Speciale Memorie SSD

Il futuro dell'archiviazione

Speciale Memorie SSD
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Quando furono inventate le prime memorie flash, nel 1988, nessuno avrebbe mai pensato che al giorno d’oggi fosse in atto una così feroce battaglia con i vecchi Hard Disk a piatti e testine per aggiudicarsi il primato nel campo dell’archiviazione massiva di tutti i dati di un intero sistema operativo.
Le prime memorie NOR vantavano velocità di scrittura-lettura e capienza decisamente esigue, se confrontate con i dispositivi a disco rotante dell’epoca, accumunate inoltre da un problema, come vedremo ancor oggi da risolvere, rappresentato dal fatto che questi banchi di memorie flash, decisamente ingombranti, potevano sostenere solo un numero predeterminato di cicli di scrittura, dopodiché diventavano inutilizzabili e dovevano esser per forza di cose rimpiazzati.
Più tardi però vennero introdotte sul mercato le memorie flash di tipo NAND, capaci di cancellare e scrivere i file in maniera molto più veloce ed efficiente rispetto alle precedenti. La tecnologia ha fatto passi da gigante ed è stata in grado di dare vita, non senza problemi, ai così detti Solid State Drive capaci di intaccare il mercato dei dischi fissi di vecchia generazione oggi per niente solido.

Qualche consiglio


Dobbiamo però porre attenzione e non farci prendere dall’entusiasmo della novità qual’ora fossimo realmente intenzionati all’acquisto: scoprire le vere caratteristiche del prodotto e capire quale sia il rapporto qualità/prezzo è infatti molto complicato. Questo è dovuto, come sempre ci si deve aspettare in questi casi, alla scarsa trasparenza del produttore e/o del rivenditore che tendono a fare i loro interessi senza interessarsi troppo alla veridicità delle informazioni trasmesse.
La cosa più importante da considerare qualora fossimo interessati ad un supporto del genere non è infatti la sola sigla SSD. Come vedremo sono davvero tanti i parametri, dichiarati o meno, coinvolti nel determinare le perfomance dell’unità in analisi. Innanzitutto uno degli elementi più incisivi è il controller. Questo piccolo dispositivo è visibile nella parte apicale dell’unità (vicino ai connettori Sata prima dei banchi di memoria) e ‘dirige’ il traffico dei dati in entrata e in uscita dalle memorie. È facile quindi intuire che può rappresentare il collo di bottiglia dell’intero sistema. Ovviamente per poter analizzarlo dobbiamo ‘svestire’ il nostro SSD dalla sua copertura, operazione molto pericolosa: non tanto dal punto di vista dell’abilità manuale nel farlo, quanto piuttosto sotto quello economico dal momento che così facendo perderemmo istantaneamente la nostra garanzia. In ogni caso cerchiamo di informarci prima sulla tipologia e soprattutto sulla fama del controller in questione onde evitare spiacevoli sorprese una volta avviato un test di velocità per l’HD. I banchi di memoria rappresentano ovviamente il luogo fisico dove potranno essere immagazzinate e lette le informazioni, la loro quantità e capacità variano moltissimo: andando da pochissimi Gb fino, per ora ovviamente, a 1 Tb. Esistono due tipi di memorie: le Slc (single level cells) e le Mlc (multi level cells). Queste ultime a differenza delle prime sono capaci di riconoscere 4 livelli differenti di cariche, quindi non solo il classico valore 0 o 1, riuscendo così a memorizzare il doppio dei dati nello stesso spazio. Sfortunatamente però i tempi di archiviazione sono più lunghi e i cicli di scrittura supportati molto minori: si parla quasi di un decimo rispetto alle Slc. A tal proposito per rendere performante, e longeva, la nostra periferica avremo bisogno del sistema operativo adeguato: Windows 7 è quasi obbligatorio nel caso fossimo interessati a questa nuova tecnologia. L’MTBF (mean time between failures) rappresenta, secondo un utilizzo medio, la durata del dispositivo. Questo valore però tiene principalmente conto della quantità dei cicli di cancellazione e scrittura che vengono effettuati. A differenza dei vecchi dischi meccanici rotanti, gli ssd non possono eseguire direttamente una sovrascrittura dei dati: questo implica quindi che devono prima cancellare quelli vecchi per poi riscrivere ex novo la pagina. Per riscrivere una singola pagina è però necessario prima eliminare i dati contenuti nei blocchi (da 128 a 512 kb) nei quali essa è contenuta. Non ci vuole molto per capire che ‘l’invecchiamento’ del nostro ssd potrebbe veramente rivelarsi troppo precoce se mal utilizzato. Una prima arma di difesa è rappresentata dal Wear Living del controller. Il dispositivo infatti ‘capisce’ quali blocchi e pagine sono stati scritti e cancellati più volte degli altri così da intaccare sempre quelli più giovani andando ad uniformare l’intera unità. L’alignment è invece appannaggio solo ed esclusivamente di Windows 7. Xp e Vista infatti utilizzano male i dati andando a scrivere l’inizio di un file quasi sempre in mezzo alla pagina (e non in tutte le pagine) del nostro banco di memoria rendendo il tutto poco conveniente ed invadendo blocchi adiacenti, così da rendere obbligatoria la loro cancellazione totale qual’ora si necessiti di nuovo spazio. Altri tool pericolosi da usare, studiati precedentemente per ottimizzare i vecchi dischi, sono i deframmentatori: oltre ad essere totalmente inutili per migliorare le prestazioni, ricordiamo che abbiamo a che fare con memorie flash e non con dischi meccanici in movimento che prediligono l’ordinata stesura dei clusters, sono addirittura controproducenti dal momento che effettuano numerose operazioni di cancellazione e scrittura dannose.

Le prestazioni


Fatte queste premesse se andiamo a confrontare dei dischi ssd, di media fattura, con dei dischi hd anche loro di prestazioni medie (7200 rpm) in commercio scopriamo dei dati molto interessanti che si possono riassumere principalmente in 3 voci: tempo di avvio del sistema operativo, transfer rate in lettura e transfer rate in scrittura. Ebbene, giusto per fornire dei dati indicativi, le periferiche si comportano pressappoco in questo modo:

- Tempo di avvio del sistema operativo: HD a disco = 32 secondi; SSD = 20 secondi
- Transfer rate in lettura: HD a disco = 60 Mb/sec ; SSD = 140 Mb/sec
- Transfer rate in scrittura: HD a disco = 50 Mb/sec; SSD = 40 Mb/sec

Come possiamo facilmente notare le unità a stato solido eccellono in tutte le voci tranne che nell’ultima. Pur essendo questo un riassunto sommario privo di variabili molto influenti sulle prestazioni (come la continuità del flusso dati e il tempo di accesso all’unità) ed essendoci innumerevoli unità in commercio, per esempio le ultime nate in casa Samsung e Intel, capaci di garantire prestazioni in scrittura notevolmente superiori a queste, ci troviamo di fronte a un dilemma: visti i prezzi, la capacità, la durata e la velocità dovremmo comprare un SSD o un vecchio HD? La scelta non è assolutamente facile ne tanto meno banale. Prima ancora di farci questa domanda forse sarebbe meglio considerare le nostre personali esigenze. Vista però la sede nella quale ci troviamo preferiamo suggerire, non senza ripensamenti e enormi dilemmi ancora insoluti, una memoria SSD. Tuttavia non una qualunque: è importantissimo infatti documentarsi bene, magari tramite amici o siti specializzati, capaci di confermare o sfatare i risultati dichiarati dalla casa madre di produzione. Nell’enorme paniere del mercato di questi nuovi sistemi di immagazzinamento dati, come detto precedentemente ma davvero ci preme sottolineare, spesso capita proprio a causa della novità, di trovare chi vuole a tutti i costi speculare cercando di imbrogliare l’acquirente più credulone che si fida ciecamente del titolo e dei dati fornitogli. Un suggerimento che vi possiamo dare, se ovviamente non disponiamo di un capitale illimitato, è cercar di accaparrarsi unità non troppo costose che sacrificano la capacità per la velocità. Ci sono unità in commercio a poco più di 100 euro che, nonostante variano al massimo tra i 40 e gli 80 Gb disponibili per immagazzinare i dati, assicurano transfer rate abbastanza continui in lettura-scrittura di: 160Mb/s-35Mb/s, del tutto sufficienti per soddisfare i nostri bisogni. Per risolvere i nostri problemi di spazio possiamo, per non dire dobbiamo, ovviamente accostare un HD vecchio stampo da un terabyte andando a installare i nostri giochi solo qual’ora volessimo effettivamente usufruirne. Così facendo disporremo davvero di un sistema puramente studiato per il gaming, capace di regalare prestazioni ai vertici senza salassare troppo le nostre finanze.