Dragon Quest Treasures: ecco come si lega con l'epica saga Square Enix

Come si inserisce Dragon Quest Treasures all'interno della saga? Abbiamo deciso di esporvelo nel dettaglio, sia sul fronte narrativo che ludico.

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Speciale: Nintendo Switch
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  • Switch
  • Approdato in esclusiva su Nintendo Switch nella prima metà di dicembre, il coloratissimo Dragon Quest Treasures si è rivelato un titolo ben più articolato e longevo di quanto avessimo preventivato (per maggiori dettagli vi invitiamo a rileggere la nostra anteprima di Dragon Quest Treasures). In attesa di poter emettere il verdetto finale sull'avventura di Erik e Mia, vi proponiamo uno speciale volto a chiarire come si inserisca lo spin-off nella longeva e sempre più vasta saga di Dragon Quest, sia dal punto di vista narrativo che sul fronte prettamente ludico. Insomma, bando alle ciance ed entriamo subito nel dettaglio.

    Le origini dei due ladruncoli

    Mentre la maggior parte degli spin-off di Dragon Quest tende a non riallacciarsi agli episodi principali della saga, con Dragon Quest Treasures la Casa dei Chocobo e degli Slime ha invece scelto di esplorare un capitolo inedito dell'indimenticabile Dragon Quest XI: Echi di un'Era Perduta (siete a un click di distanza dalla nostra recensione di Dragon Quest XI per PS4). Nonostante quella dello spin-off - che non presenta alcuna numerazione nel titolo - possa essere vista come una storia autoconclusiva e completa, soprattutto per risultare accessibile a chiunque non conosca l'avventura del Lucente, Dragon Quest Treasures è fondamentalmente un prequel del già menzionato Dragon Quest XI, non a caso i suoi protagonisti sono due volti già familiari ai fan del franchise.

    Dragon Quest XI

    Dragon Quest Treasures

    La trama è infatti ambientata durante l'infanzia di Erik e Mia, e appunto racconta le disavventure vissute dai due inseparabili fratelli diversi anni prima che la ragazza si tramutasse accidentalmente in una statua d'oro. Ricollegandosi ai ricordi di Erik, che nelle fasi avanzate di Dragon Quest XI narrava le proprie origini al Lucente e agli altri compagni di viaggio, Dragon Quest Treasures ha dunque inizio sulla nave dei vichinghi che "adottarono" i due orfanelli provenienti dalla regione di Gelheim.

    Ben lontani dal diventare gli incalliti lestofanti che abbiamo conosciuto a partire dal 2018, nelle battute iniziali della vicenda i giovanissimi Erik e Mia sono ancora dei semplici mozzi e ogni giorno si spaccano la schiena per assecondare le richieste dei vichinghi, ma nei loro cuori si è già insediato il radicato desiderio di viaggiare per il mondo e arraffare un tesoro dopo l'altro. In attesa di ottenere un'imbarcazione tutta loro, più o meno ogni notte i due bambini prendono in prestito una piccola scialuppa e setacciano gli isolotti nei paraggi, nella speranza di trovare qualche bene di valore che possa avvicinarli alla realizzazione del loro sogno.

    Approfittando dell'ennesima festa tenuta dai vichinghi, che a fine giornata sono soliti gozzovigliare fino a perdere i sensi, nei primissimi minuti di DQT Erik e Mia raggiungono il ponte della nave per poter sgattaiolare via, quando notano una gabbia appesa all'albero maestro in cui i "padroni di casa" hanno rinchiuso due misteriose bestiole.

    Su consiglio di Mia, che durante Dragon Quest Treasures ha più volte sfoggiato una personalità ben più autoritaria e decisa del proprio fratello maggiore, Erik sfodera quindi la sua fionda e, facendo cascare la voliera, riesce a liberare le creature alate catturate dai vichinghi. Avendo provocato un notevole frastuono, i due abbandonano la nave in fretta e furia e, seguendo le indicazioni degli spiritelli liberati poco prima, si addentrano nel misterioso tempio in cui giacciono i Pugnali del Drago: due armi leggendarie che, una volta estratte dai cristalli in cui erano incastonate, donano a Erik e Mia la straordinaria capacità di comprendere il linguaggio dei mostri. Precipitati nel portale aperto da Misha e Suyn, che rivelano di aver bisogno del loro aiuto per trovare le Sette Gemme del Drago (un palese riferimento alle Sette Sfere del Drago ideate dal geniale Akira Toriyama, che sin dagli albori della saga di Dragon Quest ne ha curato sia il character che il monster design), i due giovani cacciatori di tesori si risvegliano quindi nell'immenso continente di Draconia, una terra leggendaria ricolma di forzieri in cui Erik e Mia potrebbero finalmente realizzare il loro grande desiderio.

    L'erede spirituale di Dragon Quest Monsters

    Se dal punto di vista narrativo Dragon Quest Treasures si è effettivamente riallacciato ai fatti raccontati in Dragon Quest XI, il suo gameplay si ispira almeno in parte alla formula ludica adottata dagli episodi della serie spin-off intitolata Dragon Quest Monsters. Lanciata nel 1998, con l'uscita di Terry's Wonderland (un prequel vissuto nei panni dello spadaccino che durante Dragon Quest VI si univa al gruppo del giocatore), la mini-saga chiedeva all'utente di reclutare e addestrare i mostri incontrati strada facendo, per poi farli combattere al posto del protagonista.

    Un concetto ripreso qualche anno più tardi dai tre Dragon Quest Monsters: Joker per Nintendo DS e 3DS, che avvalendosi del supporto Wi-Fi presentavano addirittura delle modalità online a sfondo competitivo (fiondatevi sulla recensione di Dragon Quest Monsters: Joker 2). Se la componente da Pokémon-like è rimasta grossomodo invariata, tant'è che Erik e Mia saranno chiamati a comporre dei team e a misurarsi frequentemente con le squadre di mostri di altri personaggi, Dragon Quest Treasures presenta però due importanti differenze rispetto ai titoli cui è palesemente ispirato.

    Innanzitutto, laddove Terry gli altri protagonisti dei vari Dragon Quest Monsters non prendevano personalmente parte agli scontri, ma al contrario si limitavano a spedire in prima linea tre o quattro creature (un valore che cambiava a seconda del titolo), Erik e Mia partecipano attivamente alle battaglie. Anche perché, mentre i DQM adottavano una formula a turni e il giocatore non doveva far altro che impartire degli ordini ai mostri in campo, Dragon Quest Treasures ha invece imboccato la via dell'action e consente di controllare in tempo reale il protagonista selezionato, affidando la gestione di un massimo di tre compagni all'intelligenza artificiale.

    Complice un livello di difficoltà non particolarmente elevato e giustificato dalla volontà di Square Enix di puntare a un pubblico di giovanissimi (a tal proposito è doveroso far presente che in Europa lo spin-off è stato classificato con PEGI 7), la componente strategica ha in parte risentito delle modifiche apportate al combat system, ma nel complesso le dispute hanno assunto un ritmo assai più coinvolgente e indicato all'effettivo target del prodotto.

    Tenendo presente che la modalità "Movimento libero" di Dragon Quest XI consentiva di spostare a piacimento i guerrieri anche durante gli scontri, rendendo più dinamico il sistema di combattimento, non ci sorprende affatto che Square Enix abbia voluto sperimentare nuove soluzioni con Dragon Quest Treasures e abbracciare totalmente la via dell'action.

    Nella speranza che il titolo riesca a far breccia nei cuori di fan vecchi e nuovi, il nostro sincero augurio è che la software house giapponese decida di infondere nuova vita nel franchise di Dragon Quest Monsters, che grazie agli ingegnosi accorgimenti ludici proposti da Dragon Quest Treasures avrebbe realisticamente i mezzi per farsi spazio nel sempre più affollato genere del Pokémon-like. Nel frattempo, il viaggio di Erik e Mia rappresenta un'imperdibile occasione per scoprire il passato di uno dei personaggi più riusciti di Dragon Quest XI ed esplorare finalmente il solido legame tra i due fratelli.

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