Mario Kart Live Home Circuit, i bambini e la mia paura di guidare

Un uomo, un padre, ma anche un videogiocatore che ci racconta lo stupore e l'introspezione di vedere i suoi figli giocare con Mario Kart Live.

Mario Kart Live Home Circuit, i bambini e la mia paura di guidare
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  • Switch
  • Non guido nelle strade della realtà, e se posso non guido neanche nei videogiochi: preferisco sempre camminare quando ne ho la scelta, persino lungo le vie pericolose di Liberty City o San Andreas. Ho camminato, lasciando la moto su un sentiero, per i boschi e le selve infestate di Days Gone, trasformando spesso l'esperienza di gioco in un lento escursionismo post-apocalittico. Ci sono tuttavia eccezioni, quando l'automobilismo o il motociclismo assumono forme distaccate dalla verosimiglianza o da ciò che è plausibile: ho sfrecciato infatti anche sui bolidi futuristici e antigravitazionali di F-Zero, e di conseguenza sui dinamici veicoli di Wipeout, in un'estasi ipercinetica e tecno-competitiva.

    Ho vandalizzato le macchine avversarie e investito pedoni senza sentirmi troppo in colpa durante le corse della morte di Carmageddon. Non me la cavo male nei suddetti videogame, quando mi è capitato di provare cose alla Gran Turismo o Formula 1 mi sono rivelato un totale analfabeta videoludico, e negli open-world dove si guida il pericolo pubblico definitivo, tanto che ho faticato persino sulla bat-mobile di Arkham City.

    L'incontro con Mario Kart Live

    Ma se ci sono dei "racing-game" per il quale ho dimostrato, nel corso degli anni, una predisposizione al limite di una modesta bravura sono quelli della serie di Mario Kart, amati per la "giocattolosa" qualità dei veicoli, per il carisma e la storia dei piloti, per la composizione quasi surreale dei circuiti.

    Questa lunga introduzione serve per spiegarvi le difficoltà affrontate nel guidare la meravigliosa macchinetta di Mario Kart Live che anelavo dal suo annuncio. Un fallimento totale dal quale mi sono tuttavia risollevato.

    Mi hanno salvato i miei due figli, di 6 e 10 anni, rivelatisi da subito piloti naturali e istintivi, in grado di insegnare anche a me i segreti della guida telecomandata. Inoltre guardarli giocare è stato terapeutico, facendomi intuire perché sono negato nella guida. Dopo innumerevoli corse ho deciso tuttavia che Mario Kart Live è materia ludica per loro due, limitandomi a osservarli e a meditare sulla potenza giocosa di questa invenzione Nintendo e di come sia uno straordinario motore di creatività per i bambini.

    Inventare nuovi spazi ludici

    L'ideazione e realizzazione della pista sono momenti assai prolungati e spassosi, tanto quanto quelli della seguente gara. Alba e Carlo maneggiano i portali e gli indicatori di curve di cartone con la stessa praticità e cura con le quali approcciavano i cartoni di Labo, dimostrazione che i lavoretti di riciclo creativo fatti all'asilo siano fondamentali per alimentare estro e manualità. Ma in maniera diversa da ciò che avviene con Labo, dove la costruzione è più schematica e finalizzata verso un unico risultato, con gli accessori cartacei di Mario Kart Live si interagisce con lo spazio domestico, permettendogli di divenire appendice di una macro-struttura più vasta e differenziata. Ci vuole un pensiero strategico per inventare un percorso che tenga conto della metratura dell'abitazione e degli elementi dell'arredamento, affinché alla fine risulti funzionale. I primi tracciati erano pensati per evolversi in longitudine, quindi dal portale "numero uno", quello della linea di partenza, si sviluppavano attraverso due camere, in un circuito contorto che giungeva ad una distanza massima per poi tornare all'inizio.

    Questo metodo ha creato dei problemi perché, posizionandosi i bambini sulla linea di partenza, il Kart di Mario si allontanava troppo dalla Switch (sette o otto metri circa) causando inciampi di ricezione della telecamera una volta giunto alla distanza massima. Quindi i bambini hanno cambiato la struttura del percorso basandosi su una diversa posizione iniziale, ponendo così la linea di partenza a mezza strada di un circuito ideale in modo che, se la lunghezza non mutava, si accorciava invece la distanza massima raggiunta dal veicolo.

    L'abitazione dove viviamo non è grande, tutt'altro, e la camera dei bambini ha un pavimento intasato da vari balocchi. Così prima di realizzare la lista questi sono costretti, persino contenti, di mettere in ordine la stanza e non solo quella, cosa mai successa prima. Grazie Mario! Dopo l'ordine ecco l'ideazione, che si svolge in maniera curiosa: i bambini strisciano sdraiati trascinandosi sui gomiti e sulle ginocchia manco fossero Snake tra le ombre gelide di Shadow Moses, diventando " telecamere viventi" e anticipando così la visualizzazione del percorso.

    È un procedimento strano, forse semplificabile e non consigliabile ad un adulto, tuttavia loro lo trovano estremamente divertente. Studiato il tracciato, che tende ad essere mutevole di volta in volta, vengono posizionati i portali e gli indicatori di curva. Le ridotte dimensioni dell'abitazione favoriscono curve a gomito molto strette così i circuiti richiedono una certa abilità per gestire svolte così repentine in spazi angusti.

    C'è un'ulteriore personalizzazione del percorso: nei pressi di ogni porta, posizionato in modo che non turbi la corsa di Mario, c'è un "guardiano". Può essere il pupazzo di un Pokémon, una dozzinale ma tenerissima palla pelosa e morbida con gli occhioni, un drago o l'Amiibo della principessa Peach. Giunge dunque il tempo di gareggiare e sono già trascorse decine di minuti solo per l'invenzione del tracciato, quasi sempre senza litigi, in una appassionata cooperazione tra fratello e sorella.

    La gara

    Non ho esperienza con le macchinine telecomandate, ma il Kart di Mario mi sembra un giocattolo eccezionale, responsivo e duttile, qui potrete leggere la nostra recensione di Mario Kart Live Home Circuit. Si comporta molto bene durante le curve più ostiche e in retro marcia, raggiungendo una discreta velocità durante i rettilinei. Ma l'elemento più sorprendente è spettacolare deriva proprio dalla visione proposta dalla telecamera e dalla realtà aumentata. Vedere sullo schermo di Switch la loro abitazione mutare e arricchirsi di elementi virtuali, permanendo tuttavia la stessa, è fonte di gioia e stupore per i bambini. Il vero attraverso l'intrusione del non-vero assume una dimensione incantata ma non illusoria, non un realismo fantastico ma un fantastico realismo. Si corre una gara a testa dei due tornei, qualsivoglia sia il risultato, i due diventano uno: Mario. E io intanto incoraggio, tifo. Non gioco, anche se mi chiedono di intervenire, se non davvero raramente. Tanto so che lo chiedono solo per gentilezza, si stanno divertendo troppo per mollarmi la Switch, e va bene così. Mi diverto molto anche io a guardarli.

    Paura di guidare

    Un tempo guidavo, nella realtà, quando ero molto giovane. Anche se non mi piaceva un granché, soprattutto cercare parcheggio e pagare le inevitabili multe, bolli, assicurazioni e benzina. Con quindici giorni di benzina ci potevo comprare invece l'edizione d'importazione di Vagrant Story (Vagrant Story nel 2020 ha compiuto vent'anni), volete mettere! Ho fatto persino l'autista per un festival del cinema torinese. Poveri registi, che rischio avete corso! Poi ho cambiato idea, ho rifiutato del tutto la guida.

    Non è successo nulla di traumatico: lungo una buia strada di campagna ho sfiorato un'altra vettura, gli specchietti si sono toccati e il mio è finito contro il finestrino, che di conseguenza è esploso in mille frammenti.

    C'era anche il mio fratellino a bordo. Nessuno si è ferito ma ho avuto paura di ciò che sarebbe potuto succedere e ne ho ancora, anche nel mondo del virtuale, quando questo è più realistico, rivivo quello spavento. Mi sono convinto che non guidassi a causa di un'antipatia per le automobili, per una scelta ecologica, per motivi economici e persino per pigrizia. Invece no, ho paura, non sono in grado di accettare la responsabilità di condurre il veicolo e ho il terrore di fare male a qualcuno. Sono stati Mario con il suo Kart e i miei figli, improbabili psicoterapeuti, a farmelo intuire.

    Questo perché dopo decenni, in una simulazione giocosa ma credibile, ho guidato un veicolo, solo un giocattolo, in uno spazio della realtà. L'ho visto sbattere contro un mobile, incastrarsi sotto il divano.

    L'ho immaginato distruggersi e ho temuto di vederlo prendere fuoco dal "parabrezza" di Switch. Ho avuto di nuovo l'antica paura, ma ora almeno la conosco davvero. Forse la potrò superare anche se non voglio, ormai è tardi e ci convivrò. E poi dicono che sono solo videogiochi e che i piccoli nativi digitali non hanno più saggezza o fantasia.

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