La storia di Overwatch

Grazie a fumetti e cortometraggio in CGI, Blizzard ha disseminato vari indizi sulla storia di Overwatch: l'abbiamo riscostruita per voi.

La storia di Overwatch
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Overwatch è un prodotto speciale. Uno di quelli che in un modo o nell'altro ti cattura e non ti lascia andare; uno di quelli che corrono il rischio di monopolizzare un'intera stagione videoludica, e forse ancora di più.L'interesse quasi morboso che riesce a suscitare non nasce esclusivamente da ciò che giochiamo, ma è legato anche a quella cornice "narrativa" fatta di storie personali ed eventi appena accennati: un intero universo vivo e vibrante, a cui è possibile avvicinarsi -al momento- grazie ad una manciata di fumetti ed a qualche meraviglioso video in CG. Attraverso questi strumenti Blizzard è riuscita a disseminare indizi sulla storia del mondo di Overwatch. Scopriamo così che l'era di crisi in cui combattiamo è solo l'ultimo capitolo di un libro iniziato molto tempo prima, le cui prime pagine, a dirla tutta, non sono state scritte in un futuro troppo distante da oggi.

    L'età della guerra

    "Gli omnium e i robot erano stati originariamente creati per potenziare la produzione e assicurare il benessere economico globale; adesso, queste meraviglie della scienza avevano come scopo l'eliminazione della razza umana, dando origine al più grande pericolo per la sopravvivenza della nostra specie dai tempi della Guerra Fredda del ventesimo secolo."
    Olympia Shaw, Atlas News

    Quando la Omnica Corporation rivoluzionò il modo di realizzare robot nessuno avrebbe mai immaginato a quali estreme conseguenze saremmo arrivati. Il concept di base era semplice: rendere le fabbriche (Omnium) autonome affinché potessero produrre automi (Omnics) sempre più evoluti, in grado di migliorare la qualità della vita. Si profilava insomma una vera e propria età dell'oro della razza umana, che indusse i principali leader mondiali ad avallare il progetto, permettendone una diffusione capillare su tutto il pianeta, dalla Russia all'America del Sud. La nobiltà d'intenti però si scontrò con una durissima realtà, fatta di continui malfunzionamenti dei siti di produzione, che furono sottoposti ad attenti controlli da parte delle autorità che ne sottolinearono l'inadeguatezza sotto tutti i punti di vista. Le fabbriche vennero chiuse, la Omnica Corporation dovette dichiarare la bancarotta fraudolenta e per lungo tempo nessuno sentì più parlare degli Omnium. Parallelamente i riflettori della comunità scientifica erano puntati anche su un'altra ricerca: un'idea ancor più ambiziosa legata allo sviluppo in campo genetico e astronomico. La Colonia Lunare Horizon fu concepita come trampolino di lancio per una futura espansione spaziale, un luogo in cui un manipolo di scienziati avrebbe potuto testare sulle scimmie gli effetti a lungo termine della vita in condizioni extraterrestri. In breve tempo, uno fra tutti gli esemplari spiccò per brillantezza e crescita neuronale, tanto da diventare il principale punto di riferimento del direttore della Colonia. Si trattava della cavia assegnata al dott. Harold Winston, che si prese infatti cura del piccolo quasi come fosse un figlio, insegnandogli tanto l'arte dell'ingegneria quanto un forte senso di giustizia e di eroismo. Un sentimento -quest'ultimo- che emerse con veemenza il giorno in cui gli altri primati si ribellarono ai propri padroni umani, trucidandoli e rivendicando i propri diritti sulla Colonia. La scimmia, che decise di chiamarsi Winston in onore del suo defunto mentore, riuscì a salvarsi con un razzo di fortuna tornando sulla Terra, ma al suo rientro scoprì che l'intera razza umana non se la stava passando troppo bene.
    Una crisi si era infatti scatenata su scala globale, quando, senza alcuna avvisaglia, gli Omnium si riattivarono in autonomia, riprendendo la produzione di automi e lanciando un attacco decisivo al genere umano. Le industrie che fino a poco tempo prima realizzavano robot per aiutare le persone, ora assemblavano senza sosta strumenti di morte e dominio, convertendo in chiave bellica addirittura i possenti modelli Titan ideati da Torbjorn Lindhelm per la costruzione di grattacieli. In tutto questo, le inarrestabili unità Bastion rappresentarono una solida prima linea nel progetto di conquista della Terra, abbattendo con facilità qualsiasi esercito le nazioni inviassero per reprimere la rivolta. Quel che rese tale evento ancor più scioccante fu l'apparente mancanza di senso di questa azione di guerra, visto che nessun Omnic avanzò alcun tipo di richiesta o rivendicazione ideologica. Anche se la Russia riuscì a contrastare la ribellione senza aiuti esterni, le Nazioni Unite diedero inizio a una stretta collaborazione dal punto di vista tecnologico e militare, mettendo in comune le proprie menti migliori. Questa taskforce internazionale prese il nome di Overwatch: un gruppo di persone dalle capacità straordinarie fu incaricato di compiere missioni segrete ad alto rischio per abbattere i nodi centrali del dominio e della produzione Omnic.

    Il comando di quest'unità fu dato all'ufficiale Gabriel Reyes, ma fu soprattutto grazie agli sforzi di John Morrison che il gruppo trovò l'unità di cui aveva bisogno e, infine, una faticosa vittoria. I due soldati, nonostante i diversi caratteri, divennero ben presto amici, ma per la popolazione fu il Primo Comandante Morrison a essere ricordato come colui che pose fine alla Crisi degli Omnic.

    L'età della crisi

    "Non accettare mai il mondo per come appare. Prova a vederlo per come potrebbe essere."
    Dott. Harold Winston

    Negli anni che seguirono, Overwatch assunse sempre più la forma di una forza internazionale per il mantenimento della pace e della stabilità, indipendentemente dal tipo di minaccia. Che si trattasse di un dittatore, di terrorismo o di riscaldamento globale, i valorosi agenti agirono con tempestività per oltre un ventennio, offrendo al genere umano quell'età dell'oro che la Omnica Corporation aveva solo auspicato. È questa l'era delle lotte alla criminalità organizzata, rappresentata da gruppi come Talon e il Clan Shimada: scontri continui in cui le Nazioni Unite ebbero la meglio, ma con un dispendioso uso di forze militari che a lungo andare aumentò le tensioni all'interno di Overwatch.

    Con il passare degli anni, infatti, l'organizzazione sembrò perdere di vista gli ideali alla sulla base dei quali era stata fondata, generando un diffuso malcontento tra gli strati della popolazione, che l'accusavano -tra le altre cose- di corruzione e abuso dei diritti umani. Sempre più spesso le missioni eseguite dagli agenti si trasformavano in tragedie, e Overwatch assunse l'aspetto di un'agenzia di facciata pensata per nascondere oscuri interessi. Le proteste si inasprirono al punto che molti agenti furono costretti a un congedo con disonore: la fine era ormai prossima. Il colpo di grazia fu inflitto dallo scandalo della divisione interna top secret chiamata Blackwatch, un sottogruppo di Overwatch a cui furono ricondotti reati di omicidio, coercizione, rapimento e tortura, al punto da obbligare le Nazioni Unite ad aprire un'apposita inchiesta che facesse luce su tali, gravi, accuse. Nel pieno delle indagini accadde poi l'impensabile. Il quartier generale dell'agenzia in Svizzera venne raso al suolo in quella che, a livello mediatico, fu descritto come una tragica fatalità. Nell'esplosione persero fatalmente la vita il comandante John Morrison e Gabriel Reyes, lasciando l'intero gruppo privo delle sue due teste. Fonti anonime, supportate a livello pubblico dalle parole di Angela Ziegler (Mercy), sostennero poi che quello che passò per un incidente, fu in realtà l'epilogo di uno scontro a fuoco tra le fazioni capitanate dai due leader, ormai giunti ai ferri corti a causa di vecchi dissapori su chi avesse dovuto comandare. Per le Nazioni Unite non restò altro da fare che chiudere l'intera divisione, rendendo illegale qualsiasi forma di aggregazione tra gli ex-membri di Overwatch. Tale decisione fu ratificata ufficialmente con l'Atto di Petra.
    Negli stessi anni la crisi iniziò a farsi sentire anche a livello internazionale, colpendo duramente i ceti più bassi della popolazione con gli strascichi della guerra contro gli Omnic. Se infatti la minaccia degli automi era stata debellata dal punto di vista militare, la presenza dei rimanenti robot nella vita dei comuni cittadini era un dato di fatto che, dopo quanto accaduto, non fu sempre visto di buon occhio. La popolazione si spezzò in due, schierando da un lato i fautori di un nuovo mondo in cui esseri umani e robot potessero vivere in armonia (il culto Shambali) e dall'altro gli oppositori, che vedevano in tale convivenza il rischio di un nuovo conflitto globale. Questo diffuso scontro ideologico alimentò un violento focolaio di rivolte in Australia, in quanto il governo concesse alcuni terreni ai robot non distrutti alla fine della guerra, così da mantenere un solido rapporto di pace anche per il futuro. Tale politica creò malcontento soprattutto in coloro che abitavano queste terre, che si videro costretti a lasciare le proprie case a chi fino a poco prima rappresentava una minaccia per l'incolumità degli uomini. Un gruppo di ribelli, capitanato da Mako Rutledge (Roadhog), diede i natali al Fronte di Liberazione Australiano, movimento violento di sabotaggio degli Omnic per la supremazia umana.

    Le attività di guerriglia finirono in tragedia con l'esplosione del nucleo di fusione di un Omnium in disuso, che causò la completa distruzione e inagibilità di un'ampia regione dell'entroterra australiano. Anche il Brasile fu teatro di aspri conflitti interni in seguito alla guerra degli Omnic, ma in questo caso gli interessi in gioco furono di natura diversa. La Vishkar Corporation, un'industria all'avanguardia nel campo dell'energia e dell'ingegneria, tentò di estendere il proprio dominio alle devastate favelas del Sudamerica, introducendo una tecnologia che avrebbe portato ordine nel caos post-bellico. Satya Vaswani (Symmetra) fu l'ambasciatrice di questa multinazionale e riuscì, attraverso il boicottaggio delle ditte avversarie, ad imporre tale innovazione anche ai ceti più bassi. A conti fatti però quest'ultimi si ritrovarono soggiogati e controllati in un nuovo ordine totale che schiacciò chiunque non si adeguasse ad esso: era ormai troppo tardi per tornare indietro. In tale panorama emerse la figura del dj Lúcio Correia dos Santos, un giovane nato nelle favelas che riuscì a trafugare e manomettere la tecnologia sonica della Vishkar per liberare i propri connazionali dal dominio di coloro che si approfittarono della loro condizione disperata.

    L'età del conflitto

    "Quand'ero piccola avevo paura dei ragni. Mi dicevano che non provano emozioni, che il loro cuore non batte mai. Ma io conosco la verità: nel momento in cui uccidono sono più vivi che mai."
    Amélie Lacroix (Widowmaker)

    Quella che avrebbe dovuto essere un'era di pace e prosperità si trasformò insomma nel peggiore dei conflitti, contrapponendo coloro che un tempo erano alleati e spezzando le già esili speranze di popoli che fino a pochi anni prima avevano vissuto gli orrori di un'altra guerra. I primi a subire questo triste destino furono i russi, che, dopo trent'anni di pace, videro nuovamente minacciate le proprie vite da un manipolo di Omnic, che riattivarono le industrie della zona e ripresero la produzione di truppe d'assalto. La Seconda Crisi Omnium ebbe così inizio, con perdite superiori alle 15.000 vittime e una generale riluttanza all'intervento da parte della comunità internazionale.

    A poco servirono le parole di pace del leader degli Shambali, Tekhartha Mondatta, durante il suo discorso a King's Row. In molti accorsero per sostenere i nobili intenti del monaco robot, ma quella che doveva essere un'occasione di pace e fratellanza si trasformò rapidamente in tragedia. Amélie Lacroix (Widowmaker), un'agente del gruppo terroristico Talon, uccise a sangue freddo il leader di fronte ai suoi discepoli, inasprendo le posizioni di coloro che cercavano una mediazione tra umani e robot. A nulla servirono gli sforzi di Lena Oxton (Tracer) per cercare di disinnescare un simile epilogo: ormai lo scontro era inevitabile. Coloro che un tempo erano compagni di squadra finirono per schierarsi da un lato come vigilanti a difesa degli innocenti, dall'altro come mercenari al servizio di governi e multinazionali. L'esplosione della base di Overwatch in Svizzera fu infatti realmente teatro dello scontro tra due gruppi che non avevano più nulla in comune, ma quello che tutti sospettavano (e che nessuno sapeva per certo) era che entrambi i leader fossero sopravvissuti al disastro. John Morrison approfittò della situazione per sparire nel nulla e rinascere come Soldato 76, nascosto in volto e determinato a scoprire chi si nascondesse dietro il progetto di far crollare Overwatch. Gabriel Reyes si unì a Talon e assunse l'identità di Reaper, un mercenario il cui primo obiettivo fu quello di scovare ed eliminare ogni vecchio agente ancora in circolazione. Il primo a fare le spese di questo piano fu proprio Winston, che fu attaccato nel suo osservatorio a Gibilterra poiché in possesso dei dati e della posizione di tutti gli altri membri dell'organizzazione. Dopo un violento scontro con gli agenti di Talon, lo scienziato riuscì ad avere la meglio su Reaper giusto in tempo per bloccare la trasmissione di tali dati sensibili, anche se il mercenario riuscì comunque a scappare grazie ai propri poteri. Combattuto sul da farsi, Winston imboccò una strada coraggiosa, andando contro gli accordi dell'Atto di Petra e richiamando in servizio ogni agente di Overwatch per contrastare una crisi generale che avrebbe portato all'autodistruzione l'intera razza umana. La prima a rispondere alla chiamata fu Tracer, assieme alla quale riuscì a evitare che Reaper e Widowmaker trafugassero un guanto di Doomfist: un'arma dalle dimensioni ridotte, ma capace di abbattere un grattacielo. I due mercenari riuscirono comunque a fuggire: da quel momento, i due vigilanti continuarono a contrastare in autonomia ogni tipo di minaccia alla pace globale.

    Overwatch La storia di Overwatch, per quel che ci è dato sapere, si interrompe a questo punto, con l’intervento diretto del giocatore in un delicato equilibrio fatto di guerriglie e lotte senza fine. Per quanto l’aspetto narrativo di questo titolo non rientri tra gli elementi di cui si possa godere più facilmente, la cura riposta da Blizzard nella costruzione della cornice (mai esplicita ma molto interessante) è encomiabile, e sicuramente ha contribuito nella capacità del titolo di fare rapidamente presa sui giocatori. Detto questo, la prossima volta che farete una partita provate a perdere qualche istante per godervi i dettagli e i rimandi che ciascuna mappa nasconde: scoprirete un mondo costruito a regola d’arte, e chissà che magari non finiate per appassionarvi a questo affascinante background.

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