Final Fantasy 7 Remake: le differenze narrative con il gioco originale

Il remake di Final Fantasy 7 non ammoderna solo il comparto tecnico e il gameplay dell'opera, ma apporta delle modifiche alla trama. Esaminiamole.

Final Fantasy 7 Remake: le differenze narrative con il gioco originale
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  • Bramato per diverse decadi, specialmente dopo il reveal della Technical Demo per PlayStation 3 mostrata all'E3 2005, il remake della settima Fantasia Finale ci è apparso a lungo una chimera irrealizzabile. Un'agrodolce illusione destinata a continuare ad alimentare i desideri proibiti e sfrenati di intere generazioni di fan e non assumere mai una forma concreta. È fondamentalmente questa la ragione per cui, persino dopo aver portato a termine la campagna e aver esplorato una sconfinata Midgar nella sua totalità, chi vi scrive è ancora convinto di aver vissuto ad occhi aperti un sogno incredibilmente vivido e meraviglioso. La realtà, però, è che il primo episodio di Final Fantasy VII Remake è davvero piombato all'improvviso nelle nostre case, sconvolgendole con la potenza distruttiva di un meteorite inarrestabile.

    Eppure, anche dinanzi a tale magnificenza, un pensiero continua a non farci dormire la notte: Final Fantasty VII Remake non è esattamente quello che ci era stato promesso, nel bene o nel male. Come sottolineato nella nostra recensione di Final Fantasy VII Remake, il team di sviluppo capeggiato dal visionario Tetsuya Nomura si è concesso innumerevoli licenze che vanno al di là di ogni fervida immaginazione e addirittura rischiano di abbattere le sacrosante fondamenta del comparto narrativo originale, portandoci inevitabilmente a ritenere che "Reboot" o "Rebuild" sarebbero stati dei nomi più consoni alla reale natura del rifacimento.

    Esamineremo molto presto le conseguenze di tale operazione, con un dettagliato speciale dedicato all'analisi del finale, ma nel frattempo vi raccontiamo le principali differenze narrative - tra il remake e l'originale - che durante l'avventura hanno finito per alterare e arricchire profondamente non solo la caratterizzazione dei personaggi secondari o il già solido legame instauratosi tra gli attori principali, ma persino la struttura e le tappe del viaggio compiuto da Cloud. Non per nulla, le prime cinque o sei ore dell'originale Final Fantasy Fantasy VII, unanimamente considerate alla stregua di un vero e proprio prologo di un'avventura molto più grande e a dir poco galvanizzante, sono state trasmutate in un prodotto capace di tenere incollati dinanzi allo schermo per quaranta ore almeno. Scopriamo come sia stato possibile.

    La reboante voce dei dimenticati

    Final Fantasy VII è ancora oggi annoverato tra gli imperdibili e indimenticabili capolavori di questo medium, eppure il titolo, esattamente come i propri contemporanei, prestava il fianco a una grossolana lacuna cui nessuno, ai giorni nostri, riuscirebbe a soprassedere: la caratterizzazione dei personaggi secondari era pressoché assente, ragion per cui questi tendevano a cadere alquanto presto in un dimenticatoio senza ritorno.

    Avendo dediso di focalizzare il primo episodio del remake sulla sterminata area di Midgar e sulla lotta contro la diabolica Shinra Electric Power Company, Nomura (Director), Kitase (Producer) e Nojima (Sceneggiatura) hanno innanzitutto lavorato alla caratterizzazione di quelle comparse che a suo tempo vennero persino usate come carne da macello, affinché stavolta avessero invece voce in capitolo e potessero dar libero sfogo al proprio potenziale inespresso.

    Tutti i componenti della fazione di AVALANCHE guidata da Barret hanno beneficiato della suddetta operazione, ma è l'affascinante Jessie il personaggio che, più di ogni altro, ha saputo distinguersi e lasciarsi alle spalle lo storico ruolo di macchietta.

    I fan ricorderanno certamente di come Wedge, Biggs e la stessa Jessie, dopo aver partecipato a due raid ai danni dei reattori della Shinra (in realtà uno soltanto, se consideriamo che durante il secondo li si vedeva a malapena e soltanto nelle fasi iniziali della missione), siano stati barbaramente rimossi dall'equazione. Sin dalle prime battute del remake, invece, i tre eco-terroristi sfoggiano personalità autonome e complesse: sia quando intervengono nelle conversazioni principali, sia quando confabulano tra loro in sottofondo, evidenziando il bizzarro comportamento di Cloud o le superbe capacità belliche del guerriero, per non parlare del suo attraente aspetto fisico, gli adepti di AVALANCHE non mancano di palesare le ragioni che li spingono a combattere la Shinra e gli altrettanto legittimi dubbi circa i metodi utilizzati dalla piccola cellula terroristica. Se le gravissime conseguenze dei due attentati, nell'originale, erano affrontate con frasi isolate e fini a sé stesse, nel rifacimento assistiamo invece al sincero sgomento provato dal trio dinanzi alla catastrofe provocata nei settori 1 e 8 di Midgar.

    Avendo preparato e potenziato più del dovuto gli ordigni esplosivi utilizzati nei raid, il senso di colpa di Jessie è il più evidente: il tono zoppicante della voce, lo sguardo spesso perso nel vuoto e l'espressione sofferente, in questo caso sublimati dal fenomenale comparto tecnico del prodotto, contribuiscono a dipingere l'immagine di una combattente caparbia e determinata a raggiungere il proprio obiettivo, ma allo stesso incerta e afflitta da un intenso conflitto interiore scaturito dalla dolorosa consapevolezza di aver provocato l'ingiustificabile dipartita di innumerevoli innocenti.

    In entrambe le versioni di Final Fantasy VII, Jessie è quindi propensa ad accettare il proprio destino come una punizione per le proprie azioni, ma è solo nel remake che assistiamo al suo malnascosto dolore e alla ricerca di un motivo che possa spingerla a perseverare lungo il cammino intrapreso.
    La ragazza, di cui scopriamo le comprovate abilità recitative e il soppresso desiderio di far carriera all'interno di una compagnia teatrale, è stata quindi uno dei primi e più efficaci espedienti utilizzati dal team per ampliare il racconto originale con capitoli interamente inediti.

    All'insaputa di Barret, nel quarto capitolo Jessie, Wedge e Biggs trascinano difatti Cloud in un'operazione notturna atta a recuperare il materiale necessario per la missione da intraprendere il giorno successivo: con la scusa di raggiungere la casa dei propri genitori e far gustare al ghiotto Wedge la celebre pizza preparata dalla madre, Jessie convince Cloud a intrufolarsi di nascosto nell'abitazione per rubare il tesserino di suo padre, un ex-dipendente Shinra ridotto in stato vegetativo a causa dell'avvelenamento da Mako.

    Tra spettacolari combattimenti in moto, lunghe passeggiate nei silenziosi quartieri residenziali di Midgar, si scoprono quindi le ragioni che hanno spinto Jessie a rinunciare alle proprie ambizioni per opporsi alla malvagia compagnia elettrica. È un viaggio introspettivo irresistibile e ben scritto, durante il quale emergono innumerevoli dettagli e sfaccettature che un tempo non avremmo neanche immaginato. L'amore di Wedge per i gatti, il ruolo da "fratello maggiore" di Biggs e non per ultima la tendenza di Jessie a flirtare con Cloud, indipendentemente dalla situazione e dai pericoli fronteggiati, contribuiscono insomma a restituire il giusto spessore a tre personaggi che in origine erano soltanto dei gusci vuoti.

    Il gravoso destino sulle esili spalle di una fanciulla

    Saranno le delicate note che accompagnavano il filmato, o magari lo stile steampunk di una città industriale gigantesca (e a forma di pizza, con i suoi otto spicchi), ma la sequenza introduttiva dell'originale Final Fantasy VII è senza dubbio una delle cutscene più suggestive dell'intero pacchetto. La suddetta scena è stata ricreata e ampliata meticolosamente, al fine di mostrare al giocatore quanti più dettagli di Midgar, ma già nelle prime sequenze abbiamo notato un importante dettaglio che la diceva lunga sulle reali finalità del remake.

    Laddove Aerith, nell'originale, interrompeva una preghiera per tornare a vendere i suoi fiori tra le strade della città, già nel primo capitolo di Final Fantasy VII Remake assistiamo invece a una scena inedita e abbastanza criptica: come se sia osservata da un nemico invisibile, la fanciulla si guarda di scatto attorno, per poi fuggire e rifugiarsi tra i passanti di una strada principale di Midgar.

    Conoscendo il background dell'eroina, a primo acchito abbiamo sospettato che la suddetta fosse un iniziale riferimento al ruolo dei Turks, incaricati dalle alte sfere della Shinra di convincere la ragazza a collaborare spontaneamente agli esperimenti cui venne sottoposta la propria madre biologica. Il dubbio, però, è stato dissipato già durante il capitolo successivo, quando un Cloud reduce dal primo attentato incontra la fanciulla e la salva da entità minacciose molto simili ai raccapriccianti Dissennatori harrypotteriani.

    Per ricompensare il misterioso salvatore, Aerith regala all'ex-SOLDIER lo stesso fiore che, nella settima Fantasia Finale gli avrebbe venduto per un solo gil, innescando un tema ricorrente utilizzato per approfondire la caratterizzazione e i legami fra Cloud e le due ragazze del cast principale.

    La suddetta scena, ad ogni modo, rappresenta il vero e proprio inizio di un sottotesto inedito e misterioso, che soprattutto viaggia parallelamente alla storica campagna principale e riesce a innestarle in maniera più che convincente un'impensabile sfida contro un destino apparentemente immutabile e già scolpito nella pietra.

    Come se Aerith, nell'edizione PSX di Final Fantasy VII, non sembrasse già abbastanza consapevole dell'importante compito che l'avrebbe attesa al varco, nel Remake l'ultima discendente dei Cetra (o Antichi, secondo la terminologia utilizzata dalla Shinra) nasconde inspiegabilmente una conoscenza ancora più vasta e dettagliata circa le sorti di Gaia, ragion per cui la ricorrente presenza dei cosiddetti Numen attorno a lei porta il giocatore a sospettare che questa stia in qualche modo cercando di alterare il corso del tempo, salvare il pianeta e scongiurare l'incombente calamità rappresentata da Meteor e dallo stesso Sephiroth.

    Come spiegato durante l'attacco al palazzo della Shinra Corporation, i Numen sono difatti i custodi del tempo e pertanto intervengono soltanto per far sì che il corso degli eventi non venga in alcun modo modificato. In uno dei capitoli iniziali del remake, ad esempio, proprio i Numen fanno sì che Jessie rimanga ferita prima del secondo raid e che Cloud, ritenuto non più necessario da una AVALANCHE decisa a non contare ulteriormente su elementi estranei, venga invece arruolato da Barret per sostituire la fanciulla un secondo prima della partenza.

    Altre volte, invece, i raccapriccianti Numen influenzano il tessuto narrativo in maniera anche più incisiva, prodigandosi affinché personaggi deceduti nell'originale Final Fantasy VII subiscano la stessa sorte anche nel rifacimento e, soprattutto, assicurandosi che il cast principale sopravviva a qualsiasi costo e indipendentemente dalla situazione.

    Durante la storyline di Aertith, ad esempio, quando il fuoco consuma parte della chiesa situata nel settore 5 di Midgar, sono proprio i Numen a salvare l'Antica dalle fiamme e dal crollo delle scalinate, affinché la ragazza e la sua guardia del corpo possano sfuggire a Reno e ai suoi sottoposti e tornare sulla linea temporale originaria.

    Se, in generale, l'intervento dei Numen è sempre molto chiaro, anche prima che il gioco ne spieghi la funzione - a patto che il giocatore conosca a menadito la trama originale e ne colga quindi la benché minima deviazione - è il ruolo di Aerith, nonché la ragione per cui sappia talmente tanto sul futuro, a non averci convinti pienamente.

    Troppo spesso, infatti, la ragazza e i personaggi che le stanno attorno sembrano quasi sul punto di svelare finalmente dei dettagli sul taciuto sottotesto, salvo tirarsi indietro all'ultimo secondo, come in una delicata sequenza fra Aerith e Marlene che, almeno per ora, non ha un senso chiaro: durante il loro dialogo, la figlia adottiva di Barret sembra aver intuito qualcosa di importante sulla donna che ha difronte e si appresta a incalcarla sull'argomento, quando Aerith, come se volesse infrangere la quarta parete dimensionale per non spifferare nulla al giocatore, le indica invece di non dire nulla e di mantenere il segreto.

    È plausibile che tale momento trovi una spiegazione nei prossimi episodi del progetto, ma considerando che potrebbero volerci degli anni, avremmo apprezzato che la sceneggiatura facesse luce sul suddetto mistero entro i titoli di coda del primo episodio, dando quindi un senso compiuto a tante sequenze volutamente criptiche.

    Il prezioso lascito delle opere derivate

    Se il trailer di Final Fantasy VII pubblicato in occasione del Tokyo Game Show 2019 aveva soltanto suggerito che Nomura, Kitase e Nojima avrebbero sfruttato il rifacimento per recuperare alcune delle più riuscite trovate escogitate dalle varie opere derivate dalla settima fantasia finale, l'episodio apripista del Remake ha confermato la volontà del team di innestarvi, fra le altre cose, i progressi in termini di caratterizzazione compiuti in Advent Children, Dirge of Cerberus e Crisis Core da svariati personaggi secondari.

    Menzionato nel paragrafo precedente, Reno compariva originariamente nella chiesa del settore 5, ma su PSX veniva introdotto ufficialmente solo sul pilastro posto a sorreggere la piattaforma del settore 7. Nel Remake, invece, il componente dei Turks divenuto un "fan favorite" negli anni 2000 sfoggia senza alcun ritegno il lato impertinente e un po' arrogante della propria personalità, ingaggiando Cloud in un furioso combattimento assente nell'originale.

    Nello stesso capitolo, inoltre, fa la sua comparsa nei bassifondi persino Rude - che secondo la tradizione sarebbe dovuto apparire soltanto nel quartier generale della Shinra, ad un passo dalla fine - il quale affronta Cloud e Aerith in battaglia e si dimostra sin da subito più austero e ragionevole del collega. Anzi, nel Remake viene addirittura descritto da Aerith come una "brava persona", implicando l'esistenza di trascorsi (poi approfonditi) tra i due personaggi. D'altronde, così come in Advent Children Rude e Reno apparivano pentiti per le indicibili malefatte compiute per ordine della Shinra, una scena del Remake successiva alla caduta della piattaforma (in cui lo stesso Rude gioca ora un ruolo importante) evidenzia con delicatezza il briciolo di umanità insita nei due Turks, accendendo difatti la miccia al lungo percorso evolutivo destinato a sfociare, un giorno, in un sincero desiderio di redenzione.

    Impossibile poi non apprezzare il lavoro svolto su Rufus Shinra, che durante gli originali tumulti di Midgar aveva una parte minuscola tutt'altro che memorabile e incapace di esprimere il carisma dimostrato in Advent Children.

    Nel Remake, invece, Rufus è piombato in scena con fare spavaldo e autoritario, come imposto dal suo ruolo di vicepresidente della Shinra Corporation, che trasuda persino dagli agili movimenti compiuti nel mezzo della battaglia: se nell'originale, a causa del sistema di combattimento a turni, non avevamo potuto apprezzare le doti di guerriero di Rufus, stavolta il figlio del presidente si è rivelato un avversario ostico tanto sulla distanza quanto nel corpo a corpo, nonché un eccellente stratega dalle mille risorse nascoste.

    Ancor più epica e dignitosa è stata poi la sua ritirata: quando le sorti dello scontro apparivano ormai ancora decise, l'erede al trono della Shinra Corporation si è sottratto alla battaglia con improvvisa nonchalance, come se tutto sia stato solamente un test. Come simili premesse, siamo assolutamente certi che Rufus avrà tantissimo da dire nei prossimi episodi di Final Fantasy VII Remake, sperando naturalmente che il personaggio riceva molto più screen-time di quanto ne avesse nell'originale.

    Uno scienziato pazzo e il suo parco giochi

    Tra gli altri personaggi secondari più riusciti del Remake troviamo il maniacale Professor Hojo, che nei capitoli conclusivi ci ha letteralmente stregati con la sua personalità contorta e diabolica. Se ricordate, nella prima parte di Final Fantasy VII il suo ruolo era molto contenuto, in quanto lo scienziato pazzo si era limitato a partecipare a una riunione delle alte sfere della Shinra Corporation e soprattutto aveva suggerito di far accoppiare la prigioniera Aerith col risultato di un suo esperimento.

    In questo nuovo episodio, invece, il perfido Hojo ha avuto molteplici occasioni per mettere in pratica la propria follia e sottoporre Cloud e compagni a una serie di esperimenti. A tal proposito, il capito 17 di Final Fantasy VII Remake è quasi interamente inedito, poiché ambientato in un livello del palazzo Shinra assente nell'originale e assai caotico. Il cosiddetto DRUM ospita non solo il corpo di Jenova - tanto caro a un certo spadaccino coi capelli argentei - ma anche gli esseri biologici e tecnologici cui Hojo ne ha impiantato le cellule, al fine di creare macchine da combattimento mostruose e potentissime.

    Sostituendo di netto le storiche sequenze legate alla cattura di Cloud e compagni da parte di Rude, il DRUM ha diviso il party in due squadre e ci ha tenuti impegnati per qualche ora con un labirinto tetro e confusionario in cui la chiave di volta era spesso rappresentata dal buon Red XIII: essendo stato introdotto nella fase conclusiva della campagna come personaggio non giocabile, la cavia da laboratorio ha partecipato alle battaglie in qualità di ospite e soprattutto, durante gli enigmi ambientali, ha sfruttato la propria agilità per accedere a zone precluse ai compagni e spianare loro la strada, tirando all'occorrenza qualche leva o quant'altro.

    Si è trattato, insomma, di un perfetto stratagemma per conoscere meglio il personaggio di Red XIII e sfruttarne le capacità fisiche, in attesa che diventi giocabile nel prossimo episodio, ma soprattutto per esplorare anzitempo i limiti della nequitosa personalità di Hojo, nonché la natura agghiacciante dei suoi studi perversi e inenarrabili.

    Radicali cambi di percorso e qualche piccolo inciampo

    Se il primo episodio di Final Fantasy VII Remake ci ha tenuti impegnati per 40 ore circa, il motivo va in parte attribuito a una serie di aree che nell'originale erano molto contenute (come gli stessi reattori), e che qui invece sono diventate gigantesche e su più livelli, accogliendo in alcune occasioni qualche puzzle ambientale. Esploreremo nel dettaglio le varie aree della nuova Midgar in uno speciale dedicato, mentre ora ci focalizzeremo su due aree che, sotto il profilo narrativo, sono state letteralmente stravolte.

    Quella del cosiddetto Mercato Murato era forse una delle fasi più bizzarre di Final Fantasy VII, poiché ospitava la famosa scena del travestimento di Cloud. Come anticipato dallo staff, la suddetta sequenza è stata preservata, ma sono tutti gli eventi di contorno ad essere cambiati in maniera radicale. Giunti al Mercato Murato per rintracciare Tifa e sottrarla dalle grinfie del depravato Don Corneo, Cloud e Aerith hanno trovato un centro abitato estremamente diverso da come lo ricordavamo e più somigliante al ghetto promessoci. Anziché commissionare un vestito, Final Fantasy VII Remake ci ha invece costretti a cercare una raccomandazione che permettesse ad Aerith di entrare nel palazzo del signorotto locale e raggiungere la bellissima Tifa. Tra sedute massaggianti facilmente equivocabili presso il centro benessere di Madame M, sfide all'ultimo sangue in un'arena sotterranea e non per ultima una prova di danza a dir poco imbarazzante - e forse un po' eccessiva, data la personalità timida e riservata di Cloud - il Wall Market è stato un'esilarante sorpresa dopo l'altra, culminata come prevedibile nella camera da letto di un Don Corneo più eccentrico, immorale e sadomasochista che mai.

    Il capitolo meno convincente di Final Fantasy VII Remake è stato forse l'undicesimo, ossia quello ambientato nel cimitero dei treni: non si tratta in realtà di un segmento da cestinare in toto, ma bensì di una porzione di storia un po' forzata e, dal punto di vista della sceneggiatura, meno potente del resto del racconto. Questo perché, se in passato il lugubre deposito per treni abbandonati era abbastanza lineare, nonché un luogo di transizione superabile in pochissimo tempo, lo staff del rifacimento ha preferito collocarvi un rompicapo piuttosto longevo e forse un po' fuori luogo.

    Mentre i nostri eroi cercavano di tornare al settore 7 per prevenire la caduta della piattaforma e salvare quante più vite possibili, la presenza dei Numen e di altri fantasmi all'interno del cimitero dei treni ha inevitabilmente spinto Aerith e gli altri a rallentare il rientro per indagare su una serie di fenomeni sovrannaturali. Se da una parte l'intero intermezzo ci ha un tantino annoiati, con una sceneggiatura povera e delle trovate ludiche piuttosto ripetitive, dall'altra è stata un'occasione per ingaggiare battaglia contro un boss inedito e scoprire degli interessanti retroscena sulla sofferta e solitaria infanzia di Aerith.

    Final Fantasy 7 Remake Se analizzassimo tutte le molteplici differenze narrative tra Final Fantasy VII Remake e la sua controparte originale, probabilmente ci ritroveremmo tra le mani una vera e propria enciclopedia di questo primo episodio, poiché persino la modifica o il contenuto inedito all’apparenza più banale ha avuto delle ripercussioni considerevoli sullo sviluppo della vicenda e sui legami intrecciati dai vari personaggi. Reinventando Final Fantasy VII, insomma, Nomura, Kitase e Nojima potranno anche aver tradito le aspettative (e la fiducia) di chi aspettava un remake nel senso più classico e tradizionale del termine, ma il lavoro svolto dal trio ha portato alla realizzazione di un impianto narrativo magistrale e attento al benché minimo dettaglio. Soprattutto, il suddetto triumvirato ha il merito di aver dato voce e spessore a tutti quegli attori precipitati nel dimenticatoio e trattati al pari di meri elementi di contorno. Non per nulla, se il primo episodio di Final Fantasy VII Remake è un indiscusso capolavoro, gran parte del merito andrebbe riconosciuto proprio ai suoi affascinanti e sfaccettati personaggi secondari.

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