Metal Gear Solid: le armi e i gadget più folli della serie di Hideo Kojima

Aspettando di vedere cosa ci aspetta in Death Stranding, ripercorriamo tutti i dispositivi più utili e assurdi della saga con protagonista Solid Snake.

Metal Gear Solid: le armi e i gadget più folli della serie di Hideo Kojima
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  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Tra meno di quattro mesi terminerà un'attesa a dir poco snervante e finalmente metteremo le mani sul Death Stranding di Hideo Kojima. Sin dai primi trailer divulgati dal papà di Metal Gear Solid è emerso un aspetto importante dell'esperienza: Sam Porter Bridges potrà avvalersi di un cospicuo numero di strumenti avveniristici, che di certo contribuiranno a rendere ancor più peculiare un titolo dal sapore già inedito. Il segnalatore delle Creature Arenate, le manette, la scala retrattile e il grembo artificiale che contiene il Bridge Baby non si sono visti da nessun'altra parte, eppure vantano degli illustri antenati. I titoli legati a Big Boss e cloni, infatti, hanno saputo non soltanto emozionarci ma anche intrattenerci di gusto, dandoci la possibilità di utilizzare gadget improbabili e moschetti secolari in grado di scatenare delle imponenti trombe d'aria. Motivati a riscoprire le armi e i dispositivi più folli di Metal Gear Solid, abbiamo compiuto un viaggio a ritroso nel tempo fino a raggiungere l'arcipelago delle isole Fox.

    Diavolerie "cubettose" e virus letali (MGS)

    Fitte tormente di neve quadrata, depositi brulicanti di soldati genetici e il rumore assordante di un Hind in lontananza: siamo tornati a Shadow Moses, la culla della serie di Metal Gear Solid. Pensate a un gioco del '98 dove è possibile evidenziare un raggio laser fumando una sigaretta o assumere pillole di Diazepam per sparare con maggior precisione

    . Metal Gear Solid è questo e molto altro, giacché non vive di solo realismo. Il clone di Big Boss ad esempio può eludere la sorveglianza grazie a una scatola di cartone, mediante la quale alla bisogna si mimetizza coi fondi di magazzino. Questo buffo oggetto ha riscosso un successo senza precedenti, diventando un perno delle routine ludiche della serie. Una discreta fama se la sono guadagnata anche la bandana - che permette al soldato di non esaurire le munizioni - e la ben nota mimetica ottica, che lo rende totalmente invisibile agli occhi dei nemici.

    Al contrario del succitato pezzo di stoffa, la stealth camo è più reale di quanto si creda. Il concetto di occultamento visivo esiste sin dai primi anni '90 e neanche a dirlo è diventato un hot topic del settore bellico. Nel 2006 un'equipe di ricercatori britannici ha ipotizzato l'utilizzo di metamateriali per occultare persone o oggetti, mentre nel 2015 la fantasia pare essere divenuta realtà: a Las Vegas infatti è stato presentato una sorta di mantello dell'invisibilità, che dovrebbe funzionare in modo non dissimile da quello visto in Harry Potter.

    In ogni caso, il premio come miglior strumento/gadget di Metal Gear Solid non potrebbe che andare al Dualshock - il pad di casa Sony - che nell'opera di Kojima è il protagonista di un'iconica rottura della quarta parete.
    Quando l'ex berretto verde incontra Psycho Mantis è allo scuro tanto quanto il giocatore delle sue "reali" capacità. Il membro di Foxhound ordina a Snake di poggiare il pad sul pavimento, per poi concentrarsi e spostarlo con la telecinesi.

    Mantis però non si ferma qui: può persino leggere il pensiero del giocatore e prevederne ogni mossa. Come fare quindi per annullare i suoi poteri? Bisogna spostare fisicamente lo spinotto del controller nell'ingresso secondario della console. Prima di visitare Big Shell dobbiamo citare alcune armi del primo capitolo a partire dal Nikita, il missile radiocomandato. Giusto per curiosità, il buon Hideo l'ha così chiamato per omaggiare l'omonimo film di Luc Besson, che considera uno dei suoi preferiti.

    Vero e proprio oggetto di culto invece è diventata la Single Action Army di Ocelot, il formidabile pistolero che i fan della serie ben conoscono. Rifuggendo da qualsiasi legge fisica o dal più piccolo scampolo di buon senso, i proiettili della Colt possono rimbalzare sulle superfici e colpire gli avversari, un aspetto che - per la gioia dei giocatori - si ripresenta anche in MGS 3: Snake Eater. Eppure tali portatori di morte sembrano fionde se paragonati al FOXDIE.

    Veloce, silenzioso e tremendamente efficace, viene iniettato a un ignaro Solid Snake, che si trasforma in un'arma biologica su gambe. Uno dopo l'altro, gli obiettivi con "DNA sensibile" al virus muoiono quando entrano a contatto col figlio di Big Boss, che comincia pian piano a scoprire l'arcano. Pur trovandosi in una situazione a dir poco spiacevole, è solo tramite il FOXDIE che Snake riesce a eliminare Liquid, il quale - dopo essere sopravvissuto all'esplosione dell'Hind, a una caduta di decine di metri e a un incidente d'auto in stile Fast & Furious - aveva tutta l'aria d'essere immortale.

    Caccia al pacemaker e alle riviste per adulti (MGS 2: Sons of Liberty)

    Nonostante sia tutta una grande macchinazione dei Patriots, la missione del giovane Raiden su Big Shell è irta di pericoli, come ben dimostrano gli scontri con Solidus Snake e i membri di Dead Cell. Grazie alla potenza di PS2, Hideo Kojima ha inserito una serie di meccaniche inedite in Sons of Liberty, a cominciare dalla possibilità di occultare i cadaveri negli armadietti.

    In aggiunta il game designer ha introdotto nuovi gadget come lo spray refrigerante di Peter Stillman, che Raiden utilizza per disattivare le bombe piazzate dal corpulento Fatman. Tra l'altro, lo spray può fungere da insetticida, accecare i nemici... e infastidire il pappagallo della sorella di Otacon.
    Passiamo ora a quel che è diventato un altro sempreverde di Metal Gear Solid: il microfono direzionale. Jack se ne serve per localizzare Ames, un personaggio chiave della storia. Ma come distinguerlo tra le decine di ostaggi bendati e imbavagliati? Semplice: tramite il suono del suo pacemaker.

    Sempre al secondo episodio della serie dobbiamo l'arrivo delle riviste per adulti, che - posizionate sul pavimento - attirano l'attenzione del soldato di turno: mentre quest'ultimo abbandona l'arma per dedicarsi a uno studio antropologico approfondito, Raiden può sorprenderlo e liberarsene con facilità. Le riviste sono giunte alla massima forma d'espressione in Metal Gear Solid 4 grazie alla partnership con Playboy. A proposito, per la gioia dell'arzillo Old Snake, le pagine possono essere ispezionate a piacimento.

    Sempre a cavallo tra il secondo e il quarto episodio della saga troviamo il poderoso Rail Gun, un gigantesco cannone a induzione elettromagnetica. Mentre in Sons of Liberty dobbiamo evitarne la furia, in Guns of the Patriots è possibile recuperarlo dopo aver sconfitto Crying Wolf, un membro delle letali Beauty and the Beast. Pur non essendo esattamente un toccasana per l'apparato locomotore di Snake, la pesante arma gli permette di tirar giù i Metal Gear bipedi come fossero aquiloni.

    Al pari della mimetica ottica, il cannone a rotaia è tutt'altro che un oggetto di fantasia, dato che in realtà se ne parla sin dalla Seconda Guerra Mondiale. Al giorno d'oggi sono diversi i paesi a effettuare degli esperimenti sul Rail Gun, basti pensare al celebre test della U.S. Navy risalente al gennaio del 2008.

    Nel segno di Bond, James Bond (MGS 3: Snake Eater)

    Sebbene sia ambientato nel 1964, Metal Gear Solid 3 presenta una quantità esorbitante di oggetti non convenzionali e il perché è presto detto. Vuole infatti omaggiare il mondo dello spionaggio alla James Bond, di cui sentiamo gli echi sin dall'intro accompagnata dalle note di "Snake Eater". Dalle enormi ricetrasmittenti fino alla sigaretta al sonnifero - alla quale John preferisce i sigari cubani - Snake Eater è la perfetta avventura al sapor di Guerra Fredda.

    D'obbligo ad esempio ricordare il "Kiss of Death" di EVA, una letale pistola camuffata da rossetto o la pillola della morte apparente. Quest'ultima è un item simbolo del terzo episodio e consente a Snake di fingere la propria dipartita, sia coi soldati, sia coi membri dell'Unità Cobra. Benché siano dei veterani, i vecchi compagni di The Boss cadono nella trappola e pensano realmente di aver sconfitto il nemico. A questo punto basta mordere la pillola del risveglio per tornare in vita e falciarli con una scarica di proiettili.

    Formatisi nel 1942, i Cobra sono una delle più formidabili unità dell'universo di Metal Gear Solid e hanno combattuto assieme per contrastare le forze dell'Asse. The Pain controlla i calabroni come fossero le sue braccia, The Fear riesce a diventare invisibile e a muoversi come un Ragno, mentre The End... beh, fa la fotosintesi clorofilliana e non si stanca mai (pur avendo l'età di Giulio Cesare).

    Sconfiggere questi temibili avversari, azzerandone la barra del vigore, permette di sbloccare delle speciali tute che emulano i loro poteri. L'attenzione al camouflage in MGS3 - che prevede l'infiltrazione in ambienti selvaggi - deve essere giustamente massima e impone l'utilizzo di alcuni gingilli come il cappello da coccodrillo: questo consente a Naked Snake di spaventare i cani e di attraversare le zone paludose senza allertare i soldati.

    Non di solo Kiss of Death vive un agente. Nel corso dell'operazione John deve procacciarsi il cibo e non sempre riesce a trovare della selvaggina.
    Di vitale importanza è quindi la trappola per topi, che gli procura qualche spuntino facile senza alcuna fatica. Completata l'avventura inoltre, al giocatore viene consegnato il Patriot di The Boss, un mitra che - come ben dimostra il caricatore somigliante al simbolo dell'infinito - non esaurisce mai le munizioni. Giungiamo ora ai piatti forti del lauto pasto ludico che è Metal Gear Solid 3.

    Quando il nostro agente viene catturato e condotto nella sciccosa prigione di Groznyj Grad, è possibile sbloccare un "incubo speciale" in salsa action. Nei panni di un cacciatore di demoni, Snake deve fare mattanza di nemici con dei bastoni uncinati per il sommo gaudio di chi ama gli hack ‘n' slash.

    Concludiamo la permanenza nei ruggenti anni '60 con l'iconica rottura della quarta parete di Snake Eater, che ci porta a eleggere l'arma più letale del gioco: il menù della PS2. Chi ha giocato MGS3 a livello Europeo Estremo potrà confermarlo senza indugi.

    La battaglia di logoramento con The End è uno dei momenti più ostici e affascinanti dell'esperienza e vede il nostro eroe tentare di stanare l'infernale vecchietto in tutti i modi. I meno abili e i più pigri però possono ricorrere a una soluzione alternativa, servendosi del banale sistema "Ora e Data" della console. Basta infatti salvare la partita, uscire dal gioco, aggiungere sette giorni alla data corrente e fare ritorno in Russia per vedere The End morire di vecchiaia.

    Vecchio fuori e giovane dentro (MGS 4: Guns of the Patriots)

    La guerra è cambiata ma il prode Solid Snake è sempre lo stesso... o quasi. Fiaccato nel corpo e nello spirito dalla sindrome dell'invecchiamento precoce, il soldato leggendario deve portare a termine un'ultima missione: togliere Liquid (Ocelot) dalla faccia della Terra. Viste le condizioni del caro amico, Otacon lo dota di alcune diavolerie di sua invenzione, in modo da facilitargli l'arduo compito.

    Anzitutto David non si separa mai dall'OctoCamo, una tuta che in quanto a complessità tecnologica non ha nulla da invidiare ai dispositivi di Death Stranding. Oltre a sostenerne l'apparato locomotore, infatti, questa replica in modo perfetto il colore e le forme di qualsiasi superfice con cui entra a contatto, dai cocomeri fino ai disegni dei tappeti, assicurando un alto tasso di mimetizzazione. Passiamo poi al Solid Eye, una benda oculare multiuso che alla bisogna si trasforma in un binocolo o in un visore notturno. Quando l'indossa, è proprio il caso di dirlo, Snake è tutto suo padre.

    Proveniente da "Snatcher", un altro titolo firmato Hideo Kojima, l'MK II è un utilissimo Metal Gear in miniatura. Dotato di mimetica ottica, il robottino può raccogliere oggetti utili, stordire i nemici con una scarica elettrica o forzare le serrature delle porte: infiltratosi sulla barca di Liquid per spiarne le conversazioni, viene purtroppo distrutto.

    Sorvolando sul barile - ancora pieno dei miasmi di Johnny Akiba - e sul vero modello di Apple iPod utilizzato da Snake, vorremmo concentrarci sulla fotocamera. Dopo aver liberato le fanciulle della Beauty and the Beast dalle loro pesanti corazze, è infatti possibile fotografarle mentre assumono pose ammiccanti, dando vita a un set degno di un calendario sexy.

    Anche sul piano del vestiario, Guns of the Patriots non ha nulla da invidiare al predecessore e offre diversi modi per agghindare il nostro uomo. Rimasto colpito dal primo Assassin's Creed di Ubisoft, per dirne una, Kojima ha permesso a Snake di vestire gli abiti di Altaïr Ibn-La'Ahad ma anche la maschera di Big Boss.

    Sbloccabile dopo aver ottenuto il difficilissimo emblema dedicato, il terrificante volto "scavato" della pisside instilla il seme della paura nelle menti dei nemici, i quali - dopo averne incrociato lo sguardo - danno fondo alla propria vescica per la paura. A chiudere il cerchio degli easter egg troviamo le galline di Otacon e Snake: garantendo il costante apporto di proteine al soldato leggendario, Solid, Liquid e Solidus (questi i nomi dei polli) svolgono un'attività di primaria importanza a bordo del Nomad.

    Sul fronte degli armamenti, in aggiunta, Metal Gear Solid 4 è il più folle dell'intera serie: vi basti pensare che le cosiddette "munizioni emotive" - capaci di far urlare di rabbia, ridere o piangere i nemici - sono solo la punta di un iceberg imponente. Le bambole a forma di The Sorrow o Psycho Mantis, ad esempio, permettono di controllare i corpi dei nemici tramite la funzione Sixaxis del Dualshock, mentre la Pistola Solare consente a Snake di sgominare i nemici con dei rapidi colpi energetici. Per ricaricare la Solar Gun, basta puntarla verso il cielo ed esclamare con fierezza "sunlight!".

    Se pensate che le stranezze siano finite qui, è solo perché non vi abbiamo ancora parlato del Tanegashima. Quello che in realtà è un moschetto di fattura giapponese risalente alla metà del 1500, in MGS 4 si avvicina ai lidi dell'arma di distruzione di massa. Quando il vecchio soldato preme il grilletto, esiste la possibilità che lo sparo scateni una gigantesca tromba d'aria capace di annientare la milizia di Liquid.

    Rievocando quella che probabilmente è la sezione più "nipponica" della produzione, citiamo la possibilità di pilotare il mitico Metal Gear REX. Pur senza il cannone elettromagnetico, l'arma bipede può sparare potenti raggi laser e prendere a cazzotti il ben più avanzato Metal Gear RAY senza alcuna "recalcitranza" (cit).

    Il dolore fantasma degli ovini (MGS 5: The Phantom Pain)

    Per vendicarsi di Skull Face e sventare la minaccia dei parassiti, il fantasma di Big Boss può avvalersi dell'intero reparto R&D della Mother Base, chiedendo ai suoi migliori elementi di creare i congegni più disparati. In tal senso l'iDroid è un dispositivo di fondamentale importanza per Ahab, perché con esso può gestire le missioni e la routine dei Diamond Dogs.

    Tra le invenzioni più meritevoli degli uomini del Boss troviamo gli active decoy - gli "Snake gonfiabili" in grado di far impazzire i nemici - e le forme evolute della scatola di cartone. In MGS V Kojima ha elevato un banale oggetto a un coacervo di soluzioni ludiche senza precedenti: la scatola impermeabile ad esempio può scivolare sui corsi d'acqua senza ripercussioni, mentre quelle decorate con belle donne attirano i soldati. Ciliegina sulla torta, se Snake si nasconde in una scatola quando si trova su una pedana per il trasporto merci può essere scarrozzato in giro per l'Africa o l'Afghanistan.

    Traendo profitto della sua menomazione fisica, tra l'altro, può farsi "montare" diversi modelli di arto meccanico, dotati neanche a dirlo di specifiche proprietà. Il braccio sonar evidenzia sullo schermo tutti i nemici che rientrano in un dato raggio d'azione, e quello stordente emette poderose scariche elettriche per neutralizzare gli opponenti.

    La Mano del Jeuthy può trasportare un nemico al cospetto di Snake, il che è piuttosto utile, ma nulla di quanto abbiamo citato è lontanamente paragonabile alla tamarragine del "braccio-razzo". Tramutatosi in un vero e proprio meme, causa l'alto tasso di gradimento del pubblico, il famoso "rocketto punch!" è diventato protagonista di innumerevoli filmati e parodie, confermandosi come uno degli strumenti più riusciti dell'ultimo capitolo della serie.

    Eppure, nonostante la sua indiscutibile fama, il braccio-razzo non è il gadget simbolo di The Phantom Pain. Tale primato infatti non potrebbe che appartenere al sistema Fulton, valso ai fan di Metal Gear ore e ore di divertimento. Tramite questo metodo di recupero terra-aria infatti, Big Boss può portare ostaggi e nuove reclute alla Mother Base in modo facile e veloce. In realtà, a onor del vero, una piccola controindicazione ci sarebbe: il cuore dei meno avvezzi ai viaggi aerei con scarse protezioni potrebbe non reggere ma son dettagli.

    Ancor più esilarante è utilizzare il Fulton per recuperare le pecore, perché Kojima ha inscenato con grande cura i momenti che ne precedono "la partenza". Veder belare all'impazzata le povere bestie, che in un istante schizzano a centinaia di metri dal suolo è uno spettacolo a dir poco memorabile.
    Si badi bene però: al contrario di molti dei gadget presenti, il sistema Fulton non è stato partorito dalla fervida immaginazione di Kojima e anzi viene attualmente utilizzato dall'USAF per il recupero dei soldati.

    Sviluppato per la CIA dall'inventore Robert Edison Fulton all'inizio degli anni '50, prevede che un aereo - solitamente un MC-130E Combat Talon - recuperi "il passeggero" una volta che questi giunge alla quota stabilita col pallone gonfiabile. Ultimiamo il nostro lungo viaggio citando il parassita delle corde vocali, mediante il quale Skull Face vuole spazzar via la lingua Inglese. Qualunque infetto decidesse di parlare la "lingua franca" infatti innescherebbe la proliferazione del parassita nel suo corpo, andando incontro a una morte atroce.

    Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain Ora che abbiamo ricordato fin dove si è spinta la fantasia di Kojima non possiamo far altro che attendere la sua prossima opera con un’impazienza ancora maggiore, curiosi di scoprire quali dispositivi e armi andremo a utilizzare con Sam Porter Bridges. Se nel 1998 abbiamo sconfitto Psycho Mantis agendo nel mondo reale, non possiamo fare altro che porci una domanda: cosa saremo chiamati a fare per fronteggiare il Death Stranding?

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