Inutile negarlo: dopo che esattamente un anno fa ci siamo ritrovati a celebrare il naturale apice della scorsa generazione di console (a proposito, se per curiosità volete recuperare lo speciale dedicato ai giochi con la miglior grafica del 2020 lo trovate a un click) ci saremmo aspettati un avvio più scattante per la tanto attesa next-gen. Certo, la storia insegna che la padronanza dei nuovi hardware si conquista progressivamente, in maniera di solito graduale e raramente a suon di strappi profondi - a maggior ragione durante i primi dodici mesi, specie se vissuti in epoca COVID - eppure è innegabile che a parte qualche sporadica eccezione sia PlayStation 5 che Xbox Series X/S debbano in generale ancora ingranare da questo punto di vista.
Nell'attesa di poter toccare con mano sempre più produzioni rivolte esclusivamente alle nuove console, che nell'abbandonare la fidata ottava generazione riescano trovare spunti tecnici davvero degni di nota, abbiamo raccolto il meglio del 2021 in termini di quanto mostrato a schermo. Sappiate che, vista l'annata paradossalmente ancora di transizione, nella lista troverete anche diverse menzioni in cui a farla da padrone è soprattutto la direzione artistica, a volte anche un po' a spese della pura forza bruta. Si tratta però di voci che si siamo sentiti di includere proprio in virtù dell'inequivocabile potenza visiva delle immagini. Insomma, mettetevi comodi e... rifatevi gli occhi!
Benvenuta next-gen!
Sin dal suo annuncio, Ratchet & Clank: Rift Apart si è sempre presentato come uno dei progetti più tecnicamente ambiziosi fra quelli in orbita PlayStation 5: un'avventura al 100% indirizzata alla neonata di casa Sony, con Insomniac Games fermamente intenzionata a mettere in mostra i muscoli dell'ultimo ritrovato tecnologico di Mark Cerny & Co. Come esplicitato nella recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart, il risultato in termini grafici è straordinario: senza i vincoli imposti da PS4, l'impressione è quella di godersi un autentico film in CG interattivo, con una ricchezza di dettagli, una quantità di colori vibranti e una resa a schermo nell'effettistica davvero fantasmagoriche.
Non importa se si sceglie di privilegiare le prestazioni oppure se si dà priorità la grafica: l'universo di Ratchet & Clank in questa avventura inedita assume comunque una magnificenza senza pari, grazie ad animazioni azzeccatissime,
al pregevole design cartoon e alla maniacale riproposizione di certi particolari tipo la peluria dei protagonisti o le accuratissime riflessioni sul metallo cromato di Clank. Tra megalopoli del futuro, canyon polverosi e pianeti preistoricamente selvaggi il colpo d'occhio è grandioso, e anche se i varchi interdimensionali sono purtroppo meno centrali del previsto è impressionante assistere a repentini cambi di scena, con l'SSD della console che permette di caricare in pochissimi istanti livelli radicalmente diversi. A oggi probabilmente l'indiscusso termine di paragone della nona generazione di console, capace di rivaleggiare anche con quanto visto sui migliori PC, Rift Apart verrà ricordato per essere stata la prima vera produzione in grado di far avvertire lo stacco con il recente passato.
Tutta lo spettacolo del Messico
Il percorso di Forza Horizon 5 è stato bruciante come la partenza di una supercar: annunciato dal nulla durante il poderoso E3 2021 di Microsoft, questo nuovo episodio a cavallo tra due generazioni si è presentato sulle console di milioni di utenti nel giro di appena cinque mesi, frantumando qualsiasi record e raccogliendo meritati applausi a scena aperta.
Consensi che, come illustrato nella recensione di Forza Horizon 5, derivano in massima parte da un modello di guida vincente, da una ricchezza di contenuti invidiabile e da un'esperienza perfetta per tante tipologie di giocatori diversi.Impossibile però non menzionare anche la fenomenale realizzazione tecnica del titolo PlayGround Games: un'opulenza visiva che oltre a colpire nel segno oggi lascia anche presagi a dir poco succulenti per un domani che risponde al nome di Fable. Nel frattempo però Forza Horizon 5 mette già in mostra un
Messico bello da mozzare il fiato, con un'alternanza di paesaggi e di colori davvero mirabile. La scelta fra i 30 e i 60 fps è delicata e di stampo quasi filosofico: l'incremento di fluidità si percepisce concretamente alla guida, eppure a 30 frame al secondo su Series X e S ci si trova al cospetto del racing game più incredibile di sempre, con una qualità nell'illuminazione stellare - senza peraltro sacrificare davvero il senso di velocità, anche per merito del sapiente uso del motion blur. Dettagliatissimo, vario, lussureggiante e stracolmo di chicche: su piattaforme Xbox non si è mai visto nulla di simile, che trionfo!
Un originale miscuglio di morte, fascino e scelleratezza
Come raccontato a dovere nella recensione di Deathloop, l'ultima fatica di Arkane Studios è un videogioco ambizioso, anomalo e piuttosto complesso da descrivere, che prende spunto da generi diversi per proporre qualcosa di ispirato a Dishonored, eppure al tempo stesso coraggiosamente unico. Non ci si trova affatto al cospetto di un superlativo trionfo di grafica in grado di lasciare un segno indelebile all'interno di una generazione, eppure è impossibile non citare il ricorrente peregrinare per i meandri di Blackreef in un articolo simile, perché siamo di fronte a un caso da manuale in cui è la direzione artistica a sorreggere l'insieme.
Il lavoro svolto dal team di Lione è grandioso: pur senza mettere in campo tecnologie innovative, poligoni a profusione o gli ultimi ritrovati della tecnica, Deathloop si dimostra una degenerata festa per gli occhi. Un carnevale omicida in cui perdere continuamente lo sguardo, distratti dalla mole di particolari di un'estetica follemente ispirata alla Swinging London degli anni ‘60. Tra i vari distretti dell'isola vi aspetta un retrofuturo sensazionale, declinato in un contesto da luna park omicida fatto di architetture indimenticabili, oggetti dal design pazzesco e colori allucinati: ecco spiegato il meritato premio come "Best Art Direction" agli scorsi The Game Awards.
Un debutto in stile Pixar
Kena Bridge of Spirits è un indie sbucato quasi dal nulla, capace di distinguersi immediatamente proprio in virtù della sua poderosa estetica cartoon. L'opera prima di Ember Lab, un piccolo team californiano che fino a qualche tempo fa si occupava di animazione 3D e che con questo action-adventure si è lanciato a testa bassa videogiochi, è il risultato di un particolare connubio di talento, visione e passione, che non a caso si è aggiudicato due statuette ai recenti The Game Awards.Una produzione in grado di trascendere i suoi limiti strutturali, che anche grazie al sostegno di partner come Sony ed Epic Games si allontana tantissimo dall'aspetto spesso e volentieri obbligatoriamente underground di molti titoli indie.
Gli anni di esperienza della software house si avvertono con forza sia nell'accuratezza delle animazioni sia soprattutto nella modellazione dei personaggi, che nell'espressività ricordano parecchio quanto visto in svariate produzioni hollywoodiane - su tutte Raya e l'Ultimo Drago di Disney. Con grande sincerità: in un'annata tradizionale difficilmente un gioco simile sarebbe finito in un elenco del genere, eppure visto il comprovato valore dello stesso (a proposito, leggete la recensione di Kena Bridge of Spirits) e il suo oggettivo appeal ci sentiamo di inserirlo comunque in lista, fosse solo per dare prova del livello raggiunto dalla scena indie nel 2021.
La bizzarria al potere!
Un po' come il suo protagonista Razputin "Raz" Aquato, anche Psychonauts 2 occupa per certi versi un posto da outsider in una lista simile. Per la produzione Double Fine vale però fondamentalmente il medesimo discorso fatto qualche riga fa per Dishonored, con in più sia l'aggiunta di uno sviluppo abbastanza travagliato sia il valore di un action-platform che in barba alla modernità e alle mode correnti sceglie con fierezza di seguire il modello dell'originale datato aprile 2005.
Tecnicamente il ritorno sulle scene di Raz non è certo una meraviglia di quelle che fanno rimanere a bocca aperta: al contrario, come descritto nella recensione di Psychonauts 2, si nota eccome la deriva tutt'altro che next-gen di un progetto con qualche primavera sulle spalle. Sta però nel carisma esorbitante dei suoi personaggi e delle sue situazioni il tesoro racchiuso fra le righe del codice del pargolo di Tim Schafer: la cervellotica Odissea di Psychonauts 2 è un viaggio estasiante nei colori e nelle forme, in un barocco traboccare di bizzarrie e momenti da vivere e da ricordare. Cartoline che ci ricordano quanto anche le produzioni distanti dai blockbuster AAA sappiano genuinamente sorprendere e lasciare il segno.
Ritorno alla matrice
Una delle massime sorprese della roboante edizione di quest'anno dei The Game Awards è stata senza ombra di dubbio The Matrix Awakens: an Unreal Engine 5 Experience, ovvero una ricca demo giocabile pubblicata a sorpresa alla fine dell'evento e pensata per un duplice scopo: da una parte promuovere l'imminente uscita del quarto episodio della saga con protagonista Keanu Reeves, in arrivo nei cinema di tutto il mondo in queste settimane, dall'altra mettere in mostra le potenzialità dell'Unreal Engine 5, sfavillante prossima creatura di Epic Games che ci aveva sconvolto durante la presentazione dell'anno scorso.
Come suggerisce il nome stesso, The Matrix Awakens non è in realtà un vero e proprio videogame in senso canonico: si tratta piuttosto di un'esperienza interattiva, di una suggestione pensata per dare un assaggio di qualcosa che in
futuro diventerà realtà sotto altre forme, e non dell'antipasto di un prodotto commerciale effettivamente in sviluppo (per capirci, non sarà pubblicato in futuro nessun videogioco tratto dal prossimo film di Lana Wachowski, come spiegato nel nostro speciale su The Matrix Awakens). Ciò non toglie che, seppur con degli evidenti limiti in termini di possibilità di azione e di meccaniche - perché, è bene ribadirlo ancora, non si siamo di fronte a un prodotto "intero" e compiuto, che deve necessariamente gestire tutta una serie di sistemi per poter funzionare nella complessità di una campagna da N ore - sia proprio The Matrix Awakens a rappresentare la summa grafica di questo 2021.
In virtù di alcune rinunce (anche in termini di fluidità...) la resa a schermo è semplicemente sbalorditiva: siamo di fronte a uno di quei casi in cui si sfiora davvero il fotorealismo, con passaggi letteralmente indistinguibili dalla realtà
mostrata al cinema. L'illuminazione fuori parametro, la modellazione poligonale degli esseri umani quasi senza precedenti, le texture incredibili, la sontuosa ricchezza dei dettagli, il senso di scala dal macro al microscopico, la densità delle persone e delle auto a spasso per la città, l'estensione della mappa: tutto fa urlare al miracolo, e in termini visivi lascia un inequivocabile sapore di salto generazionale. L'impressione è che, in futuro, ne vedremo delle belle. A cominciare da un certo Senua's Saga: Hellblade II, ovvero uno dei primi grandi blockbuster a portare il vessillo del nuovo engine degli storici creatori di Gears of War.
I giochi con la miglior grafica del 2021: da Forza Horizon 5 a Deathloop
Passiamo in rassegna i giochi del 2021 che negli ultimi dodici mesi ci hanno fatto escalamare “wow” con la loro magnificenza a schermo.
Inutile negarlo: dopo che esattamente un anno fa ci siamo ritrovati a celebrare il naturale apice della scorsa generazione di console (a proposito, se per curiosità volete recuperare lo speciale dedicato ai giochi con la miglior grafica del 2020 lo trovate a un click) ci saremmo aspettati un avvio più scattante per la tanto attesa next-gen. Certo, la storia insegna che la padronanza dei nuovi hardware si conquista progressivamente, in maniera di solito graduale e raramente a suon di strappi profondi - a maggior ragione durante i primi dodici mesi, specie se vissuti in epoca COVID - eppure è innegabile che a parte qualche sporadica eccezione sia PlayStation 5 che Xbox Series X/S debbano in generale ancora ingranare da questo punto di vista.
Nell'attesa di poter toccare con mano sempre più produzioni rivolte esclusivamente alle nuove console, che nell'abbandonare la fidata ottava generazione riescano trovare spunti tecnici davvero degni di nota, abbiamo raccolto il meglio del 2021 in termini di quanto mostrato a schermo. Sappiate che, vista l'annata paradossalmente ancora di transizione, nella lista troverete anche diverse menzioni in cui a farla da padrone è soprattutto la direzione artistica, a volte anche un po' a spese della pura forza bruta. Si tratta però di voci che si siamo sentiti di includere proprio in virtù dell'inequivocabile potenza visiva delle immagini. Insomma, mettetevi comodi e... rifatevi gli occhi!
Benvenuta next-gen!
Sin dal suo annuncio, Ratchet & Clank: Rift Apart si è sempre presentato come uno dei progetti più tecnicamente ambiziosi fra quelli in orbita PlayStation 5: un'avventura al 100% indirizzata alla neonata di casa Sony, con Insomniac Games fermamente intenzionata a mettere in mostra i muscoli dell'ultimo ritrovato tecnologico di Mark Cerny & Co. Come esplicitato nella recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart, il risultato in termini grafici è straordinario: senza i vincoli imposti da PS4, l'impressione è quella di godersi un autentico film in CG interattivo, con una ricchezza di dettagli, una quantità di colori vibranti e una resa a schermo nell'effettistica davvero fantasmagoriche.
Non importa se si sceglie di privilegiare le prestazioni oppure se si dà priorità la grafica: l'universo di Ratchet & Clank in questa avventura inedita assume comunque una magnificenza senza pari, grazie ad animazioni azzeccatissime,
al pregevole design cartoon e alla maniacale riproposizione di certi particolari tipo la peluria dei protagonisti o le accuratissime riflessioni sul metallo cromato di Clank. Tra megalopoli del futuro, canyon polverosi e pianeti preistoricamente selvaggi il colpo d'occhio è grandioso, e anche se i varchi interdimensionali sono purtroppo meno centrali del previsto è impressionante assistere a repentini cambi di scena, con l'SSD della console che permette di caricare in pochissimi istanti livelli radicalmente diversi. A oggi probabilmente l'indiscusso termine di paragone della nona generazione di console, capace di rivaleggiare anche con quanto visto sui migliori PC, Rift Apart verrà ricordato per essere stata la prima vera produzione in grado di far avvertire lo stacco con il recente passato.
Tutta lo spettacolo del Messico
Il percorso di Forza Horizon 5 è stato bruciante come la partenza di una supercar: annunciato dal nulla durante il poderoso E3 2021 di Microsoft, questo nuovo episodio a cavallo tra due generazioni si è presentato sulle console di milioni di utenti nel giro di appena cinque mesi, frantumando qualsiasi record e raccogliendo meritati applausi a scena aperta.
Consensi che, come illustrato nella recensione di Forza Horizon 5, derivano in massima parte da un modello di guida vincente, da una ricchezza di contenuti invidiabile e da un'esperienza perfetta per tante tipologie di giocatori diversi.Impossibile però non menzionare anche la fenomenale realizzazione tecnica del titolo PlayGround Games: un'opulenza visiva che oltre a colpire nel segno oggi lascia anche presagi a dir poco succulenti per un domani che risponde al nome di Fable. Nel frattempo però Forza Horizon 5 mette già in mostra un
Messico bello da mozzare il fiato, con un'alternanza di paesaggi e di colori davvero mirabile. La scelta fra i 30 e i 60 fps è delicata e di stampo quasi filosofico: l'incremento di fluidità si percepisce concretamente alla guida, eppure a 30 frame al secondo su Series X e S ci si trova al cospetto del racing game più incredibile di sempre, con una qualità nell'illuminazione stellare - senza peraltro sacrificare davvero il senso di velocità, anche per merito del sapiente uso del motion blur. Dettagliatissimo, vario, lussureggiante e stracolmo di chicche: su piattaforme Xbox non si è mai visto nulla di simile, che trionfo!
Un originale miscuglio di morte, fascino e scelleratezza
Come raccontato a dovere nella recensione di Deathloop, l'ultima fatica di Arkane Studios è un videogioco ambizioso, anomalo e piuttosto complesso da descrivere, che prende spunto da generi diversi per proporre qualcosa di ispirato a Dishonored, eppure al tempo stesso coraggiosamente unico. Non ci si trova affatto al cospetto di un superlativo trionfo di grafica in grado di lasciare un segno indelebile all'interno di una generazione, eppure è impossibile non citare il ricorrente peregrinare per i meandri di Blackreef in un articolo simile, perché siamo di fronte a un caso da manuale in cui è la direzione artistica a sorreggere l'insieme.
Il lavoro svolto dal team di Lione è grandioso: pur senza mettere in campo tecnologie innovative, poligoni a profusione o gli ultimi ritrovati della tecnica, Deathloop si dimostra una degenerata festa per gli occhi. Un carnevale omicida in cui perdere continuamente lo sguardo, distratti dalla mole di particolari di un'estetica follemente ispirata alla Swinging London degli anni ‘60. Tra i vari distretti dell'isola vi aspetta un retrofuturo sensazionale, declinato in un contesto da luna park omicida fatto di architetture indimenticabili, oggetti dal design pazzesco e colori allucinati: ecco spiegato il meritato premio come "Best Art Direction" agli scorsi The Game Awards.
Un debutto in stile Pixar
Kena Bridge of Spirits è un indie sbucato quasi dal nulla, capace di distinguersi immediatamente proprio in virtù della sua poderosa estetica cartoon. L'opera prima di Ember Lab, un piccolo team californiano che fino a qualche tempo fa si occupava di animazione 3D e che con questo action-adventure si è lanciato a testa bassa videogiochi, è il risultato di un particolare connubio di talento, visione e passione, che non a caso si è aggiudicato due statuette ai recenti The Game Awards.Una produzione in grado di trascendere i suoi limiti strutturali, che anche grazie al sostegno di partner come Sony ed Epic Games si allontana tantissimo dall'aspetto spesso e volentieri obbligatoriamente underground di molti titoli indie.
Gli anni di esperienza della software house si avvertono con forza sia nell'accuratezza delle animazioni sia soprattutto nella modellazione dei personaggi, che nell'espressività ricordano parecchio quanto visto in svariate produzioni hollywoodiane - su tutte Raya e l'Ultimo Drago di Disney. Con grande sincerità: in un'annata tradizionale difficilmente un gioco simile sarebbe finito in un elenco del genere, eppure visto il comprovato valore dello stesso (a proposito, leggete la recensione di Kena Bridge of Spirits) e il suo oggettivo appeal ci sentiamo di inserirlo comunque in lista, fosse solo per dare prova del livello raggiunto dalla scena indie nel 2021.
La bizzarria al potere!
Un po' come il suo protagonista Razputin "Raz" Aquato, anche Psychonauts 2 occupa per certi versi un posto da outsider in una lista simile. Per la produzione Double Fine vale però fondamentalmente il medesimo discorso fatto qualche riga fa per Dishonored, con in più sia l'aggiunta di uno sviluppo abbastanza travagliato sia il valore di un action-platform che in barba alla modernità e alle mode correnti sceglie con fierezza di seguire il modello dell'originale datato aprile 2005.
Tecnicamente il ritorno sulle scene di Raz non è certo una meraviglia di quelle che fanno rimanere a bocca aperta: al contrario, come descritto nella recensione di Psychonauts 2, si nota eccome la deriva tutt'altro che next-gen di un progetto con qualche primavera sulle spalle. Sta però nel carisma esorbitante dei suoi personaggi e delle sue situazioni il tesoro racchiuso fra le righe del codice del pargolo di Tim Schafer: la cervellotica Odissea di Psychonauts 2 è un viaggio estasiante nei colori e nelle forme, in un barocco traboccare di bizzarrie e momenti da vivere e da ricordare. Cartoline che ci ricordano quanto anche le produzioni distanti dai blockbuster AAA sappiano genuinamente sorprendere e lasciare il segno.
Ritorno alla matrice
Una delle massime sorprese della roboante edizione di quest'anno dei The Game Awards è stata senza ombra di dubbio The Matrix Awakens: an Unreal Engine 5 Experience, ovvero una ricca demo giocabile pubblicata a sorpresa alla fine dell'evento e pensata per un duplice scopo: da una parte promuovere l'imminente uscita del quarto episodio della saga con protagonista Keanu Reeves, in arrivo nei cinema di tutto il mondo in queste settimane, dall'altra mettere in mostra le potenzialità dell'Unreal Engine 5, sfavillante prossima creatura di Epic Games che ci aveva sconvolto durante la presentazione dell'anno scorso.
Come suggerisce il nome stesso, The Matrix Awakens non è in realtà un vero e proprio videogame in senso canonico: si tratta piuttosto di un'esperienza interattiva, di una suggestione pensata per dare un assaggio di qualcosa che in
futuro diventerà realtà sotto altre forme, e non dell'antipasto di un prodotto commerciale effettivamente in sviluppo (per capirci, non sarà pubblicato in futuro nessun videogioco tratto dal prossimo film di Lana Wachowski, come spiegato nel nostro speciale su The Matrix Awakens). Ciò non toglie che, seppur con degli evidenti limiti in termini di possibilità di azione e di meccaniche - perché, è bene ribadirlo ancora, non si siamo di fronte a un prodotto "intero" e compiuto, che deve necessariamente gestire tutta una serie di sistemi per poter funzionare nella complessità di una campagna da N ore - sia proprio The Matrix Awakens a rappresentare la summa grafica di questo 2021.
In virtù di alcune rinunce (anche in termini di fluidità...) la resa a schermo è semplicemente sbalorditiva: siamo di fronte a uno di quei casi in cui si sfiora davvero il fotorealismo, con passaggi letteralmente indistinguibili dalla realtà
mostrata al cinema. L'illuminazione fuori parametro, la modellazione poligonale degli esseri umani quasi senza precedenti, le texture incredibili, la sontuosa ricchezza dei dettagli, il senso di scala dal macro al microscopico, la densità delle persone e delle auto a spasso per la città, l'estensione della mappa: tutto fa urlare al miracolo, e in termini visivi lascia un inequivocabile sapore di salto generazionale. L'impressione è che, in futuro, ne vedremo delle belle. A cominciare da un certo Senua's Saga: Hellblade II, ovvero uno dei primi grandi blockbuster a portare il vessillo del nuovo engine degli storici creatori di Gears of War.
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