Harvestella, un'avventura non-binaria: Square Enix e inclusività di genere

Harvestella è il primo gioco Square Enix ad includere la possibilità di creare un personaggio di genere non-binario: un nuovo passo per il publisher.

Harvestella, un'avventura non-binaria: Square Enix e inclusività di genere
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Disponibile per
  • Pc
  • Switch
  • Dalla grande attenzione dedicata da CD Projekt RED alla definizione di sesso e genere in Cyberpunk 2077 al background di Catalyst in Apex Legends, l'immaginario videoludico sta cercando ormai da diverso tempo di trasformarsi in una realtà più ampia e inclusiva, in grado di accogliere al suo interno una platea sempre più ampia di appassionati. Una tendenza che si muove di pari passo con una progressiva evoluzione della sensibilità del grande pubblico nei confronti di tematiche come l'identità di genere o i diritti sessuali e riproduttivi.

    Solo pochi giorni fa, proprio su queste pagine, discutevamo di come il videogioco rappresenti uno specchio delle società in cui viviamo, esattamente come ogni altro grande medium, che si parli di cinema o letteratura. È dunque più che naturale che all'interno delle software house - anche grazie ad un costante afflusso di nuove generazioni di sviluppatori - trovi spazio un sempre più ampio numero di sensibilità, destinate ovviamente a riflettersi nei titoli indirizzati a PC e console. Uno scenario in costante trasformazione, esattamente come il mondo reale, e che di recente ha portato Square Enix alla pubblicazione del suo primo GDR aperto alla creazione di un personaggio di genere non-binario. In seguito al lancio di Harvestella, riflettiamo sul perché si tratti di un passo piccolo, ma di grande rilievo per il settore e la community videoludica.

    Discriminazioni e violenze di genere

    "Tendenze omofobiche e transfobiche profondamente radicate, spesso unite all'assenza di un'adeguata tutela legale contro discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, espongono un ampio numero di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersex di ogni età e area del mondo ad eclatanti violazioni dei diritti umani". Questo è il quadro dipinto ad oggi dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Un quadro non particolarmente incoraggiante, ad essere onesti, che spesso si ritrova a concretizzarsi in casi di cronaca a dir poco angoscianti.

    Forme manifeste o malcelate di discriminazione riescono a farsi strada sul luogo di lavoro, nella vita pubblica, nell'ambiente scolastico od ospedaliero, mentre sono ancora incredibilmente frequenti i casi di maltrattamenti e isolamento delle persone LGBTQI+ all'interno delle proprie famiglie. Tutt'altro che marginali, anche i casi di aggressione o violenza legati esclusivamente ad un odio generalizzato continuano a raccontare un mondo nel quale un elemento così intimo come l'identità sessuale e di genere può trasformarsi in un teatro dell'orrore nel quale personalità folli si sentono in diritto di tracciare un confine tra ciò che è "giusto" e "normale" e ciò che non lo è.

    Un contesto che trova la sua più tragica declinazione nella violenza e nella discriminazione legalizzate. Stando ai dati ONU, ad esempio, ben 77 Stati vedono oggi attive leggi che definiscono reato le relazioni consensuali tra adulti dello stesso sesso. Queste stesse norme prevedono per i "colpevoli" condanne penali, con tanto di reclusione in carcere. In almeno cinque Paesi del mondo, il rischio è inoltre quello di vedersi condannati alla pena di morte.

    Una cornice che trova conferma anche nei dati diffusi da Amnesty International in merito allo stato attuale dei diritti sessuali e riproduttivi nel mondo e che trova eccellente riassunto nella seguente considerazione, proposta dall'organizzazione non governativa: "Ovunque ti trovi, ovunque tu viva, tutte le decisioni relative al tuo corpo dovrebbero essere tue". Eppure, conferma Amnesty International, sono ancora moltissimi i casi in cui "I governi cercano di imporci chi dovremmo baciare, chi dovremmo amare, come ci dovremmo vestire, come dovremmo identificare noi stessi, quando dovremmo avere figli e anche quanti dovremmo averne".

    La prima volta di Square Enix

    Queste, in estrema sintesi, sono le ragioni per le quali vedere tratteggiati nei videogiochi - così come in altre forme di narrazione - personaggi LGBTQI+ e di diversi orientamenti di genere è un elemento positivo. I grandi cambiamenti della società transitano infatti anche dagli universi che gli esseri umani riescono a immaginare e sognare, con le grandi forme di intrattenimento che possono contribuire a sensibilizzare il proprio pubblico e a "normalizzare" determinate realtà.

    In virtù della marcata componente interattiva che lo caratterizza, il medium videoludico ha inoltre l'esigenza di far sentire il giocatore pianamente accolto e accettato come individuo all'interno del mondo digitale che si appresta a visitare, tanto più se si parla di un genere come quello dei GDR. Una circostanza che è perfettamente chiara a Daisuke Taka, Producer di Harvestella, che di recente ha definito "perfettamente normale" l'inclusione di opzioni di genere non-binario all'interno dei videogiochi di oggi. "Abbiamo pensato che fosse importante includere l'opzione nel titolo - ha descritto il Producer - e mostrare al pubblico che tutti i giocatori sono i benvenuti all'interno di Harvestella".

    Così, per la prima volta nella storia di Square Enix, avviando l'editor di personaggi di Harvestella ci si ritrova di fronte la possibilità di creare un protagonista di genere maschile, femminile o non - binario. Un accorgimento apparentemente piccolo, ma che, proprio come sostenuto dal produttore del gioco, farà sentire immediatamente a proprio agio parte della community intenzionata ad immergersi nel GDR in stile life-simulator proposto dal colosso giapponese.

    Effettuata la scelta di genere, Harvestella consente di procedere con la personalizzazione estetica del proprio personaggio, che propone due corporature differenti, associate al medesimo range di voci, acconciature e tonalità cromatiche di occhi e capelli. Le opzioni a disposizione dell'editor non sono moltissime, è vero, ma se non altro i giocatori hanno la possibilità di navigare tra di esse nella più totale libertà.

    Sul fronte dei contenuti dell'avventura Square Enix, la creazione di un personaggio non-binario ha un unico impatto, legato al modo nel quale gli NPC si riferiranno al protagonista della storia. In inglese, ad esempio, gli abitanti del villaggio di Lethe o della città costiera di Shatolla parleranno di noi utilizzando i pronomi them e they, letteralmente "loro". Tale impostazione viene riproposta in tutti gli adattamenti testuali di Harvestella, tra spagnolo, francese, tedesco, giapponese, cinese e coreano. Purtroppo, vista l'assenza della localizzazione italiana, non possiamo dare conto di come il genere non-binario sia stato reso nella nostra lingua.

    "L'utilizzo di pronomi gender-neutral - ha evidenziato Daisuke Taka - richiede un impegno relativamente piccolo, eppure l'impatto positivo che si genera è enorme, perché significa che si sta facendo uno sforzo per includere tutti". Un approccio semplice, dunque, che tuttavia rappresenta un passo importante per una realtà consolidata come Square Enix, i cui creativi riflettono ormai da tempo sulle tematiche dell'inclusività e della rappresentatività: basti pensare al rinnovamento operato nella sequenza dell'Honeybee Inn di Final Fantasy VII Remake.

    Harvestella Augurandoci che il GDR rappresenti solamente il primo passo di Square Enix sul fronte dell'inclusività, ricordiamo che Harvestella è già disponibile su PC e Nintendo Switch. I giocatori curiosi di saperne di più possono avere un assaggio del life-sim, grazie alla pubblicazione di una Demo di Harvestella.

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