Fortnite vs Apple: la guerra è iniziata! Facciamo chiarezza!

Scopriamo nel dettaglio le cause che hanno scatenato la guerra tra Epic Games e la casa di Cupertino: cosa accadrà?

Articolo a cura di
Disponibile per
  • Mobile Gaming
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • La data del 12 agosto segna l'inizio di un conflitto sicuramente destinato a lasciare il segno nel mondo dei videogiochi e della tecnologia in generale. Dall'App Store è stato rimosso Fortnite, colosso dei gaming e titolo ormai iconico di Epic Games. Il motivo? Il publisher e sviluppatore ha implementato un metodo di pagamento diretto per le transazioni in-game, volto a bypassare i sistemi di Apple (e le loro elevatissime commissioni). Niente paura per chi ha già la app sul proprio dispositivo: si potrà continuare a giocare, ma non verranno scaricati nuovi aggiornamenti. Facciamo chiarezza sulle battute iniziali di quella che già si profila come una battaglia senza esclusione di colpi.

    La risposta di Apple e Google

    Come abbiamo visto, la reazione di Apple è stata decisa e rapida: l'adozione di un sistema di pagamento differente da quello impiegato dalla società di Cupertino costituisce una aperta violazione degli accordi contrattuali tra il provider dei servizi App Store e chiunque voglia porre un titolo con pagamenti in-game sulla piattaforma (in questo caso Epic Games). Lo stesso è accaduto anche su Android, e la risposta di Google è stata identica: Fortnite è stato cancellato con un colpo di spugna dallo store. Rimane però possibile scaricarlo tramite la app Epic Games, mentre non vi è modo di bypassare la situazione sui dispositivi Apple.

    In realtà vi erano chiari segni di ciò che stava per accadere. Nel 2018, il CEO di Epic Games, Tim Sweeney, si era scagliato con parole di fuoco contro Apple e Google, affermando che queste società "generano enormi profitti dalla vendita dei loro dispositivi e non giustificano in alcun modo la commissione del 30 %" applicata alle transazioni in-game, oggetto della controversia di questi giorni. Epic aveva già attuato misure in questo senso, aprendo nel dicembre 2018 l'Epic Games Store, con commissioni al 12 % (ben inferiori rispetto a quelle applicate da Steam, sempre fissate al 30 %). Una strategia aggressiva e competitiva, dunque, che Sweeney e soci hanno deciso di portare avanti.

    Apple in tribunale

    In una partita di scacchi è fondamentale saper prevedere le mosse del proprio avversario. Epic Games non si è fatta trovare impreparata, e ha agito su più fronti in queste ore. Gli avvocati della compagnia hanno fatto causa ad Apple dinanzi ai giudici dello Stato della California - competenti a livello territoriale per la controversia - lamentando la violazione, da parte della compagnia di Cupertino, delle normative antitrust in vigore negli Stati Uniti.

    Nella documentazione presentata si può leggere che Epic intraprende unazione legale per porre fine alle pratiche, giudicate monopolistiche dai legali della compagnia, poste in essere da Apple nella distribuzione di app tramite il suo store proprietario e nella gestione dei pagamenti per le transazioni in-game. Si accusa Apple di essere "un colosso che mira a controllare i mercati, bloccare la competizione e frenare l'innovazione".
    Epic Games si propone come paladina della giustizia in un mondo dominato dallo strapotere di Apple. Non si richiede un risarcimento (come normalmente accade nelle cause civili) ma soltanto "un'ingiunzione per consentire una competizione leale in due ambiti [quello della distribuzione di app e della gestione dei relativi pagamenti] che riguardano direttamente milioni di consumatori e decine di migliaia, se non di più, di sviluppatori terze parti".

    Le basi per l'azione legale di Epic risalgono a ben 130 anni fa: parliamo dello Sherman Act, entrato in vigore nel 1890, un vero e proprio monumento normativo della legislazione statunitense. A fine ‘800, infatti, gli USA sentirono l'esigenza di combattere i monopoli (detti in lingua inglese "trust") per poter consentire una maggiore competizione sui mercati, fenomeno giudicato positivamente ancora oggi, per evitare stagnazione economica e condizioni spesso svantaggiose per i consumatori.

    Games afferma che Apple non avrebbe rispettato ben sei punti dello Sherman Act, ponendo in essere, tra le altre violazioni, un "unlawful monopoly" (monopolio illegale) con il suo App Store, e "unreasonable restraints of trade" (irragionevole restrizione agli scambi) nella distribuzione di app su dispositivi iOS. I 291 punti della domanda di ingiunzione (lunga ben sessantacinque pagine) presentata da Epic approfondiscono ulteriormente le accuse contro Apple, citando anche la California Unfair Competition Law, in vigore nello Stato in cui è stata intrapresa la causa (oltre, naturalmente, alla normativa federale). Non possiamo che attendere con interesse la pronuncia dei giudici, vista l'importanza delle questioni poste all'attenzione della corte californiana.

    1984?

    Epic Games non ha soltanto fatto causa ad Apple, ma ha anche deciso di agire in maniera energica sul fronte mediatico. Poco dopo la rimozione di Fortnite dall'App Store è stato pubblicato un breve video intitolato Nineteen Eighty-Fortnite che cita apertamente la celebre pubblicità di lancio dei computer Macintosh, andata in onda all'inizio del 1984.

    Un anno celebre nella letteratura, grazie al romanzo distopico "1984" di George Orwell, in cui si narravano gli orrori del totalitarismo e del controllo capillare sulle vite dei cittadini da parte del Grande Fratello: la citazione era così evidente che gli eredi dello scrittore (deceduto più di trent'anni prima) fecero causa ad Apple per violazione del copyright sull'opera, e a partire dal mese di aprile di quello stesso anno la pubblicità non fu più mostrata.

    Il lancio di Macintosh era proposto come un atto rivoluzionario, rappresentato da una ragazza che correva a perdifiato armata di martello. Una strategia comunicativa forte, in cui il competitor IBM era presentato come il cattivo, l'indottrinatore delle masse, che stregava con le sue parole una torma di uomini tutti uguali, vestiti di grigio, che sembravano usciti da un campo di concentramento. "Il 24 gennaio 1984 Apple Computer introdurrà il Macintosh. E capirete perché il 1984 non sarà come 1984", ossia il romanzo di Orwell. Apple contro il Grande Fratello, Apple contro il monopolio nell'industria dei computer.

    Ora la situazione si è capovolta, e nel video di Epic Games il pubblico viene invitato a unirsi alla battaglia sotto l'hashtag #freefortnite. La rivoluzionaria è sempre donna, ma stavolta si tratta di un personaggio videoludico, naturalmente proveniente da Fortnite, la pietra dello scandalo. Il suo martello distrugge uno schermo in cui è proiettata l'immagine di una mela grigia che celebra l'anniversario delle "platform unification directives" un chiaro riferimento ai comportamenti, considerati monopolistici, contro cui Epic si scaglia anche nella sua causa legale contro Apple.

    Alla fine compare una scritta che celebra gli sforzi dei publisher e sviluppatori di Fortnite: "Epic Games ha sfidato il monopolio di App Store. Come ritorsione, Apple blocca Fortnite su un miliardo di dispositivi. Unisciti alla battaglia per far sì che il 2020 non diventi 1984". Una tattica certamente geniale, che accusa Apple di essere passata dalla parte dei cattivi dopo aver predicato, in quella famosa pubblicità, di voler diventare alfiere di un mercato più aperto e variegato.

    Gli avvenimenti di queste ore potrebbero avere un enorme impatto non solo in ambito videoludico, ma anche, più in generale, sui mercati di prodotti tecnologici e relativi servizi. Seguiremo con attenzione le vicende che interessano Epic Games ed Apple, e attendiamo la pronuncia dei giudici californiani. Qual è la vostra posizione? Siamo curiosi di sapere la vostra nello spazio dedicato ai commenti!

    Che voto dai a: Fortnite Capitolo 5

    Media Voto Utenti
    Voti: 1552
    8.1
    nd