Destiny: Era di Trionfo - Questione di Abitudine

Con Era di Trionfo si chiude la prima stagione di Destiny: Andrea Porta racconta i suoi "Momenti di Trionfo" in compagnia dello sparatutto Bungie.

Destiny: Era di Trionfo - Questione di Abitudine
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • PS4
  • Xbox One
  • Si chiude, con l'Era di Trionfo, la prima grande stagione di Destiny. L'ultimo contenuto per lo sparatutto Bungie arriva con la specifica volontà di celebrare i momenti indimenticabili di questi primi tre anni, quelle attività che hanno reso indelebile l'esperienza agli occhi dei fan. Ho pensato, quindi, che non ci fosse modo migliore per accompagnare l'arrivo di questo update facendovi raccontare i singolari "Momenti di Trionfo" delle persone con cui ho condiviso la passione trascinante per il gioco. E il primo non poteva essere che Andrea. Ha scritto tanto, al tempo dell'uscita, e incalcolabili sono le ore che abbiamo speso assieme -fino a quando la stanchezza non aveva la meglio- al cospetto di Atheon, di Crota, di Skolas.
    Pubblicare un suo articolo, ad un anno di distanza dai suoi saluti, è un grande onore, e la prima di altre sorprese.
    Introduzione a cura di Francesco Fossetti

    Abitudine è una parola complessa, e, come spesso capita con la nostra splendida lingua, può assumere significati molto diversi a seconda del contesto. Un'abitudine può essere prendere la metro tutte le mattine, schiacciati come sardine, e non vedere l'ora di scendere, ma può anche significare la pizza con gli amici del giovedì sera, un punto fermo della nostra esistenza che ci fa sentire bene, al quale non vorremmo mai rinunciare. Dopo un inizio un po' difficile, almeno per me che ero abituato a MMO corali come Dark Age of Camelot, Star Wars Galaxies e World of Warcraft, Destiny è diventato un'abitudine, nel senso migliore del termine.
    Per quanto le meccaniche da shooter fossero già ottime sin dalla Alpha, la "molla" è scattata solo dopo qualche tempo. Quando, condividendo il gioco con un meraviglioso gruppo di persone uniche nel loro genere, Destiny è diventato qualcosa di diverso: qualcosa di più.

    Lungo le crepe di una innegabile scarsità di contenuti si è innestato un ripetersi continuo di attività che sono diventate abitudine nel senso più positivo del termine.
    Tra momenti di sincero impegno e farming a base di chiacchiere sugli argomenti più disparati, entrare nel gruppo sul PSN e avviare Destiny si è trasformato in un gesto routinario e bellissimo, la famosa "quotidiana evasione" di cui ognuno di noi necessita in forme diverse.
    E di questo va riconosciuto il grande merito a Bungie, perché qualcuno potrebbe dire che sono le persone a rendere speciale una serata passata insieme giocando, e avere in larga parte ragione, ma è anche vero che il gioco stesso deve essere in grado di offrire una piattaforma adatta a una fruizione quotidiana, e in questo Destiny è ampiamente riuscito, seppure con periodi di netta aridità.
    I ricordi di quelle nottate che conservo gelosamente sono molti, ma ce n'è uno che sovrasta nettamente gli altri: livello 20 fatto da poco, prima esperienza con la Volta di Vetro, in compagnia di Francesco e del resto del gruppo, tutti nettamente più navigati di me. Ascolto con attenzione le descrizioni delle dinamiche dei vari incontri, faccio il possibile per dare poco fastidio, sparo come un dannato e spero di ricordarmi tutti i passaggi. Il Templare va giù dopo qualche momento di scoramento generale, e da Atheon mi aspetto il peggio.

    Mi spiegano del teletrasporto e tremo al solo pensiero, anche considerato che il mio fucile principale è un blu scarsamente adatto al compito, e quegli Oracoli di cui mi hanno parlato mi fanno una paura pazzesca. Al primo colpo, bam, finisco subito teletrasportato, e sono nel panico. Supero la cosa in qualche maniera, senza dubbio più per merito degli altri che per mie abilità, riesco anche a fare qualche danno serio al grande capo, e tutto si ripete ancora, e ancora. Sono in trance agonistica, nervi e concentrazione, e quando Atheon va giù nemmeno mi rendo conto di cosa ho droppato. Se ne accorgono gli altri però, e io sinceramente non so di cosa stiano parlando. "Che culo, Visione di Confluenza alla prima botta!". Equipaggio quel fucile dal look effettivamente notevole, così minimalista e prettamente "militare" nella sua essenzialità, sparo qualche colpo e qualcosa scatta. Capisco finalmente cosa vogliono dire i marine quando ripetono il mantra "questo è il mio fucile". Visione di Confluenza è stata una conquista, è arrivato alla fine di una serata indimenticabile di sforzi collettivi e puro divertimento, ed è diventato un qualcosa di davvero mio nel piccolo universo di Destiny, aprendo le porte a tante altre serate che non scorderò facilmente. Nemmeno me ne accorgevo, ma già quell'abitudine faceva parte di me. Nemmeno lo sapevo, ma qualche tempo dopo, magari cercando di raccontare a qualcuno cosa ci fosse di tanto speciale in quelle nottate passate in compagnia su Destiny, ne avrei sentito tanto forte la mancanza.

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