Problemi legali in vista per la ELEAGUE: il colosso Adidas si è scagliato contro il marchio della Lega (la cui richiesta di deposito al Trademark Office è regolarmente presentata) che, pare, esser troppo simile a quello della multinazionale di abbigliamento sportivo. Dopo oltre diciotto mesi di eventi organizzati e trasmessi a livello internazionale (nei primi mesi del 2017 il canale Twitch della Lega ha segnato la cifra record di spettatori: quasi quattro milioni), la ELEAGUE si è affermata come una delle emittenti più importanti in ambito eSports. Il maxi evento Counter-Strike: Global Offensive previsto per il prossimo gennaio, sarà il più importante evento mai organizzato dalla Lega. E la visibilità, si sa, porta sempre qualche grana.
La ELEAGUE e la controversia sul marchio
Il marchio ELEAGUE, di proprietà della Turner Sports (sussidiaria della Time Warner e detentrice dei diritti di trasmissione di quasi tutte le leghe sportive professionistiche statunitensi), ha attirato l'attenzione dell'ufficio legale di Adidas per un motivo ben preciso. L'opposizione della multinazionale si riferisce al logo "E" di ELEAGUE, rappresentata visivamente con tre linee stilizzate. Adidas, in questo senso, sostiene che il logo è troppo simile al suo logo classico a tre linee che ha reso la compagnia universalmente nota e riconoscibile per quasi cinquant'anni.
Turner Sports ha depositato per la prima volta la richiesta nel giugno del 2016, ma Adidas ha aspettato sino allo scorso 10 ottobre per presentare l'opposizione. Nella richiesta al Trademark Office, la descrizione del logo presentato da Turner Sports recita così: "Marketing services, namely, promoting the goods and services of others by allowing sponsors to affiliate their goods and services with participants or exhibitions in the field of electronic sports; online retail store services featuring clothing; retail store services featuring virtual goods, namely, clothing for use in online virtual worlds; association services, namely, promoting the interests of participants in the field of electronic sport".Da quanto si può estrapolare, la richiesta punta a ricomprendere all'interno di un "recinto giuridico" tutto ciò che concerne l'ambito di attività della compagnia. Senza lasciare nulla al caso, nemmeno il framework relativo all'abbigliamento sponsorizzato. La descrizione puntigliosa, però, non sembra aver convinto Adidas, la quale si fregia di una lunga storia di battaglie legali condotte per difendere il proprio marchio. Già nel 2008, infatti, la compagnia è giunta sino alla Corte di Giustizia europea per sostenere le proprie ragioni contro altri colossi dell'abbigliamento come Ralph Lauren, Abercrombie & Fitch e Kmart sempre riguardo al logo a tre strisce.
L'azione di Adidas
L'opposizione, in sostanza, si fonda su due forti capisaldi: confusione del marchio e indebolimento dello stesso. La prima tesi sostenuta dagli avvocati che difendono gli interessi della multinazionale afferma che la somiglianza tra i due loghi, che consistono in tre linee spezzate, e "il fatto che i rispettivi beni e servizi si sovrappongono o sono comunque strettamente connessi", significa che il logo ELEAGUE potrebbe creare l'impressione che tali eventi siano sponsorizzati o approvati dalla stessa Adidas.
Invece, Adidas punta a sottolineare che la compagnia non ha alcun tipo di connessione con il mondo eSports, nonostante sia comunque lo sponsor della squadra North, attiva su Counter Strike:GO. Senza dimenticare, poi, le altre incursioni della stessa Adidas in seno agli sport elettronici. A partire dal 2006, infatti, l'azienda ha sponsorizzato SK Gaming, CNB e-Sports Club, Copenaghen Wolves, Mousesports e ENC 2008. Ciò, però, rientrerebbe all'interno della zona naturale di espansione dell'attività commerciale di Adidas che concerne, appunto, la fornitura di beni e servizi. Con il secondo punto (ovvero la tesi dell'indebolimento del marchio) Adidas sostiene che la grande somiglianza tra i due marchi andrà a indebolire in modo sensibile la forza del logo "Adidas" come segno distintivo delle merci autentiche della stessa multinazionale, andando a detrimento delle vendite e, in definitiva, conducendo a una volgarizzazione del marchio Adidas (ovvero facendogli perdere i propri tratti distintivi) nel mercato internazionale.
Vecchie e nuove battaglie
Adidas, comunque, sotto il profilo dell'attivismo legale si trova in buona compagnia. Non è la prima controversia che coinvolge il framework eSports. All'inizio di quest'anno anche la (già problematica) Overwatch League si è quasi trovata in una controversia simile con un altro gigante del mondo sportivo: la Major League Baseball, rappresentata dallo studio legale Morrison & Lee. Secondo quanto sostenuto, nei due loghi il giocatore di baseball e Tracer si presenterebbero sostanzialmente nello stesso modo: ossia rivolti nella stessa direzione, nel pieno dell'azione e con colore uguale, messo in risalto da altri due colori (che ne costituiscono il campo) dissonanti. Inoltre il logo della Overwatch League e della MLB avrebbero la medesima forma rettangolare e una scritta simile (nonostante l'utilizzo di font differenti).
Lo sappiamo, sembrano stupidaggini e similitudini tirate per i capelli ma, la maggior parte delle volte, queste facezie smuovono cause da milioni di dollari decretando la stessa sopravvivenza di un marchio. La MLB, alla fine, ha rifiutato di presentare un'opposizione e ha chiesto più tempo per riconsiderare la potenziale somiglianza tra i due loghi prima di infilarsi in una controversia sterile e dispendiosa. Ciò, però, non significa che non verrà intrapresa nessuna azione per copyright infringement da parte della federazione in futuro, se gli interessi della stessa verranno minacciati in qualunque modo. L'azione legale, ad ogni modo, potrà essere anche intentata più per cercare un accordo che soddisfi entrambe le parti che la vittoria di una sull'altra.
Il mondo eSports, in questo momento, sta vivendo un periodo di travolgente espansione, ed è normale che la sua crescente "stazza" vada a urtare molteplici interessi confliggenti di pari (o superiore) portata. I conflitti sono costantemente dietro l'angolo e, con l'aumento della visibilità, la situazione non potrà che peggiorare, con controversie legate al copyright, ad esempio, oppure ai diritti derivanti dagli sponsor, dallo streaming degli eventi e dalla loro organizzazione. Non solo: nel suo essere un ambiente molto giovane e sostanzialmente privo di regole codificate, non tarderanno ad emergere criticità ancor più importanti, come abbiamo visto analizzando il fenomeno delle scommesse e del gioco d'azzardo.
eSports: copyright e nuove battaglie legali
L'improvvisa espansione del mondo eSports lo porta a scontrarsi con interessi spesso in conflitto evidenziando vecchie e nuove criticità....
Problemi legali in vista per la ELEAGUE: il colosso Adidas si è scagliato contro il marchio della Lega (la cui richiesta di deposito al Trademark Office è regolarmente presentata) che, pare, esser troppo simile a quello della multinazionale di abbigliamento sportivo. Dopo oltre diciotto mesi di eventi organizzati e trasmessi a livello internazionale (nei primi mesi del 2017 il canale Twitch della Lega ha segnato la cifra record di spettatori: quasi quattro milioni), la ELEAGUE si è affermata come una delle emittenti più importanti in ambito eSports. Il maxi evento Counter-Strike: Global Offensive previsto per il prossimo gennaio, sarà il più importante evento mai organizzato dalla Lega. E la visibilità, si sa, porta sempre qualche grana.
La ELEAGUE e la controversia sul marchio
Il marchio ELEAGUE, di proprietà della Turner Sports (sussidiaria della Time Warner e detentrice dei diritti di trasmissione di quasi tutte le leghe sportive professionistiche statunitensi), ha attirato l'attenzione dell'ufficio legale di Adidas per un motivo ben preciso. L'opposizione della multinazionale si riferisce al logo "E" di ELEAGUE, rappresentata visivamente con tre linee stilizzate. Adidas, in questo senso, sostiene che il logo è troppo simile al suo logo classico a tre linee che ha reso la compagnia universalmente nota e riconoscibile per quasi cinquant'anni.
Turner Sports ha depositato per la prima volta la richiesta nel giugno del 2016, ma Adidas ha aspettato sino allo scorso 10 ottobre per presentare l'opposizione. Nella richiesta al Trademark Office, la descrizione del logo presentato da Turner Sports recita così: "Marketing services, namely, promoting the goods and services of others by allowing sponsors to affiliate their goods and services with participants or exhibitions in the field of electronic sports; online retail store services featuring clothing; retail store services featuring virtual goods, namely, clothing for use in online virtual worlds; association services, namely, promoting the interests of participants in the field of electronic sport".Da quanto si può estrapolare, la richiesta punta a ricomprendere all'interno di un "recinto giuridico" tutto ciò che concerne l'ambito di attività della compagnia. Senza lasciare nulla al caso, nemmeno il framework relativo all'abbigliamento sponsorizzato. La descrizione puntigliosa, però, non sembra aver convinto Adidas, la quale si fregia di una lunga storia di battaglie legali condotte per difendere il proprio marchio. Già nel 2008, infatti, la compagnia è giunta sino alla Corte di Giustizia europea per sostenere le proprie ragioni contro altri colossi dell'abbigliamento come Ralph Lauren, Abercrombie & Fitch e Kmart sempre riguardo al logo a tre strisce.
L'azione di Adidas
L'opposizione, in sostanza, si fonda su due forti capisaldi: confusione del marchio e indebolimento dello stesso. La prima tesi sostenuta dagli avvocati che difendono gli interessi della multinazionale afferma che la somiglianza tra i due loghi, che consistono in tre linee spezzate, e "il fatto che i rispettivi beni e servizi si sovrappongono o sono comunque strettamente connessi", significa che il logo ELEAGUE potrebbe creare l'impressione che tali eventi siano sponsorizzati o approvati dalla stessa Adidas.
Invece, Adidas punta a sottolineare che la compagnia non ha alcun tipo di connessione con il mondo eSports, nonostante sia comunque lo sponsor della squadra North, attiva su Counter Strike:GO. Senza dimenticare, poi, le altre incursioni della stessa Adidas in seno agli sport elettronici. A partire dal 2006, infatti, l'azienda ha sponsorizzato SK Gaming, CNB e-Sports Club, Copenaghen Wolves, Mousesports e ENC 2008. Ciò, però, rientrerebbe all'interno della zona naturale di espansione dell'attività commerciale di Adidas che concerne, appunto, la fornitura di beni e servizi.
Con il secondo punto (ovvero la tesi dell'indebolimento del marchio) Adidas sostiene che la grande somiglianza tra i due marchi andrà a indebolire in modo sensibile la forza del logo "Adidas" come segno distintivo delle merci autentiche della stessa multinazionale, andando a detrimento delle vendite e, in definitiva, conducendo a una volgarizzazione del marchio Adidas (ovvero facendogli perdere i propri tratti distintivi) nel mercato internazionale.
Vecchie e nuove battaglie
Adidas, comunque, sotto il profilo dell'attivismo legale si trova in buona compagnia. Non è la prima controversia che coinvolge il framework eSports. All'inizio di quest'anno anche la (già problematica) Overwatch League si è quasi trovata in una controversia simile con un altro gigante del mondo sportivo: la Major League Baseball, rappresentata dallo studio legale Morrison & Lee. Secondo quanto sostenuto, nei due loghi il giocatore di baseball e Tracer si presenterebbero sostanzialmente nello stesso modo: ossia rivolti nella stessa direzione, nel pieno dell'azione e con colore uguale, messo in risalto da altri due colori (che ne costituiscono il campo) dissonanti. Inoltre il logo della Overwatch League e della MLB avrebbero la medesima forma rettangolare e una scritta simile (nonostante l'utilizzo di font differenti).
Lo sappiamo, sembrano stupidaggini e similitudini tirate per i capelli ma, la maggior parte delle volte, queste facezie smuovono cause da milioni di dollari decretando la stessa sopravvivenza di un marchio. La MLB, alla fine, ha rifiutato di presentare un'opposizione e ha chiesto più tempo per riconsiderare la potenziale somiglianza tra i due loghi prima di infilarsi in una controversia sterile e dispendiosa. Ciò, però, non significa che non verrà intrapresa nessuna azione per copyright infringement da parte della federazione in futuro, se gli interessi della stessa verranno minacciati in qualunque modo. L'azione legale, ad ogni modo, potrà essere anche intentata più per cercare un accordo che soddisfi entrambe le parti che la vittoria di una sull'altra.
Il mondo eSports, in questo momento, sta vivendo un periodo di travolgente espansione, ed è normale che la sua crescente "stazza" vada a urtare molteplici interessi confliggenti di pari (o superiore) portata. I conflitti sono costantemente dietro l'angolo e, con l'aumento della visibilità, la situazione non potrà che peggiorare, con controversie legate al copyright, ad esempio, oppure ai diritti derivanti dagli sponsor, dallo streaming degli eventi e dalla loro organizzazione. Non solo: nel suo essere un ambiente molto giovane e sostanzialmente privo di regole codificate, non tarderanno ad emergere criticità ancor più importanti, come abbiamo visto analizzando il fenomeno delle scommesse e del gioco d'azzardo.
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