Grand Theft Auto: dalle origini a GTA IV

Dalle origini fino a Grand Theft Auto IV: scopriamo come si è evoluta nel corso del tempo una delle serie videoludiche più acclamate di sempre.

Grand Theft Auto: dalle origini a GTA IV
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  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Alcuni videogiochi hanno letteralmente segnato la storia, divenendo veri e propri metri di paragone e simboleggiando -con il loro nome- finanche il media ludico stesso. Negli ultimi anni, l'opera che più si adatta a questa descrizione è senza dubbio Grand Theft Auto, amata ed odiata in maniera talmente viscerale da divenire quasi uno degli emblemi dell'intero settore dell'intrattenimento interattivo. Non tutti ricordano, però, che persino GTA, brand da miliardi di dollari, ha avuto umili origini, in un periodo storico in cui aspetti come la caratterizzazione dei personaggi ancora non appartenevano al vocabolario degli sviluppatori ed il gaming tridimensionale come lo intendiamo oggi non certo era appannaggio di tutti.
    Grand Theft Auto IV, in particolar modo, ha rappresentato per la saga Rockstar un importante punto di svolta, simile a quello avvenuto con il passaggio alla terza dimensione: non si tratta, infatti, soltanto della prima incarnazione del franchise ad aver raggiunto le librerie di PS3 e Xbox 360 nel trionfo dell'alta definizione, ma anche dell'episodio dai toni più controversi e maturi. Non un semplice "divertissement" a tema gangster, quindi, bensì un convincente e malinconico spaccato della decadenza del "sogno americano". In occasione dell'arrivo di Grand Theft Auto IV nel catalogo di titoli retrocompatibili su Xbox One, allora, ci è sembrato doveroso realizzare un esaustivo recap della serie fino al quarto capitolo canonico, in modo tale da capire come si sia evoluto negli anni uno dei brand videoludici più popolari di tutti i tempi.

    Grand Theft Auto

    L'esordio di GTA è datato 1997: vent'anni fa il titolo compare infatti sulla prima PlayStation, mostrando un gameplay assolutamente inedito per gli standard dell'epoca. Il giocatore si ritrova nei panni di un criminale con un unico obiettivo in mente: accrescere il proprio conto in banca. L'opera, sviluppata da ASC Games (costola di quella che diverrà poi Rockstar North), è ambientata in tre diverse città: Liberty City (ispirata a New York), San Andreas (San Francisco) e Vice City (Miami).
    Il videoplayer, vincolato soltanto dalla necessità di completare tutte le missioni di una località prima di poter sbloccare la successiva, è completamente libero di vagare all'interno dell'ambientazione, incrementando il proprio punteggio dopo ogni crimine compiuto, per quanto efferato esso sia (indimenticabili, a tal proposito, i bonus per l'investimento della comitiva di scolaretti in attraversamento stradale). Le meccaniche prevedono anche l'intervento della polizia, che tenterà costantemente di fermarci con ogni mezzo possibile, armi comprese. Il free roaming, tuttavia, si dimostra ben presto solo un passatempo collaterale.
    Per proseguire nell'avventura il giocatore dovrà difatti rispondere ai telefoni pubblici sparsi per la mappa, tramite i quali verrà contattato da vari boss della mala che ne richiederanno i servigi.

    In questo primo capitolo vediamo già plasmarsi, seppur in maniera molto grezza, gran parte delle dinamiche di gameplay che hanno portato la serie al successo. Troviamo sin da subito la possibilità di rubare auto (ferme o in corsa), d'ingaggiare scontri a fuoco e di visitare alcuni edifici. Altri elementi caratteristici della saga, invece, mancano completamente: s'avverte, ad esempio, l'assenza della mappa di gioco, sostituita da riferimenti grafici che indicano gli obiettivi delle missioni. Dal punto di vista tecnico, inoltre, siamo lontani anni luce -ovviamente- dagli standard odierni e persino dalla qualità media dell'epoca: Grand Theft Auto si mostra, del resto, in un'inusuale prospettiva dall'alto, inquadrando solamente una piccola porzione di mappa ed offrendoci una rappresentazione grafica della realtà piuttosto stilizzata.
    Nonostante tutto, però, oltre a destare grande scalpore, in virtù della sua semplicità ed immediatezza, il gioco riesce ad entusiasmare centinaia di giocatori. Il successo è tale che, due anni dopo, il team pensa addirittura di sviluppare un'espansione (la primissima per un titolo console). Arriva così Grand Theft Auto - London 1969, titolo che ci catapulta nella Londra anni '70, riprendendo per filo e per segno le caratteristiche del pro-genitore. A risaltare, in questo particolarissimo episodio, è la caratterizzazione della città, che ci impone di guidare sul lato sinistro della strada e percorrere alcuni dei quartieri più famosi della capitale britannica. Contribuisce a "dare un tono" alla produzione anche una gradevolissima colonna sonora anni sessanta.

    Grand Theft Auto II

    Il successo del brand cresce quando, senza moltissimi sforzi, la neonata Rockstar rilascia -nel 1999- Grand Theft Auto 2. Con il secondo capitolo il setting muta completamente: si passa da tre città vagamente caratterizzate ad un'unica ambientazione, Anywhere City, inventata di sana pianta. In ciascuno dei tre distretti che compongono la location è in corso una vera e propria guerra tra gang, all'interno della quale il giocatore dovrà infiltrarsi per ottenere la fiducia delle bande tramite estorsioni e massacri.
    S'innestano così nel gameplay nuove meccaniche come il "Rispetto", simboleggiato a schermo da diverse barre (una per ciascuna organizzazione malavitosa), in grado di mostrarci l'affinità del protagonista con i vari schieramenti criminali. In tal maniera potrebbero innescarsi vere e proprie ritorsioni, che ci vedranno in pericolo di vita ogni qual volta entreremo nel territorio di una gang rivale. Ad evolvere in maniera analoga risulta anche il comportamento della polizia, sempre più aggressivo con il procedere delle missioni ed organizzato in maniera totalmente nuova rispetto al primo capitolo, grazie a vigilanti capaci -all'occorrenza- persino di chiamare rinforzi corazzati.

    Addirittura la formula free roaming comincia ad implementare molte delle caratteristiche che faranno poi la fortuna della saga: stiamo parlando, nello specifico, degli incarichi secondari, che in GTA II ci renderanno protagonisti di vere follie in stile Rockstar. Dovremo, ad esempio, distruggere il maggior numero possibile di furgoncini del gelato in un tempo limite; oppure sfidare altri autisti in percorsi improvvisati tra le strade cittadine; o ancora massacrare un quantitativo spropositato di membri di una gang rivale.
    Anche il comparto tecnico si presenta in una veste molto più pulita e particolareggiata rispetto al predecessore. La prospettiva rimane però pur sempre "a volo d'angelo" ed ogni elemento a schermo resta estremamente stilizzato: una caratteristica che permette a Rockstar di evitare polemiche legate ad una certa indignazione da parte di una nutrita fetta di "perbenisti". Aumentano sempre più, infine, i "tocchi di classe" tipici dello studio statunitense: il riverniciatore d'auto si chiama Max Paynt, in "onore" del protagonista di uno tra i più riusciti shooter della scorsa decade.

    Grand Theft Auto III

    Grand Theft Auto - Portable Era

    Sviluppato da Digital Eclipse Grand Theft Auto Advance (primo tentativo di portare la serie su piattaforme Nintendo) riprende i fasti dei primi Grand Theft Auto, dotato sempre della visuale dall'alto ma con un corpo contenutistico molto meno vasto rispetto ai fratelli maggiori. Galvanizzata dal successo del primissimo episodio portatile uscito su Game Boy Advance, Rockstar si concentra anche sulla potente portatile di casa Sony, realizzando ben due titoli che saranno convertiti poi anche su Playstation 2. Il primo -datato 2005- è Grand Theft Auto: Liberty City Stories, prequel di GTA III: il gioco, suddiviso in tre macro-sezioni corrispondenti a tre zone della città (Portland, Staunton Island e Shoreside Vale) non si scosta affatto, sul fronte del gameplay, dalla struttura del terzo capitolo, limitandosi ad implementare solamente alcuni dei mezzi di locomozione introdotti negli episodi successivi.? Di più elevata caratura, invece, è Grand Theft Auto: Vice City Stories, in grado di mostrare tutte le potenzialità della piccola console portatile di Sony.
    Per quanto riguarda il gameplay il titolo mostra velleità ben diverse da Liberty City Stories, aggiungendo alla formula molte attività secondarie (tra le quali il mini-game Impero, in cui dovremo conquistare le attività locali a suon di proiettili), guerre tra bande ed imprese redditizie da condurre al successo. In questo nuovo spin-off vengono altresì introdotti nuovi veicoli da guidare tra cui, per la prima volta, persino la moto d'acqua.
    Infine, collocato tra The Lost and Damned e The Ballad of Gay Tony, Rockstar pubblica anche un ennesimo episodio portatile di Grand Theft Auto, sfruttando la devastante popolarità del Nintendo DS. Il titolo riprende l'ambientazione di GTA IV trasferendosi però a Chinatown, dove saremo protagonisti di una vera e propria faida per il controllo delle attività della triade cinese. Recuperando alcuni elementi di gameplay tipici della saga, Chinatown Wars riesce ad amalgamare lo stile di gioco de brand all'utilizzo del pennino e del doppio-schermo Nintendo, inserendo nell'avanzamento un'interessante serie di mini-giochi in grado di offrire un'esperienza parallela a quella "standard". Tecnicamente il titolo ha saputo sfruttare piuttosto bene l'hardware del Nintendo DS, offrendo una modellazione poligonale assolutamente degna di un sistema mobile ed uno stile visivo accattivante, soprattutto grazie allo sfruttamento di un raffinato cell shading.


    Con l'approdo della serie su Playstation 2, nel 2001, la saga conosce punto di svolta. In primis il protagonista (il già conosciuto Claude Speed del secondo episodio) viene inserito finalmente in un contesto narrativo coeso. La trama infatti viene arricchita da diversi personaggi che, in pieno stile Rockstar, ricordano in maniera più o meno velata protagonisti di film cult degli anni '90. Molti gli omaggi, già da questo terzo capitolo, a produzioni quali Pulp Fiction, Scarface o Carlito's Way. Riferimenti che si estendono anche all'ambientazione (questa volta completamente tridimensionale), una Liberty City (New York) che ci mostra per la prima volta quello che sarà poi il marchio di fabbrica del team: vastità, varietà ed un'innumerevole serie di Easter Eggs, più o meno nascosti all'interno della metropoli.
    Il gameplay si adatta perfettamente all'ambiente tridimensionale, puntando ancora una volta in maniera estensiva sulle sessioni di guida, perno fondamentale di quasi tutte le missioni.
    Implementata in maniera rimarchevole, tuttavia, è anche l'azione in terza persona, che ci consentirà di esplorare Liberty City da cima a fondo (per trovare i famigerati 100 pacchetti) ed ingaggiare duelli a suon di proiettili (o di pugni) con i vari membri delle gang con cui verremo a contatto, con la polizia o con semplici -e malcapitati- cittadini. In GTA III ogni elemento dei predecessori viene esteso ed ampliato: l'esplorazione ci porterà dai vicoli ai tetti degli edifici, la salute del protagonista sarà caratterizzata da una barra di punti ferita anziché dai classici "cuori" e la polizia (o l'esercito) agirà seguendo cinque gradi di "allarme" (presentandosi, all'occorrenza, con elicotteri e carri armati).
    Tecnicamente, com'è ovvio, quello di Grand Theft Auto III è il primo grande step nel futuro della serie, con una vastissima ambientazione interamente modellata in 3D, nonché pulsante di elementi scenici, tra passanti, edifici, veicoli, protagonisti e comprimari. Con un comparto grafico tutto nuovo ma non certo all'avanguardia rispetto ai tempi (si veda la non rimarchevole qualità delle texture ed il livello basico delle animazioni), Rockstar prova a recuperare elementi provenienti dal mondo reale e ad inserirli in game tramite riferimenti per lo più goliardici e fracassoni.

    Grand Theft Auto: Vice City

    L'esperienza maturata con GTA III permette a Rockstar North di migliorarsi costantemente, pubblicando ad un solo anno di distanza quello che viene ricordato ancora oggi come uno dei migliori (se non il migliore) esponenti della saga. Parliamo ovviamente di GTA: Vice City, ambientato nella riproposizione figurativa di Miami ed incentrato sulle vicende dell'indimenticabile Tommy Vercetti, un novello Tony Montana. Anche qui, come nel terzo episodio, si sprecano i rimandi ai migliori gangster movie della storia del cinema: tra le innumerevoli citazioni a Scarface ed il coinvolgimento di star Hollywoodiane come Ray Liotta e Sean Penn, insomma, Vice City rappresenta la summa (divertente e divertita) dell'immaginario malavitoso che ha calcato il grande schermo. Per quanto riguarda il gameplay Grand Theft Auto: Vice City "si limita" ad ampliare la struttura di GTA III, aggiungendovi la possibilità di guidare moto, elicotteri e idrovolanti, implementando, in aggiunta, nuove tipologie di missioni (primarie e secondarie) che incrementano la varietà dell'offerta ludica. In Vice City, per la prima volta, avremo finanche la possibilità di acquistare proprietà (leggi: coperture per attività criminose) che ci permetteranno di guadagnare denaro ad intervalli di tempo regolari.

    Ma il lavoro più riuscito è senz'altro quello di caratterizzazione. Vice City è permeato da una perfetta atmosfera anni '80, con tanto di vestiario, auto, luci al neon e musica in corredo; girovagando in città si ha la netta sensazione di trovarsi all'interno di un episodio di Miami Vice (e "Vice City" è, non a caso, il nome scelto per rappresentare la Miami videoludica). Il corredo artistico assume per la prima volta la forma dell'arte: ogni particolare è curato nel dettaglio, ogni riferimento assolutamente voluto. Il fiore all'occhiello (oltre alla splendida colonna sonora) è proprio la raffigurazione psicologica dei personaggi, che unisce sapientemente profondità e goliardia in un mix esplosivo.

    Grand Theft Auto: San Andreas

    Mossa da una continua e costante voglia di sperimentare, nel 2004 Rockstar pubblica Grand Theft Auto: San Andreas che, assieme a Vice City, è da sempre stato contendente per il riconoscimento come "migliore episodio" della serie.
    Ad entrare prepotentemente in ballo come protagonista, questa volta, anche più dei personaggi, è l'ambientazione stessa. Lo stato di San Andreas rappresenta un miscuglio delle peculiarità socio-culturali di California e Nevada, con tutte le contraddizioni che distinguono due dei più controversi stati d'America. Rockstar utilizza il suo solito fare iconico e dissacrante per erigere favolose re-interpretazioni di Los Angeles (Los Santos), San Francisco (San Fierro) e Las Vegas (Las Venturas), pregne di immancabili easter egg e fedeli riproduzioni di celebri mete turistiche.

    Ma il team di sviluppo statunitense non si accontenta, ed alla vastità fisica dell'ambientazione unisce moltissime nuove possibilità in termini di gameplay.
    Prima di tutto la personalizzazione dell'avatar, che potremo vestire grazie ai numerosi negozi presenti in città e modellare fisicamente tramite apposite palestre (o fast food). Il protagonista CJ potrà inoltre costruire diverse relazioni "sentimentali" con una serie di fidanzate che, all'occorrenza, saremo costretti a scarrozzare in uscite "romantiche". Al di là di queste nuove meccaniche di contorno, in ogni caso, San Andreas implementerà un vero e proprio "gioco nel gioco": una guerra tra bande che, ad avventura inoltrata, porterà il giocatore a tentare di ottenere il controllo di innumerevoli aree dello stato a suon di sparatorie, molotov e bocche da fuoco di diversa natura. Ampliato infine il carnet di missioni secondarie, che prevedono veri e propri lavori per un novero d'imprese ben poco edificanti: una vera e propria escalation alla popolarità malavitosa da ghetto, alla quale non poteva mancare, come ciliegina sulla torta, la possibilità di acquistare diverse proprietà residenziali.
    I passi avanti meno importanti sono legati al comparto tecnico, che subisce solo una timida revisione rispetto al passato, mostrandosi ora ripulito e in grado di inscenare una maggior orizzonte visivo. Lo stile inconfondibile dello studio si palesa appieno nella realizzazione visiva e -soprattutto- nella ricercatezza della colonna sonora (questa volta rigorosamente ‘90s), capace di ricreare un'atmosfera davvero indimenticabile.

    Grand Theft Auto IV

    Con l'avvento della Next Gen Rockstar North decide di fare sul serio e, grazie ai mezzi tecnici concessi dalle nuove console, puntare sulla narrazione e sul coinvolgimento. Grand Theft Auto IV cambia completamente registro e passa dalla scalata al potere ad una ben più umile lotta per la sopravvivenza. Negli occhi di Niko Bellic, immigrato serbo nonché veterano della guerra in Bosnia, si rispecchia l'ascesa ed il declino "Sogno Americano", nella sua forma più romantica e tormentata.

    Episodes from Liberty City

    Ad oltre un anno di distanza dal clamoroso successo di GTA IV spuntano due espansioni eccezionali (uscite a circa 10 mesi di distanza tra loro): parliamo di The Lost and Damned e di The Ballad of Gay Tony, due add-on quasi rivoluzionari per qualità ed estensione dell'offerta. Il team, riutilizzando gli angoli più reconditi di Liberty City, propone una vicenda che scava nel profondo dell'animo umano, lasciando senza dubbio un segno indelebile in ogni videogiocatore. A metà strada tra satira e disperazione, questi due contenuti extra amplificano enormemente il respiro del gioco originale, inaugurando una politica dei DLC alquanto inusuale nel panorama videoludico: le espansioni sono dei veri e propri "GTA in miniatura", in grado di competere ad armi pari persino con i capitoli "canonici" della serie Rockstar.

    Accanto ad un approfondimento psicologico del protagonista corrono in parallelo diversi rimandi alla cultura contemporanea americana, con i suoi soliti cliché e le sue mille contraddizioni. Le pubblicità, i predicatori agli angoli delle strade e persino i manifesti e gli spot televisivi hanno, in GTA IV, risvolti ironici e dissacranti.
    Al pari della narrazione cresce anche il gameplay, in cui si inseriscono nuove meccaniche da shooter in terza persona, con la possibilità di utilizzare le coperture, distruggere gli elementi dello scenario e prendere la mira avvicinando leggermente la telecamera. L'esperienza al di fuori dei veicoli diventa così molto più gratificante. GTA IV riprende ed amplia poi il concetto di relazione tra il protagonista ed i comprimari dell'avventura: ora avremo modo di cimentarci in molte nuove attività, tra le quali spiccano il bowling e il biliardo. Per quanto promettenti le meccaniche legate ai rapporti interpersonali ed al cellulare si sono rivelate piuttosto fini a se stesse ed, anzi, a lungo andare, persino tediose nel corso dell'avventura. Grazie al suo spirito innovatore, infine, Rockstar rivoluziona la componente social del genere free roaming, introducendo in GTA IV persino il multiplayer. Fino a sedici giocatori possono sfidarsi in altrettante modalità di gioco (dal deathmatch classico al guardie e ladri), sfruttando l'intera estensione di Liberty City come se fosse un enorme "parco giochi". In virtù di questa feature, ancora oggi Grand Theft Auto IV mantiene attiva una delle più nutrite e vivaci community dell'intero settore.

    Le caratteristiche delle console in alta definizione permettono poi al team di spingere al massimo il pedale dell'acceleratore sul fronte della caratterizzazione. I quartieri in cui Liberty City è suddivisa (ripresi dalla reale divisione di New York) sono fortemente contraddistinti da uno stile unico ed immediatamente riconoscibile. Tutto viene messo in moto dall'Euphoria Engine, che spicca in particolare nella generazione procedurale di animazioni, perfettamente contestualizzate a seconda delle azioni in game dei protagonisti. Il risultato è veramente stupefacente e non sacrifica nulla per quel che riguarda altre componenti tecniche (texture, particellari), che si mantengono su buonissimi livelli. A chiosa, troneggia un comparto sonoro magnifico, di nuovo il fiore all'occhiello della produzione, coronato da un doppiaggio anglofono semplicemente da Oscar.
    Un titolo, insomma, imponente e persino rivoluzionario, punto di svolta di una saga ventennale. Poterlo rigiocare oggi, soppesando le differenze con il pantagruelico quinto capitolo, resta un piacere videoludico di quelli davvero irrinunciabili.

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