Final Fantasy 16 in italiano: conosciamo i doppiatori Katia e Alessandro

In preparazione alla prossima fantasia finale abbiamo parlato con Katia Sorrentino e Alessandro Capra, due dei doppiatori italiani di Final Fantasy 16.

Final Fantasy 16 in italiano: conosciamo i doppiatori Katia e Alessandro
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  • Final Fantasy XVI (avete letto la nostra ultima anteprima di Final Fantasy 16?) si renderà protagonista di una svolta epocale per il pubblico italiano: per la prima volta nella storia del franchise, il nuovo capitolo della saga Square-Enix sarà doppiato nella nostra lingua (a tal proposito è stato già diramato il cast italiano dei doppiatori di Final Fantasy XVI). Per l'occasione, Gabriele Laurino e Antonello "Kirito" Bello hanno scambiato quattro chiacchiere con alcune delle voci che, tra qualche mese, ascolteremo nei panni dei promettenti personaggi del gioco. Parliamo, in particolare, di Katia Sorrentino, doppiatrice di Benedikta Harman, e di Alessandro Capra, che interpreterà il cupo protagonista Clive Rosfield.

    Katia e Alessandro, peraltro, non sono affatto alla prima esperienza nel mondo del doppiaggio videoludico. Sorrentino, ad esempio, ha prestato la voce a innumerevoli eroine in titoli come Overwatch e Gears of War, ma negli ultimi anni si è distinta soprattutto per Rikki in Days Gone e Mary Jane Watson in Marvel Spider-Man. Per quanto riguarda Capra, i più attenti l'avranno sicuramente riconosciuto nei panni di icone indimenticabili come Edward Kenway in Assassin's Creed IV: Black Flag e Connor in Detroit: Become Human. Buona lettura!

    Final Fantasy XVI, tra ansie e responsabilità

    Gabriele Laurino: Cosa sono i videogiochi per voi? Siete videogiocatori, o il vostro rapporto con il medium si ferma al doppiaggio? E conoscevate già Final Fantasy prima di far parte del cast?

    Katia Sorrentino: Oltre ad essere una doppiatrice sono anche una videogiocatrice! Lo sono stata a livelli, oserei dire, patologici fino a qualche anno fa! Sono ancora appassionata, anche se ora ho meno tempo, tuttavia gioco con piacere perché è uno dei pochi hobby che mi restano e che coltivo con grande entusiasmo, soprattutto in compagnia.

    Conoscevo assolutamente Final Fantasy, il primo capitolo che ho provato è stato l'odiato e amato Final Fantasy VIII! Vi lascio solo immaginare dunque cosa significhi per me aver presto parte - nel mio piccolo - a questo progetto.

    Alessandro Capra: Io invece non sono un videogiocatore, o almeno non mi definirei un esperto. Da bambino giocavo con MSX, ma già dall'avvento dei primi Nintendo mi ci sono allontanato perché i miei genitori non vollero comprarmi console! Ho ricominciato a giocare più o meno intorno al 2006, mi regalarono una Xbox e provai il primo Assassin's Creed... anche se, proprio perché frequento poco il medium, ci ho messo secoli a terminarlo!

    Oggi purtroppo non ho davvero tempo, tra il lavoro e la mia bambina, e mi limito a guardarli ogni tanto tramite video gameplay sul web. Anch'io conoscevo Final Fantasy, soprattutto grazie al mondo dei cosplay, che frequento passivamente anche per via dei personaggi che ho doppiato. Purtroppo non ho mai giocato nemmeno un episodio della saga!

    Gabriele Laurino: Katia, a questo punto raccontaci quali sono i tuoi videogiochi preferiti e quali console hai avuto!

    Katia Sorrentino: Anche se ho avuto modo di provare macchine come il Commodore 64 o l'Amiga, la mia primissima console fu il SEGA Mega Drive, credo fosse intorno al 1991, avevo circa 6 anni! È stato l'inizio di un grande abisso dal quale non sono più riemersa! Di videogiochi preferiti ne ho davvero troppi. Faccio prima a dirvi quali generi preferisco: amo moltissimo le avventure punta e clicca, ma anche i GDR, che purtroppo però richiedono troppo tempo, quindi ultimamente opto qualcosa di un po' più lineare e narrativo.

    Ad esempio ho adorato Detroit: Become Human in cui peraltro sia io che Alessandro abbiamo lavorato come doppiatori. Di recente mi ha appassionato moltissimo anche It Takes Two (la nostra recensione di It Takes Two è ad un click da voi!).

    Antonello Bello: Final Fantasy XVI sarà solo l'ultimo capitolo di una saga davvero longeva, ma sarà il primo in assoluto ad essere doppiato in italiano. Sentite un po' il peso di questa responsabilità?

    Katia Sorrentino: Assolutamente sì... peraltro io faccio parte della categoria di colleghi "nerd" appassionati di videogiochi che, alla notizia di questo doppiaggio, voleva scappare in un altro continente! È un'operazione estremamente delicata, e lo dico prima di tutto da fan, e forse anche un po' contro il mio interesse... anche perché spesso la metodica con cui affrontiamo il doppiaggio videoludico è diversa da quella del doppiaggio tradizionale. Mancano riferimenti con il passato, sarà tutto nuovo per noi, e in questi casi subentra l'ansia che vada tutto bene!

    Tra l'altro mi ha stupito tantissimo sapere che Final Fantasy XVI sarà localizzato nella nostra lingua. Tra l'altro ho ascoltato il trailer italiano di Final Fantasy 16 pubblicato di recente e credo che Alessandro abbia già fatto un ottimo lavoro. Spero di essere anch'io all'altezza... però sono davvero terrorizzata!

    Katia Sorrentino

    Alessandro Capra

    Alessandro Capra: Premetto che io mi sento sempre responsabile di tutto ciò che faccio. Sui videogiochi in generale, però, ammetto di sentire un po' meno pressione, perché rispetto ad altri media ci sono alcune discriminanti che sfuggono alla normale valutazione della qualità di un doppiaggio. Mi è capitato di sentire videogiochi doppiati, secondo me, in maniera mediocre, ma comunque apprezzati dal pubblico, o al contrario ascoltare prodotti interpretati al meglio delle possibilità, ma comunque martoriati dai fan in base ai gusti personali. Forse perché il videogioco, rispetto ad un prodotto di altro tipo, deve fare di più i conti con nicchie di consumatori estremamente affezionati.

    Antonello Bello: Parliamo quindi dei volti a cui avete prestato la voce. Alessandro, Clive Rosfield, il protagonista di Final Fantasy XVI, è un personaggio consumato da un ardente desiderio di vendetta. A questo proposito, quale approccio adotti al momento di interpretare eroi e antieroi caratterizzati da un simile temperamento?

    Alessandro Capra: Mi piace definire personaggi come Clive "dannati". E mi ci rispecchio, perché nel mio piccolo qualche "dannazione" nella vita l'ho dovuta superare!

    Quando incontro antieroi del genere sviluppo una sorta di rivalsa interiore e istintiva, perché tendo a non sopportare le ingiustizie.

    Antonello Bello: Basandoci unicamente sui trailer e sulle informazioni divulgate fino a questo momento da Square Enix, Benedikta Harman - la Dominante doppiata da Katia - ci è sembrata sin dall'inizio il personaggio più forte e intrigante dell'intero cast femminile. Katia, qual è il tuo approccio quando sei chiamata a interpretare questo tipo di figure?

    Katia Sorrentino: La mia prima reazione ad oggi è stata: ma perché proprio io?! Scherzi a parte, mi fa estremamente piacere essere associata a personaggi di spessore e dalla tempra forte, anche se spesso nella vita mi sento tutt'altro nonostante abbia avuto determinazione quando mi è servito. Mi pare di capire che il mio personaggio sia legato molto agli intrighi... anche qui mi sono chiesta se sarò alla sua altezza!

    Forse chi mi dirige vede in me una voce maliziosa. Tra l'altro non mi sono mai spiegata perché vengo assegnata quasi sempre a donne dalle forme molto prosperose. Ricordo che anni fa qualcuno, in risposta a questo mio dubbio, mi disse: hai le tette nella voce! Mi sto ancora interrogando su questo... per quanto riguarda l'approccio, semplicemente provo a crederci! Mi appello al seguire l'originale, ovviamente, e mi lascio trasportare.

    Antonello Bello: Come sono arrivati Clive e Benedikta nei vostri rispettivi percorsi professionali?

    Alessandro Capra: Sicuramente sono stato selezionato dal direttore del doppiaggio che si occuperà di questa localizzazione. Credo che la scelta sia avvenuta per indole e caratteristiche vocali, ma anche per il percorso che ho fatto in questo settore: di videogiochi, ormai, ne ho doppiati un bel po'. Colgo l'occasione per aprire una parentesi molto importante legata alla distribuzione delle voci nei videogiochi, perché capita di frequente che si venga lanciati allo sbaraglio in un ruolo di cui non si conosce il futuro, tra sequel, prequel spin-off eccetera. C'è un fattore di casualità in questo settore piuttosto peculiare che nel cinema o nella televisione non esiste. Banalmente è successo a me con Assassin's Creed: quando ho doppiato il protagonista di Black Flag ero un "signor nessuno", ma è arrivata comunque una grande occasione.

    Katia Sorrentino: A dir la verità non me lo ricordo di preciso com'è arrivata Benedikta. Mi spiego meglio: nel doppiaggio dei videogiochi non sempre si fa "live casting", ma molto spesso si viene convocati attraverso suggerimenti o prove di ascolti basati su file vocali che vengono sottoposti al direttore. In ogni caso c'è sempre un'intercessione che ci porta ad interpretare un ruolo, non siamo mai noi a scegliere i nostri personaggi!

    Il doppiaggio nei videogiochi, tra limiti e sfide

    Gabriele Laurino: Vi è mai capitato di essere assegnati a un personaggio che non vi è piaciuto o per il quale non vi siete sentiti vocalmente adatti?

    Katia Sorrentino: Tantissime volte... soprattutto in passato, anche perché purtroppo devo scendere a patti con il fatto che sto crescendo anagraficamente. Ho appena compiuto 36 anni, ma fino all'altro ieri ne avevo 23!

    Ovviamente mi sento più a mio agio se vengo distribuita su attrici mie coetanee, ma in passato - quando ero più giovane - spesso mi sono stati assegnati ruoli su donne più mature... e questa cosa mi faceva soffrire, perché nella mia ricerca di trovare un'aderenza timbrica adeguata mi risultava più difficile recitare in quei panni.

    Alessandro Capra: Sì, molte volte ho pensato di non sentirmi adatto a livello di timbro e che ci sarebbero stati doppiatori che avrebbero svolto quel ruolo nella metà del tempo. Spesso mi è capitato di trovarmi su personaggi "grossi", rudi. Ci ho messo tutto l'impegno possibile, ma credo che qualcun altro l'avrebbe fatto meglio. Certo, anche Clive è piuttosto nerboruto, ma almeno ha un viso più delicato e giovanile.

    Gabriele Laurino: Come vi approcciate invece al doppiaggio videoludico? Il fatto di lavorare senza materiale visivo a disposizione per voi è un limite o una sfida?

    Katia Sorrentino: Per me è un grosso limite, o almeno lo è stato all'inizio. Non ero abituata a doppiare senza riferimenti video, pur sapendo che non è colpa di nessuno, ma purtroppo mancava del materiale che era ancora in piena lavorazione. Al tempo stesso però ho sempre cercato di trarre qualcosa di positivo da questo tipo di esperienza, e quindi in queste situazioni ho colto l'opportunità di lavorare molto sulla voce originale che dovevo seguire.

    D'altronde fino a quel momento mi capitava di recitare a modo mio senza prestare troppa attenzione all'audio originale. Non sempre però questo è un bene, perché può anche succedere che il lavoro svolto nella lingua madre non sia eccezionale.

    Alessandro Capra: Io invece sono del parere contrario, perché vengo dal mondo della musica (sia in studio sia live) quindi lavoro con le onde sonore da circa 26 anni. Ormai ho una grande familiarità con questo tipo di "strumento", al punto che mi capita di carpire l'emissione di certe consonanti semplicemente guardando la forma delle suddette onde. L'unica difficoltà quando sono arrivati i videogiochi da doppiare è stata semplicemente il dover seguire quei suoni con la mia voce piuttosto che manipolarli. Ed è proprio per questo che, al contrario di Katia, per me seguire il suono originale è una sorta di "dogma", un riferimento forse a volte anche maniacale.

    Gabriele Laurino: Tra i vostri ruoli più iconici nei videogiochi ci sono sicuramente Mary Jane in Marvel's Spider-Man per Katia, mentre per Alessandro cito Edward Kenway in Assassin's Creed IV Black Flag o Connor in Detroit: Become Human. Cosa vi hanno lasciato questi personaggi?

    Katia Sorrentino: Non mi stancherò mai di ripetere che Marvel's Spider-Man è uno dei giochi di cui conservo i ricordi più belli a livello di lavorazione, per svariati motivi. Il primo è che ho potuto collaborare con uno staff di persone altrettanto nerd, che sono miei cari amici prima ancora che colleghi (è il caso di Jacopo Calatroni, la voce di Peter Parker) e questo non è così scontato! Inoltre Spider-Man è stato uno dei pochi giochi in cui avevamo un bel po' di materiale visivo, ed è stato importantissimo. È stato doppiaggio vero! Devo ammettere che non sono una grande fan dell'universo di Spider-Man, ma questa versione di Mary Jane mi è piaciuta molto.

    Alessandro Capra: So che Black Flag è uno dei capitoli più amati dai fan di Assassin's Creed, e che proprio Edward è uno dei protagonisti più apprezzati dalla community. Ne sono felice, ma... non credo che sia per il doppiaggio! Non sono soddisfatto di come l'ho interpretato, lo rifarei tutto... Ecco, in quel caso credo di aver seguito troppo la voce originale, avrei dovuto lasciarmi andare di più.

    C'è anche un dettaglio: in quegli anni, sulla piazza milanese, che ha una grande tradizione legata al doppiaggio di anime e cartoni animati, oltre che di prodotti "teen", c'era la tendenza ad alleggerire molto la propria voce, tant'è che oggi riascoltandomi su vecchi titoli non mi riconosco.

    Connor, per contro, è un personaggio che sapevo di poter interpretare molto meglio, ma in questo caso è stato scelto uno stile completamente asettico, senza emozioni in ogni battuta, per aderire meglio alla sua natura di androide. Devo però confessarvi che sentivo molto quel personaggio e avrei voluto metterci più sentimento.

    Antonello Bello: Adesso vogliamo mettervi un po' in difficoltà con una domanda un po' provocatoria. Quali pensate siano i punti deboli, o che vorreste cambiare, del doppiaggio odierno?

    Alessandro Capra: A mio parere sta emergendo un po' troppo la voglia dei doppiatori di essere delle "star", io invece credo che il bello di questo mestiere fosse proprio rimanere nell'ombra. Non dico che non debbano esserci star a questo mondo, né che alcuni colleghi non abbiano meritato il successo, ma noto che a volte si tende a metterlo davanti alla qualità del proprio lavoro. Ovviamente è solo un mio parere.

    Katia Sorrentino: Comprendo le parole di Alessandro, e credo che tutto ciò sia il frutto (purtroppo o per fortuna) dei tempi che stiamo vivendo. Rispetto ai nostri inizi sono cambiati moltissimo i mezzi di comunicazione, le generazioni più giovani probabilmente non conoscono strumenti differenti dai social per interagire tra di loro.

    Mi sono interrogata a lungo su questo fronte e ad oggi non so quale sia la verità, ma sono arrivata alla conclusione provocatoria che tutto il mondo del lavoro si sta spostando in questa direzione: ogni attività necessità di una "vetrina personale" in cui è necessario mostrare di cosa si è capaci.

    Anzi, molto spesso sono proprio i clienti a chiedere determinate cose, ad esempio in passato mi è stato domandato quanti follower avessi... e siccome è successo che, nonostante un'esperienza maggiore, alcuni di noi venissero scartati di fronte a figure più popolari, mi sono chiesta: e se fossimo noi a diventare i talent? Se fossimo costretti anche noi a metterci in una vetrina? È un equilibrio davvero delicato, perché si corre il rischio che il merito venga messo in secondo piano.

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