La Corea del Nord è grande e Kim Jong-un è il suo profeta

Regime schizofrenico o concreta dittatura razionale? Anche i videogiochi nati in Corea del Nord possono dirci qualcosa in più su questo Paese.

La Corea del Nord è grande e Kim Jong-un è il suo profeta
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Alzi la mano chi non ha sentito parlare della Corea del Nord in questi ultimi sei mesi. A meno che non abbiate cercato di riprodurre fedelmente le abitudini quotidiane di un Uomo di Neanderthal, vi sarete sicuramente imbattuti su un qualsivoglia articolo o servizio televisivo. Il famigerato Kim in the North™ ha una copertura mediatica da far impallidire l'omonima Kardashian, e praticamente ogni sua azione, mossa e pensiero viene vagliata, discussa, condannata. La realtà, però, è spesso qualcosa di sfuggevole e neppure troppo interessante ad essere sinceri. Accontentarsi di una colorita rappresentazione ci permette di abbracciare stilemi narrativi a noi più congeniali, più sicuri.

Corea: istruzioni per l'uso

Fermiamoci un attimo e pensiamo a cosa sappiamo realmente sulla Corea del Nord. O meglio, cosa pensiamo di sapere? Per esempio, nel 2010 la nazionale di calcio ha partecipato ai campionati mondiali in Sudafrica. A fronte di tre cocentissime sconfitte, tra cui una ripassata epocale contro il Portogallo, il ritorno in patria non è stato dei migliori. L'intera spedizione è stata convocata al palazzo popolare della cultura, per essere interrogata dal ministro dello sport. L'interrogatorio, di sei ore, doveva servire da punizione per il fallimento ideologico della squadra, che ha umiliato il paese.
Qualcuno dice che siano stati portati nella piazza principale di Pyongyang ed esposti al pubblico ludibrio, con tanto di insulti e lancio di ravanelli (gli altri ortaggi son troppo preziosi). L'allenatore è stato condannato ai lavori forzati forse, ora non ricordo... nel video qui sotto potete vedere un sintetico recap della vicenda.

Passando poi al famigerato Kim Jong-un, possiamo attingere ad una vastissima gamma di imprese che l'hanno portato alla ribalta internazionale. Dallo zio ucciso per non aver applaudito e dato poi in pasto a un branco di cani affamati (Ramsay Bolton anyone?), passando agli ufficiali deflagrati con un missile (o era un colpo di carro armato? Forse una raffica di mitra ad essere onesti) per poi concludere il tutto con gli undici (UNDICI) musicisti giustiziati dai colpi di una torretta della contraerea. Tutte azioni assolutamente legittime e prevedibili da parte dell'uomo che rappresenta la principale minaccia alla pace mondiale e ha rinnovato il timore del fallout nucleare. Oltre a tenere intrappolato il suo popolo in una bolla orwelliana e condannarlo alla povertà più assoluta.

Di cosa parliamo quando parliamo di Corea del Nord

Vi chiederete il perché di questi paragrafi, all'apparenza abbastanza distanti dai soliti temi che vengono trattati in questa rubrica. La mia intenzione era quella di stabilire un territorio culturale comune, facilmente memorabile sia per gli addetti ai lavori che per i lettori curiosi. Ma questo è importante anche da un punto di vista culturale, perché in sostanza i videogames sono anche un prodotto culturale che si legano perfettamente a determinate rappresentazioni. Per quanto riguarda lo specifico caso preso in osservazione, noi siamo stati abituati in una determinata maniera. Ci aspettiamo che queste cose possano realmente accadere in Corea del Nord, quindi perché non presentarcele su base continuativa? In questo modo viene costruita una determinata percezione, incentrata su una classe dirigente completamente irrazionale e tendente all'autodistruzione e su un paese tenuto all'oscuro di qualsiasi cosa possa accadere oltre il 38° parallelo. E questo aspetto, questa nostra predilezione per il bizzarro, si riverbera anche su questioni a noi più care. Come la tecnologia e il mondo videoludico, che rappresentano uno dei principali mezzi di condivisione globale delle proprie esperienze. L'accesso alla tecnologia conferisce una consapevolezza della propria condizione e situazione quasi irripetibile, nonostante i vincoli di qualsiasi natura. Da questo punto di vista, i confini nordcoreani non sono così impermeabili quanto possiamo pensare e la popolazione è riuscita ad orientarsi in diversi modi nel panorama globale. Alle radio che captavano i programmi radiofonici dei fratelli meridionali, si è poi passati al più incisivo mezzo televisivo. Per esempio, le soap opera sudcoreane intercettate illegalmente (con la probabile complicità di Seoul) hanno permesso a diversi nordcoreani di espandere il proprio bagaglio di conoscenze e, per certi versi, di creare un legame primordiale con ciò che li circonda. Poi Kim ha iniziato a far fuori pure quelli che guardano Rooftop Prince, ma dovevamo aspettarcelo no? Con il K-Drama è arrivato il K-Pop, Psy se lo son dovuti sorbire pure nei peggiori bar di Pyongyang, e ovviamente anche lo sport nazionale sudcoreano, ossia StarCraft.

Scherzi a parte, connessioni a banda larga, videogames e apparecchi da gioco non sono qualcosa di estraneo alla società nordcoreana. Chiaramente sono ad appannaggio di pochissimi, soprattutto per quanto riguarda l'accesso a internet, e non hanno una diffusione di massa paragonabile alla maggior parte dei paesi occidentali. Rimanendo in superficie e senza addentrarci nel deep web, nel "Regno Eremita" esistono solamente 28 domini registrati. Scommetto che alcuni lettori possiedono più domini web della Corea del Nord. Questa cifra riguarda però solo il panorama nazionale (domini .kr), e rappresenta il limite consentito per la stragrande maggioranza della popolazione. I rampolli dell'élite politico-burocratica del paese non hanno ovviamente di questi problemi, e hanno libero accesso all'immensità del web. Citando un interessantissimo report di Recorded Future, i ripetuti tentativi di isolare la leadership e le élite nordcoreane dalla comunità internazionale stanno miseramente fallendo. Infatti, le loro attività telematiche e il loro accesso alla rete non sono particolarmente differenti da quelle di un qualsiasi cittadino occidentale. Attraverso l'uso di VPN sono stati rilevati accessi a gmail, facebook, twitter, amazon e siti per adulti. Il report ci dice anche che il 65% di tutte le attività internet del paese sono riconducibili al gaming e ai servizi di streaming. Accanto ad alcuni siti di streaming, dalla piattaforma cinese Yaktu alla pirateria spinta, possiamo vedere come le preferenze videoludiche dei nordcoreani includano World of Tanks (ancora???) e i prodotti Valve. Gaben riesce a far soldi pure in Corea del Nord, incredibile.

Videogiochi e propaganda in salsa Juche

Da un punto di vista squisitamente videoludico, tradizionalmente la Corea del Nord importava prodotti cinesi. Come possiamo vedere da questo grafico, c'è stato però un crollo nell'importazione di controller ed equipaggiamento da gioco per locali di intrattenimento (probabilmente si riferiscono al corrispettivo delle nostre sale gioco). Una ipotetica e preliminare ragione potrebbe riguardare la nascita di una micro-industria nazionale, focalizzata alla creazione di contenuti patriottici per il mercato interno. Da questo contesto emergono principalmente due prodotti, molto diversi tra loro.

Il primo è Pyongyang Racer, che potete anche provare se avete abbastanza coraggio. Il "gioco" è stato sviluppato dalla Nosotek con il sostegno degli studenti della Kim Chaek University. Un altro importante attore nello sviluppo è Koryo Tours, una peculiare compagnia inglese, ma con sede a Pechino, che ha patrocinato il progetto e si occupa di viaggi organizzati, cinema, progetti sportivi e scambi culturali con la Corea del Nord. L'esperienza di gioco viene descritta come un arcade racing, dove si può vagare per le vie della capitale e conoscerne meglio i principali siti storici e d'interesse culturale.Il gioco è incredibilmente noioso e ovviamente si deve mantenere una condotta stradale impeccabile, quindi potete tranquillamente dimenticarvi derapate alla Fast and Furious di fronte al mausoleo di Kim Il-sung. In caso di tradimento della via socialista al volante, una gentile vigilessa arriverà a redarguirvi. Ricordatevi di fare benzina e sappiate che c'è un numero limitato di avvisi, per cui state accorti. Il secondo gioco, decisamente più aderente alla lotta antimperialista, è Hunting Yankee. Il gioco è stato lanciato dalla holding locale Arirang Meari, sebbene il developer sia sconosciuto, e credo che il modo migliore per descriverlo sia attraverso le loro parole: "Hunting Yankee è un affascinante gioco 3-D nel quale si potrà sparare e abbattere gli yankee con un fucile da cecchino... in territorio nemico." Sostanzialmente una risposta, anche abbastanza tardiva ad essere sinceri, alle offese ricevute con Crysis e Homefront. Prendendo spunto da Counter-Strike e Call of Duty (!!!), il gioco ha riscosso un notevole successo e ha segnato la via per lo sviluppo di nuovi progetti dedicati al panorama mobile.Nel mese di agosto il North Korean Advanced Technology Institute ha sviluppato ben tre giochi: Confrontation War è una sorta di tower defense dove si devono distruggere i sottomarini nemici, soprattutto con l'ausilio di missili e armi nucleari; Guardian è invece uno strategico navale dove ci si deve accontentare di cannoni, mine (?) e lanciamissili; Goguryeo Battlefield è invece un titolo con una forte matrice storica che vorrebbe riprodurre le battaglie avvenute durante il periodo dei Tre Regni (circa dal 57 a.C. al 668 d.C.). A quanto pare è in lavorazione anche un calcistico, probabilmente un maldestro clone di FIFA e PES, intitolato Soccer Fierce Battle. Ecco, non stupiamoci se poi metteranno dei missili al posto delle scarpe da gioco. Cosa possiamo ricavare da queste informazioni? Che la Corea del Nord è un paese non solo belligerante, ma letteralmente ossessionato dalla guerra. Questo potrebbe essere vero, come potrebbe essere semplicemente un tentativo di rafforzare una rappresentazione politico-sociale particolarmente funzionale al regime. Non fraintendetemi, il regime nordcoreano è uno dei più efferati che esistano sulla faccia della terra e non è assolutamente mia intenzione farne un'apologia. Ciò che mi preme sottolineare è che la Corea del Nord è tutto fuorché una realtà irrazionale, e anche determinate scelte in campo ludico rappresentano una cognizione della realtà molto più concreta di quanto si pensi e racconti. E proprio per questo motivo, spesso son loro stessi a innescare il processo rappresentativo che li vuole dipinti in una specifica maniera. I progetti videoludici di cui abbiamo parlato ne rappresentano una prova tangibile, soprattutto se consideriamo che sono stati lanciati nel periodo di maggiore tensione con gli Stati Uniti. Ciò che intendo è che spesso la realtà che ci viene proposta è decisamente complessa, ancor di più quando è coinvolta la Corea del Nord. Per questo molti articoli vanno presi con le pinze e valutati per quello che spesso sono, rappresentazioni. Anche quello che avete appena letto.