Speciale Diablo III: Seconda Stagione

Comincia una nuova stagione per l'Hack'n'Slash di Blizzard, ma sui forum piovono critiche

Speciale Diablo III: Seconda Stagione
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  • Lo scorso venerdì 13 (coincidenze?) ha avuto inizio la tanto attesa Stagione 2 di Diablo 3: Reaper of Souls, l’evento che terrà impegnati per i prossimi mesi i più accaniti cacciatori di tesori di Sanctuarium nelle loro avventure infernali. Nonostante Blizzard abbia pubblicato la recente patch 2.1.2 circa un mese fa in preparazione della nuova stagione, in molti si lamentano della piega che sta prendendo la serie, ritenuta oramai poco stimolante anche dai giocatori più accaniti. Basta aprire un qualsiasi forum dedicato a Diablo 3 per notare che le lamentele superano di gran lunga le approvazioni, anche a fronte di un discreto impegno da parte del team di sviluppo.
    Cosa sta succedendo alla saga di Diablo? Come mai questo terzo capitolo sembra condannato a lasciare insoddisfatta la propria community quando il precedente genera ancora oggi pareri estremamente positivi, a distanza di 15 anni? Cerchiamo di fare un po’ di luce su questi problemi, capendo che cosa è salvabile, cosa può essere modificato e cosa, ahinoi, ormai è senza speranza.

    UN AUTUNNO MOLTO LUNGO

    Partiamo subito col dire che purtroppo la nuova stagione di Diablo 3 nasce un po’ fiacca rispetto alla prima, che poteva vantare il lancio in contemporanea della ottima patch 2.1. Le novità introdotte sono infatti davvero molto poche e, nonostante la dedizione generale alla saga, anche un giocatore accanito (come chi vi scrive) deve compiere un atto di fede per decidere di ripercorrere nuovamente una caccia al loot ripartendo da zero. Per chi non lo sapesse, ogni stagione prevede la creazione di uno o più personaggi ex novo, senza alcun tipo di facilitazione o vantaggio a priori, costringendo non solo a raggiungere nuovamente il livello 70 (e i successivi livelli di paragon), ma anche a ricrearsi il proprio equipaggiamento.
    Questa modalità di gioco esiste fin dai tempi di Diablo II e ha funzionato piuttosto bene nel mantenere fedeli i giocatori anno dopo anno, nonostante dal 2001 non sia uscita nessuna vera espansione aggiuntiva; in questo caso però l’ardore si è esaurito piuttosto alla svelta, probabilmente più in fretta di quanto Blizzard avrebbe mai immaginato. La verità è che i tempi sono cambiati parecchio da allora, e così anche il pubblico giocante: quindi determinate strategie, nonostante possano essere riproposte nel 2015, necessitano una revisione strutturale e un seguito da parte del team di sviluppo decisamente superiore.

    L’autunno è stato molto molto lungo per Diablo 3: le stagioni, nei piani iniziali, dovevano durare pochi mesi, nel tentativo di impedire ai giocatori di raggiungere i propri obiettivi di endgame (ossia trovare l’equipaggiamento adeguato per affrontare agevolmente i mostri di qualsiasi difficoltà). Invece il tutto si è protratto per ben 6 mesi, quantitativo di tempo più che sufficiente a far scemare persino la volontà di battere i propri record nei Varchi Maggiori. Per di più gli aggiornamenti proposti per la nuova stagione consistono, essenzialmente, in un paio di grossi bilanciamenti alle classi, una dozzina di nuovi oggetti e un algoritmo per i drop in versione Antica (se vi interessano tali cambiamenti nello specifico potete trovarli in questo articolo più dettagliato).
    Dopo un tale periodo di attesa sarebbe stato lecito, quantomeno, ritrovarci un aggiornamento massiccio che introducesse nuovi contenuti endgame, nonché parecchi nuovi set e oggetti leggendari. Invece dovremo passare altri 6 mesi (se la stagione manterrà gli stessi tempi della precedente) a giocare con le stesse cose di sempre, inseguendo posti in classifiche dominate dai “maestri del tempo libero”: giocatori dotati (già dopo 3 giorni) di equipaggiamento impensabile per la maggior parte degli eroi occasionali. Il tutto nella speranza che per l’inizio della Stagione 3 esca la tanto attesa patch 2.2, che a conti fatti avrà richiesto un anno di sviluppo. Decisamente troppo per un titolo che abbisogna di un costante supporto sotto tutti i fronti per evitare la ripetitività (essendo privo di una vera modalità PvP).
    Emerge qui un argomento spesso citato nei forum in risposta a coloro che presentano lamentele riguardo il fattore noia/contenuti in Diablo 3, ossia che, a differenza di World of Warcraft, qui il gioco non richiede un canone mensile e può benissimo essere ripreso in mano quando lo si ritiene più “opportuno” (cioè “interessante”). Questo è indubbiamente vero, ma la sensazione è che, ancora una volta, il titolo sia finito in un terribile oblio, in cui si cerca di mantenere il supporto quel minimo necessario a evitare un abbandono generale, ma senza offrire reali spunti di innovazione come è stato fatto nel corso dell’anno precedente.
    Detto in altri termini: nel Marzo 2014 è uscita la superba espansione Reaper of Souls e 5 mesi dopo (verso la fine di Agosto) è stata pubblicata la grandiosa patch 2.1, stimolandoci nuovamente proprio nel periodo in cui l’interesse iniziava a calare. Dopo un lasso di tempo analogo la community ha iniziato a richiedere nuovi contenuti per far fronte all’evidente ripetizione delle stesse attività giorno dopo giorno, ma non è arrivata la risposta che tutti si aspettavano. Stesse tempistiche, ma nuove feature ridotte all’osso: è evidente allora che Diablo 3 sia nuovamente uscito dai radar Blizzard.

    È plausibile che in questo momento il team sia concentrato sullo sviluppo di una nuova espansione alla luce del buon successo ottenuto dalla prima, ma sarebbe comunque piacevole ricevere un continuo supporto con cadenze fisse e meno dilatate, in modo da permettere un po’ a tutti di arrivare alla nuova release senza approdare all’inevitabile “fase della noia”. Stagioni trimestrali con una correlativa alternanza di aggiornamenti minori (come quest’ultimo) e maggiori (come quello di agosto) sarebbero l’ideale per stimolare continuamente la community; ma è evidente che, al giorno d’oggi, è diventato impensabile dedicare tali sforzi produttivi senza un ritorno economico.
    Dopo la drammatica esperienza della Casa d’Aste vi è quasi il timore di reintrodurre un sistema di acquisti con valuta reale in Diablo 3, ma in realtà solo questo può salvare il titolo dalle variazioni del grado di interesse. Diablo non è Starcraft: non si basa su un solido sistema PvP che può permettersi di essere revisionato una volta ogni 6 mesi, qui vi è la continua necessità di espandere il mondo per dare nuove cose da fare ai giocatori. E non parliamo solo di oggetti, ma di vere e proprie attività come sono state i Varchi dei Nefilim e i Varchi Maggiori. Fino a quando non sarà introdotto un sistema di acquisto, magari solo legato ad elementi estetici (pensiamo alle strategie adottate da tutti i moba), dovremo accontentarci di una sola vera patch all’anno nell’attesa della nuova espansione a pagamento, e non potremo avanzare pretese verso un titolo che prevedere una sola spesa iniziale.
    Diablo II è stato supportato per 10 anni in forma completamente gratuita, ma apparteneva a un’era in cui i costi di sviluppo non erano neanche paragonabili a quelli di un AAA odierno; e soprattutto eravamo tutti più soddisfatti di quel titolo perché eravamo dei giocatori diversi. Oggi c’è un’alternativa talmente vasta che la noia è un fattore quasi scontato nei videogame, se non vengono aggiunte novità in continuazione. Non è esclusivamente un problema legato all'impegno di Blizzard, se ci sentiamo insoddisfatti del suo ultimo Hack ‘n Slash: siamo noi che non riusciamo più a provare quel legame e quell’affetto nei confronti del nostro “titolo preferito”, quello a cui si riescono a perdonare anche le pecche più evidenti proprio perché è in grado di divertirci, a prescindere dagli spigoli, per ore e ore.

    Diablo III: Reaper of Souls Forse Diablo è un format che ha bisogno di alcuni cambiamenti fondamentali nelle sue future incarnazioni, e forse il terzo capitolo è ormai “condannato” ad aggiungere materiale, espansione dopo espansione, su una struttura di base che nasce inadatta allo stile di gioco del 2015. Al di là di tali speculazioni va comunque riconosciuto a Diablo 3 il merito, nonostante gli svariati intoppi che si è portato dietro fin dal lancio, di aver fatto giocare milioni di appassionati per centinaia di ore, cosa che per la maggior parte dei prodotti sul mercato è un traguardo impensabile. Con che diritto possiamo allora lamentarci dopo che un gioco ci ha coinvolti per tutto questo tempo? È sicuro che per stare al passo coi tempi Diablo 3 non potrà continuare a proporre dei meri reset stagionali e poco più, ma allo stesso tempo è importante recuperare un po’ di quella dimensione “affettiva” nei confronti dei videogiochi, e cercare di vedere anche la metà piena oltre a quella vuota. Riscoprendo così il vero motivo per cui si gioca: che non è aspettare l’errore della Software House per sparare a zero nei forum, ma divertirsi. Che siate d'accordo o meno, un giretto nella Stagione 2 potete farlo a prescindere: l'hack'n'slash di Blizzard, fedele alla sua struttura, è sempre assuefacente e piacevole.

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