Forza Horizon 5: l'estasi della guida da una prospettiva diversa

Uno spaccato molto personale dell'esperienza con il racing game Microsoft, raccontato da un giocatore solitamente allergico alle quattro ruote.

Forza Horizon 5: l'estasi della guida da una prospettiva diversa
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  • Forza, puoi farcela.
    Non sono mai stato il tipo da giochi di corse, non amo neanche granché guidare, a dirla tutta. Nella vita vera potreste incontrarmi a bordo di una Fiat Idea color puffo. Guido come un anziano signore con la coppola in feltro, dopo aver distrutto l'amata Lancia Dedra dei miei genitori nell'impeto della sfrontatezza da neopatentato. Eppure, questa mattina ero sveglio presto, joypad alla mano, per provare il nuovo capitolo di Forza Horizon (per saperne di più, eccovi la nostra recensione di Forza Horizon 5). Il mio ultimo pre-download risale al lontano 2004, era una settimana prima dell'uscita di Half-Life 2.

    Qui tutti mi accolgono come una superstar, come uno di quelli che saltano dalle montagne in tuta alare col marchio di qualche energy drink in bella vista, quelli che a terra sono ancora perfettamente pettinati e concedono un saluto, uno solo, all'intera folla. Quelli in grado di far arrossire più di dieci standiste con un solo occhiolino ben calibrato. Scelgo il nomignolo "Bro", per mettere le mani avanti, perché è qualcosa che possono urlarti contro sia se batti il record del mondo, sia se polverizzi il chiosco dei gelati dopo una curva presa male. Il primo impatto è folgorante: sono a bordo di un fuoristrada, nella stiva di un elicottero cargo; in basso, sotto una sottile coltre di nubi, un'intera città è presa d'assedio dal fanatismo automobilistico; la gente sbraccia e si sporge a ridosso delle transenne, mentre a pochi centimetri dal loro grugno sfrecciano bolidi a velocità vergognose. Le case sembrano svuotate, nessuno si cura delle norme di sicurezza. È tutto ciò che ho sempre sfottuto di Fast and Furious, penso.

    Un quarto di miglio alla volta

    Quell'essere protagonista indiscusso di uno showbiz in cui tutto è imprescindibilmente strafigo mi disorienta un po'. Perché di solito, quando in una gita fuori porta tocca a me guidare, la reazione di tutti è all'incirca: "oh no". La guida mi stressa, le auto mi annoiano, ma eccomi qui, a bordo della Toyota GR Supra di cui ho appena memorizzato il nome, sedili in pelle, targa personalizzata, cerchi in lega.

    Se dovesse eruttare il vulcano qui vicino, sarei felice di essere rinvenuto fra centinaia di anni, cristallizzato negli scavi, immortalato tridimensionalmente in così tanta figaggine. C'è tanto da esplorare ma decido di allontanarmi dall'attenzione dei presenti, mi defilo per i vicoli di Guanajuato e sparisco oltre un muro di polvere. Scopro con gioia che per raccogliere i bonus sparsi per la mappa, bisogna schiantarcisi.

    Scorro tra le stazioni radio in cerca di quella canzone dei Gorillaz con Beck, ma mi ritrovo ad ascoltare gli Struts che urlano sulla chitarra di Tom Morello, bene così. Perché, come insegna il buon vecchio Chuck Palahniuk, "se la tua auto sbanda nella corsia opposta e muori ascoltando gli Archies che cantano Sugar Sugar è solo colpa della tua pigrizia". Fra gli articoli in vendita nella casa d'aste trovo una monoposto da corsa e me l'aggiudico per una manciata di punti. La vernicio dello stesso colore della mia Fiat Idea, per una questione di rispetto reverenziale, una strana forma di coerenza del tutto campata in aria.

    Sfreccio fra le alture attorno al vulcano ed ammiro il paesaggio senza l'assillo del fiato corto e delle vescicole ai piedi. Ecco, penso, ci sono finalmente riusciti. Dopo trenta e passa anni di ininterrotta attività videoludica, sono riusciti a farmi piacere un gioco di corse.

    Un gioco anche per chi non ama i motori

    Ma cos'è che mi tiene ancora incollato al volante? Un modello di guida che mi prende per mano e mi permette di riavvolgere il tempo quando tiro un freno a mano di troppo? La ghiaia che schizza sullo schermo in un sontuoso ballo di 8 milioni di pixel? Le auto d'epoca che fanno tanto ‘assiduo frequentatore di mercatini col monocolo sempre in tasca'? Sono passate ore e sono ancora in pigiama davanti allo schermo, ho visto posti e impressionato gente, ho raccolto esperienza e non so ancora come usarla.

    Anche se avverto gli sguardi di sufficienza dei piloti esperti fulminarmi a centocinquanta miglia orarie, mentre cerco di disincagliare il paraurti da un cumulo di rocce, va tutto bene. Ho guidato per tornanti senza guard rail a bordo di una Corvette, durante una tempesta di sabbia, ho osservato i fenicotteri spiccare il volo dallo specchio di un corso d'acqua e riflettersi sulla lucida livrea di un'auto fresca di collaudo. Ho anche vinto una gara. Io, che in Superbike 2000 non facevo altro che percorrere i tracciati contromano per veder schizzare in aria i piloti, neanche fossi l'addetto al collaudo dell'effetto ragdoll.

    Come fai a rapire l'attenzione di un soggetto allergico alle quattro ruote? Lo sommergi di contenuti, integri alla squisita tamarraggine delle corse su pista la raffinata esperienza del turismo fuori strada. Gli mostri qualcosa che va molto vicino al fotorealismo, gli dai in mano una macchina fotografica che è solo il dito su un tasto e lo calci con forza in paesaggi più credibili della sua patente B. Crei un'esperienza in cui, dal punto di vista del profano, le corse finiscono per essere un aspetto marginale, al quale potrà approcciarsi con la dovuta cautela ed appassionarsi con le necessarie tempistiche. Infine, magari, impacchetti il tutto e glielo nascondi fra i regali di natale anticipati, assieme a quelli per cui ha già lanciato espliciti segnali nel corso dell'anno.

    È un dato di fatto: uno come me non avrebbe mai acquistato Forza Horizon 5 al lancio, con tutta probabilità neanche pescandolo dal triste cestone delle offerte al centro commerciale, tra qualche anno; e invece eccolo lì, il piccolo gesto a dimostrare come non sempre le vittime dei fenomeni di massa finiscono per rivelarsi vere vittime, che un perentorio "non fa per me" può perdere di colpo ogni suo valore.

    Sono sempre io, il terrore dei muretti a secco, uno che non prenderebbe mai posto alla guida di una Corvette senza prima far firmare una liberatoria. Ma oggi sono un famoso pilota di auto da corsa, un turista in Messico, un manichino sponsorizzato, un collezionista di auto sportive, un gran figo, almeno di fronte a questo schermo.

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