Il caso dell'horror Devotion: Steam, CD Projekt, censura e Winnie The Pooh

Analizziamo il fenomeno Devotion, horror indie taiwanese del 2019 diventato un vero e proprio caso internazionale. A colpi di Winnie The Pooh.

Il caso dell'horror Devotion: Steam, CD Projekt, censura e Winnie The Pooh
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  • È un dicembre di fuoco per CD Projekt RED. Dopo la controversa release del fantascientifico Cyberpunk 2077 (per saperne di più, ecco la nostra recensione di Cyberpunk 2077), lo studio polacco aveva dichiarato di voler pubblicare su GOG.com, la propria piattaforma di distribuzione digitale di videogiochi, uno dei titoli horror più discussi degli ultimi anni. Si tratta di Devotion, creato dagli sviluppatori taiwanesi di Red Candle Games e rimasto disponibile su Steam nel febbraio dello scorso anno per appena una settimana. Non più presente su canali legali, il titolo ha però ottenuto ampia attenzione da parte dei principali portali d'informazione - e della Harvard Library, che lo preserverà nella sua collezione di opere dell'Est asiatico - oltre che recensioni positive sulle testate che si sono occupate della produzione.

    A fronte di un prodotto la cui qualità è stata riconosciuta, qual è il problema? Il punto, qui, è politico (vi ho già accennato ai rapporti tra il nostro medium preferito e tematiche politiche nello speciale su videogiochi e politica). Per parlare di Devotion, quindi, bisogna prima analizzare la dibattuta questione dell'indipendenza di Taiwan e i suoi rapporti con la Cina, con alcuni cenni a Winnie the Pooh. Sì, proprio il simpatico orsetto giallo goloso di miele: è più politico di quanto potreste pensare. Viviamo senz'altro in tempi interessanti.

    Taiwan: Stato o provincia?

    La situazione geopolitica di Taiwan è una delle più complesse al mondo, tanto che lo status giuridico del territorio è discusso da decenni. Mentre il governo cinese sostiene che Taiwan sia una provincia "deviante" che deve tornare ad essere parte effettiva della Repubblica Popolare, Taiwan difende fieramente la propria indipendenza, anche grazie ad uno storico appoggio - seppur non privo di ambiguità - da parte degli Stati Uniti d'America: la paura di un conflitto ha finora trattenuto la Cina dall'invadere le vicine isole parte dello Stato da essa non considerato tale. Al momento Taiwan è riconosciuta soltanto da quindici Paesi.

    Le cose non sono state più rosee in passato, a partire dalla cessione di Taiwan da parte del governo Qing ai giapponesi vittoriosi nel conflitto del 1894-1895. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la dura sconfitta del Giappone, il territorio tornò nella sfera cinese, con il benestare di Regno Unito e Stati Uniti d'America. Ma la guerra civile cinese rimescolò rapidamente le carte: le truppe del Kuomintang, capitanate da Chiang Kai-shek, vennero duramente sconfitte dall'armata comunista di Mao Zedong, e decisero di riparare proprio a Taiwan nel 1949. Dopo aver applicato un sistema dittatoriale per lungo tempo, l'arcipelago intraprese la via democratica a partire dagli anni duemila.

    Come già accennato, i delicatissimi equilibri geopolitici che reggono la sostanziale indipendenza di Taiwan - dotata di un proprio governo, di un sistema legislativo retto

    da una Costituzione e di un esercito - sono stati messi a dura prova nel corso dei decenni. Dopo una forte e aperta ostilità iniziale, i rapporti tra Cina e Taiwan si sono parzialmente rilassati a partire dagli anni ‘80: Taiwan ha rifiutato le offerte cinesi di mantenere un significativo grado di autonomia al suo ritorno sotto l'ala della Repubblica Popolare, ma ha intrapreso significativi investimenti in Cina, allentando le strette maglie che erano state imposte in precedenza. Le mire cinesi hanno continuato a scorrere come un fiume sotterraneo pronto a tornare in superficie all'occasione propizia. Non dimentichiamo che Taiwan è uno dei più grandi produttori al mondo di semiconduttori, computer e telefoni cellulari: non a caso si parla di "miracolo taiwanese". Acquisire Taiwan sarebbe un colpo grosso per la Repubblica Popolare, vista l'importanza strategica del settore delle nuove tecnologie in cui il Paese eccelle.

    Dal 2016 Taiwan è guidato da una presidente donna, Tsai Ing-Wen, progressista e fiera oppositrice delle mire della Repubblica Popolare. La sua elezione ha preoccupato non poco Pechino, che ha applicato forti pressioni sui suoi interlocutori internazionali - specialmente a livello imprenditoriale - minacciandoli di bloccare i loro affari in Cina, se non avessero considerato Taiwan come parte integrante della Repubblica Popolare. Devotion (torniamo finalmente a parlare di lui!) va inserito in questa difficile temperie politica, in quanto è stato distribuito su Steam a inizio 2019.

    Non che le cose siano migliorate da allora, visto che Tsai Ing-Wen ha vinto un secondo mandato proprio quest'anno: l'inasprimento della mano cinese ad Hong-Kong ha preoccupato i taiwanesi favorevoli all'indipendenza del loro Paese. Gli Stati Uniti d'America non sono rimasti a guardare: il sottosegretario di Stato per la crescita economica Keith Krach ha fatto visita a Taipei a settembre. Come si legge sul sito ufficiale del governo statunitense, "per proseguire i nostri forti rapporti con Taiwan e la sua vibrante democrazia attraverso valori politici ed economici condivisi".

    Winnie The Pooh in un horror?

    Vi ho promesso che Winnie the Pooh avrebbe avuto un ruolo da protagonista in questa vicenda, ma finora abbiamo parlato a più non posso di geopolitica. Fidatevi di me: era necessario per una completa comprensione del messaggio contenuto nell'easter egg che costituisce la pietra dello scandalo di Devotion. Si tratta di un semplice talismano, apparentemente innocuo, che è sicuramente passato inosservato alla maggior parte dei giocatori.

    I caratteri cinesi dipinti sul foglio accostano, con termini poco lusinghieri, il Presidente della Repubblica Popolare Xi Jinping al simpatico orsetto giallo della nostra infanzia. Ciò è stato sufficiente a provocare un'autentica (ne siamo sicuri? Ne riparleremo fra poco) rivolta tra gli utenti di Steam, che hanno bersagliato Devotion di recensioni e commenti negativi. A questo punto viene spontaneo chiedersi dove sia il problema, dato che Winnie the Pooh è considerato una figura assolutamente innocente e positiva.

    Partiamo con il dirvi che il rapporto di Winnie the Pooh con i Paesi del blocco comunista è complesso da parecchi decenni a questa parte. L'esempio più illustre è senz'altro Vinni Puch, personaggio frutto del rifiuto sovietico di trasmettere cartoni animati statunitensi. A partire dal 1969 furono realizzati diversi cortometraggi basati sul libro che ispirò Disney a portare l'orsetto su schermo: Fyodor Khitruk, il regista russo padre dell'opera, non vide il cartone animato americano con protagonista Pooh - per quanto ufficialmente ci è noto - prima di filmare i propri lavori su Vinni Puch.

    E la versione sovietica è infatti totalmente diversa da quella statunitense: Vinni Puch ha un'aria costantemente malinconica, e spesso gli argomenti trattati sono più "adulti" e oscuri rispetto alla costante fame di miele del meno problematico Winnie the Pooh. In entrambi i casi si tratta di capolavori del film d'animazione, creati da artisti di eccezionale talento, sebbene aventi caratteristiche molto differenti fra loro.

    Passando al rapporto tra Winnie the Pooh e il Presidente cinese Xi Jinping, il simpatico orsacchiotto è diventato un inarrestabile veicolo di satira tramite Internet. Ebbene sì: il governo della Repubblica Popolare ha paura di Winnie the Pooh. A partire dal 2013 hanno iniziato a circolare con insistenza meme che paragonavano Xi Jinping proprio all'orsetto giallo. Per la precisione, tutto è cominciato con una foto di Barack Obama (allora Presidente degli Stati Uniti d'America) e Xi Jinping che camminavano insieme; è scattato un paragone con un'immagine di Pooh e Tigro nella stessa posa dei due.

    Gli utenti non si sono fermati qui: anche una storica stretta di mano tra l'allora premier giapponese Shinzo Abe e Xi nel 2014 - con i Presidenti ritratti poco entusiasti in foto, con espressioni facciali che rasentavano il limite del disgusto - ha portato ad un altro, pertinente meme. E via di questo passo. Fu così che l'ascia del regime, sotto forma di censura, si abbatté sul povero Winnie the Pooh, che in fondo voleva soltanto abbuffarsi di miele, senza rimanere coinvolto in ben più vischiose questioni politiche.

    Devozione alla causa

    Era quindi inevitabile che il seppur piccolo easter egg inserito dagli sviluppatori taiwanesi di Red Candle Games in Devotion diventasse pietra dello scandalo, scatenando una vera e propria valanga. La breve storia di Devotion su Steam inizia il 19 febbraio 2019, ma non ci vuole molto perché alcuni utenti attenti trovino il poster e leggano la scritta infamante verso Xi Jinping. Segue un review bombing a una pletora di commenti negativi, provenienti in prevalenza da utenti cinesi, che si sono detti offesi per il trattamento riservato all'interno del videogioco al loro Presidente.

    Una piccola parentesi: Steam ha operato per anni in Cina in una sorta di "zona grigia", con alcune restrizioni, ma senza un'approvazione governativa ufficiale; recentemente Valve ha mirato a risolvere questa situazione di ambiguità, richiedendo per la pubblicazione su Steam China che i titoli ottengano un preventivo placet da parte del governo della Repubblica Popolare. Tornando a Devotion, non sono mancate perplessità sulla forte attenzione riservata dal pubblico ad un prodotto tutto sommato di nicchia, un horror ambientato nella Taiwan degli anni ‘80 interamente ambientato in un tetro condominio di Taipei.

    Si è trattato di interesse genuino e di altrettanta genuina difesa del Presidente Xi Jinping o di una manovra orchestrata a tavolino ed eseguita da bot controllati dal governo? Probabilmente non avremo mai la risposta, ma ciò che è importante è porsi la domanda. Rimane un fatto: sebbene Red Candle Games avesse prontamente rimosso dal gioco la scritta incriminata, sostituendola con un ben più innocuo "Buon anno nuovo", il 26 febbraio, appena una settimana dopo la release, Devotion viene rimosso da Steam. "Problemi tecnici", dichiara lo sviluppatore.

    Grossi casini politici, rispondono tutti gli osservatori della vicenda. Anche perché Devotion è uscito clamorosamente dalla porta di Steam e non è più tornato. Il caso ha fatto tanto clamore che il vice premier taiwanese in persona, Chen Chi-mai, si è schierato pubblicamente per difendere il lavoro dei suoi connazionali, dichiarando che "soltanto in Paesi dove vigono democrazia e libertà la creatività può essere libera da restrizioni". Un atteggiamento coraggioso e certamente volto a mandare un chiaro messaggio alla Cina, in un momento delicato - come abbiamo visto - in cui ogni gesto può essere politico e pesare sullo scacchiere internazionale.

    E qui si apre l'ultimo capitolo di questa surreale vicenda, che certamente non mancheremo di seguire in futuro. La tematica, infatti, è importante: si tratta di tutelare la libertà d'espressione, ma anche di comprendere l'effetto farfalla clamoroso che può nascere da un semplice, e apparentemente innocente, accostamento tra un simpatico personaggio di fantasia e un uomo politico capace di spaventare milioni di persone. E che, in questo modo, viene, per così dire, esorcizzato e "ridimensionato": potere della satira e della risata.

    Il 16 dicembre GOG.com e Red Candle Games hanno annunciato un ritorno in grande stile di Devotion: il gioco sarebbe stato pubblicato sulla piattaforma di CD Projekt RED. Una scelta senz'altro coraggiosa e salutata da molti come un piacevole segnale: oltretutto la scritta incriminata ed altri elementi considerati offensivi da parte dell'utenza cinese sono stati rimossi dal gioco ormai un anno e mezzo fa. La pubblicazione era prevista a stretto giro, il 18 dicembre.

    Non è andata così. Dopo poche ore GOG.com ha rilasciato una dichiarazione su Twitter che ha spento le aspettative dell'utenza: "dopo aver ricevuto numerosi messaggi dai giocatori, abbiamo deciso di non inserire il titolo nel nostro store". I più maliziosi penseranno che non siano stati esattamente i giocatori a mandare un messaggio a CD Projekt RED, ma di più non è dato sapere. Certo è che gli sviluppatori polacchi sono già subissati dalle polemiche per il lancio di Cyberpunk 2077, e forse questo non sarebbe stato il momento giusto la release di Devotion. Sia come sia, Devotion non arriverà su GOG.com, almeno per ora.

    Cosa ne è stato di Red Candle Games? Gli sviluppatori non si sono tirati indietro dalle critiche nello scorso febbraio, e su Steam hanno commentato così: "ci sentiamo assolutamente dispiaciuti e devastati. Red Candle Games si assume la piena responsabilità dell'accaduto, e accogliamo tutte le critiche". In successive dichiarazioni rese alla stampa internazionale, il team ha ribadito la sua determinazione nell'accettare le conseguenze delle proprie azioni e al contempo di continuare nel proprio lavoro.

    La vicenda di Devotion ci permette di interrogarci su temi come la libertà d'espressione, la portata politica delle opere d'arte e la censura. Tutte questioni di assoluto interesse anche in Occidente, dove la freedom of speech è un diritto dato spesso, e tristemente, per scontato. Cosa pensate dell'accaduto? Sperate che Devotion possa ottenere una futura pubblicazione su piattaforme videoludiche legali, o al contrario ritenete che l'easter egg sia stato un errore da parte di Red Candle Games? Vi aspettiamo per discuterne nello spazio dedicato ai commenti!

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