Quando si parla di poetica tolkeniana e si tira in mezzo l'High Fantasy solitamente si fa riferimento a un mondo nel quale i ruoli, anzi, gli allineamenti, sono chiari. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, due schieramenti dai quali è molto difficile uscire e che forniscono ai loro appartenenti un campo di manovra assai limitato. Non si tratta di una definizione sbagliata, Specialmente se ci riferiamo a Tolkien, ma probabilmente non è nemmeno del tutto accurata.
Nell'autore inglese c'è infatti di più dell'ottusa ricerca del bene (o del male): c'è un rapporto conflittuale con il potere, l'unica forza in grado di corrompere anche i più nobili; ci sono le conseguenze profonde che comporta seguire il proprio allineamento (Saruman, che vuole dominare con la sapienza alleandosi con il nemico, ma anche Frodo, che pur da eroe e vincitore non tornerà mai lo spensierato hobbit della Contea); ci sono spinte riformatrici, come gli uomini, o conservatrici, come gli elfi. E poi c'è Gollum.
Le origini di Gollum
Nato hobbit con il nome di Sméagol, Gollum sfugge a qualsiasi categorizzazione, a noi come al suo creatore, che in una lettera all'editore spiegava come volesse lasciare al lettore ogni giudizio sulla sua persona.
Gollum è uno dei pochissimi personaggi all'interno del Signore degli Anelli che non serve alcun padrone che non sia se stesso: le sue azioni sono a volte strumento del bene così come del male, ma non c'è nessuno che tira i suoi fili, a differenza di quasi tutte le figure coinvolte nella storia. La sua dualità è talmente prorompente che è lo stesso Tolkien a dotarlo di due diverse anime, "Servile" e "Scurrile", in costante conflitto, fino a quando è Sam (un "lawful good" puro) a spostare la bilancia verso il male (e anche questo è un esempio di come le azioni, indipendentemente dall'allineamento di chi le esegue, possono agire per conto del bene o del suo opposto).
Sméagol, dicevamo, non è sempre stato così. Intanto era uno Sturoi (una delle tre sotto-razze degli Hobbit, insieme a Pelopiedi e Paloidi) che viveva a Campo Gaggiolo lungo le rive dell'Anduin, intorno all'anno 2400 della Terza Era, un luogo in cui, quasi duemila e cinquecento anni prima, Isildur morì tradito dall'Unico Anello. Ed è proprio l'Unico che Déagol, parente di Sméagol, trova all'interno del fiume e che gli costerà la vita, visto che il futuro Gollum, attratto inesorabilmente dall'oggetto, lo uccide per poi tenersi il suo neonato tesssoro. Ripudiato dalla famiglia e abbandonato da tutti, Sméagol inizia una lunghissima vita fatta di solitudine e crescente malvagità, che lo porterà a rifuggire sempre più la luce del sole fino a trovare casa in un lago sotterraneo. Proprio qui, nel 2941 della Terza Era, l'Anello lo tradisce, così come aveva fatto con Isildur, consegnandosi a Bilbo, il quale - durante il loro incontro - finirà per risparmiare la vita alla triste creatura.
Fun Fact: il Gollum della prima edizione de Lo Hobbit era molto diverso da quello delle successive versioni: Dopo aver iniziato i lavori su The Lord of The Rings, infatti, e deciso che Anello e Gollum dovessero essere argomenti centrali di quella storia, il personaggio cambiò e diventò molto più legato/ossessionato al suo tesoro, oltre che evidentemente mutato, sia nei comportamenti sia nell'aspetto, dalla forza esercitata dall'artefatto.
Dopo essersi impresso il nome dei Baggins a caratteri di fuoco in testa, Sméagol, ormai diventato Gollum, esce dalla sua tana alla ricerca dell'Anello, ma attratto da Sauron finisce prima a Mordor (luogo nel quale viene catturato e torturato) e poi a Bosco Atro, dove è lo stesso Gandalf a condurlo, in seguito alla cattura eseguita da Aragorn. Riuscito a fuggire pure dalla guardie di Thranduil, Re di Bosco Atro e padre di Legolas, Gollum finisce a Moria dove incontra la Compagnia (guidato probabilmente dall'attrazione dell'Anello) e la segue fino agli Emyn Muil, dove Frodo e Sam lo irretiscono per farsi guidare dentro Mordor.
È da questo momento in avanti che appaiono con forza Servile e Scurrile, le sue due personalità in contrapposizione che accompagnano Frodo e Sam per tutto il viaggio verso Mordor, fino alla morte di Sauron causata proprio da lui. Di tutti i personaggi del Signore degli Anelli non ce n'è uno sfaccettato e complesso come Gollum: nel corso della narrazione il lettore è portato ad empatizzare con lui, a odiarlo, a difenderlo quando Sam lo tratta male, a ringraziarlo quando stacca un dito a un Frodo che cede al potere dell'Anello proprio a un passo dalla sua distruzione.
Incasellare Gollum in una categoria specifica è impresa impossibile, ed è certamente giusto così: a turno tutti lo hanno in odio e provano nei suoi riguardi una forte pietà, perché lui è tra le altre cose il prodotto del mondo che lo circonda: con Frodo, che lo tratta con umanità, assume il temperamento di Servile, mentre con Sam, che non ripone in lui la minima fiducia, si tramuta in Scurrile. La tridimensionalità del personaggio sta nel fatto che entrambi gli hobbit hanno sia ragione che torto nel comportarsi così con lui, perché Gollum, come scrive lo stesso Tolkien, rifugge da qualsiasi categorizzazione.
"Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. Ho poca speranza che Gollum riesca a essere curato e a guarire prima di morire. Ma c'è una possibilità. Egli è legato al destino dell'Anello".
Il bene agisce per vie misteriose. Senza Gollum Sauron avrebbe trionfato, i popoli liberi sarebbero stati soggiogati e la Terra di Mezzo sarebbe diventata una landa desolata. Senza il più meschino, egoista e individualista degli hobbit (beh, Sackville Baggins esclusi) tutto sarebbe finito a un passo dal trionfo: proprio là dove Isildur sconfisse il Signore Oscuro.
Come disse Gandalf a Frodo: "Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l'aspetta un'ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia; e quando l'ora giungerà, la pietà di Bilbo potrebbe cambiare il corso di molti destini, e soprattutto del tuo".
Il Signore degli Anelli: chi è Gollum il Grigio?
Il personaggio più sfaccettato del Signore degli Anelli è anche il più difficile da capire: cerchiamo di approfondirlo insieme...
Quando si parla di poetica tolkeniana e si tira in mezzo l'High Fantasy solitamente si fa riferimento a un mondo nel quale i ruoli, anzi, gli allineamenti, sono chiari. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, due schieramenti dai quali è molto difficile uscire e che forniscono ai loro appartenenti un campo di manovra assai limitato. Non si tratta di una definizione sbagliata, Specialmente se ci riferiamo a Tolkien, ma probabilmente non è nemmeno del tutto accurata.
Nell'autore inglese c'è infatti di più dell'ottusa ricerca del bene (o del male): c'è un rapporto conflittuale con il potere, l'unica forza in grado di corrompere anche i più nobili; ci sono le conseguenze profonde che comporta seguire il proprio allineamento (Saruman, che vuole dominare con la sapienza alleandosi con il nemico, ma anche Frodo, che pur da eroe e vincitore non tornerà mai lo spensierato hobbit della Contea); ci sono spinte riformatrici, come gli uomini, o conservatrici, come gli elfi. E poi c'è Gollum.
Le origini di Gollum
Nato hobbit con il nome di Sméagol, Gollum sfugge a qualsiasi categorizzazione, a noi come al suo creatore, che in una lettera all'editore spiegava come volesse lasciare al lettore ogni giudizio sulla sua persona.
Gollum è uno dei pochissimi personaggi all'interno del Signore degli Anelli che non serve alcun padrone che non sia se stesso: le sue azioni sono a volte strumento del bene così come del male, ma non c'è nessuno che tira i suoi fili, a differenza di quasi tutte le figure coinvolte nella storia. La sua dualità è talmente prorompente che è lo stesso Tolkien a dotarlo di due diverse anime, "Servile" e "Scurrile", in costante conflitto, fino a quando è Sam (un "lawful good" puro) a spostare la bilancia verso il male (e anche questo è un esempio di come le azioni, indipendentemente dall'allineamento di chi le esegue, possono agire per conto del bene o del suo opposto).
Sméagol, dicevamo, non è sempre stato così. Intanto era uno Sturoi (una delle tre sotto-razze degli Hobbit, insieme a Pelopiedi e Paloidi) che viveva a Campo Gaggiolo lungo le rive dell'Anduin, intorno all'anno 2400 della Terza Era, un luogo in cui, quasi duemila e cinquecento anni prima, Isildur morì tradito dall'Unico Anello. Ed è proprio l'Unico che Déagol, parente di Sméagol, trova all'interno del fiume e che gli costerà la vita, visto che il futuro Gollum, attratto inesorabilmente dall'oggetto, lo uccide per poi tenersi il suo neonato tesssoro. Ripudiato dalla famiglia e abbandonato da tutti, Sméagol inizia una lunghissima vita fatta di solitudine e crescente malvagità, che lo porterà a rifuggire sempre più la luce del sole fino a trovare casa in un lago sotterraneo. Proprio qui, nel 2941 della Terza Era, l'Anello lo tradisce, così come aveva fatto con Isildur, consegnandosi a Bilbo, il quale - durante il loro incontro - finirà per risparmiare la vita alla triste creatura.
Fun Fact: il Gollum della prima edizione de Lo Hobbit era molto diverso da quello delle successive versioni: Dopo aver iniziato i lavori su The Lord of The Rings, infatti, e deciso che Anello e Gollum dovessero essere argomenti centrali di quella storia, il personaggio cambiò e diventò molto più legato/ossessionato al suo tesoro, oltre che evidentemente mutato, sia nei comportamenti sia nell'aspetto, dalla forza esercitata dall'artefatto.
Dopo essersi impresso il nome dei Baggins a caratteri di fuoco in testa, Sméagol, ormai diventato Gollum, esce dalla sua tana alla ricerca dell'Anello, ma attratto da Sauron finisce prima a Mordor (luogo nel quale viene catturato e torturato) e poi a Bosco Atro, dove è lo stesso Gandalf a condurlo, in seguito alla cattura eseguita da Aragorn. Riuscito a fuggire pure dalla guardie di Thranduil, Re di Bosco Atro e padre di Legolas, Gollum finisce a Moria dove incontra la Compagnia (guidato probabilmente dall'attrazione dell'Anello) e la segue fino agli Emyn Muil, dove Frodo e Sam lo irretiscono per farsi guidare dentro Mordor.
È da questo momento in avanti che appaiono con forza Servile e Scurrile, le sue due personalità in contrapposizione che accompagnano Frodo e Sam per tutto il viaggio verso Mordor, fino alla morte di Sauron causata proprio da lui. Di tutti i personaggi del Signore degli Anelli non ce n'è uno sfaccettato e complesso come Gollum: nel corso della narrazione il lettore è portato ad empatizzare con lui, a odiarlo, a difenderlo quando Sam lo tratta male, a ringraziarlo quando stacca un dito a un Frodo che cede al potere dell'Anello proprio a un passo dalla sua distruzione.
Incasellare Gollum in una categoria specifica è impresa impossibile, ed è certamente giusto così: a turno tutti lo hanno in odio e provano nei suoi riguardi una forte pietà, perché lui è tra le altre cose il prodotto del mondo che lo circonda: con Frodo, che lo tratta con umanità, assume il temperamento di Servile, mentre con Sam, che non ripone in lui la minima fiducia, si tramuta in Scurrile. La tridimensionalità del personaggio sta nel fatto che entrambi gli hobbit hanno sia ragione che torto nel comportarsi così con lui, perché Gollum, come scrive lo stesso Tolkien, rifugge da qualsiasi categorizzazione.
"Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. Ho poca speranza che Gollum riesca a essere curato e a guarire prima di morire. Ma c'è una possibilità. Egli è legato al destino dell'Anello".
Il bene agisce per vie misteriose. Senza Gollum Sauron avrebbe trionfato, i popoli liberi sarebbero stati soggiogati e la Terra di Mezzo sarebbe diventata una landa desolata. Senza il più meschino, egoista e individualista degli hobbit (beh, Sackville Baggins esclusi) tutto sarebbe finito a un passo dal trionfo: proprio là dove Isildur sconfisse il Signore Oscuro.
Come disse Gandalf a Frodo:
"Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l'aspetta un'ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia; e quando l'ora giungerà, la pietà di Bilbo potrebbe cambiare il corso di molti destini, e soprattutto del tuo".
Beh, lo fece.
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