Speciale E3 2013 - Tirando le Somme

Il meglio e il peggio dell'E3 2013

Speciale E3 2013 - Tirando le Somme
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L'Electronic Entertainment Expo 2013 si è conclusa oramai da due settimane, ed è il momento per farne un bilancio. Quella di quest'anno è stata senza ombra di dubbio una fiera scoppiettante, ricchissima di novità e prospetti interessanti per il futuro. Non si è trattato tuttavia di quell'edizione leggendaria che in molti aspettavamo. A smussare l'efficacia della kermesse, forse, la preferenza che i publisher hanno accordato alle presentazioni a porte chiuse "dimenticando" l'importanza di demo giocabili; o forse per una presenza un po' evanescente delle nuove console di Sony e Microsoft: le abbiamo viste, quasi toccate, ma alla fine la gran parte delle demo giocabili gira su "hardware PC dalle specifiche simili", e le Line-Up non possono dirsi troppo roboanti. Gli stessi Reveal Event organizzati mesi fa da Sony e Microsoft hanno contribuito a smorzare un minimo gli entusiasmi: dal momento che parte degli annunci era già stata fatta, è venuto a mancare l'effetto-sorpresa.
Insomma: l'E3 2013 non ci ha certo scombussolato come fece ad esempio quello del 2005, quando fu presentata l'attuale generazione di console. La fiera si è però dimostrata solida, confermando che l'industry vuole sfruttare le nuove potenzialità tecniche per espandere l'intrattenimento videoludico verso orizzonti sempre più ampi. L'open world sta lentamente diventando uno standard, così come la possibilità di comunicare costantemente e senza barriere con i nostri amici, ovunque siano nel mondo. E poi c'è quell'Oculus Rift che tanto profuma di futuro, e che già adesso si è dimostrata una realtà concreta e convincente.
Di fronte alla fiera di quest'anno, comunque, è davvero difficile proporre il solito quadro clinico per eleggere il classico Best of The Show. Un'edizione che definiremmo "di transizione" ha esibito una proposta difficile da inquadrare: troppi titoli ancora Work in progress, troppi pochi guizzi creativi, a fronte di un numero ben consistente di produzioni largamente conosciute da utenti e addetti stampa. Poche sorprese e tante conferme, insomma.
Ed allora, invece di organizzare il nostro riepilogo come gli anni scorsi, abbiamo dunque deciso di redarre un reportage un po' più emotivo, proponendovi i personalissimi resoconti di chi, della squadra di Everyeye.it, questo E3 lo ha vissuto sulla sua pelle. Buona lettura!

"Noi c'eravamo"

Francesco Fossetti
Sono arrivato a Los Angeles galvanizzato dalla prospettiva di un evento che sarebbe dovuto entrare nella storia. Sono tornato a casa dopo aver visto, invece, la solita coloratissima esibizione, fatta di lustrini e luci al neon e tanta gente in cosplay. Dopo la prima giornata di Conference, l'E3 di quest'anno mi è scivolato sulla pelle quasi senza lasciar traccia. Sarà forse che i mille viaggi di lavoro hanno lavato via, ormai, quell'entusiasmo adolescenziale della scoperta e del contatto diretto con il prodotto. O sarà forse che quest'industria continua a sbagliare i meccanismi comunicativi, seguendo strategie che non sono proprio nelle mie corde. Così mette avanti a tutti le grandi produzioni, i blockbuster miliardari, e tralascia le perle dello sviluppo indipendente, nascoste e allontanate dai palcoscenici. Oppure propone il passaggio ad una nuova generazione, e poi ci consegna macchine solide, ma tutt'altro che sconvolgenti se paragonate ai PC di fascia alta che già girano nelle case dei player più esigenti. E ancora torna a becchettarsi su questioni di lana caprina: DRM, mercato dell'usato, digital delivery. Tutta roba un po' sorpassata, in verità: la via ce l'ha indicata proprio il PC. Sviluppo sostenibile, sperimentalismo, self publishing, abbattimento dei costi legato alla distribuzione digitale: non è l'immagine del futuro, ma una realtà presente e viva. E sembra che pochi utenti console l'abbiano capito.
Ma al di là di questo, mi lascia un po' perplesso il fatto che ogni anno torniamo a dirci le stesse cose: “E' un'edizione di transizione, il prossimo sarà incredibile”. E invece il prossimo è proprio come quello prima: roboante, ma senza emozioni. Anche perchè ormai i publisher hanno scelto altri canali ed altri modi per raggiungere i propri utenti, e lo dimostrano gli eventi privati che hanno anticipato la fiera, riducendo drasticamente il numero delle vere e proprie novità.

Nel corso dei tre giorni in cui è stato aperto lo showfloor, dunque, sono andato in giro a cercare qualche titolo che lavasse via questa patina malinconiosa che mi si è depositata addosso. E qualcosa c'è stato. Potrei citare The Witcher, Tearaway, in qualche misura anche i nuovi First Person Shooter di EA (Titanfall) e Activision (Destiny), ma il titolo che più mi ha entusiasmato è stato il Puppeteer di Gavin Moore e Japan Studio. Dietro ad una direzione artistica scoppiettante si nasconde un platform come non se ne sono mai visti. Il dinamismo interno di questo spettacolo teatrale scompone costantemente prospettive e scenografie, spaccando e ricostruendo la scena in un'alternanza vivacissima di situazioni. Puppeteer è come lo spaccio universale dei tempi, dei ritmi e dei luoghi del platform classico, che cozzano fra di loro producendo un meraviglioso spettacolo pirotecnico. Sostenuta da una visione creativa lucida e avvincente, la creatura di Gavin Moore sa reinventarsi senza sosta, esibendo una vitalità che di scena in scena scardina le regole della progressione e le riscrive. Insomma, un vero e proprio capolavoro nascosto.
Il Flop più clamoroso è invece quello di Mad Max. Avalanche Studio recupera una licenza potenzialmente interessante, e la banalizza pugnalando al cuore milioni di fan. Allo stato attuale Mad Max sembra il Rage dei poveri: dal titolo ID recupera sia il colpo d'occhio che il focus sulle vetture, collocati però nel contesto di un Free-Roaming vecchio stile. Sembra di essere tornati ai tempi delle console a 128 Bit, quando bastava allargare gli orizzonti e riempire la mappa di missioni-fotocopia per far felici gli utenti. Speriamo ovviamente di sbagliarci, ma per il momento il titolo è tutt'altro che in forma.
Nota a margine per la grossa delusione con Batman Arkham Origins. Se ci fermiamo a ricordare quanto fosse incredibile il primo Asylum, dobbiamo ammettere che il brand ha seguito una brutta parabola discendente. La deriva Free Roaming del secondo episodio aveva già diluito in parte la concentratissima esperienza di gioco del capitolo originale, ma Rocksteady aveva comunque saputo tenere in riga il progetto. Il nuovo studio non sembra invece altrettanto capace, e ci mostra un Batman che vive di rendita, in una Gotham poco caratterizzata, e con un gameplay davvero troppo conservativo, che per ravvivarsi si affida a nuovi gadget tutt'altro che credibili.
Sapevamo che Origins sarebbe stato un progetto di “serie B”, in attesa magari del Batman Next Gen di Rocksteady, ma non pensavamo di trovare un pipistrello così stanco.

Andrea Vanon
Dopo diversi E3 vissuti direttamente o indirettamente e tanti anni di gaming pensi di essere pronto a tutto; sei sicuro che software house e dev team vari debbano veramente estrarre il coniglio (The Last of Us) dal cilindro per stupirti. E invece la kermesse losangelina è sempre pronta a colpire, e non per forza con qualcosa di totalmente nuovo o capace di ribaltare il mondo videoludico che conoscevi. E' stato esattamente questo il mio stato d'animo una volta uscito dallo stretto stanzino dove mezz'ora di gameplay di The Witcher 3: Wild Hunt mi hanno letteralmente estasiato. Sicuramente il mio Best of E3, The Witcher 3 sembra poter amalgamare il prepotente e convincente aspetto narrativo del predecessore alla libertà d'azione di uno Skyrim. Niente più costrizioni, una strutturazione fluida degli incarichi ed il carisma ineguagliabile di Geralt di Rivia per uno dei titoli che attendo di più nel 2014. La versione mostrata, naturalmente, era quella PC, ma mi aspetto se non altro altrettanta maestria dalla controparte Next Gen.

E devo comunque ammettere che anche la Next Gen mi ha convinto, in particolare quando ho messo le mani su Forza Motorsport 5. Rispetto agli altri titoli visti girare sulle nuove console (in particolare Xbox One in questo caso) è senza dubbio il più pronto e il più solido. La prova al volante mi ha stregato e per quanto la postazione fosse calibrata alla meglio e l'audio totalmente assente, il senso di immersione di una guida ostica ma soddisfacente ed un comparto tecnico fuori dal comune hanno saputo risvegliare in me una sopita voglia di racing. Tanto che, tornato a casa, o ripristinato la postazione Fanatec per Forza 4, nell'attesa.
Non troppo cocenti, invece, le delusioni, considerando che, in linea di massima, i videogame che non mi hanno convinto sono stati pochi. Su tutti, però, devo segnalare Ryse, che all'Xbox Media Briefing mi aveva fatto sperare per un titolo finalmente decente da affiancare a God of War. Alla prova con mano mi sono invece ritrovato di fronte l'ennesimo esperimento tecnico di Crytek. Bellissimo da vedere, per carità, ma senz'anima come la gran parte delle ultime produzioni della softco teutonica.
Globalmente, se devo fare un bilancio, sono rientrato soddisfatto e rassicurato da due console che non avrò sicuramente remore a far entrare nel mio salotto per farmi compagnia nei prossimi anni.

Lorenzo Fazio
Che Microsoft volesse impressionare l'audience con una pirotecnica conferenza pre-E3 era certo da tempo. Che avesse scelto uno spettacolare e lunghissimo trailer di Metal Gear Solid 5 per aprire le danze, credo nessuno, neanche il più ottimista, se lo sarebbe mai aspettato. E sarà vero che abbiamo visto poco del gioco, che l'alone di mistero è spesso ora più che mai, che sullo show floor non è stata presentata nemmeno una striminzita demo, ma mi è bastato rivedere l'amatissimo Snake in azione per decretare la prossima produzione di Kojima come mio personalissimo Best of the Show.

Le premesse, del resto, sembrano esserci tutte: un character design intrigante, un gameplay ulteriormente evoluto, una trama che si prospetta drammatica al punto giusto e un Fox Engine già in forma smagliante.
Ottime impressioni anche dalla lunga demo di Beyond Two Souls provata allo stand di Sony, con tanto di (quasi) piantino finale, e da Bayonetta 2: un titolo molto poco "alla Nintendo", ma che su Wii U funziona meravigliosamente. La strega più sexy del mondo videoludico si appresta a bissare il successo del capitolo originale? Se volete il mio parere: assolutamente sì.
Per quanto riguarda il capitolo delusione dell'E3, purtroppo il premio va a Super Mario 3D World. Non che la breve demo non mi abbia divertito, ma dal primo Super Mario in tre dimensioni per Wii U mi aspettavo ben altro che la riproposizione in grande dell'ultimo episodio pubblicato su 3DS.

Nicolò Pellegatta
Al mio secondo E3 posso dire di aver interiorizzato i ritmi massacranti da fiera, di aver capito che anche un solo pacchetto di Doritos ingurgitato a pranzo può salvarmi la vita, di aver realizzato quanto il mondo videoludico sia pieno di risorse e voglia di fare.
Il mio E3 è iniziato il giorno prima delle conferenze con uno screening di Disney Infinity e si è concluso con una meravigliosa ora in compagnia di The Witcher 3. In mezzo ci sono state un bel po' di conferenze tra l'esaltante e il noioso, centinaia di videogiochi provati con mano, i primi autentici sprazzi di next-gen e migliaia di caratteri vergati sulla tastiera del PC.

Da Los Angeles mi sono portato nel cuore Tearway e Destiny. Per loro ho già provveduto a preparare uno spazietto sulla mensola, anche se il secondo mi costringerà a fare altrettanto sotto il televisore: il platform di Media Molecule insegna a Playstation Vita che la superficie tattile posteriore ha un senso e torna pure dannatamente utile, poi fa intravedere un mondo di gioco costruito internamente con la carta, popolato da animaletti buffi con cui interagire in maniera sperimentale e infine promuove il nostro bel faccione a divinità di quel mondo!
Destiny ha l'eleganza di Halo e l'ambizione di Killzone. Bungie vuole costruire un franchise che superi addirittura Call of Duty: per riuscirci ha in mente un universo persistente grosso quanto l'intero Sistema Solare e un incorcio tra co-op e competizione che mi intriga tantissimo.
Purtroppo non tutti i videogiochi provati con mano mi hanno convinto e rapito. Yaiba: Ninja Gaiden Z è davvero poco Ninja Gaiden, caciarone e scarsamente tecnico: quando abbiamo incontrato Yosuke Hayashi, il boss di Team Ninja, anche lui stentava a crederci, preferendo di gran lunga discutere di Dead or Alive 5 Ultimate. Non lo faccio apposta, ma anche l'altro gioco di Spark Unlimited, Lost Planet 3, mi ha deluso. Qui la colpa, però, è tutta della demo portata in fiera: uno scontro ripetitivo con un boss che non rende giustizia a tanti altri aspetti riusciti dello sparatutto in arrivo sul finire dell'estate.

Roberto De Luca
L'E3 di quest'anno ha aperto definitivamente le porte alla nuova generazione videoludica. Abbiamo assistito incantati alle presentazioni delle nuove console e alle rispettive line-up che, tra attesi ritorni e piacevoli novità, non hanno deluso le altissime aspettative dei fan. Personalmente ho trovato The Evil Within molto convincente. Il titolo in sviluppo presso Tango Gameworks vede il ritorno del grande Shinji Mikami al genere che più gli appartiene, quello dei survival-horror. Quello che mi sono trovato davanti dopo la lunga presentazione mostrata a Los Angeles è stato un horror puro, che rientra nei canoni classici del genere con atmosfere cupe e stranianti, mostri spaventosi e deliranti allucinazioni, capaci di angosciare anche il più insensibile dei videogiocatori.

Pur utilizzando scenari ed espedienti inediti, c'è un forte richiamo a titoli come Resident Evil 4 e a Silent Hill, che fa che ben sperare per la riuscita della produzione.
Non mi invece ha soddisfatto del tutto il lungo hands-on di Thief su Playstation 4. Tecnicamente sono presenti alcune lacune (seppur giustificate dalla prematura versione mostrata al booth) e l'intelligenza artificiale nemica non rispecchia quel realismo e quel senso di sfida che mi sarei aspettato da uno stealth-action game di prossima generazione. Tuttavia manca ancora molto all'uscita e spero che queste problematiche possano essere sistemate, portando il nuovo Thief agli standard elevati a cui la serie ci ha abituato.