Più volte negli ultimi anni ci è capitato di imbatterci in produzioni di livello molto alto, capaci tanto di raccontarci storie memorabili, quanto di regalarci ore e ore di divertimento. Per varie ragioni, però, questi titoli si sono rivelati dei diamanti imperfetti, che talvolta non hanno raggiunto vette di completa eccellenza per un soffio. Parliamo ad esempio di Resident Evil Village e di alcune delle sue sezioni meno riuscite, del livello di sfida del pur ottimo Final Fantasy XVI (siete a un passo dalla recensione di Final Fantasy 16), o della componente narrativa di Halo Infinite. Ma adesso bando alle ciance ed entriamo nel vivo del discorso.
Halo Infinite: una chiusura imperfetta
Al netto dei ben noti inciampi legati al supporto post-lancio del titolo di 343 Industries, Halo Infinite ha fatto il suo debutto con una componente multiplayer capace di creare assuefazione e una solida campagna in singolo. Solida, sì, ma non pienamente riuscita. Al netto di un open world caratterizzato da una varietà d'ambientazioni piuttosto ridotta, l'avventura di Master Chief vanta un gunplay degno dell'eredità di Bungie, che rende le sparatorie spettacolari e appaganti.
Le reazioni dei nemici ai proiettili che li raggiungono quelle giuste, il rampino funziona bene - sia per gli attraversamenti, sia durante gli scontri - e l'arsenale è pieno di strumenti di morte per tutti i gusti, dal Martello Gravitazionale, passando per il fucile d'assalto MA40, fino all'iconica Pistola ad Aghi.
Il vero problema della dimensione single player riguarda la qualità dell'intreccio. In molti altri sparatutto si sarebbe trattato di una criticità di poco conto, ma non in un'iterazione principale della serie degli Spartan. Le missioni di Master Chief ci hanno spesso proposto eventi appassionanti, o hanno fatto luce su figure in grado di destare genuino interesse, basti pensare anche al solo secondo capitolo per averne la conferma. Mentre Halo 5 si chiudeva con la promessa di una grande battaglia alle porte, con Chief e Cortana alla guida dei due schieramenti in lotta, Infinite si è aperto con la caduta dell'UNSC e la sconfitta dello Spartan per mano di Atriox e degli Esiliati.
Purtroppo però il focus su questa fazione ha rubato la scena a Cortana e ai suoi Artificiali, con la potente IA che appare solo verso la fine della campagna, senza però lasciare il segno. Tra i destini sconosciuti di molti personaggi importanti, la presenza di collezionabili poco significativi e antagonisti anche interessanti ma poco approfonditi, come la Messaggera della Verità, Infinite non ha chiuso la Reclaimer Saga nel migliore dei modi.
Resident Evil Village: ma cosa mi combini, Salvatore!
L'ottavo capitolo principale di Resident Evil è una vera e propria antologia dell'orrore, il racconto di un padre che deve salvare la propria figlioletta, come in una favola, e per farlo deve lottare contro i suoi carcerieri. Ci riferiamo ad abomini ispirati alle storie di vampiri, ma anche di fantasmi e spiriti maligni, streghe, creature biomeccaniche e mostri della palude.
Mentre avanza nella sua ricerca ed esplora ambientazioni da brivido, ricche di segreti e pericoli d'ogni sorta, Ethan Winters si ritrova a fare i conti col suo passato e la propria "situazione", in un intreccio accompagnato da una ricetta ludica di livello e costellato di volti vecchi e nuovi, dal cupo e iconico Chris Redfield, fino all'affabile e misterioso Duca. Arricchitosi con una modalità in terza persona (di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Resident Evil Village Gold Edition) e un DLC narrativo dedicato alla giovane Rosemary Winters, Village si è rivelato uno degli episodi più solidi della saga, al netto di alcune imperfezioni. La più evidente è rappresentata dall'intera sezione di Salvatore Moreau, che secondo il parere di chi scrive è la meno convincente dell'intera avventura. Tanto per cominciare, il teatro che la ospita è poco più di un villaggio di pescatori abbandonato, sostanzialmente anonimo se paragonato al lugubre castello di Alcina Dimitrescu, come pure alla villa di Donna Beneviento. Priva di creature secondarie degne di nota, questa fase è resa interessante dall'incontro tra Ethan e Chris ma purtroppo si perde nella boss fight contro l'orrido Moreau.
Nella parte in cui Winters deve attraversare un'area allagata, con l'uomo pesce che attende un suo errore per cibarsene, la tensione cala in fretta, perché basta un errore da poco per attivare la cutscene in cui il mostro riesce nel proprio intento. Arrivati al confronto finale, bisogna fronteggiare una creatura sì enorme e rivoltante ma al tempo stesso dai movimenti compassati, e capace solo a tratti di far sentire il giocatore in pericolo.
Inoltre, la battaglia avviene in uno spazio pieno di casupole fatiscenti, che di certo non restano impresse nella memoria, al contrario di altre location da boss fight di Resident Evil Village.
Star Wars Jedi Survivor
La seconda avventura di Cal Kestis nella Galassia Lontana Lontana ci ha regalato tanto spettacolo e forti emozioni. Abbiamo vestito i panni di un Jedi più maturo, segnato da dolorosi traumi, e a caccia di conoscenze a lungo dimenticate. Nel suo viaggio per cercare di scoprire la via per Tanalorr, il guerriero ci ha permesso di combattere con le spade laser in modo ancor più avanzato, e di vivere numerosi momenti in stile Star Wars. Tra taverne affollate e piene di vita, vecchi e nuovi amici e panorami mozzafiato, i ragazzi di Respawn guidati da Stig Asmussen sono riusciti a imbastire un'esperienza di qualità, che nessun appassionato della saga partorita da Lucas dimenticherà facilmente.
Ciliegina sulla torta, l'ampia personalizzazione di Cal ci ha consentito di approntarne la versione che volevamo e ha spinto chi scrive a esplorare le superfici dei pianeti con maggiore attenzione. Purtroppo il sequel di Fallen Order è arrivato all'appuntamento col pubblico in uno stadio non perfetto, con evidenti cali di frame rate in specifiche aree dell'avventura (pensiamo ad esempio ad alcuni ambienti naturali di Koboh) ed episodi di stuttering tutt'altro che infrequenti.
Il gioco permette di rinunciare alla qualità visiva per attivare la modalità performance, ma in questo caso la perdita di definizione dell'immagine è davvero significativa.
Rispetto al suo predecessore, Jedi Survivor offre mappe ben più ampie e piene di segreti, sebbene il numero di collezionabili ed elementi estetici si sia rivelato alle volte eccessivo: non sempre infatti gli oggetti raccoglibili si sono dimostrati all'altezza dell'impegno profuso nell'ottenerli. A ciò poi dobbiamo aggiungere una calibrazione non perfetta del livello di sfida standard, con alcuni scontri sin troppo agevoli da superare e altri resi ardui in modo un po' artificioso.
Final Fantasy 16
La sedicesima fantasia finale ha da poco fatto il suo debutto su PlayStation 5, regalandoci l'epico viaggio di Clive Rosfield. A un certo punto della propria esistenza, il combattente dal passato doloroso incontra Cidolfus Telamon e, col tempo, comincia a condividerne gli ideali. Nel suo lungo cammino il fu Primo Scudo di Rosaria riunisce uomini liberi e Portatori per cercare di donare a Valisthea e ai suoi abitanti un futuro migliore. L'obiettivo del protagonista lo porta a fronteggiare la furia dei Dominanti, coloro in cui albergano i colossali Eikon, e a mettere a rischio ciò che ha di più caro per avere successo. Clive visita numerosi regni, resi splendidi sia dalle scelte artistiche, sia dall'alto dettaglio grafico che contraddistingue l'avventura.
I comprimari di Final Fantasy XVI sono ben scritti, carismatici e spesso accompagnano il nostro eroe in scontri mozzafiato, definibili come tali grazie a una delle più misteriose abilità del guerriero: la capacità di ospitare dentro di sé il potere di più Eikon. Dai raggi energetici di Bahamuth, fino ai fulmini di Ramuh e alle fiamme della Fenice, le danze di morte di Clive sono impreziosite da un'effettistica eccellente e accompagnano le combinazioni di fendenti che sferra con la fida lama.
Eppure, proprio il livello di sfida medio è uno degli aspetti meno convincenti del pacchetto, che sull'altare del puro spettacolo ha sacrificato la tensione della battaglia. All'accensione, il titolo di Square Enix pone di fronte alla Modalità Storia e a quella Azione: la prima prevede di default l'attivazione di aiuti che facilitano di molto l'esperienza, la seconda no. Questa è a conti fatti l'unica reale differenza tra le due difficoltà, con le lotte che restano sempre gestibili agevolmente, salvo alcuni rari casi.
In sostanza, finché non si sblocca la Modalità Final Fantasy, non si ha modo di accedere a una sfida più genuinamente impegnativa e capace di spingere il giocatore a non limitarsi a ricorrere a ripetizione agli attacchi Eikon più potenti. Veniamo quindi alle missioni secondarie di Final Fantasy XVI, di certo semplici nella struttura ma talvolta in grado di sorprendere, tanto per i temi maturi presi in considerazione, quanto per le rivelazioni al loro interno. È indubbio però che l'avventura ne contenga davvero molte e non tutte efficaci o intriganti allo stesso modo.
Diamanti grezzi: giochi belli ma imperfetti, da FF16 a Halo Infinite
Giochi di spessore, con meriti numerosi e indiscutibili: i diamanti imperfetti sono tutto questo, pur al netto di alcuni spigoli.
Più volte negli ultimi anni ci è capitato di imbatterci in produzioni di livello molto alto, capaci tanto di raccontarci storie memorabili, quanto di regalarci ore e ore di divertimento. Per varie ragioni, però, questi titoli si sono rivelati dei diamanti imperfetti, che talvolta non hanno raggiunto vette di completa eccellenza per un soffio. Parliamo ad esempio di Resident Evil Village e di alcune delle sue sezioni meno riuscite, del livello di sfida del pur ottimo Final Fantasy XVI (siete a un passo dalla recensione di Final Fantasy 16), o della componente narrativa di Halo Infinite. Ma adesso bando alle ciance ed entriamo nel vivo del discorso.
Halo Infinite: una chiusura imperfetta
Al netto dei ben noti inciampi legati al supporto post-lancio del titolo di 343 Industries, Halo Infinite ha fatto il suo debutto con una componente multiplayer capace di creare assuefazione e una solida campagna in singolo. Solida, sì, ma non pienamente riuscita. Al netto di un open world caratterizzato da una varietà d'ambientazioni piuttosto ridotta, l'avventura di Master Chief vanta un gunplay degno dell'eredità di Bungie, che rende le sparatorie spettacolari e appaganti.
Le reazioni dei nemici ai proiettili che li raggiungono quelle giuste, il rampino funziona bene - sia per gli attraversamenti, sia durante gli scontri - e l'arsenale è pieno di strumenti di morte per tutti i gusti, dal Martello Gravitazionale, passando per il fucile d'assalto MA40, fino all'iconica Pistola ad Aghi.
Il vero problema della dimensione single player riguarda la qualità dell'intreccio. In molti altri sparatutto si sarebbe trattato di una criticità di poco conto, ma non in un'iterazione principale della serie degli Spartan. Le missioni di Master Chief ci hanno spesso proposto eventi appassionanti, o hanno fatto luce su figure in grado di destare genuino interesse, basti pensare anche al solo secondo capitolo per averne la conferma. Mentre Halo 5 si chiudeva con la promessa di una grande battaglia alle porte, con Chief e Cortana alla guida dei due schieramenti in lotta, Infinite si è aperto con la caduta dell'UNSC e la sconfitta dello Spartan per mano di Atriox e degli Esiliati.
Purtroppo però il focus su questa fazione ha rubato la scena a Cortana e ai suoi Artificiali, con la potente IA che appare solo verso la fine della campagna, senza però lasciare il segno. Tra i destini sconosciuti di molti personaggi importanti, la presenza di collezionabili poco significativi e antagonisti anche interessanti ma poco approfonditi, come la Messaggera della Verità, Infinite non ha chiuso la Reclaimer Saga nel migliore dei modi.
Resident Evil Village: ma cosa mi combini, Salvatore!
L'ottavo capitolo principale di Resident Evil è una vera e propria antologia dell'orrore, il racconto di un padre che deve salvare la propria figlioletta, come in una favola, e per farlo deve lottare contro i suoi carcerieri. Ci riferiamo ad abomini ispirati alle storie di vampiri, ma anche di fantasmi e spiriti maligni, streghe, creature biomeccaniche e mostri della palude.
Mentre avanza nella sua ricerca ed esplora ambientazioni da brivido, ricche di segreti e pericoli d'ogni sorta, Ethan Winters si ritrova a fare i conti col suo passato e la propria "situazione", in un intreccio accompagnato da una ricetta ludica di livello e costellato di volti vecchi e nuovi, dal cupo e iconico Chris Redfield, fino all'affabile e misterioso Duca. Arricchitosi con una modalità in terza persona (di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Resident Evil Village Gold Edition) e un DLC narrativo dedicato alla giovane Rosemary Winters, Village si è rivelato uno degli episodi più solidi della saga, al netto di alcune imperfezioni. La più evidente è rappresentata dall'intera sezione di Salvatore Moreau, che secondo il parere di chi scrive è la meno convincente dell'intera avventura. Tanto per cominciare, il teatro che la ospita è poco più di un villaggio di pescatori abbandonato, sostanzialmente anonimo se paragonato al lugubre castello di Alcina Dimitrescu, come pure alla villa di Donna Beneviento. Priva di creature secondarie degne di nota, questa fase è resa interessante dall'incontro tra Ethan e Chris ma purtroppo si perde nella boss fight contro l'orrido Moreau.
Nella parte in cui Winters deve attraversare un'area allagata, con l'uomo pesce che attende un suo errore per cibarsene, la tensione cala in fretta, perché basta un errore da poco per attivare la cutscene in cui il mostro riesce nel proprio intento. Arrivati al confronto finale, bisogna fronteggiare una creatura sì enorme e rivoltante ma al tempo stesso dai movimenti compassati, e capace solo a tratti di far sentire il giocatore in pericolo.
Inoltre, la battaglia avviene in uno spazio pieno di casupole fatiscenti, che di certo non restano impresse nella memoria, al contrario di altre location da boss fight di Resident Evil Village.
Star Wars Jedi Survivor
La seconda avventura di Cal Kestis nella Galassia Lontana Lontana ci ha regalato tanto spettacolo e forti emozioni. Abbiamo vestito i panni di un Jedi più maturo, segnato da dolorosi traumi, e a caccia di conoscenze a lungo dimenticate. Nel suo viaggio per cercare di scoprire la via per Tanalorr, il guerriero ci ha permesso di combattere con le spade laser in modo ancor più avanzato, e di vivere numerosi momenti in stile Star Wars. Tra taverne affollate e piene di vita, vecchi e nuovi amici e panorami mozzafiato, i ragazzi di Respawn guidati da Stig Asmussen sono riusciti a imbastire un'esperienza di qualità, che nessun appassionato della saga partorita da Lucas dimenticherà facilmente.
Ciliegina sulla torta, l'ampia personalizzazione di Cal ci ha consentito di approntarne la versione che volevamo e ha spinto chi scrive a esplorare le superfici dei pianeti con maggiore attenzione. Purtroppo il sequel di Fallen Order è arrivato all'appuntamento col pubblico in uno stadio non perfetto, con evidenti cali di frame rate in specifiche aree dell'avventura (pensiamo ad esempio ad alcuni ambienti naturali di Koboh) ed episodi di stuttering tutt'altro che infrequenti.
Il gioco permette di rinunciare alla qualità visiva per attivare la modalità performance, ma in questo caso la perdita di definizione dell'immagine è davvero significativa.
Rispetto al suo predecessore, Jedi Survivor offre mappe ben più ampie e piene di segreti, sebbene il numero di collezionabili ed elementi estetici si sia rivelato alle volte eccessivo: non sempre infatti gli oggetti raccoglibili si sono dimostrati all'altezza dell'impegno profuso nell'ottenerli. A ciò poi dobbiamo aggiungere una calibrazione non perfetta del livello di sfida standard, con alcuni scontri sin troppo agevoli da superare e altri resi ardui in modo un po' artificioso.
Final Fantasy 16
La sedicesima fantasia finale ha da poco fatto il suo debutto su PlayStation 5, regalandoci l'epico viaggio di Clive Rosfield. A un certo punto della propria esistenza, il combattente dal passato doloroso incontra Cidolfus Telamon e, col tempo, comincia a condividerne gli ideali. Nel suo lungo cammino il fu Primo Scudo di Rosaria riunisce uomini liberi e Portatori per cercare di donare a Valisthea e ai suoi abitanti un futuro migliore. L'obiettivo del protagonista lo porta a fronteggiare la furia dei Dominanti, coloro in cui albergano i colossali Eikon, e a mettere a rischio ciò che ha di più caro per avere successo. Clive visita numerosi regni, resi splendidi sia dalle scelte artistiche, sia dall'alto dettaglio grafico che contraddistingue l'avventura.
I comprimari di Final Fantasy XVI sono ben scritti, carismatici e spesso accompagnano il nostro eroe in scontri mozzafiato, definibili come tali grazie a una delle più misteriose abilità del guerriero: la capacità di ospitare dentro di sé il potere di più Eikon. Dai raggi energetici di Bahamuth, fino ai fulmini di Ramuh e alle fiamme della Fenice, le danze di morte di Clive sono impreziosite da un'effettistica eccellente e accompagnano le combinazioni di fendenti che sferra con la fida lama.
Eppure, proprio il livello di sfida medio è uno degli aspetti meno convincenti del pacchetto, che sull'altare del puro spettacolo ha sacrificato la tensione della battaglia. All'accensione, il titolo di Square Enix pone di fronte alla Modalità Storia e a quella Azione: la prima prevede di default l'attivazione di aiuti che facilitano di molto l'esperienza, la seconda no. Questa è a conti fatti l'unica reale differenza tra le due difficoltà, con le lotte che restano sempre gestibili agevolmente, salvo alcuni rari casi.
In sostanza, finché non si sblocca la Modalità Final Fantasy, non si ha modo di accedere a una sfida più genuinamente impegnativa e capace di spingere il giocatore a non limitarsi a ricorrere a ripetizione agli attacchi Eikon più potenti. Veniamo quindi alle missioni secondarie di Final Fantasy XVI, di certo semplici nella struttura ma talvolta in grado di sorprendere, tanto per i temi maturi presi in considerazione, quanto per le rivelazioni al loro interno. È indubbio però che l'avventura ne contenga davvero molte e non tutte efficaci o intriganti allo stesso modo.
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