Nei Panni del Cecchino: i migliori Sniper Movie

In occasione dell'uscita di Sniper Elite 4 ci siamo armati di pop corn, birra e una selezione di film dedicati all'arte del cecchino.

Nei Panni del Cecchino: i migliori Sniper Movie
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  • Pc
  • PS4
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  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Sniper Elite 4, nuovo capitolo della "sniper saga" firmata dai ragazzi di Rebellion Developments, dopo Germania e Nord Africa è finalmente pronto a portarci nel Bel Paese, a ridosso degli eventi che portarono gli Alleati a intraprendere il processo di Liberazione dell'italico suol. Per calarci meglio nella parte del classico cecchino ammazza-nazisti e farci salire l'headshot molesto, ci siamo seduti comodamente sul divano armati non di un Barrett M82 o di un McMillan, bensì di pop corn, nachos e birra per goderci una carrellata di film (rigorosamente in ordine sparso) dedicati all'arte del tiro dalla distanza e dell'uccisione confermata. Trattenendo il respiro e regolando il mirino telescopico ne abbiamo elencati alcuni celebri e meritevoli di particolare attenzione, con la speranza d'aver centrato il bersaglio.

    American Sniper (2014)

    Forse non tutti sanno che...

    Apriamo una piccola parentesi, citando la rivista enigmistica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione: visto che tra poco torneremo a prendere le vite dei nazisti con il nostro fucile di precisione, conoscete le origini della parola italiana "cecchino"? Il termine - un evidente diminutivo - deriva da "Cecco - o Checco - Beppe", soprannome con cui veniva simpaticamente apostrofato l'Imperatore d'Austria e Ungheria Francesco Giuseppe I d'Austria, dapprima dalle popolazioni di ceppo italiano nei territori ancora sotto il giogo germanico e, successivamente, dai soldati italiani al fronte durante il primo conflitto mondiale. La parola, dunque, si diffuse per indicare con un tono dispregiativo i tiratori scelti austroungarici, probabilmente più attrezzati e preparati al combattimento sulla linea del Grappa e del Pasubio.

    Clint Eastwood non è solo uno dei più grandi attori di sempre. Eclettico e instancabile, dall'alto dei sui quasi 87 (!) anni è anche un regista di incredibile talento con una spiccata attitudine nel raccontare storie. Meglio se vere e hundred percent americane. Recentemente abbiamo potuto apprezzare i suoi sforzi creativi sulla trasposizione cinematografica della vicenda che ha visto come protagonista il pilota della US Airways Chesley Sullenberger. Un altro "eroe" americano a finire nella sfera d'interesse dell'attore/regista californiano (chiamato alla regia dopo l'abbandono di Spielberg) è stato Chris Kyle, considerato all'unanimità il tiratore scelto più letale della storia militare statunitense, con le sue 160 uccisioni confermate. Noi comunque crediamo a lui che, nella sua biografia, ha dato ben altri numeri. In un tripudio di orgoglio yankee, Eastwood ha saputo raccontarne la storia, bagnandosi nel dramma umano di un uomo tanto freddo e pericoloso quanto fragile. Dio, Patria e Famiglia sono i tre pilastri su cui si fonda il Credo di un combattente combattuto (sì, il gioco di parole è voluto) diviso, ma saldo nell'eradicare la minaccia terroristica dal mondo e proteggere la propria patria a oltre diecimila chilometri di distanza. Fatalità, dopo gli attentati dell'undici settembre 2001. L'Academy, torbido simulacro del potere delle major, ha apprezzato candidando American Sniper a ben cinque premi Oscar.

    Ma, a noi, non interessano queste formalità burocratiche. Ce lo siamo goduti unicamente per la portata letale del fucile in dotazione a Kyle/Cooper. Da vedere senza dar troppo credito all'assunto "americani good, resto del mondo bad". Onore delle armi, comunque, all'abile cecchino di Al-Qaida.

    One Shot, One kill - A colpo sicuro (1993)

    Il titolo potrebbe non dirvi molto e, sinceramente, dopo aver citato American Sniper ci vergogniamo anche un po'. One Shot, One Kill (altrimenti conosciuto come Sniper) è il classico filmaccio in pieno stile anni '90, caciarone e pieno quanto la peperonata dei giorni di festa. Il film tenta di riproporre le esotiche atmosfere subtropicali, capaci di decretare il successo di opere immortali come Apocalypse Now e Platoon. Solo che queste ultime potevano vantare su un lungo elenco di fattori positivi come un sapiente uso della regia e una sceneggiatura all'altezza. Poco male, perché il protagonista Tom Berenger è lo stesso di Platoon. Il suo grugno da duro, unito alle scene di "caccia" fanno la differenza e contribuiscono a salvare la produzione facendoci passare un'ora e mezza all'insegna della formula "one shot, one kill", come recita il titolo italiano tradotto - per una volta - con lungimiranza. La regia sgangherata riesce addirittura a renderlo divertente e soddisfacente. Siamo persino arrivati a pensare che i Rebellion, per la loro proprietà intellettuale, si siano ispirati a questo lungometraggio vista la tecnica cinematografica, con il puntamento del bersaglio in prima persona "visto" attraverso il mirino, seguendo poi la traiettoria del proiettile sino alla fine della sua corsa contro il corpo del malcapitato.

    Il film, seppur snobbato dai cineasti, ha dato il via a una esalogia culminata nel 2016 con Sniper: Nemico Fantasma. Se volete passare un pomeriggio alternative-trash vi consigliamo vivamente di recuperare tutta la saga.

    Lone Survivor (2013)

    Torniamo nei ranghi con Lone Suvivor, ennesima pellicola figlia legittima di un'altra biografia e del filone militaresco post undici settembre che ci fa sempre salire l'esportazione di democrazia, oltre ai trigliceridi. Mark "Ted" Walhberg, ovvero il Matt Damon del popolo, si assume l'arduo compito di portare in scena la biografia scritta dal soldato Marcus Luttrell, ex membro dei Navy Seals, inviato in Afganistan assieme alla propria squadra per trovare e uccidere un capo della guerriglia talebana, responsabile di crudeltà ed efferatezze varie. L'operazione Red Wing, ovviamente, non va come previsto e da predatori i Seal si trasformano ben presto in prede. Nonostante il film si avvalga di un ritmo narrativo più "action" rispetto agli standard dei classici sniper movie di cui stiamo parlando, ci sentiamo comunque di inserirlo nella lista.

    Il nemico alle porte (2001)

    Non poteva mancare, in questa veloce carrellata, un film in cui la figura del tiratore scelto (in questo caso l'eroe sovietico Vasilij Zajcev) si erge a unico, fulgido, focus attorno al quale ruotare l'intero contesto storico che rimane in secondo piano. Il nemico alle porte è, a nostro avviso, l'ennesimo colpo messo a segno da Jean Jacques Annaud, regista di grande talento e perla rara nel panorama transalpino (tanto che si potrebbe dire: "per essere francese se la cava bene!").

    La pellicola, che può vantare un cast d'eccezione come Ed Harris, Rachel Weisz, il compianto Bob Hoskins e Jude "The young Pope" Law, esalta la figura del tiratore scelto mettendo in scena un mortale gioco del gatto e del topo tra due abili cecchini sul cui sfondo si staglia l'assedio di Stalingrado. Il regista francese riesce a raccontare, con il suo solito stile pieno e spettacolare, una guerra nella guerra. Il conflitto, improvvisamente, da globale diviene intimo e personale. La devastazione che circonda i due protagonisti rappresenta lo specchio della loro anima. Le parabole di questi due uomini, contrapposti non solo dal colore della divisa ma anche da due filosofie diametralmente opposte, si incontrano in un climax fatale che ricorda molto i leggendari duelli western tutti sguardi e tensione firmati dal maestro Sergio Leone. Insomma, un film da assaporare dall'inizio alla fine.

    Battle for Sevastopol (2015)

    Rimanendo nell'alveo della seconda Guerra Mondiale, vi consigliamo Battle for Sevastopol. La pellicola datata 2015 è di fattura ucraina e, a quanto sappiamo, non ha ancora ricevuto alcuna localizzazione in lingua italiana. Battle for Sevastopol, così come Il nemico alle porte, narra la vicenda di uno tra i più letali cecchini sovietici di sempre: Lyudmila Mykhailivna Pavlichenko.

    La ragazza fu una delle 500 tiratrici scelte dell'Armata Rossa a sopravvivere alla guerra (con oltre trecento tacche all'attivo), nonché la prima cittadina dell'Unione Sovietica ricevuta con tutti gli onori dal Presidente degli Stati Uniti. Un'eroina, insomma, riconosciuta come tale tanto dagli Alleati quanto dalle forze dell'Asse. Battle for Sevastopol (apparso anche al Festival di Cannes) è un film inaspettato, crudo, diretto e spettacolare in cui le vicende belliche e la tragedia personale della protagonista (nonché un pizzico di tradizionale propaganda russa) si mescolano in modo abbastanza riuscito per giochi di regia che tradiscono uno stampo tipicamente occidentale. Non chiedeteci di ripetere il nome di attori e regista, non ce la possiamo fare. Recuperatelo, in qualche modo.

    Shooter (2007)

    Tratto dal romanzo Point of Impact (primo della serie dedicata alle gesta finzionali del cecchino Bob Lee Swagger) il film è diretto dal buon Fuqua, regista da sempre amante dell'esagerazione e dello strabordìo esplosivo made in U.S.A.. Volete delle prove? Eccole: Attacco al Potere, King Arthur e The Equalizer. E siete fortunati che non abbiamo nominato L'Ultima Alba. Ops.

    A grande richiesta ritorna Mark "Ted" Walhberg, capace di maneggiare enormi fucili ad alto potenziale e di mettere bene in mostra bicipiti ben torniti, pensate, tutto in una volta. La pellicola si rivela essere, incredibilmente, un discreto action pieno di ormoni, adrenalina ed esplosioni, per oltre due ore di divertimento spensierato tra complotti governativi e cacce all'uomo al cardiopalmo.

    Bonus #1 - Phone Booth (In linea con l'assassino)

    Un film incompreso dell'altrettanto incompreso Joel Schumacher, con un Colin Farrell finalmente (e stranamente) a proprio agio nei panni dell'attore. La conversione sulla via di Damasco non poteva che avvenire in una cabina telefonica, al pari di un Clark Kent irlandese. L'assassino che lo tiene sotto tiro è un'entità sfuggente, possiede il potere di Dio. Può decidere in qualsiasi momento di interrompere la conversazione con la propria preda calando senza preavviso la falce del Tristo Mietitore. Le motivazioni che l'hanno spinto a tendere l'inusuale trappola non sono mai del tutto chiare, sappiamo solo che è in possesso di un fucile di precisione e che non ha alcun particolare timore ad usarlo.

    L'atmosfera tensiva riesce a tenere duro fino a poco prima delle battute finali, grazie ad una buona sceneggiatura di Larry Cohen e al minimalismo visivo che - stranamente - riesce a far fare bella figura all'immobilismo di quel diavolo d'un irlandese che risponde al nome di Colin Farrell. Insomma, dategli una possibilità.

    Bonus #2 - Salvate il soldato Ryan

    "Quello che voglio dire, signore, che se Dio mettesse me e questo super fucile di precisione a una distanza massima di un miglio da Adolf Hitler con una buona visuale, signore, beh fate i bagagli la guerra è finita. Amen".

    Sebbene questa volta nel capolavoro di Spielberg e Hanks ci sia davvero Matt Damon, non è di lui che vogliamo parlare. La vera star, a nostro avviso, è l'infallibile cecchino Daniel Jackson (interpretato magistralmente dall'algido Barry Pepper): colpo in canna, bacio al crocefisso e colpo in testa assicurato. Il fido fucile Springfield M1904A4 lo accompagnerà dallo sbarco a Omaha Beach (ricordate la scena in cui il nido di mitragliatrice frana grazie ad un colpo ben assestato?) sino alla fine. Un cecchino indimenticabile che, da solo, vale la visione di una pellicola che rasenta lo stato dell'arte.

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