Il mito greco e norreno in God of War: somiglianze e differenze

Le avventure del fantasma di Sparta sono spesso popolate di elementi ricorrenti tra miti greci e nordici: ve ne parliamo nel nostro speciale dedicato.

Il mito greco e norreno in God of War: somiglianze e differenze
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  • La serie God of War rilegge antichi miti da ormai quasi un ventennio. Con lo spostamento di Kratos nelle fredde lande dei Nove Regni norreni si è potuta apprezzare la presenza di elementi ricorsivi, tavolta archetipali, tra la mitologia greca e quella nordica: si va dai due padri padroni, Zeus e Odino, fino alle due divinità della guerra, Ares e Týr, passando per quelle che tessono i fili del destino, le Parche e le Norne. Santa Monica Studio ha dimostrato di riuscire a dominare un materiale complesso e multiforme, traendo dalle fonti originali elementi utili per tratteggiare personaggi spesso incisivi e indimenticabili.

    Ciò dimostra la robusta vitalità della proteiforme sostanza mitologica, capace di adattarsi ai tempi e di avere sempre qualcosa di affascinante da dire agli uomini di ogni tempo e provenienza. Nel cinema, nella letteratura, nelle arti visive più classiche e nei videogiochi, personaggi come Freya, Era, Hermes e Týr si mescolano a creazioni inedite - è il caso di Kratos - per generare storie nuove, nate però da una tradizione millenaria.

    Andremo ad approfondire alcuni parallelismi tra il ciclo greco e quello norreno della serie God of War, con uno sguardo ai testi a noi pervenuti dall'antichità, alla ricerca di alcuni temi ricorsivi di particolare interesse. Riteniamo doveroso precisare che d'ora in avanti troverete spoier su tutti i capitoli di God of War, sia del vecchio che del nuovo ciclo: vi invitiamo a proseguire la lettura in un secondo momento se non avete ancora completato gli ottimi videogiochi prodotti dal team dei PlayStation Studios.

    Moire e Norne: una serie segnata dal destino

    Ogni appassionato della saga dello spartano sa bene quanto gli eventi della serie siano segnati da misteriose profezie, capaci di spaventare anche gli dèi più potenti dei rispettivi pantheon. Nel caso del primo God of War, Zeus era terrorizzato dall'oracolo che predisse la caduta dell'Olimpo per mano di un guerriero marchiato.

    Il padre di Kratos aveva faticosamente guadagnato la pace dopo aver sconfitto Crono - a sua volta tormentato dalla profezia secondo cui i suoi figli avrebbero rovesciato il suo regno, predizione puntualmente avveratasi - e il resto dei Titani: la Grande Guerra si concluse con la creazione della Spada dell'Olimpo, che fu capace di rinchiudere nel Tartaro gli acerrimi nemici di Zeus.

    La profezia del guerriero marchiato era sconvolgente proprio perché seguiva un periodo di lotte feroci: Zeus, terrorizzato, decise di prendere immediatamente in mano la situazione, rapendo un ragazzo che sembrava rispondere alla descrizione fatta dall'oracolo. Deimos, spartano fratello di Kratos, era nato con particolari marchi su tutto il corpo, e per questa ragione venne rapito dal primo degli olimpici.

    Presto, però, questi realizzò che Kratos e Deimos erano suoi figli, da lui generati con una donna mortale, Callisto, in uno dei suoi numerosi tradimenti alla moglie Era; quello che Zeus non sapeva è che il guerriero marchiato della profezia non era Deimos, ma Kratos, che dopo numerose peripezie arrivò a uccidere suo padre e a distruggere l'Olimpo, realizzando il destino segnato per lui. È curioso che per seguire il complicato filo della sorte il generale di Sparta sia arrivato a confrontarsi in maniera violenta con le tre Moire, divinità del panthon greco preposte a controllare la vita, le sorti e la morte di ogni essere vivente: si tratta delle sorelle Cloto, dea del passato, Lachesi, dea del presente, e Atropo, dea del futuro. Figlie di Zeus e Temis, dea della giustizia, alle Moire (chiamate Parche nella tradizione latina) spettava il compito di presiedere al destino, che per nessuno poteva essere cambiato.

    Nessuno, tranne il guerriero cinereo. Dopo essere stato privato dei suoi attributi divini e ucciso dal padre Zeus, Kratos riuscì a fuggire dagli Inferi e prese una decisione radicale: quella di tentare di mutare la sua sorte. Per farlo, si recò presso il Telaio del Destino, luogo in cui risiedevano le Moire, e ingaggiò una lotta furibonda prima con Atropo e Lachesi - uccise dopo essere state intrappolate in due specchi - e poi con Cloto.

    Ottenuto il potere di controllare il tempo, Kratos riuscì a mutare il proprio destino, e infine a uccidere il padre Zeus e compiere la profezia del guerriero marchiato, con la distruzione dell'Olimpo. Differenti sono le vicende di God of War Ragnarök (qui la recensione di God of War Ragnarok), in cui il rapporto con una nuova profezia - quella secondo cui Loki, nome che la madre Laufey voleva per il figlio Atreus, avrebbe sconfitto il Padre di Tutti, Odino, e distrutto il regno di Asgard - viene gestito in maniera del tutto diversa, perfettamente in linea con l'evoluzione voluta da Santa Monica Studio per il personaggio di Kratos.

    Atreus e suo padre scoprono che quest'ultimo è destinato a morire nel corso degli eventi che condurranno al Ragnarök, la fine del presente ciclo cosmico e l'apoteosi dei fatti preconizzati dai giganti. Il popolo degli Jötnar era stato quasi del tutto sterminato dal Padre di Tutti e dagli altri dèi Aesir, proprio come era avvenuto nella Grande Guerra dell'Olimpo contro i Titani: come possiamo vedere, sono diversi gli elementi coincidenti tra mitologia greca e nordica.

    Tornano anche tre figure analoghe rispetto alle Moire: si tratta delle Norne. Residenti presso la terza radice del grande Albero del Mondo, sono anch'esse tre. Le Norne si recano da ogni uomo per assegnargli la sorte; a seconda del loro umore e del loro carattere prenderanno decisioni differenti, ed è per questo che a ogni essere umano toccano destini anche molto diversi. Chiamate Urdr, Verdandi e Skuld, sono protagoniste di un incontro con Kratos dissimile da quello avvenuto con le Moire greche, segno - come dicevamo - della maturazione del Fantasma di Sparta. Kratos non attacca le Norne, che risiedono in un antro pieno di fili, simbolo del loro potere sul destino degli esseri umani; sebbene esse sembrino divertirsi nel prevedere le reazioni di Kratos e Freya alle loro parole, in ultima analisi forniscono informazioni utili su Atreus (riferendo che si trova ad Asgard) e facendo comprendere allo spartano che il fato può essere cambiato se decidiamo di mutare noi stessi.

    È un messaggio importante, che coerentemente porterà alla sopravvivenza di Kratos. Fidandosi del figlio Atreus, il guerriero sceglierà, quando possibile, la strada del dialogo e della collaborazione con divinità Aesir come Thrúd e Sif, abbandonando il suo vecchio approccio solitario alle sue battaglie. La storia di God of War Ragnarök è, a ben guardare, molto corale, e spesso improntata alla comprensione delle ragioni dell'altro e all'empatia.

    Ares e Týr: due guerre molto diverse

    Parimenti differenti sono i caratteri degli dèi della guerra del patheon greco e norreno, così come dipinti da Santa Monica Studio. Ares manifesta la sua natura temibile anche nell'aspetto fisico: torreggiante e arcigno, i suoi capelli e la sua barba si avvolgono in spire di fuoco. Le Lame del Caos, di cui Kratos porterà per tutta la vita i segni sulle braccia, sono un dono proprio del dio della guerra, dominatore delle fiamme e della furia della battaglia.

    Per provare la sua fedeltà al suo signore, Kratos dovette spillare il sangue di uomini e donne innocenti: preso da un furore indotto dal dio, troppo tardi lo spartano realizzò di avere ucciso anche sua moglie Lysandra e sua figlia Calliope.

    Il rimorso per quanto accaduto continua a tormentarlo anche nelle gelide lande di Midgard. Dopo dieci anni al servizio dell'Olimpo per tentare di espiare i suoi peccati, lo spartano fece le veci di Atena, impossibilitata a difendere personalmente da Ares la sua città, Atene, per via di un editto del padre Zeus, che impediva le battaglie dirette tra gli dèi. Dopo uno degli scontri più memorabili della serie, Kratos riuscì ad avere la meglio su quello che un tempo era il suo mentore, ora suo nemico giurato, responsabile dello sterminio di tutta la sua famiglia.

    Come ricompensa, lo spartano chiese ad Atena di essere liberato dalle tremende visioni dell'eccidio della moglie e della figlia, incubi che continuavano a tornare ogni notte: la dea rispose che nessun dio o mortale aveva il potere di liberarlo dai suoi terribili ricordi. Kratos prese quindi il posto di Ares come dio della guerra, e la città di Sparta - salvo alcuni fedeli al vecchio dio, che tentarono senza successo di resuscitarlo - omaggiò il suo nuovo signore. In un certo senso, la successiva distruzione dell'Olimpo da parte di Kratos realizzò il piano megalomane di Ares, anche se non come la divinità aveva sperato: il guerriero avvolto dalle fiamme sognava di prendere il posto di Zeus, mentre Kratos decise di cancellare del tutto l'Olimpo e tutti i suoi abitanti divini, uno per uno. Ben diversa la storia di Týr, una delle divinità più misteriose del pantheon norreno, e anche per questo terreno di scrittura ideale per Santa Monica Studio, che ha potuto plasmare a piacimento la sua figura (qui lo speciale sugli Easter Egg di God of War Ragnarok).

    Divinità Aesir e ritenuto da Snorri Sturluson figlio di Odino, Týr è coraggioso e saggio, tanto che i guerrieri che vogliono ottenere la vittoria lo invocano ripetutamente in battaglia e incidono la runa che rappresenta il suo nome sulle loro spade. Non bisogna dimenticare che il linguaggio, nel mondo norreno, è simbolo di potere: le rune sono veicolo di magia, pienamente padroneggiate dagli esseri divini più potenti - Freya e Odino innanzitutto - capaci di trasformare la materia e di piegare la natura al volere del mago o della strega. Lo storico romano Tacito considerava Týr come corrispondente del dio della guerra Marte: il nome "martedì" è connesso a Marte nella nostra tradizione, e a Týr nell'antico nordico ("týsdagr").

    A Týr erano poi riconosciute importanti funzioni diplomatiche: si trattava del dio responsabile di presiedere l'assemblea dei suoi pari, e il toponimo danese Tislund, "bosco di Týr", indicava proprio il luogo in cui si svolgevano le assemblee. Inoltre, il nome del martedì in olandese è "dinsdag", "giorno dell'assemblea" o forse "giorno del dio dell'assemblea", con riferimento proprio a Týr. Da questi elementi comprendiamo come il ruolo del dio della guerra norreno fosse fondamentalmente diverso rispetto a quello di Ares, figura tutt'altro che disposta alla discussione e al confronto nella mitologia greca, sebbene al romano Marte venisse riconosciuto un ruolo di divinità benefica.

    Il Týr di God of War Ragnarök può essere incontrato da Kratos e Freya solo dopo la conclusione degli eventi dell'avventura principale: quello liberato da Atreus, infatti, è Odino che ha assunto le sembianze del dio della guerra da lui imprigionato.

    Sopravvissuto alla prigionia e alla distruzione di Asgard - che ha mandato in frantumi la sua prigione e l'ha proiettata fino a Niflheim - il vero Týr è un dio pacifico e avverso ai conflitti, che dopo la liberazione si dedicherà ai pellegrinaggi nei Regni rimasti e alla meditazione al cospetto degli scorci naturali più belli offerti dalle lande nordiche. Peccato, a nostro avviso, per la "perdita" della mutilazione che caratterizzava il dio nel materiale mitologico, importante simbolo del suo ruolo di garante disposto a tutto per la salvezza dei suoi simili. Per incatenare il temibile lupo Fenrir, Týr si rese disponibile a mettere la mano destra nella bocca del dio, figlio di Loki e della gigantessa Angrboda, per assicurargli la buona fede degli altri dèi Aesir. Resosi conto dell'inganno e del suo imprigionamento tramite la magica catena Glaupnir, Fenrir, furente di rabbia, mozzò la mano di Týr.

    Come Muzio Scevola nella tradizione romana, Týr assurge a simbolo di garanzia delle promesse, con un sacrificio che rende possibile il mantenimento dell'ordine cosmico; il tutto (con la variante che il lupo in questione, nell'universo norreno di Santa Monica Studio, è Garm) viene liquidato sbrigativamente in God of War Ragnarök con poche, laconiche parole di Mimir, che afferma che Týr si era fatto ricrescere l'arto perduto coi suoi poteri.

    Zeus e Odino: i Padri (padroni) di Tutti

    Il confronto con la figura paterna è un tema ricorrente nella serie di God of War, magistralmente affrontato, in particolare, nel secondo ciclo delle avventure di Kratos, che si ritrova a far da padre a un ragazzo ribelle, alla ricerca della sua strada e del suo ruolo nel mondo. All'apice di entrambe le famiglie divine - di cui Kratos, a vario titolo, fa comunque parte - si trovano due figure paterne di incredibile potenza: parliamo, ovviamente, di Zeus nel mondo greco e di Odino nel pantheon norreno.

    Kratos si troverà a sconfiggere entrambi, e in tutti e due i casi si avvarrà dell'aiuto dei loro più acerrimi nemici: i Titani per Zeus, i giganti Jötnar per Odino.

    Si tratta delle forze primigenie del mondo, fra i primi esseri a venire a esistenza, e quindi a loro volta figure paterne per i signori dei rispettivi pantheon. Sono storie di nuovo che avanza contro vecchi poteri, di giovani che sconfiggono i loro padri per diventare sovrani non migliori dei loro tirannici genitori. In God of War Ragnarök Kratos e Atreus tentano di spezzare la ruota con un approccio, almeno in un primo tempo, diplomatico nei confronti di Odino, col ragazzo che tenta di comprendere le sue ragioni e addirittura è affascinato dalle ricerche del Padre di Tutti.

    Di questo tentativo di comprensione non vi è traccia nella prima saga che vede protagonista lo spartano, che riesce a tornare alla vita dopo essere stato ucciso da Zeus grazie all'aiuto di Gaia e degli altri Titani, e avvia così una memorabile scalata del Monte Olimpo alla ricerca di una tremenda vendetta. I peggiori incubi di Zeus, i suoi avi Titani, fuggono dal Tartaro con l'aiuto di Kratos e tornano a tormentare il padre padrone del pantheon greco, dando inizio alla Seconda Grande Guerra: lo stesso avverrà nel corso del Ragnarök, quando giganti temibili come Jörmungandr e il lupo Fenrir - la cui anima è stata inserita da Atreus nel corpo di Garm - giungono ad Asgard per contribuire alla sua distruzione. L'esito delle due saghe è quindi lo stesso: la demolizione dell'autorità paterna di Zeus prima e di Odino poi.

    Entrambi sono accomunati dalla paranoia nei confronti delle profezie che li riguardano, e tentano in ogni modo di scongiurare il fato di sciagura previsto per loro. Il ricordo di Zeus tormenta Kratos in diverse occasioni quando si reca a Helheim, il regno dei morti norreno: il fantasma e la sua voce sono torture inflitte alla psiche dei visitatori dal luogo stesso, responsabile di visioni che richiamano il passato di coloro che si recano in quegli abissi di orrore.

    Zeus e Odino sono, almeno sulla superficie, amichevoli e aperti al confronto; sotto le apparenze, però, si celano due dèi arroganti, disposti a tutto pur di salvare loro stessi e il loro potere, disinteressati persino ai loro familiari più stretti. Il signore degli olimpici si rende responsabile di atroci spaccature nella sua famiglia, e Odino arriva a uccidere il figlio Thor nel memorabile finale di God of War Ragnarök, facendo comprendere a Kratos e Atreus che l'unica via di risoluzione sarà affrontarlo in battaglia.

    Persino nelle fasi più concitate dello scontro, Odino continuerà a urlare che a lui interessa solo la conoscenza. Il gesto che lo getta nella disperazione più nera è, non a caso, la chiusura del rift dimensionale che lo aveva ossessionato a opera di Atreus: l'intera struttura della sua casa era stata costruita intorno a quella spaccatura creatasi con l'uccisione di suo padre Ymir, gigante progenitore di tutta la vita. Guardando in quella piccolissima voragine, Odino aveva addirittura perso un occhio: quando parlavamo dell'importanza della mutilazione per definire il personaggio di Týr, lo facevamo anche alla luce del rilievo assunto da una simile situazione per manifestare appieno la personalità di Odino.

    Santa Monica Studio ha dimostrato piena padronanza e capacità nel riscrivere i miti greci e norreni (come esposto nello speciale sui miti e leggende di God of War Ragnarok), svolgendo studi approfonditi e creando personaggi memorabili e dalle motivazioni convincenti. Quali sono i vostri parallelismi preferiti tra il vecchio e il nuovo ciclo di God of War? Vi aspettiamo per discuterne insieme nello spazio dedicato ai commenti.

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