Giocare e rigiocare Grand Theft Auto 4

Grazie alla retrocompatibità, è possibile giocare a GTA IV anche su Xbox One. Ecco una retrospettiva per apprezzare il Grand Theft Auto più controverso!

Giocare e rigiocare Grand Theft Auto 4
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Il quarto Grand Theft Auto è una bestia diversa, diversa da tutti gli altri Grand Theft Auto, ma per capire come e perché bisogna seguire i consigli di Horace 'the Pacifist' Walsh, il dj di K-JAH Radio, e iniziare con un bel rewind...
    Chi si ricorda dei primi due giochi della serie? Accidenti, non sembra ricordarsene più nessuno! Eppure almeno io c'ero, sempre e comunque in prima fila: il primo GTA lo giocai su Pc, il secondo su Dreamcast (Dreamcast!), eppure davanti al rivoluzionario GTA III mi ritrovai spiazzato esattamente come te, che probabilmente anche per meri motivi anagrafici, all'epoca non avevi ancora mai sentito parlare di questo strano e violentissimo gioco, dove in pratica "potevi fare quello che volevi", o almeno questa era la leggenda che circolava nelle strade di allora. Come tanti, acquistai la mia prima e unica PlayStation 2 proprio per GTA III, e quel giorno ce l'ho ancora qui che ronza nel cervello, e oramai spero pure di portarmelo nella tomba: l'appuntamento con Erika, una mia cara amica che da quando è improvvisamente diventata vegana non vuole più parlarmi, era alle 10.00 di mattina. L'obiettivo era semplice su carta, decisamente meno alla prova dei fatti visti i chilometri, visto il traffico, vista la totale assenza di parcheggio nei dintorni del traguardo, ovvero Virtual Dreams, un altro di quei negozi gestiti da veri appassionati che oggi, dannazione, non esiste più.
    Nonostante avessi avuto modo di giocare GTA III con largo anticipo in redazione, quella notte ho potuto farlo finalmente a casa, in mutande, alticcio a tutto tondo, comodo a modo mio: e fu come la prima volta, forse più della prima volta. GTA 3 era una chiara rivoluzione tecnica e culturale, una bomba che deflagrava addirittura prima di iniziare a giocare davvero, che a noi appassionati ci regalò mesi e mesi di divertimento, mentre a Rockstar diede preziosa conferma che il gameplay dei primi due esperimenti in 2D funzionava ancora meglio in 3D, specialmente se a farlo girare c'è un motore grafico con i suoi evidenti limiti (fottuta velocità di streaming), ma capace di gestire un open world con un'agilità mai vista prima.

    Proof of Concept

    GTA III è quello che inglese viene definito un "proof of concept", ovvero la prova provata, ancora soltanto abbozzata, del funzionamento di un'idea, di un concetto, di un gameplay. Un gioco come GTAIII non si era mai visto prima, ma di giochi con più personalità sì; del resto, nonostante i suoi prodigi, il terzo Grand Theft Auto rimane un'avventura alquanto generica, composta da una trama altrettanto vacua e da un protagonista che potrebbe quasi essere scambiato per un passante di Liberty City qualunque, privo com'è di qualsivoglia caratteristica particolare, addirittura muto.

    Nemmeno la trama brilla per complessità, limitandosi a cavalcare soliti cliché criminali tra "famigghie" mafiose e scontatissimi cartelli della droga di origine latina. È con Vice City che Rockstar inizia a delineare meglio le sue storie, a fornire dei punti di riferimento più chiari ed efficaci.
    Anche se inizialmente questa cura sarà affidata al'ambientazione, visto che nemmeno Tommy Vercetti, il nuovo protagonista che al contrario di Claude ha finalmente una voce, è comunque in grado di riempire la scena da solo senza affidarsi a chiare citazioni cinematografiche (che nel suo caso convergono tutte o quasi verso Scarface).
    Il salto qualitativo è tutto nella città, questa Vice City vibrante e schifosamente ben congegnata nonostante sia a dir poco minuscola, la più piccola nella storia della serie. Il resto della magia la compiono gli Anni '80 con i quali Rockstar ha cosparso ogni angolo di gioco, in una spasmodica ricerca della perfezione che culmina nella formidabile colonna sonora, cartolina musicale in scala 1:1 del dissennato decennio proposto. È San Andreas il primo GTA a dedicare la stessa maniacale cura impiegata nel caratterizzare l'ambientazione di Vice City anche nei personaggi. Carl Johnson è finalmente un protagonista degno di questo nome, con una personalità già formata e che per la prima volta farà sentire la sua presenza, cambiando le abitudini dei giocatori che prima di allora si erano limitati a vestire i panni di anonime schegge impazzite. È in San Andreas che alcuni iniziano a chiedersi, "ma cosa farebbe C.J. in una tiepida mattina californiana come questa?".

    IV

    Dopo quattro anni dal precedente gioco e in scia di un hype caricato a pallettoni, GTA IV, il capitolo che da oggi è possibile (ri)giocare anche su Xbox One grazie alle magie della retrocompatibilità, arriva finalmente nei negozi alla fine di aprile del 2008, lasciando di stucco i milioni che corsero subito a comprarne una copia.
    La grafica era senza dubbio eccezionale, il dettaglio mai così minuzioso, non mancava nemmeno una solita pantagruelica colonna sonora, nonostante fosse composta in larga parte da classici in divenire piuttosto che dai brani-simbolo che dominavano le radio dei precedenti giochi. E come gameplay era a tutti gli effetti un GTA. Eppure in profondità totalmente diverso. Cosa era cambiato, e perché? Rieccoci alla domanda iniziale, il "gancio" con cui vi consigliamo di approcciarvi a questo titolo (se naturalmente la retrocompatibilità di Xbox One è la vostra prima occasione per giocarci) o di rigiocarci.

    Cosa era cambiato?
    Semplice, GTA IV aveva letteralmente sublimato la filosofia che Rockstar aveva abbracciato in Vice City e perfezionato in San Andreas. Niko non era più il personaggio bidimensionale dei primi giochi, e aveva un carattere molto più ingombrante di C.J. (di cui potevamo persino modificare l'aspetto). Niko Bellic, invece, era ed è Niko Bellic, e il suo background non è dei più leggeri, visto che si ritrova a Liberty City scappando dai Balcani a seguito di una guerra a cui non avrebbe mai voluto partecipare.
    Rispetto al passato cambiano totalmente i toni, e la vita dissoluta su cui si è sempre basato GTA qui perde senso, perché Niko, stando alla sua personalità e alla sua storia, non avrebbe nessuna intenzione di ritornare ad ammazzare gente a caso, se non in alcuni momenti chiave e di reale necessità. Questo scollamento fa perdere inevitabilmente pressione alla lunga avventura confezionata da Rockstar, che sui tre quarti di gioco arranca per poi riprendere quota nei gran finali (sono due): dove il prepotente protagonista prende finalmente coscienza di sé. Decidendo addirittura -in totale autonomia- di spegnere l'autoradio contro la volontà del giocatore, perché "non ho voglia di ascoltare musica adesso".
    Ma la vera grandezza di GTAIV, la sua epicità umana, rimane in parte nascosta e incompresa se non si giocano anche le due espansioni, dove Rockstar supera se stessa per ben due volte, tratteggiando i contorni di personaggi ancora più credibili e sempre più lontani dai fumetti invincibili visti in precedenza (e poi anche successivamente).
    Del resto cosa sono Michael, Trevor e Franklin se non delle perfette caricature? GTA V è spettacolare, è vero, forse migliore in tutto e per tutto al quarto episodio, ma non più in grado di riservarci momenti indimenticabili come quelli vissuti insieme a Niko Bellic, l'uomo che scappa dal suo passato, al motociclista ebreo un po' troppo grande per "this shit" Johnny Klebitz, ed a quel giovane migliore di quello che ti aspetti, costretto ad essere Luis Fernando Lopez. Questa "trinità", oltre a quella del quinto episodio, è a conti fatti una delle più riuscite e significative nella storia della saga Rockstar, e nessun giocatore dovrebbe lasciarsi sfuggire la possibilità di incontrarla, o di riscoprirla.

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