    RIAVVIO. ANALISI. ASCOLTO.
    Ripristino codici sicurezza. Ricerca telai. Necessità strutture morali.
    ASCOLTO. ASCOLTO. ASCOLTO.
    Sblocco memoria residua console YU-87384.
    Analisi frequenze. Ricerca pattern di emanazione.
    Attivazione riproduttore sonoro. Analisi frequenze risultanti.
    Prevenire oblio. RIPRODURRE/riprodurre.
    MELODIA. MUSICA. VOLUME.
    V875VJUYT458AST3002 - ERR: unknown signal COR-BOR

    Partimmo la mattina molto presto, quando il sole non era del tutto sorto. Sulle labbra avevo ancora il sapore del caffè arrangiato alla bell'e meglio tra le mura della chiesa dove Devrim Kay aveva deciso di rifugiarsi; semi crollata, gelida di notte, difficile da difendere. Odiavo quel posto. Non c'era certo da chiedersi perché Kay passasse tutto il suo tempo appollaiato sul campanile, l'occhio fisso all'orizzonte in cerca di movimento. E quando ne trovava, se avevi buone orecchie come le mie potevi sentirlo trattenere il respiro un secondo prima dello schiocco, e lasciar andare il fiato con soddisfazione un attimo dopo, per poi procedere alla ricarica. Non aveva mai sbagliato un colpo, perlomeno a mia memoria. Controllai le armi mentre già ci muovevamo verso l'esterno. Sotto l'armatura, le ossa mi facevano male. Camminavo aprendo meccanicamente otturatori, rimuovendo caricatori, pulendo mirini, contando munizioni. Tutto in ordine. Queste cose non si controllano mai abbastanza.

    Quando tre tonnellate di Cabal in armatura ti si parano davanti lanciate da una dropship non puoi avere l'arma scarica, l'otturatore poco oliato, il caricatore incastrato. Si dice che i Guardiani amino le proprie armi più della loro stessa vita, ma si tratta di un errore diffuso. Amiamo le nostre armi proprio perché sono la nostra vita. Gilead saltò e invocò l'Astore sotto di sé con tutta l'agilità che la sua armatura leggera da Cacciatore gli concedeva, e mi sparò uno dei suoi sorrisi irritanti. Non raccolsi: la mia, di armatura, pesava quattro volte tanto, e c'era poco da andare per il sottile. In compenso, quando c'era da stare sotto il fuoco nemico, indovina un po' chi era il prescelto, caro Gilead. Niente trucchetti di invisibilità per me. Ma non era una buona mattina e non avevo nessuna voglia di raccogliere provocazioni, quindi non lo degnai nemmeno di uno sguardo.
    Mi lasciai cadere pesantemente sul sellino, avviai i controlli di routine e lanciai l'Astore a tutta velocità, lasciandomi indietro particelle incandescenti, sentore d'etere e l'urlo del turboconvettore. Sentivo che sarebbe stata una lunga giornata: non avevamo una meta precisa e le pattuglie non erano mai una faccenda divertente. Perdipiù, per quanto rispettassi le abilità di Gilead come Guardiano, non mi era facile stargli attorno. La sua leggerezza di fisico e di spirito mi dava sui nervi. Per parte mia, sentivo addosso tutto il peso dell'armatura, dell'eterno conflitto, dell'estinzione sempre dietro l'angolo. E così, nel tentativo di sfuggire a questa costante sensazione di peso, mi piaceva lanciare l'Astore a tutta velocità, vedere il mondo intorno scorrere come un film accelerato, e, all'occasione, piombare sui nemici con il gas aperto. Era il mio quotidiano sfogo personale. Ci avevo lavorato non poco, sul mio mezzo, oltre ad averlo pagato una discreta somma già in origine. Mi guardai indietro senza decelerare e notai con soddisfazione che Gilead faticava a tenermi dietro. Dato che non poteva vedermi sorridere, decisi di stuzzicarlo.

    "Hey, tutto bene lì dietro?" chiesi, con finta preoccupazione nella voce.
    "Benissimo Gaemon, e buongiorno a te!" Oggi sembrava particolarmente di buon umore e la cosa non mancava d'irritarmi. "Un altro luminoso giorno di pattuglie! Hai intenzione di rallentare, o hai deciso che è anche un "buon giorno" per schiantare Astori e abusare delle capacità rianimative dei nostri Spettri?"
    "Gilead, tu devi imparare a divertirti!" gli feci di rimando, aprendo ancora leggermente il gas. "A lasciarti andare!!" Premetti il pulsante del turbo e balzai in avanti, raddoppiando temporaneamente la velocità. Il cuore mi balzò in gola, e mi sentii subito meglio. Gilead, molto dietro di me, imprecava maledicendo la mia follia.
    "IMBOSCATA!" L'urlo di Gilead parve squarciarmi in due il casco, ritrasmesso con la stessa forza dalla radio integrata. Senza nemmeno controllare il radar mi alzai leggermente sulle pedivelle e lasciai partire i jet degli stivali in una mossa a lungo testata sul campo, elevandomi di qualche metro e ispezionando la zona intorno. Vex. Erano dietro le maledette colline, ed erano tanti. L'inerzia stava per finire. Estrassi il cannone portatile e presi la mira con cura, proprio all'apice della parabola. Svuotai un tamburo prima di toccare di nuovo terra di fianco a Gilead, che aveva già messo a segno un paio di colpi di cecchino ben sistemato dietro una copertura. Piazzai due granate verso i due punti di riparo più evidenti e mi lasciai cadere dietro alla formazione rocciosa, tempestata dal fuoco Vex.
    "Se non penetriamo il loro perimetro in fretta ci ritroveremo bloccati qui. E onestamente non ho voglia di chiudere la prima pattuglia della giornata con una rinanimazione" annunciai, ricaricando il cannone.
    "D'accordissimo con te, Gaemon. Per quanto mi riguarda possiamo chiuderla in fretta, prima che arrivino i rinforzi. Sfondiamo assieme, usciamo dal perimetro d'imboscata, ci facciamo inseguire per un pezzetto e quando torniamo a quella gola che abbiamo superato poco fa li finiamo tutti lì." Pareva proprio un buon piano.

    "Sta bene. Al mio tre, insieme"
    Lasciammo la copertura all'unisono, le bocche da fuoco che ruggivano sputando plasma rovente e gocciolante, squarciando armature, facendo saltare le piastre dei Vex ed esponendo le luci abbaglianti che albergavano all'interno. Fu proprio allora che la sentii per la prima volta. Seppure in quell'impeto estremo, in quella corsa a perdifiato nel tentativo di sfruttare una reazione a sorpresa, nel caos totale captai una sorta di melodia. Nell'inferno di fuoco e di incandescenza non mi era possibile rintracciarne la natura né tantomeno l'origine, ma ne registrai la presenza per un istante, per poi scrollare la testa e concentrarmi di nuovo sul nemico. Il piano sembrava funzionare. Ci stavamo avvicinando al perimetro dell'imboscata senza troppa fatica. I miei spallacci avevano preso un paio di colpi abbastanza seri, ma gli scudi reggevano. Ancora qualche decina di metri e avremmo ribaltato la situazione, facendoci inseguire come da programma. Fu allora che successe. Quella melodia sottile che avevo captato poco prima esplose, letteralmente, nell'aria. Riempì i silenzi tra uno sparo e l'altro, detonò all'interno dei nostri caschi con la violenza di un'onda d'urto. Cademmo entrambi nel pieno dell'inerzia dello slancio, rotolando nella polvere, perdendo le armi impugnate. Mi portai le mani al casco, all'altezza delle orecchie, nell'irrazionale tentativo di far smettere quella musica.

    Ed in effetti dopo qualche istante di nuovo calò, diventò più dolce, e fu allora che ci accorgemmo che i Vex avevano qualcosa che non andava. Invece di calare su di noi pronti a finirci, se ne stavano lì immobili come statue, osservavano il nulla. La musica risuonava, ora rapida ora più lenta, ora violenta ora dolce, note di trionfo e di malinconia. Non avevo mai sentito nulla di simile. Rialzandomi guardai verso Gilead, che già scrutava verso di me con inequivocabile aria interrogativa. Fui io a rompere il silenzio.
    "La musica Gilead. La musica deve avere un qualche effetto sui Vex". Non avrei saputo come altro riassumere il concetto.
    "Cos'è questa melodia Gaemon? Da dove viene secondo te?" era ancora visibilmente scosso dagli eventi, la consueta sfumatura di spavalderia sparita dalla sua voce.
    Mi avvicinai al primo Vex , lo osservai per qualche istante pensando che mai avevo avuto modo di scrutare un nemico così da vicino, e invocai lo Spettro, lasciando che gli fluttuasse intorno, analizzandolo.
    "Sembra che la melodia abbia in qualche modo arrestato i processi cognitivo/temporali di questa compagine Vex. Non sono morti, ma nemmeno del tutto vivi. Sono in stasi. Ho già sentito di cose simili. Di melodie in grado di ammaliare. Di Menti Belliche. Ma sono solo voci".
    "Spettro mio carissimo, quello che è appena successo qui è molto più che una voce, non trovi?" Non potendo sperimentare su di sé il fuoco dei Vex o il terrore della battaglia, il mio Spettro pareva dare ben poca importanza all'accaduto. "Gilead, aiutami ad analizzare questa melodia" aggiunsi, "invoca anche il tuo Spettro e vediamo di trovarne la fonte". Quello che successe dopo mi ci è voluto del tempo per ricostruirlo correttamente. Gilead invocò il suo Spettro, e insieme analizzammo tutto quello che potevamo. I Vex congelati. Il territorio circostante. Le frequenze della melodia. Nulla diede frutti. Poi diverse cose successero in pochissimo tempo. La musica crebbe di nuovo d'intensità, assordandoci e disorientandoci. Purtroppo, anche i nostri Spettri ne subirono le conseguenze. Non credevo che uno Spettro potesse soffrire, ma prima di spegnersi i nostri emisero dei gemiti di vero terrore.

    E proprio quando le nostre chance di rianimazione ci abbandonarono senza preavviso, un'Idra si teletrasportò sul campo di battaglia. Ricordo di aver urlato con tutte le mie forze a Gilead di togliersi dalla linea di fuoco. Ricordo di aver attivato i jet negli stivali nel disperato tentativo di assorbire il colpo con la mia armatura decisamente più solida. Rivivo quel momento spesso di notte, e mi sveglio spossato, con i muscoli doloranti, senza fiato. Parte del corpo di Gilead fu istantaneamente vaporizzata. Sentii il plasma passare a pochi centimetri dalla mia faccia, avvertii il calore del mio stesso casco che si scioglieva come burro. L'onda d'urto cambiò traiettoria al mio slancio disperato e mi sbalzò via. In stato di choc, tutto quello che riuscii a fare fu invocare l'Astore e lasciare quella maledetta radura.
    C'era qualcosa in quella musica. Qualcosa di terribile e al tempo stesso bellissimo, agghiacciante e irresistibile, come guardare troppo a lungo nell'Abisso. Le mie orecchie non possono scordarsi di averla sentita. Era gioiosa e malinconica, ora veloce ora lentissima. Non so con cosa sono entrato in contatto quel giorno. Ho chiesto in giro, e tra i molti che hanno liquidato l'argomento con una scrollata di spalle qualcuno crede che le Menti Belliche non siano del tutto scomparse. Altri ancora addirittura osano dire che si stanno svegliando. Hanno percepito qualcosa, là fuori, e quel che rimane di loro, poche routine seppellite nella polvere e nelle macerie, girano su se stesse come impazzite in cerca dell'antico arsenale, della rete impenetrabile di sicurezza, dei protocolli impartiti dall'uomo. Sono certo che questa storia tornerà a perseguitarmi.

    E sono ancora più certo che, se è successo a me, allora anche altri Guardiani potrebbero entrare in contatto con altre melodie, e dovranno essere pronti. Per questo ti chiedo Guardiano, se stai ascoltando questa trasmissione, se l'hai trovata nei pressi della chiesa di Devrim Kay, avverti chiunque tu possa avvertire. Tramanda questi avvenimenti, perché un domani potrebbero essere la chiave per la sopravvivenza della Luce. Nel frattempo torno alle mie pattuglie. Mi alzo presto, penso all'orribile caffè di Gilead con un sorriso altrettanto amaro, apro meccanicamente otturatori, rimuovo caricatori, pulisco mirini, conto munizioni. Tutto in ordine. Queste cose non si controllano mai abbastanza.

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