Destiny: il successo del Game as a Service

Destiny, nella sua sempre più corposa storia, rappresenta l'esempio vincente di Games as a Service. Cosa gli ha permesso di vivere così a lungo?

Destiny: il successo del Game as a Service
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  • Xbox One X
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  • Stadia
  • Xbox Series X
  • "Questo sarà il Destiny Killer!". "Quando uscirà questo gioco, Destiny morirà". "Addio Destiny, io vado su...". Gli appassionati del titolo Bungie hanno sentito sin troppe volte frasi di questo genere, relative all'imminente "decesso" di Destiny, o di Destiny 2, per mano di altri game as a service che avrebbero dovuto spazzare via la concorrenza. Come sappiamo, queste previsioni non hanno mai colto nel segno: allo stato attuale Destiny è sostanzialmente l'unico Gaas che resiste al passare degli anni, riuscendo sempre a catturare l'attenzione sia dei veterani sia di coloro che si avvicinano per la prima volta alla saga. Ma qual'è la chiave del successo di Destiny? E perché nessuno è riuscito a surclassarlo? Cerchiamo di scoprirlo assieme.

    Un grande universo narrativo

    Bungie ha un indubbio talento nel creare e raccontare grandi storie (basti pensare alla saga di Halo), e da questo punto di vista Destiny non fa eccezione. Nonostante la struttura dei Gaas non lasci troppo spazio al racconto, che spesso risulta la parte meno incisiva della formula, Bungie ha saputo costruire e plasmare costantemente un immenso universo narrativo, ricco di personaggi, di trame e di misteri da scoprire.

    Espansione dopo espansione, stagione dopo stagione, la casa di Seattle sta portando avanti senza sosta la lore della sua creatura, e questa ha attirato l'attenzione di molti giocatori e spinto alcuni a continuare a investire il proprio tempo in Destiny proprio per poter seguire i suoi sviluppi narrativi. Questo continuo ampliamento dell'epopea dei Guardiani è sicuramente uno dei fiori all'occhiello di Destiny, e gli esempi in tal senso si sprecano: la storia della famiglia di Oryx iniziata nel 2014 con la figura di Crota, portata avanti nel 2015 con la grande espansione "Il Re dei Corrotti" (recuperate la recensione di Destiny il Re dei Corrotti), e poi ancora nel 2018 con il ruolo di Savathûn ne "I Rinnegati", in attesa del contenuto "La Regina dei Sussurri" che verrà pubblicato nel 2021.

    Oppure, parlando del presente di Destiny 2, pensiamo per esempio allo sviluppo delle oscure e minacciose Piramidi apparse alla fine della campagna di Destiny 2 e divenute ora, circa tre anni dopo, un presenza invadente dall'orizzonte. Altri titoli diciamo "affini" a Destiny, come ad esempio Anthem, non sono mai riusciti a creare una narrazione così avvincente e sviluppata nel tempo, fallendo quindi nel tentativo di generare quel senso di curiosità e di stupore che Destiny sa regalare ai suoi giocatori. Anthem, nonostante le ottime premesse e la cura che BioWare sa mettere nelle sue creature, è risultato quasi banale sul piano narrativo, privo di verve e senza l'originalità e la complessità tipiche invece di Destiny.

    Non solo narrazione

    Ma Destiny non ha saputo imporsi solo grazie al suo massiccio comparto narrativo, ma anche - e soprattutto - per i pregi di un gameplay appagante e divertentissimo, col contributo di uno shooting ancora insuperato nel quadro delle produzioni sci-fi. Una colonna portante sostenuta da un sistema di progressione che nel tempo si è fatto sempre più solido ed efficace, con l'obiettivo di mantenere i giocatori incollati al pad.

    Tornando al confronto con Anthem, che ci spiace dover sempre menzionare come pietra di paragone in negativo, il titolo di Bioware non è riuscito ad avvicinarsi alla qualità ludica della serie Bungie pur puntando su di un gameplay potenzialmente molto divertente, almeno sulla carta. Passando al versante PvP, elemento totalmente assente in Anthem, viene spontaneo spostare l'attenzione su The Division, la saga Gaas di Ubisoft.

    Entrambi i capitoli possiedono un comparto PvP che però non è mai riuscito ad imporsi come quello di Destiny e Destiny 2, al netto dei perenni problemi che affliggono il Crogiolo e che causano grandi tribolazioni ai giocatori. Pensiamo allo speciale ritorno delle Prove di Osiride, attività che è stata sempre capace di attirare l'attenzione dei giocatori ma anche degli affezionati di Twitch e dello streaming in generale. Pur tenendo bene a mente i punti dolenti della creatura di Lord Shaxx, il PvP di Destiny non è mai diventato né un deserto, né il ritrovo di pochissimi appassionati.

    Ancora una volta, la pregevolezza dello shooting lo ha reso senza dubbio invitante agli occhi di molti giocatori che provenivano da altri titoli del panorama, e ciò ha indubbiamente contribuito al successo della produzione. I ragazzi di Massive, sviluppatori delle serie The Division, hanno dedicato grandi energie al loro comparto multiplayer competitivo, senza tuttavia riuscire mai ad attirare una fetta cospicua dell'utenza, che rimane tutt'oggi legata soprattutto alla dimensione PvE dell'esperienza. Tornando a Destiny, anche chi non è un grande fan del Crogiolo qualche partita ogni tanto decide di farla, magari insieme ai compagni di clan per svagarsi un po' dalla routine di assalti, Cala la Notte, Incursioni e quant'altro. Proprio le Incursioni rappresentano uno degli elementi più riusciti dell'offerta ludica di Destiny, senza trascurare il grande lavoro fatto da Bungie per rendere popolare la corsa al "world first", ossia al primo completamento di ogni nuovo raid.

    Ancora una volta, basta farsi un giro su Twitch per vedere quanto sono seguiti gli streaming degli intrepidi team che, per ore e ore, affrontano le sfide di ogni nuova Incursione. Volete un'altra prova del fascino innegabile di queste attività? Chiedete a un veterano di Destiny della Volta di Vetro o della Caduta di un Re: sentirete storie ricche di nostalgia e aneddoti, racconti gesta eroiche e grandi vittorie.

    Una gioia per gli occhi

    L'ultimo aspetto che vale la pena di sottolineare parlando del successo di Destiny è sicuramente il suo comparto artistico, pietra di volta di un immaginario fantascientifico unico nel suo genere. Il Cosmodromo, la Luna, Venere, Marte, l'imponente Astrocorazzata e poi Nessus, Io, Titano, la Città Sognante e ora Europa sono alcune delle meravigliose location che hanno ospitato le avventure dei nostri guardiani.

    Se ci si concede una pausa dal farming e si osserva l'ambiente circostante, spesso si riamane colpiti dalla bellezza di ciò che ci circonda mentre giochiamo a Destiny. Certo, non tutti i giocatori prestano la giusta attenzione agli scenari, ma è innegabile come il fascino di alcune le abbia rese assolutamente iconiche. Ancora oggi, tra l'utenza di Destiny, troverete moltissimi utenti che non vedono l'ora di poter tornare sull'Astrocorazzata di Oryx o nella Volta di Vetro (che tra l'altro vedremo di nuovo nel corso di Oltre la Luce), oppure che attendono di mettere piede su mondi solo abbozzati in qualche affascinante concept-art, ormai un po' datato come nel caso della stessa Europa.

    In sintesi, la saga di Destiny continua ad avere un gran numero frecce al suo arco. I momenti di crisi ci sono stati, fasi in cui anche i fan della prima ora hanno lasciato il titolo per dedicarsi ad altro, ma alla fine, prima o poi, si torna sempre da mamma Bungie.

    E quando una grande espansione si profila all'orizzonte, anche coloro che avevano detto "mai più Destiny" tornano a sentire un flebile sussurro tentatore, voce del richiamo dei guardiani che vogliono tornare a brandire la Luce (e ora anche l'Oscurità), per conquistare qualche nuova armatura scintillante e vivere avventure memorabili. In questo senso la comunicazione di Bungie non va certo sottovalutata, grazie a trailer di eccellente fattura capaci di alimentare senza sosta le fiamme dell'hype.

    Detta in poche parole: Destiny lo si odia, lo si ama, ma a conti fatti è lui che ha "ucciso" la concorrenza fissando standard che, almeno per ora, sembrano davvero inarrivabili.

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