Everyeye Awards 2017: i migliori giochi dell'anno secondo Daniele D'Orefice

La redazione di Everyeye.it elegge i migliori giochi del 2017: da Prey a Resident Evil VII, la Top 5 di Daniele D'Orefice.

Everyeye Awards 2017: i migliori giochi dell'anno secondo Daniele D'Orefice
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Il 2017 ormai agli sgoccioli verrà ricordato come un anno memorabile per i videogiochi. E a ben vedere, aggiungerei. Peccato che proprio in un'annata così ricca di gustosità io abbia capito, ora più che mai, di non essere in grado di seguire i ritmi del mercato: uscite di peso una dietro l'altra, nuove console, riedizioni di classici, e poi tutto quel backlog che incombe costantemente e che tu vuoi smaltire perché è un "dovere morale". Ah, e quel backlog lì non è che rimane fermo in attesa di esser sfoltito, tutt'altro: si ingrossa costantemente come un organismo vorace, ti punzecchia ricordandoti che tu negli anni ‘80 neanche eri nato e che non puoi lasciarti indietro alcuni capolavori immortali. Ripensando al 2017, quindi, quella che provo è una sensazione affine all'"odi et amo". Un costante tormento che alterna qualche sorrisuccio amaro, col pensiero sempre alla mole minacciosa di arretrati che sappiamo tutti essere interminabile.
Vista la situazione, ho avuto un po' di difficoltà a stilare una lista dei giochi che più mi hanno colpito quest'anno. Ma alla fine sono riuscito a comporre una cinquina niente male, e che anzi mi fa piacere venga messa in risalto senza rischiare di essere eclissata da altre produzioni decisamente più celebri.

Prey

Arkane Studios è sinonimo d'amore. Amore per il level design, per la mole di possibilità offerte al giocatore, per trovate di gameplay geniali. E Prey incarna benissimo gli stilemi dei creatori di Dishonored, non senza esser foriero di importantissime novità. Prima tra tutte una stazione spaziale, Talos I, completamente connessa ed esplorabile in libertà, in cui la scaltrezza della struttura dei livelli si incontra con la necessità di rendere il backtracking sempre interessante e significativo. Qui sta il genio di Arkane, nel fornire nuovi strumenti ai giocatori per permettergli di sfruttare in modo sempre nuovo gli ambienti di gioco.

E poi vogliamo parlare del Gloo Cannon? Probabilmente una delle armi più intriganti mai apparsa un un videogame. Insomma, è un dispiacere che a Prey non siano stati tributati i giusti meriti, dopotutto con la sua nuova creazione Arkane si è davvero spinta in avanti, riuscendo in maniera egregia a tirar su un imersive sim degno di un BioShock o di un System Shock.

Torment: Tides of Numenera

Planescape: Torment è uno di quei giochi che non si scordano tanto facilmente. Il suo erede spirituale, Torment: Tides of Numenera, non è memorabile allo stesso modo, ma è un tributo spassionato (per giunta creato da gran parte degli sviluppatori che lavorarono a Black Isle) che risveglia memorie dolcissime.

Non è un gioco per tutti: scomoda argomenti complessi, si dilunga molto in dialoghi e riflessioni mettendo da parte l'azione, ma fa tutto questo in favore della profondità, di possibilità che corrono lungo alberi decisionali dalle fronde intricatissime. Come se non bastasse, l'immaginario di Torment: Tides of Numenera è tutto fuorché aderente agli stereotipi fantasy o fantascientifici: spesso ci si trova di fronte ad un'ispirazione ibrida ma affascinante, impregnata di quella sana dose di follia di fronte alla quale non è ben chiaro se sarebbe meglio ridere o lasciarsi pervadere da disagevoli moti d'inquietudine.

The Sexy Brutale

Il piccolo gioiellino di Tequila Works e Cavalier Game Studios è un capolavoro di stile che andrebbe assolutamente provato. Nel The Sexy Brutale, che è un lussuosissimo quanto misterioso casinò, una serie di crudeli omicidi continua a ripetersi a causa di uno strano loop temporale.

Nei panni di Lafcadio Boone siamo chiamati a rompere questo incantesimo salvando tutte le vittime del nefasto ballo di morte: le nostre azioni, tuttavia, devono essere studiate per far sì che l'inesorabile ticchettio delle pendole non prevalga sulle nostre buone intenzioni. L'affascinante organizzazione dei puzzle si fonde con un gusto estetico e sonoro eccezionale, che interessa tanto l'opulenza delle stanze del casinò, ricchissime di dettagli e sgargianti nei cromatismi, quanto la sinfonia di rumori raggelanti che donano una scintilla di vita all'intero luogo, ricordando dell'avvenimento di un macabro episodio fatale. Basta solo qualche minuto di permanenza per innamorarsi del sanguinoso incanto del The Sexy Brutale.

Resident Evil 7

Uno scossone era proprio quello che ci voleva per una saga che sembrava aver perso la bussola, e Resident Evil 7 è il capitolo di cui la serie di Capcom aveva bisogno.

La settima iterazione del marchio Biohazard, tuttavia, non ha avuto solo il merito di evocare nuovamente le sensazioni di terrore ed impotenza in cui sguazzavano i capitoli più venerandi: ha dimostrato anche di poter funzionare benissimo con una telecamera in prima persona, soprattutto nel panorama dei visori a realtà virtuale, dove il gioco fa faville. Resident Evil 7, tra l'altro, è anche il capitolo narrativamente più impegnato e avvincente - sebbene non impeccabile -, ricco di personaggi erosi da un male fungiforme che gli fa perdere il senno, ma che, ogni tanto, riacquistano lucidità ed esternano tutti i loro drammi. Nel costante rimpallo tra sensazioni vecchie e nuove, il nuovo pargolo di Capcom è in definitiva il nuovo punto di partenza per un futuro molto promettente.

Dawn of War III

Dawn of War III è stato sottoposto a critiche asprissime a causa di alcune semplificazioni nella struttura di gioco e un ammiccamento, per alcuni troppo evidente, nei confronti del genere MOBA.

In verità, e lo dico da appassionato di Warhammer 40.000 e di Dawn of War, l'RTS di Relic ha fatto molti passi avanti rispetto al traballante secondo capitolo, specialmente nella varietà degli obiettivi di missione e nella reintroduzione del base building. Stesso discorso per la cura riposta nella rappresentazione delle unità - che sono favolose da osservare nella galleria - e nelle grandi possibilità di personalizzare le proprie armate. Ecco, magari il capostipite rimane ancora al suo posto a guardar tutti dall'alto in basso, ma ciò non vuol dire che Dawn of War III sia stato un fallimento, tutt'altro. Personalmente non mi divertivo così tanto con uno strategico in tempo reale da un po' di tempo, questo vorrà pur dire qualcosa.