Final Fantasy IX: su PC dopo 16 anni

Sedici anni dopo il lancio su PlayStation, Final Fantasy IX appare sugli ospitali scaffali virtuali di Steam, accolto da un coro di “era ora”.

Final Fantasy IX: su PC dopo 16 anni
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Disponibile per
  • PS1
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Ci piace immaginare, all'ombra dell'epoca d'oro dei videogiochi, un'enorme, senziente fucina d'idee, un organismo di puro genio, dominato da una mente creativa globale, impegnata in una continua opera di stilizzazione della realtà e dell'universo. Il cervellone cosmico metteva al mondo senza sosta questi eterni bambini impegnati in battaglie da adulti, e stava a noi adottarli e guidarli, osservarli con apprensione e curiosità, aspettare invano di vederli crescere. Non lo faceva per andare incontro alla scarsa potenza di calcolo delle macchine, ma per marcare una netta linea di confine tra il vero e il videoludico, tra l'esperibile e il magico. Ci piace ricordarlo così, quel processo di creazione, una volta pieno di misteri su cui fantasticare, e ci piace immaginare così la genesi di tutti quei tozzi sgorbietti dai capelli a punta, che hanno dominato gran parte dell'universo di Final Fantasy. La realtà, tuttavia, è ben diversa dall'immagine estremamente romantica appena evocata. La realtà vedeva una manciata di mangaka mancati, intenti ad impilare bozzetti come forsennati, e forse a scontrarsi fra loro per promuovere il proprio stile. Instancabili artisti dall'indubbio talento premevano per l'utilizzo un tratto più maturo, proponevano di rimandare il travaglio creativo al punto da partorire personaggi già adolescenti, imbronciati, tormentati; altri si batterono fino all'ultimo perché la saga mantenesse lo stesso profilo che l'aveva portata dov'era allora, che aveva fatto sì che fosse poco "final" e molto fantasy, forse spaventati della deriva che avrebbe potuto innescare quell'evoluzione su tempi più lunghi -nonostante l'indubbio consenso riscosso dal pubblico da Squall e compagni. All'allora audace Squaresoft, in seguito a processi decisionali e a scelte di marketing troppo oscuri e nebulosi per pontificarci su, scappò quel nono capitolo che restò nella storia come uno dei più riusciti, l'ultimo omaggio alla fetta più favolistica della saga, con tanto di personaggi con teste grosse quanto le angurie in offerta al discount e l'innocente consapevolezza che non è necessario che tutto sia estremamente epico, maturo e filosoficamente profondo, per lasciare il segno. Una favola dai tratti disneyani che salutò degnamente la prima console di casa Sony, ormai al termine del suo ciclo vitale, lasciandosi dietro la straziante eco di un fragoroso rosicare dell'utenza PC.

    Tsu-Na-Ga-Ru

    Se ne torna a parlare a distanza di 16 anni perchè, finalmente, può asciugarsi le lacrime chi fu costretto ad un drammatico "salto della fede" fra l'intoccabile Final Fantasy 8 e il criticatissimo dodicesimo capitolo; chi all'epoca, per un accesso d'orgoglio, si rifiutò di toccare una console e restare fedele alle meraviglie del personal computer, ai porting ad alta risoluzione, giunti in ritardo, e al ribollire delle 3dfx. Verosimilmente gli stessi che continueranno a frignare sommessamente, come chi scrive, perché nei primi mesi del 2001 avevano già liberato il giusto spazio sulla mensola dei jrpg, per accogliere una paffuta scatola in cartone che non arrivò mai. Ma anche chi non seppe resistere e in qualche modo riuscì a procurarsi quella fantastica scatoletta grigia col logo Sony, o ad installarsi in modo semipermanente nelle case di conoscenti playstation-muniti, ma a distanza di anni non ha alcuna intenzione di trafficare con cavi scart, inaccettabili manovre di disc-swapping e altre diavolerie d'altri tempi, per dedicarsi a qualche ora di sano retrogaming. Appare sugli ospitali scaffali virtuali di Steam, accolto da un coro di "era ora", il nono capitolo della leggendaria saga nipponica, con tutto il suo carico di personaggi indimenticabili e location di un fantasy ormai estinto; l'euforia è tale che si dimenticano tutte le accese discussioni sul sistema di combattimento e sul livellare dei personaggi, in favore di indiscutibili elogi stilistici, su quanto quel ritorno al super deformed fu apprezzato dai fan di vecchia data -quelli che ci capirono qualcosa della numerazione dei primi capitoli, per intenderci-, quanto sembrò rivoluzionaria la scelta di sostituire gli slang delle varie regioni nipponiche coi più conosciuti dialetti italici e del modo insano in cui una semplice favola (seppur a tratti stucchevole, ma, in fondo, quale favola non lo è?) riuscisse a rapire e a coinvolgere anche il pubblico più maturo, che soli due anni prima si divertiva a spappolare ignari pedoni a bordo dell'auto rossa di Carmageddon. Quegli eterni bambinetti non sono cambiati di una virgola, ma alcuni di noi si son fatti irrimediabilmente vecchi e grigi, al punto da risvegliarsi di soprassalto dall'estasi di un incontro tanto atteso, quello con l'enorme nave volante aerodinamicamente impossibile nei titoli di testa, e scorgere qualche incertezza nel porting. Accade nel momento esatto in cui, a distanze poco salutari da uno schermo a 32 pollici, si inizia a fare i conti con lo scaling disastroso di quei fondali così ben disegnati, in netto contrasto con i dettagliatissimi modelli in 3D dei personaggi. E allora poco male, ci si allontana fino a superare la distanza ottimale, stabilita da chi gli schermi li chiama ancora "videoterminali", e la miopia incipiente fa il resto. Eppure i problemi, seppur trascurabili a favore di un fattore nostalgico imponente, non finiscono qui, perchè le 110 tracce della mastodontica colonna sonora di Uematsu le ricordiamo perfettamente, dalla prima all'ultima, e nessuno aveva mai pensato di riascoltarle gracchianti, a seguito di una compressione audio per nulla all'altezza del certosino lavoro orchestrale del compositore. E col crescere delle incertezze, ci si lascia sfuggire anche qualche gesto di stizza, per quell'interfaccia sovradimensionata, perchè ripresa dai recenti riadattamenti per piattaforme mobile.

    Tuttavia basta poco per tornare a lasciarsi inghiottire, come ai tempi d'oro, da un'atmosfera così familiare, per ritrovarsi coinvolti emotivamente dalle vicende personali dei protagonisti, e perdersi tra pieghe di una trama fra le più riuscite dell'intera saga, ignorando -grazie a qualche opzione inedita per azzerare le fasi di grinding estremo- alcune meccaniche di gioco invecchiate non proprio nel migliore dei modi. È certamente un peccato scontrarsi con imperfezioni tecniche più o meno perdonabili, e non è del tutto fuori luogo aver preteso un trattamento migliore per il riadattamento di un pilastro della tradizione del genere jrpg come Final Fantasy IX, tuttavia ciò che finisce per contare davvero per il devoto appassionato, vero target di questa riedizione, ha a che fare con un aspetto prettamente sentimentale, difficilmente intaccabile da dei semplici fondali sgranati e qualche imperfezione nella resa audio, e con l'addio forzato, ma pieno di stile, ad una sottocategoria fantasy ben definita. E lo stile, si sa, non invecchia mai.

    Final Fantasy IX Il porting apparso su Steam è un prodotto indubbiamente diretto ai retrogamer, che per la natura stessa del loro hobby, tendono a sopportare qualche ingiustizia tecnica pur di godersi la pura essenza di un capolavoro senza tempo, per il quale sarebbe imperdonabile ed irrispettoso esprimersi a livello critico con un giudizio in termini numerici, a distanza di ben tre lustri. È chiaro ricordare, per i meno attenti, che quello che gli irriducibili nostalgici non mancheranno di aggiungere alla propria libreria virtuale, non è nulla di assimilabile al concetto di remastered al quale il mercato attuale ci ha abituati, solo un sincero omaggio destinato ai completisti, e a chi, nonostante tutto, continuerà ad affermare che il porting per PC sarebbe dovuto arrivare in tempi decisamente più sospetti.

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