Dragon Ball FighterZ e la misteriosa scomparsa dalla scena eSport

Dopo un inizio folgorante, il picchiaduro di Dragon Ball targato ArcSystem Works sta lentamente svanendo dai tornei eSportivi: ripercorriamo la vicenda.

Dragon Ball FighterZ e la misteriosa scomparsa dalla scena eSport
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Quando nel mese di gennaio 2018 uscì Dragon Ball FighterZ, nella recensione ci sbilanciammo dicendo che il picchiaduro Bandai Namco, con la sua realizzazione eccellente e la licenza milionaria a supporto, avrebbe potuto stravolgere gli equilibri tra i giochi di combattimento, in particolar modo in ambito competitivo. Nel corso di un anno il titolo sviluppato da ArcSystem Works ha acquisito una popolarità stellare, registrando numeri eccellenti presso gli eventi di eSport sparsi per il globo, arrivando perfino a superare Street Fighter V all'ultima edizione dell'EVO, con quasi 2.600 iscritti.
    Poi, all'improvviso, qualcosa è cambiato, seminando il panico tra i giocatori che avevano investito nel picchiaduro a incontri ispirato alla celebre saga di Akira Toriyama. Per qualche strano motivo, infatti, da qualche mese i tornei di FighterZ vengono regolarmente cancellati dagli eventi svincolati dal World Tour ufficiale, anche da quelli di rilevanza mondiale, causando non pochi disagi a giocatori e organizzatori. La vicenda sembra ben lungi dal raggiungere una conclusione, ma nel frattempo abbiamo cercato di fare il punto della situazione, per cercare di capire a chi debba essere imputata la colpa di questi spiacevoli episodi.

    Le prime vittime e il senso di smarrimento

    Il primo episodio rilevante a far scattare il "caso FighterZ" è stato quello del DreamHack Atlanta, evento di caratura internazionale da cui il torneo di Dragon Ball è stato cancellato appena due settimane prima del suo svolgimento. L'eliminazione di un evento con così scarso preavviso è piuttosto rara. A 14 giorni circa dall'inizio molti iscritti hanno già acquistato eventuali biglietti aerei e prenotato l'alloggio e nessun organizzatore sano di mente farebbe qualcosa in grado di indispettire (giustamente) gli eventuali partecipanti.

    Poco dopo la vicenda del DreamHack, FighterZ è scomparso anche dalla lineup dell'Anime Ascension, evento di punta per i giochi di combattimento della fascia chiamata "Anime", per via dell'impostazione veloce e adrenalinica e per i chiari riferimenti all'animazione giapponese. Poi è arrivata l'esclusione dalla lista dei tornei dell'EVO Japan 2019. Come si suol dire: tre indizi fanno una prova. E se prima i fan del picchiaduro Bandai Namco guardavano con disappunto i singoli casi citati, ora seguono con apprensione una parabola discendente che rischia di porre fine alle aspirazioni competitive del miglior fighting game in 2D dell'attuale generazione hardware.

    Silenzi assordanti e scarico di responsabilità

    A rendere l'intera situazione piuttosto inquietante è l'impossibilità di risalire al colpevole di turno. Al momento della rimozione di FighterZ dagli eventi citati in precedenza, i rispettivi organizzatori non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione degna di nota, limitandosi a citare "circostanze impreviste" (come nel caso di Aksys Games su Twitter). L'unica a farsi sentire, reagendo alle accuse di alcuni fan, è stata Toei Animation, detentrice dei diritti per le serie animate di Dragon Ball, che ha negato qualsiasi tipo di coinvolgimento. Per farlo, tanto per cambiare, ha scelto di utilizzare la piattaforma social di Twitter, rispondendo direttamente al cinguettio di un utente.

    Quando si ha a che fare con franchise tanto grandi, i cui diritti sono divisi tra mille realtà differenti a seconda del ramo in cui il brand viene sfruttato, le possibilità di trovarsi di fronte a problemi legali sono molteplici. È incredibile, tuttavia, che Bandai Namco non si sia sincerata di poter gestire le cose con serenità, pur sapendo di avere per le mani un gioco dal potenziale enorme in ambito eSport, dove l'esposizione mediatica è assoluta. Dopo la risposta di Toei, i fan del gioco hanno rivolto la propria ira verso Shueisha, azienda detentrice dei diritti generali di Dragon Ball, legati alla pubblicazione del manga di Akira Toriyama. La compagnia nipponica, tuttavia, non ha fornito alcun tipo di chiarimento al riguardo, lasciando l'intera community con il fiato sospeso come i migliori cliffhanger delle avventure di Goku e compagni.

    La reazione di Bandai Namco

    Nel bel mezzo di questa crisi, il 27 dicembre 2018, Katsuhiro Harada ha annunciato via Twitter di essere stato investito della carica di responsabile e supervisore della divisione eSport di Bandai Namco per i giochi di combattimento. Nella medesima dichiarazione, Harada ha confermato la volontà dell'azienda di espandere i tornei e le community di Dragon Ball FighterZ, Tekken e SoulCalibur.

    Il fatto che FighterZ sia stato menzionato lascia spazio a un barlume di speranza affinché la situazione attuale si sblocchi nel miglior modo possibile e risponde a tutti coloro che hanno ipotizzato l'intervento del publisher per bloccare gli eventi che avrebbero potuto infastidire il Dragon Ball World Tour. A tal proposito, la compagnia ha già dimostrato con Tekken 7 di non avere alcun interesse a sabotare le fiere indipendenti, che possono tranquillamente convivere con quelle dei circuiti ufficiali.

    Dragon Ball FighterZ Al momento in cui scriviamo questo articolo, il futuro competitivo di Dragon Ball FighterZ è ancora incerto. Per sapere se nel 2019 le cose torneranno alla normalità dobbiamo attendere qualche annuncio da parte di Bandai Namco o della compagnia che ha fatto detonare la bomba. Le recenti dichiarazioni di Harada, tuttavia, lasciano spazio alla speranza. D’altra parte, stiamo parlando di un gioco molto amato dal pubblico, che accoglierebbe con entusiasmo un nuovo Season Pass e una nuova stagione di emozionanti tornei.

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