Speciale Italian Videogame Developers Conference

Resoconto dalla seconda edizione dell'IVDC

Speciale Italian Videogame Developers Conference
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Entrando nella Sala Magna della IULM a Milano, ci saremmo aspettati qualsiasi cosa. Una massa informe di nerd che, bava alla bocca, cercavano di farsi strada per conquistare i posti migliori all’interno della sala. Cosplayer impazziti smaniosi di fotografarsi di fianco a questo o a quello sviluppatore che aveva creato proprio il personaggio di cui ne emulavano l’aspetto fisico. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. Oppure no: una fila composta di incravattatissimi e impettiti uomini d’affari, che mal si sarebbe sposata con il look giovanile, poco elegante e scapestrato dei vostri inviati di Everyeye.
Insomma, ci saremmo aspettati qualsiasi cosa, tranne che essere accolti da Marco Accordi Rickards in persona, scortato dalle leggende italiane rispondenti al nome di Bonaventura Di Bello e Carlo Santagostino. Se questi nomi non vi dicono nulla, non si può certo biasimarvi: in qualche modo queste due personalità sono i genitori dell’editoria videoludica italiana. Una mamma e un papà ante-litteram di Everyeye, se proprio si vuole tracciare un mitico albero genealogico. Non chiedeteci però chi dei due sia la mamma!
Scherzi a parte, Di Bello e Santagostino sono stati due dei tanti redattori che dal lontano 1986 al 1993 hanno curato la rivista Zzap!, la prima rivista pubblicata in Italia che trattasse unicamente di videogiochi. Così, mentre aspettavamo l’inizio vero e proprio degli interventi, e mentre ci facevamo fare un paio di autografi, ci siamo ritrovati a scambiare quattro chiacchiere sullo stato attuale dell’industria e dell’editoria italiana, con chi, quell’industria e quell’editoria, l’ha vista nascere e cresce.
L’aneddoto non vuole essere un mero, se pur efficace, espediente per vantarci con voi fedeli utenti e lettori. Tutt’altro. L’episodio è significativo per descrivere l’atmosfera e l’aria che si respirava nell’Aula Magna della IULM. Passato e presente che si incontravano per discutere, sognare e prospettare il futuro del nostro hobby preferito. Un clima di serenità e genuina gioia dove pubblico e relatori potevano continuare i discorsi tenuti sul palco, anche di fronte a un caffè fumante.

Italians Do It Better?

Del resto si sa: l’Italia è un paese conosciuto per il calore del suo popolo e quindi sulla piacevolezza del clima, non c’era certo da dubitarne. Ma la conferenza vera e propria? Può un paese, ahinoi, arretrato rispetto agli standard videoludici degli altri stati, condurre in modo serio, interessante e oggettivo una serie di conferenze sull’argomento? Può farlo senza cadere nel retorico, nell’ovvio e nel banale?
Se già la prima edizione della IVDC era riuscita a convincere, questa seconda edizione, tenutasi come già detto lo scorso 8 e 9 ottobre nell’Aula Magna della IULM a Milano, ha convinto ulteriormente. Non mancano sicuramente ancora degli errori di gioventù, ma l’affluenza del pubblico e stata sicuramente maggiore rispetto a quella dell’anno scorso, così come è aumentato nettamente il numero degli ospiti.
A proposito di ospiti, dopo una veloce presentazione, si è deciso di partire subito forte: anche quest’anno ha infatti partecipato Andrea Pessino dei Ready at Dawn Studios. Il suo intervento ha fatto luce sulla sua storia personale e su quella della sua software house. Lo sviluppatore si è preoccupato di elargire consigli su come creare una società di successo e ha concluso con un post-mortem su Daxter in cui ha fatto più luce su ciò che non ha funzionato, piuttosto che soffermarsi su inutili lodi sui meriti della produzione.
E’ stato poi il turno di una tavola rotonda a cui hanno preso parte Luisa Bixio, di Leader, Gaetano Ruvolo, di Sony Computer Entertainment Italia, Raoul Carbone, come rappresentante della IGDI e Alessandro Sciolari, di Assoknowledge. L’argomento principale è stato il rapporto tra sviluppatori, editori e distributori e come funzionano i meccanismi tra questi tre enti nel nostro paese. E’ stato inoltre data larga importanza alla nascita della IGDI, che, lo ricordiamo, è un’associazione, nata all’interno di Confindustria, che riunisce sotto la sua effige la quasi totalità delle case di sviluppo italiane.
E’ stato poi il momento di Milestone e Artematica: attraverso due conferenze distinte è stata data la possibilità alle due case interamente italiane di presentarsi, far conoscere la loro storia e i loro progetti futuri.
Tra gli altri, interventi che si sono tenuti il pomeriggio dell’8 ottobre, particolarmente interessante è stato quello i Ian Livingstone. Oltre che sulla sua decennale carriera, Ian si è soffermato in modo particolare a parlare del brand di Tomb Rider e sull’importanza del merchandising, capace di estendere la vita del personaggio al di là del videogioco.
Uno degli ultimi interventi della prima giornata è stato poi relativo ad “The Art Of Games”, mostra che sarà aperta fino all’8 novembre al Centro Saint-Bénin ad Aosta. L’esposizione ha come intento quello di trovare uno stretto legame tra art gaming e arte nel senso più convenzionale del termine. Una mostra quindi molto interessante che promette di interessare tanto gli amanti d’arte, quanto quelli di videogiochi.
La prima giornata della conferenza si è infine conclusa con una panoramica sulla così detta scena “indie”, ovvero la scena indipendente, priva dei supporti di qualsivoglia grande publisher. In particolare sono stati presentati due progetti italiani: Zombiedog di MoonLoop in collaborazione con Naumachia e Space Warfare di AureaSection.

Il giorno seguente è stato ampio spazio alle possibilità di studio che sono offerte sul nostro suolo nazionale, per studiare ed inserirsi all’interno dell’industria videoludica. Sono stati anche presentati dei corsi che sono tenuti annualmente presso la stessa IULM. Sul palco è salito, tra gli altri, il famoso Matteo Bittani, che ormai docente presso la Stanford University, ha tracciato un parallelo tra accademia e industria statunitense e accademia e industria italiana. Il confronto, chiaramente poco roseo se visto applicato all’Italia, è anche servito per mettere in luce la necessità di un maggior contatto tra le due dimensioni, al fine di creare personale efficiente e subito assumibile dai vari settori dell’industria videoludica.
Altro interessante momento della conferenza è stato quello in cui passato e presente dell’editoria specializzata si è ritrovata sul palco per dare vita a una tavola rotonda. A rappresentare i tempi andati Bonaventura Di Bello e Carlo Santagostino, come già detto redattori di Zzap!. Per il presente invece Matteo Bittani, Alessandro Apreda di Edizioni Master e Andrea Babich, redattore di Sprea. Il futuro invece è stato degnamente rappresentato da Pierpaolo Grego di Multiplayer e, rullo di tamburi, dal Saimon Paganini redazionale che si è fatto orgogliosamente portavoce di Everyeye. Le tematiche toccate sono state molte, dalla crisi della carta stampata, al futuro dei siti internet, fino a giungere allo scottante tema delle eventuali pressioni che i publisher farebbero sulle testate giornalistiche.
Proposte interessanti sono state suggerite da Di Bello e Santagostino nel voler trasformare le testate cartacee in bimensili che abbandonino le normali anteprime e recensioni, per dedicarsi unicamente ad articoli d’approfondimento di varia natura. Bittani dal canto suo ha criticato la tendenza fortemente elitaria di molti magazine e siti internet, che escluderebbero eccessivamente il grande pubblico. Saimon Paganini, dal canto suo, si è detto fiducioso circa l’evoluzione del settore web: già oggi un buon sito ha ben poco da invidiare alle testate cartacee e, grazie alla multimedialità di internet, il futuro del settore non può che essere ancor più legato a questo medium. Gli unici dubbi sollevati in merito all’informazione via web riguarderebbero i tanti scrittori dei siti internet, alcuni dei quali assolutamente privi delle qualità e dell’istruzione necessaria per poter fornire un’informazione seria e quanto più oggettiva.

Momenti di puro imbarazzo alla domanda relativa sulle eventuali pressioni ricevute dai vari publisher in merito a recensioni sfavorevoli di un determinato titolo. L’iniziale tensione generata dalla scomodità della domanda è stata tuttavia superata grazie alla sincerità della risposta. Anche ripensando al caso Kane & Lynch (dove, secondo delle indiscrezioni, un redattore di Gamespot venne licenziato per una sua recensione non proprio entusiasta del prodotto Eidos) tutti i presenti si sono trovati ad ammettere che le pressioni facciano parte del gioco. Con la stessa unanimità però è stata affermata la priorità all’informazione senza scendere a compromessi: del resto la qualità e l’affidabilità di una testata giornalistica è ben più importante e vitale che compiacere i publisher.

Italian Videogame Developers Conference Tirando le somme di questa seconda edizione dell’IVDC il bilancio non può che essere positivo. Problemi tecnici, partecipazioni annullate, qualche momento meno entusiasmante, non mancano certo ancora dei peccati di gioventù, come sono evidenti i margini di miglioramento dell’iniziativa. Tuttavia la maggior affluenza rispetto all’anno scorso, dovuta anche alla maggior capienza della sala e alla sua posizione strategica nella caotica Milano, è una prova tangibile del maggior interesse intorno alla conferenza. C’è un popolo di videogiocatori affamati di conoscenza e l’IVDC, pur con qualche limite, è stata un’ottima occasione per sgranocchiare qualcosa di leggero e insieme saporito. La speranza è quindi quella di una terza edizione tra un anno. Una terza edizione ancora più grandiosa, interessante, ma che mantenga il piacevole clima amichevole respirato in quella di quest’anno. Del resto, non capita certo tutti i giorni di poter scambiare due chiacchiere con Bonaventura Di Bello...