Oculus Game Dev 2017: le novità dall'evento di Londra

Da Lone Echo a Arktika.1, passando per The Mage's Tale e From Other Suns: le più interessanti novità per Oculus Rift annunciate all'evento Oculus Game Dev.

Oculus Game Dev 2017: le novità dall'evento di Londra
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Giusto due settimane fa siamo stati invitati all'Oculus Game Dev a Londra per vedere cosa bolle nel pentolone della discussa VR secondo Facebook. A differenza delle concorrenti, Oculus ha puntato subito moltissimo sullo sviluppo di software esclusivo per la sua piattaforma, lanciando di fatto un vero e proprio assalto al mercato. Un po' come Sony che, col suo PlayStation VR, ha cercato di percorrere la stessa strada con un successo iniziale d'impatto, sfociato però, a distanza di qualche mese, in un silenzio praticamente tombale. Al netto del mercato, quindi la situazione software in campo VR è piuttosto confusa per questo 2017, con due soli titoli esclusivi PSVR (Farpoint e GT Sports), HTC che cerca di recuperare e Oculus a cui sta venendo fornita dalle avversarie l'occasione per riprendersi dopo un lancio gestito malissimo, nonostante i controller Touch si siano dimostrati il miglior dispositivo di interazione VR finora disponibile. E' con estremo piacere che siamo andati a vedere i titoli che stanno arrivando su Oculus e l'impressione è stata molto positiva. Preparatevi a tanta, tantissima fantascienza e al ritorno di stili di gioco che credevamo persi nella nebbia dei tempi, ma, senza dubbio, a un 2017 in cui Oculus la farà da padrona in campo VR.

Nuovi orizzonti

Inutile negarlo: alla realtà virtuale mancano titoli di richiamo. Oculus lo sa bene ed è determinata più delle concorrenti a dimostrare quanto le esperienze virtuali possono davvero valere per ogni giocatore che si rispetti. Forte del suo Touch, di fatto una spanna sopra le wand Vive, ci ha catapultato in un universo ludico parallelo, fatto di ambienti da esplorare fisicamente, in cui riversare il sudore delle nostre pelli da gamer non abituate ad alzarsi dal dio divano. E tutto questo è semplicemente magnifico.

The Mage's Tale - inXile, Estate 2017

Ecco il titolo che nessun giocatore VR dovrà lasciarsi sfuggire, e arriva niente meno che dalla inXile di Wasteland e Torment. The Mage's Tale è un ibrido di talmente tanti generi che a cercare di definirlo se ne esce pazzi. Ci proviamo: avventura grafica tipo dungeon crawler con elementi shooter/RPG e online competitivo. A dirla tutta quest'ultimo non è ancora confermato, ma ci spiaceva perdere l'occasione di allungare l'elenco.

L'idea di base è che siete un mago che per qualche motivo deve attraversare una decina di dungeon pieni di mostri e trappole, enigmi e indovinelli, boss e stanze intricate. In prima persona, ci si muove con il famigerato teleport (tenendo premuta la levetta del Touch destro) oppure semplicemente con le due levette come in ogni titolo dalla visuale in soggettiva, con l'asse verticale sostituito dal tracking del casco. Gli ambienti sono piuttosto stretti e la progressione vincolata a una sequenza lineare di stanze o situazioni da risolvere, come se ci trovassimo in un'avventura di quelle per cellulari a schermate fisse.

Ok. Fin qui la faccenda non sembra certo entusiasmante, ma sono le meccaniche che ci han lasciati basiti. La sensazione di trovarsi davvero in un dungeon pieno di insidie è la stessa che trovate in Legend of Grimrock, ma amplificata di dieci volte, con tanto di sobbalzi che fisicamente compirete per evitare palle di fuoco improvvise, pali aguzzi che cercano le vostre terga e lame oscillanti decise ad affettare il vostro nobile collo. Le vostre mani sono le uniche armi disponibili: due incantesimi attivi in ogni istante che dovrete scagliare in diversi modi usando i Touch. Dato il breve tempo a disposizione, abbiamo scelto i classici scudo energetico, fireball e raggio di fulmini. Ragazzi, scusate se ve lo chiediamo, ma avete mai lanciato un raggio di fulmini? Uno di quelli da fare invidia a ogni maghetto in erba? Perché vi assicuriamo che allungare con foga animale il braccio destro per veder scaturire dei raggi tuonanti dal vostro palmo virtuale non ha alcun precedente nella storia del videogioco. Con quei pezzenti dei goblin che bruciano sotto l'alto voltaggio che mantenete con l'arto tremolante sul bersaglio, e un ghigno stampato sul volto mezzo coperto dall'Oculus. Ma The Mage's Tale va oltre l'impatto iniziale che suscita qualsiasi titolo VR, perché c'è molta, moltissima sostanza. Le magie infatti bisognerà crearsele da soli. In ogni momento, alzando le mani come invocatori pazzi alla ricerca dal sacro mana, vi teletrasporterete nel vostro laboratorio interdimensionale, dove vi attenderà un immenso calderone, con tutti gli ingredienti magici che avrete raccolto sino a quel momento nei dungeon. Semplicemente muovendo la testa e allungando il braccio, potrete afferrare i diversi intrugli e mischiarli nel pentolone per creare il vostro incantesimo perfetto. Il sistema del crafting magico è estremamente complesso. Quattro gli elementi base tra cui scegliere: uno obbligatorio per definire la declinazione elementale e anche il movimento per lanciarla.

Lo stato delle cose VR

Lasciando perdere un momento Sony, che sembra abbia mollato il colpo dopo l'ottimo inizio, HTC e Oculus sono entrambe in buona posizione per quanto riguarda il software. La prima ha Steam e, forte del lancio anticipato, ha di fatto imposto la piattaforma Valve come punto di riferimento principale per i giochi VR. In combinazione col ritardo eccessivo di Touch, questo ha portato gli sviluppatori a pianificare il lancio dei loro titoli prima su Vive che ora gode di uscite costanti. Oculus ha invece le migliori esclusive e beneficia anch'essa in larga parte dello store di Gabe e soci, data la compatibilità completa (anche dei Touch), ma sta attraversando un periodo legalmente spinoso e paga ancora i ritardi disastrosi del lancio. In generale la VR si è rivelata quindi ben solida, con numeri di venduto in linea con quelli previsti sia da HTC che da Oculus (nell'ordine delle 400 mila unità ciascuna), ma difficilmente nel corso di questa prima generazione di device la vedremo uscire dal mercato di nicchia. Siamo certi che sia HTC, sia Oculus ben sapessero di questa eventualità e abbiano pianificato una roadmap software per i prossimi due anni, con il lancio di una nuova generazione di dispositivi per il tardo 2018 o (più probabile) per il 2019. Sony attende, come l'ultimo arrivato a una festa che con una battuta sagace all'inizio conquista tutti ma poi non sa più che cosa dire...

Confessiamo di esserci inceppati diverse volte durante i combattimenti, perché bisogna ricordarsi i movimenti differenti per lanciare tutto correttamente. Col ragazzo di inXile che ci urlava: "No! Non così! Devi fare come Iron Man! Come il laser di Iron Man!" Definitivo. Ma non tutti gli ingredienti agiscono sul tipo di magia. La maggioranza ne modifica la forma, l'aspetto e le proprietà fisiche. Un fulmine globulare rosa che si divide a ogni impatto? Detto fatto. La sperimentazione è il fulcro di The Mage's Tale e ci siamo sentiti come folli stregoni in preda a deliri di onnipotenza nel creare le varie magie. Impossibile non menzionare l'interfaccia, completamente invisibile, integrata negli stessi elementi di gioco. Un effetto di sfocatura segnala quanta vita vi rimane, mentre schiacciando i pulsanti relativi a ciascuna mano si apre una fiamma dal palmo da cui selezionare una tra 4 magie (otto totali). L'inventario e la (semplice) progressione del personaggio sono gestite da una rana inghiotti-tutto che aspira ogni oggetto, richiamabile in ogni momento, e da un grimorio appeso al vostro fianco, da prendere fisicamente e consultare quando volete. Le trovate varie e ben pensate delle varie stanze, ricche di strani marchingegni e segreti, ci han lasciati nel visibilio infantile di chi non vuole più staccarsi dal visore. Tanto che il povero sviluppatore che ci ha accompagnato durante la demo ha dovuto strapparci letteralmente dal mondo diThe Mage's Tale: avremmo voluto lanciargli una palla di fuoco gommosa arcobaleno diritto in fronte.

Arktika.1 - 4A Games, Q3 2017

Un altro pezzo grosso della lineup Oculus, che ci sentiamo già di consigliare a tutti. Sembra che i ragazzi di Metro non riescano a schiodarsi dalla postapocalisse nucleare. Ambientato in un lungo inverno radioattivo, Arktika.1 è uno shooter che ricorda in modo deciso i vecchi Time Crisis: ambienti fissi e nemici che sbucano da ogni dove per farci la pelle e ricarica rapida fuori dallo "schermo", cioè dalla visuale. Tecnicamente è il meglio che abbiamo mai visto su VR e il fatto non sorprende dato il pedigree degli sviluppatori. Sembra che abbiano trovato il modo di ridurre drasticamente l'aliasing senza usare il downsampling, tipico su VR, ma che spesso appanna l'immagine rovinandola. Comunque interpreteremo un anonimo soldato in una landa desolata piena di altri anonimi soldati, mech e droni vari decisi a sgozzarci. In ogni ambiente arriveranno ondate di nemici e rimarremo bloccati in una zona finché non avremo ridotto tutti a un colabrodo.

Si inizia scegliendo due armi e mettendosele sulla schiena, dopo averle provate al poligono di tiro della base. Il primo impatto è esaltante. In prima persona, la neve si sente sulla pelle (saranno anche stati i pinguini vicino allo stand del gioco) e i nemici cominceranno a sbucare crivellandoci di colpi. Con istinto omicida, ci siamo sentiti come dei John McClane al testosterone quando, per estrarre i pistoloni, abbiamo portato entrambe le braccia dietro la schiena urlando AKIMBO! Il movimento tamarro della doppia estrazione simultanea dalle fondine sulla spalle non ha prezzo. Soprattutto perché Arktika.1 non si ferma al mero shooting. La libertà di movimento è piuttosto limitata, ma è presente un teleport a posti fissi. In altre parole ci si teletrasporta in posizioni predeterminate nell'ambiente che si sta affrontando, ben evidenti grazie a una sagoma blu da inquadrare con lo sguardo per poi tenere premuta una levetta e spostarsi. Una volta sul luogo, bisognerà evitare i colpi fisicamente usando le coperture di quella postazione specifica. Dobbiamo dirlo, sembra limitante ma la trovata dei 4A è fenomenale e decisamente la più riuscita in assoluto e segue in parte le orme di Raw Data, ampliandone le interazioni VR. Diversi elementi a schermo ci danno la possibilità di interagire con le postazioni, alzando delle barriere antiproiettile e manovrando alcune leve per far accadere miracoli assassini sulle teste dei nemici. In un punto dovevamo passare anche dallo scanner di un aereoporto e ci abbiamo messo dieci minuti per capire come fare. Sarà stato l'eccesso di adrenalina a impedirci di ragionare, ma sembra proprio che ci siano elementi puzzle in Arktika.1: un'introduzione molto gradita per spezzare le lunghe sparatorie. Insomma questa è di sicuro un'altra produzione da tenere d'occhio, perché la VR corrente sembra fatta apposta per gli shooter vecchio stile e Arktika.1 è senza dubbio il titolo migliore che abbiamo provato sinora. Ci saranno anche dei boss giganteschi. Siete avvisati.

Lone Echo - Ready At Dawn, TBA

The Order mi è piaciuto parecchio ed è con grande gioia che mi sono avvicinato alla demo di Lone Echo, nuovo lavoro di Ready at Dawn. Si tratta di un'avventura in prima persona in cui interpreteremo un robot che rimane invischiato in un incidente su una stazione spaziale di non meglio identificata natura.

Un'enorme anomalia a metà tra una gigante rossa e un buco nero sconvolge una normale routine di riparazioni intorno alla base e niente sarà più come prima. A detta di Ready At Dawn questo sarà il gioco più immersivo mai creato per VR e si vede che ce la stanno mettendo proprio tutta. Il nostro robot dovrà muoversi a gravità zero e potrà farlo sia con il normale movimento degli analogici del Touch, sia usandoli per aggrapparsi a varie sporgenze e spingersi nella direzione desiderata all'interno e all'esterno della stazione. Nonostante le domande pressanti gli sviluppatori non ci hanno voluto svelare nulla di più di quanto avevamo giocato, affermando che l'intera esperienza si basa su colpi di scena che non vogliono assolutamente rovinare a nessuno. L'impianto è molto interessante ma presenta un difetto evidente: non ci si può spingere con le gambe. Non solo! Sperimentando con gli ambienti spaziali e spingendomi in zone remote (probabilmente dove non dovevo andare) il sistema di animazioni del corpo del robot compenetrava allegramente gli elementi a schermo e mi sono sentito nella situazione spiacevole di avere un armadio al posto degli arti inferiori. Hanno sicuramente tempo di rimediare, ma devono lavorare parecchio su animazioni e collisioni. In ogni caso la storia è narrata in prima persona e gli ambienti sono davvero ben ricreati.

Ci saranno diversi enigmi ambientali, e diversi schermi e computer con cui interagire sulla nave grazie alle facoltà di tracking delle singole dita dei due controller Touch. Anche per riparare un'antenna radio all'esterno della nave abbiamo dovuto dirigere il getto di un saldatore usando le dita. Insomma Lone Echo è sicuramente il gioco che al momento sembra puntare di più sulle peculiarità delle interazioni puramente VR, insieme a The Mage's Tale. Data la natura prettamente narrativa, bisognerà vedere come risulteranno trama e progressione, nonché la caratterizzazione dei (pochi) personaggi. La fine della demo ci ha tenuto col fiato sospeso mentre ci appigliavamo a una scaletta esterna in preda a una specie di risucchio proveniente dall'anomalia. Di sicuro impatto, ma speriamo che tecnicamente i ragazzi di Ready At Dawn tengano botta. Dato il loro pedigree, rimaniamo molto fiduciosi.

From Other Suns - Gunfire Games, Autunno 2017

Dopo Herobound e Chronos, Gunfire torna con un titolo piuttosto atipico. Gli ex-Vigil (quelli di Darksiders) ci sanno fare e stavolta si sono dedicati completamente all'esperienza co-op. Insieme ad altri compagni dotati di visore, dovrete gestire una nave spaziale e affrontare missioni in una galassia liberamente navigabile.

Non ci è chiaro esattamente come funzionerà la gestione della nave, ma quel che ci ha colpito è stata la natura completamente sandbox del gioco. Non c'è una struttura precisa, bensì uno dei quattro giocatori prende il timone e salpa verso sistemi sconosciuti per vedere che cosa succede in un settore, senza preoccuparsi troppo delle circostanze. L'impostazione delle missioni ci è sembrata un misto fra Army of Two e DOOM. Trattandosi di uno sparatutto (in prima o terza persona, a scelta di chi gioca) collaborare vorrà dire principalmente coprire i compagni con l'arma più consona. Ne avremo a disposizione due, estraibili da una fondina virtuale sui fianchi, e data la difficoltà incredibilmente elevata della demo non facciamo fatica a credere che senza un team affiatato non riuscirete a vincere facilmente. Interessante il sistema di respawn, per cui una volta morti vi trasferirete in un altro membro dell'equipaggio della nave, il cui totale rappresenta di fatto le vite a disposizione del team di giocatori. Mentre sudavo come un caimano per schivare proiettili, tirando nel frattempo giù la dolce pulzella che mi assisteva (ora ha un occhio in meno, ma è viva), pensavo che giocare a uno sparatutto senza il teleport è una grande fatica. E questo è un bene! I nemici erano tutti dei robot di diversa foggia che cercavano costantemente di aggirarmi nel pur limitato spazio della mappa. Una volta estratte le armi dal fodero, il tracking VR ci permette di sporgerci a diverse altezze in modo piuttosto preciso e fondamentale per non rimanere freddati. Particolarmente insidiosi i robot semi-invisibili che tentano di affettarvi con una specie di katana a distanza ravvicinata: se vi beccano siete morti, e non è così intuitivo evitarli, perché da una parte il movimento rimane quello classico dell'analogico sinistro, mentre dall'altra per inquadrare i bersagli occorre muoversi fisicamente. Questa dicotomia è spiazzante, anche perché assente in tutti i titoli che usano il teleport, che somigliano più a un laser-game o a uno shooter come House of the Dead. Sicuramente è questione di abitudine, ma per un titolo simile dovrete avere un bel po' di spazio intorno a voi, a meno di non voler far saltare camera vostra insieme ai robot che cercano di farvi la pelle. L'impianto di From Other Suns è decisamente interessante e pionieristico: un titolo da tenere d'occhio, soprattutto se avete un amico con cui giocarci senza timore di scardinare un mobile intorno al PC.