eSport: come si diventa professionisti in Italia?

E' un momento di grande espansione per l'eSport: in Italia quale può essere il percorso di un ragazzo che sogna la carriera da professionista?

eSport: come si diventa professionisti in Italia?
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Sin dalla visione de Il piccolo grande mago dei videogame (pellicola di poche pretese e con un product placement da denunciare al Tribunale dell'Aia) il sottoscritto ha sempre fantasticato su come sarebbe potuta essere una futura carriera da giocatore professionista. Pensate, pagati per giocare.
Quel sogno chiaramente veicolato dalla fervida fantasia che solo la "tenera" età poteva dare, pur rimanendo tale non era proprio campato in aria. Ora, a distanza di molti anni, stiamo assistendo all'ascesa di giovanissimi campioni dei videogiochi che hanno fatto della loro passione una professione, in diversi casi decisamente ben remunerata. Questo, ormai lo sappiamo molto bene, grazie all'attuale, travolgente espansione del movimento esport. Insomma la realtà, come spesso accade, ha superato di gran lunga l'immaginazione e anche quelle fantasie che albergavano nella testa del ragazzino di un tempo.

L'esplosione del movimento

Oramai abbiamo perso il conto dei tornei e degli eventi che si organizzano ogni settimana in giro per il mondo, molto spesso con prize pool milionari. Il campionato vinto dal giovane protagonista del film metteva in palio di "appena" 50.000 dollari. Ma era il 1989, erano altri tempi, e il ragazzo inoltre non era sostenuto da alcuno sponsor o grande organizzazione. La diffusione di internet, poi, ha permesso di oltrepassare la limitazione data dalla necessità di essere fisicamente presente in una postazione LAN. Ora, è possibile accedere e partecipare alle fasi di qualificazione dei tornei addirittura seduti comodamente sul divano o davanti al PC in camera. Viviamo in uno stato di costante competizione con altri giocatori, grazie alle possibilità offerte dai titoli multiplayer e, quelle volte in cui riusciamo a fare una buona prestazione, pensiamo sempre di esser più bravi degli altri, tanto da definirci "pro player". Già, ci piacerebbe. Cosa significa essere giocatori professionisti? Soprattutto, cosa devono fare, oggi, i ragazzi italiani per entrare nel mondo professionistico esport? E che possibilità può offrire loro il panorama del Bel Paese?

La scena internazionale e quella italiana

Ci siamo più volte soffermati a osservare, forse con una punta di invidia mista ad ammirazione, ciò che accade in altre parti del mondo. Corea del Sud e Stati Uniti, soprattutto, dominano la scena internazionale e fanno quotidianamente parlare le testate di mezzo mondo per l'enorme giro di denaro che gli stakeholder coinvolti nel movimento (sponsor, organizzatori di eventi, squadre professionistiche e VIP d'ogni risma) riescono a gestire con apparente, grande leggerezza, tutti pronti a contendersi le performance dei giovani campioni. Ora, all'elenco, si stanno aggiungendo sempre più paesi interessati a dare la giusta dignità all'esport. Se ne è parlato a inizio settembre in seno al Parlamento Europeo, mentre in Asia si pensa già ai Giochi del 2022 e anche il CIO ha aperto alla possibilità di considerare i videogiochi come disciplina sportiva.

Certo, deve esser percorsa ancora molta strada prima che il movimento possa esser riconosciuto a livello statale e venir di conseguenza protetto da norme serie e codificate. In Italia, le discussioni si sono fatte accese, ma siamo ancora ben lungi dal raggiungere il livello di altri paesi. Nella Penisola l'esport è ancora argomento "ghettizzato" e gestito su base principalmente locale. Vengono organizzati molteplici tornei, dedicati ai più svariati titoli, ma la gestione è parcellizzata in tante piccole entità che si autoregolano. Ed è proprio grazie alla loro forza di volontà che nel nostro Paese ci si sta lentamente spostando dall'immobilismo che ci ha bloccati sino a ora.

Salite sulle spalle dei giganti, guarderete più lontano

La prima cosa da fare, se credete d'avere tutte le carte in regola per intraprendere la lunga strada verso il professionismo, è quella di cominciare a razionalizzare la vostra "preparazione". Dovrete scontrarvi con l'inesistenza di norme codificate, e l'assenza di una federazione nazionale che abbia previsto un percorso univoco di inserimento e crescita, al pari di altri sport "tradizionali". Quindi, all'inizio sarà tutto nelle vostre mani e, come già detto, nella vostra forza di volontà.

Scegliete un titolo a cui dedicare ogni fibra del vostro essere. Non dimenticate che, al pari di altri campi, per eccellere è necessario moltissimo spirito di sacrificio e, soprattutto, la capacità di accettare il compromesso. Sociale e sentimentale, soprattutto. Rigida disciplina e duro allenamento devono diventare dei mantra a cui dovrete sottostare. Che siano shooter, giochi di guida, sportivi, puzzle game o strategici poco importa. Sicuramente esiste un titolo in cui siete naturalmente più abili o con cui avete maggiore affinità.
Il secondo passo è quello di gettarsi nella mischia, senza timore alcuno. Nessuno nasce campione e l'abilità si acquisisce soprattutto con il duro allenamento. Non solo: il giocatore che inizia "dal basso" deve possedere tanta determinazione, perché le batoste - molte - non tarderanno ad arrivare. Per questo serve tanta, ma tanta umiltà e poca spocchia. Ci sarà sempre qualcuno di più bravo di voi e il segreto è sempre e solo uno: imparare dai propri errori. Le sconfitte sono sempre le migliori insegnanti di vita. Inoltre, oramai ogni titolo possiede una funzione che permette di riguardare il replay delle partite. Risulta di fondamentale importanza sfruttarla, sempre.

In secondo luogo, Youtube e Twitch rappresentano dei mezzi imprescindibili, per osservare e assimilare trucchi e strategie dai più esperti. Non abbiate paura di "salire sulle spalle dei giganti" come un aforisma tardo-medievale (ma ancora assai attuale) recita. Analizzate prima d tutto i vostri errori, assimilateli e poi confrontateli con la soluzione adottata da altri. Può essere una particolare giocata, una build diversa o delle scorciatoie a cui non avevate mai pensato. Non è assolutamente detto che quello che è stato fatto da altri possa adattarsi immediatamente alle vostre caratteristiche (o esigenze) ma, avere un punto di vista diverso è sempre e comunque molto utile per migliorarsi.
Infine, imparate sempre dagli streamer o influencer più importanti del vostro "ambito". Se avrete fortuna, potreste essere voi i prossimi a dispensare consigli. Come abbiamo già visto, infatti, molto spesso i giocatori arrotondano lo stipendio con attività collaterali. La più importante è senza dubbio lo streaming. Quest'ultimo, vi consente di farvi un nome in seno alla community, portandovi ad almeno un quadruplice risultato: vi allenate, vi confrontate con il pubblico (magari imparando qualcosa di nuovo ), vi fate notare e guadagnate. Probabilmente non saranno i numeri del Faker di turno, ma l'introito potrebbe consentirvi almeno un po' di tranquillità. Nulla, insomma, deve essere lasciato al caso.

I compagni di viaggio, l'ingresso in un'organizzazione

Esistono, poi, i compagni di viaggio: coloro che si rendono disponibili per qualche partita senza velleità e, poi, esistono i compagni con un obiettivo comune che intendono raggiungere. Ci sarà chi probabilmente mollerà il colpo ben prima della meta e chi, invece, sarà abbastanza caparbio e risoluto a tagliare il traguardo. L'esport è un mondo "social", per definizione. Anche quando parteciperete ai tornei online chiusi nella vostra cameretta (molti titoli - come Call of Duty - possiedono sistemi integrati appositi), entrerete attivamente all'interno di uno spazio popolato e vivace. E se lo si fa con un team già affiatato, ci sono maggiori possibilità per scalare le classifiche ed emergere dalla massa. Inoltre, cosa non secondaria, in gruppo (per quanto a livello "amatoriale") si ammortizzano meglio i costi necessari a partecipare ai primi tornei ufficiali. Basti pensare alla tassa d'iscrizione e, nel caso di un evento live, alle spese di trasferta. Nel nostro Paese anche le organizzazioni affermate devono sostenere costi molto elevati per poter permettere ai propri talenti di partecipare.
Ecco, proprio gli scout delle formazioni più importanti (pensiamo ai Forge, che hanno recentemente partecipato all'IeSF World Championship, ma potremmo citarne molte altre attive in Italia come gli iDomina o i QLash) non esiteranno a mostrare interessamento ed eventualmente "reclutarvi", nel caso in cui il vostro nome compaia con insistenza tra i primi posti delle classifiche. In questo caso avverrà il vero salto di qualità: smetterete di essere "soli" e inizierete a esser sostenuti da un'organizzazione solida in grado di garantirvi stabilità, supporto, un rigido e scientifico metodo di allenamento e, soprattutto, ciò di cui avrete bisogno per partecipare ai tornei più in vista del panorama.

In molti casi, come parte della preparazione, le squadre organizzano dei veri e propri ritiri con l'intero team nelle famigerate gaming house (o team house). Qui i giocatori vivono insieme, si allenano, sviluppano una maggiore sinergia grazie alla socializzazione, risultando più competitivi e "legati" nel corso dei tornei. Emblematico, in questo senso, resta la Qlash House di Lugano, fortemente voluta dai fondatori del team Qlash per la propria squadra di Hearthstone in vista del DreamHack Winter.

Academy, CUS, federazioni

Ad ogni modo, come potete immaginare, la situazione nostrana è ancora ben lontana dal livello raggiunto, ad esempio, negli Stati Uniti. In America le grandi franchigie NBA, tutte le squadre professionistiche della NFL e della MLB hanno, da tempo, deciso di spendere centinaia di milioni di dollari sonanti per accaparrarsi e ospitare eventi esclusivi all'interno delle loro Arene puntando sull'istituzione di Academy interne in cui "allevare" giovani talenti emergenti. In Italia, questo ruolo è stato in parte assunto dalle società calcistiche, come Sampdoria e Roma). Da qualche tempo, poi, negli Stati Uniti persino all'interno delle università l'eSport è ufficialmente riconosciuto ed equiparato alle attività tradizionali, dando crediti formativi agli studenti. Nel nostro Paese, invece, attualmente esiste un vivace movimento in seno agli atenei ma, per lo più, si tratta di appassionati affiliati ai vari CUS che con molti sacrifici riescono a portare avanti delle iniziative di assoluto rilievo. Quindi, se siete già universitari (o pensate d'iscrivervi) non mancate di fare una capatina al CUS della vostra università per capire se esistono già gruppi organizzati. Troverete un ambiente perfetto in cui muovere i primi passi.

Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che esiste anche la possibilità di tesserarsi. Al pari di qualunque attività dilettantistica, potrete iscrivervi a una delle tante organizzazioni presenti nel nostro Paese. Certo, in questo momento manca ancora una perfetta equiparazione e una normativa nazionale che possa proteggere e regolamentare il settore, ma la vivacità dei vari circoli e "federazioni" possono rappresentare un grande stimolo e opportunità di crescita grazie agli eventi che organizzano. Sport Elettronici e GEC sono le principali realtà della Penisola, in questo momento.
Un ultimo consiglio, spassionato. Siate sempre irreprensibili, in campo e fuori. Se il vostro desiderio è davvero quello di essere dei professionisti, cercate di esserlo sino in fondo. Raggiunta una certa notorietà, i fan arriveranno e vedranno in voi dei modelli da seguire. Quindi, cercate di essere un esempio positivo per loro.