Pentiment: l'arte dei manoscritti e i meme medievali, prima della stampa

Approfittiamo dell'uscita di Pentiment per raccontare alcune bizzarre curiosità sulle miniature medievali, tra assurdi animali e conigli assassini.

Pentiment: l'arte dei manoscritti e i meme medievali, prima della stampa
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  • È una tiepida serata di fine estate, il sole si è da poco ritirato dietro le montagne, spargendo raggi di luce rossastra in cielo; siete diretti a casa, passeggiando lungo una strada di campagna quando, tutto d'un tratto, li vedete sbucare dalle ombre del castagneto: conigli, conigli in sella a lumache! Brandiscono spade e lance ed hanno un'aria molto minacciosa. A quanti di voi è capitato? A nessuno? Beh, nemmeno a noi a dire il vero... e se ci dovesse essere qualcuno che ha avuto un'esperienza del genere vi chiediamo gentilmente di non scrivercelo nei commenti: preferiamo non essere invischiati con le vostre losche attività "ricreative" di campagna.

    A quanto pare, questa scenetta che sembra essere una bizzarra e delirante allucinazione doveva avere nel Medioevo un significato particolare: sia essa la versione artistica di un messaggio profondo e mistico o, più semplicemente, un meme ante litteram, la storia delle battaglie tra conigli, lumache e cavalieri si trova rappresentata spessissimo nei manoscritti miniati dell'Età di mezzo... e quale migliore occasione dell'uscita di Pentiment per snocciolare qualche curiosità sugli amanuensi e sulle stramberie che si trovano nelle loro opere più eccentriche?

    Il piccolo gioiellino di Obsidian Entertainment, infatti, ha uno splendido art design completamente ispirato alle illustrazioni medievali (non lo conosci? Pentiti subito e cerca la redenzione leggendo la nostra recensione di Pentiment) e accenna, tra omicidi, misteri ed alchimie, anche alla diffusione della stampa. E allora via: giù per la tana del coniglio...sperando di uscirne sani e salvi!

    Uno strano amore per i conigli

    Come certamente saprete, prima dell'invenzione e della diffusione della stampa, la riproduzione in serie dei testi più importanti della civiltà occidentale, sia sacri che profani, era affidata agli amanuensi: un lavoro complesso e dispendioso, in termini di fatica e di denaro.

    Ore ed ore di meticolosa scrittura da parte dei copisti, che passavano intere giornate a riprodurre fedelmente le sagge parole di Aristotele e i versi dei Vangeli, chini sulle pagine di pergamena di pecora e sporchi d'inchiostro di castagne. Una noia mortale, insomma. Al tempo i libri erano oggetti costosissimi e poco diffusi e non era raro, dopo la fortuna di averne ricevuto uno in prestito, imparane a memoria il contenuto, in modo da portarlo in qualche modo sempre con sé.

    Chi poteva permettersi di commissionare un testo per la propria collezione privata doveva, in tutta probabilità, avere sangue nobile e disporre di somme di denaro elevate. Così i libri creati dagli amanuensi non si limitarono a riproporre soltanto la fedele copia dei manoscritti originali, ma divennero vere opere d'arte: venivano infatti arricchiti da decorazioni e miniature di ogni genere per soddisfare i raffinati palati dei ricchi committenti. Per spezzare la tediosa routine del loro lavoro e trovare nuovo materiale da inserire all'interno dei testi, i copisti facevano spazio, di quando in quando, alla loro immaginazione. Ed è qui che comincia l'inquietante storia dei conigli assassini. Ai margini di numerosi manoscritti (in particolare tra il XIII e il XV secolo) sono infatti presenti illustrazioni di questi animali intenti a commettere violenze di varia natura. Il significato di queste particolarissime miniature, che hanno formato un genere artistico denominato "drôlerie", non è del tutto chiaro. Una delle possibili interpretazioni è quella che legge queste rappresentazioni come frutto dell'ironia degli autori: il coniglio infatti era già in epoca medievale un simbolo di codardia, e vedere i pelosi mammiferi cavalcare come prodi cavalieri, derubare degli uomini o uccidere mastini da caccia, ribaltandone così la proverbiale pavidità, doveva strappare al committente parecchie risate.

    Di più ardua interpretazione, invece, la diffusa presenza di...chiocciole! Il timido invertebrato, infatti, è protagonista di numerose raffigurazioni nei marginalia medievali, nella maggior parte dei casi dipinto nell'intento di combattere ardentemente contro cavalieri in armatura. È possibile che le chiocciole celassero, in realtà, una sorta di insulto razzista, probabilmente rivolto ai Longobardi. Dopo la sconfitta subita contro Carlo Magno, infatti, il regno longobardo in Italia terminò definitivamente.

    Il riferimento alla chiocciola deriverebbe dallo stereotipo di scarso valore militare generarto proprio dalla debacle contro l'esercito carolingio. È molto probabile che i copisti del Basso Medioevo, ormai distanti secoli da quegli avvenimenti, non conoscessero il significato originario dell'allegoria, ma che, avendo visto molte illustrazioni di lumache e cavalieri, continuassero a riprodurle anche nelle loro opere. Insomma, bizzarre immagini che si riproducono attraverso una diffusione virale, che si prendono gioco degli altri e fanno anche ridere: chi lo ha detto che i meme sono un'invenzione del ventunesimo secolo?

    Elefante a chi?

    La vita dell'amanuense non doveva essere molto ricca di avventure esotiche: nel Medioevo infatti non ci si allontanava quasi mai dal paese in cui si era nati, se non per visitare il mercato di un villaggio vicino, in pellegrinaggio, o nei rari casi in cui ci si poteva permettere di viaggiare per studiare.

    Immaginate dunque di dover rappresentare attraverso un disegno luoghi e situazioni che non avete mai visto (famoso il caso di Piero della Francesca che, dovendo dipingere Gerusalemme senza mai esserci stato, utilizzò come modello la città di Arezzo). La questione si complica enormemente, invece, se parliamo di animali e, lasciateci dire: meglio così, perché i risultati sono esilaranti. Gli amanuensi che si vedevano costretti a raffigurare interi bestiari sulla base di descrizioni più o meno dettagliate o addirittura poco veritiere, pur facendo del loro meglio, sembravano piuttosto in difficoltà, soprattutto con le specie più esotiche. Ma è proprio grazie allo sforzo d'immaginazione dei poveri copisti che abbiamo oggi la possibilità di sghignazzare su bestiari che contengono balene barbute; giraffe dall'aspetto caprino; delfini minacciosi dai denti aguzzi; tartarughe fatte di scudi; coccodrilli alati; scorpioni sorridenti; struzzi cornuti... e chi più ne ha, più ne metta.

    Sono però due le specie di animali con le quali gli amanuensi hanno dovuto affrontare le maggiori difficoltà, regalandoci i risultati più divertenti: l'elefante e l'ippopotamo.

    Ci sarà stato qualcosa, nel concetto di proboscide, che doveva generare una sorta di cortocircuito creativo nella mente degli artisti dei manoscritti. Tra le varie curiosità, inoltre, si possono trovare anche improbabili comportamenti di alcune specie animali, immagini generate da falsi miti sulle loro abitudini. Solo per citare gli esempi più curiosi includiamo lo struzzo goloso, intento a mangiare un ferro di cavallo. Ciò deriverebbe dalla leggenda secondo la quale lo stomaco dell'animale fosse in grado di digerire qualunque cosa. Più rare, ma non per questo meno interessanti, rappresentazioni di vanitose tigri, che stringono tra le fauci uno specchio: simbolo della diceria per cui si potrebbero rubare i cuccioli del vanaglorioso felino distraendolo con la sua immagine riflessa.

    La fabbrica di Bibbie

    Si avvicina, come ogni anno, un momento magico e denso di solennità. L'aria è già colma d'atmosfera di festa e tutti insieme ci prepariamo a celebrare, decorando ed abbellendo le nostre case, il 25 Dicembre: l'anniversario dell'incoronazione di Carlo Magno, ovviamente!

    Ci credete che il più grande sovrano di tutti i tempi non sapeva scrivere? Già perché al re dei Longobardi e dei Franchi e primo Imperatore dei Romani scrivere semplicemente...non serviva: c'era chi lo faceva per lui. Erano esclusivamente i membri del clero che si occupavano della scrittura di leggi e proclami e della ricopiatura dei testi sacri. Dovendo unificare i suoi vastissimi possedimenti anche dal punto di vista culturale e religioso, Carlo ed i suoi consiglieri avevano davanti un problema non da poco: a causa degli errori di qualche copista distratto si erano diffusi nel regno testi sacri stracolmi di refusi. La Bibbia, in altre parole, non aveva un testo unificato a causa dell'effetto domino generato da sviste e strafalcioni accumulati nei secoli.

    Fu così che Carlo istituì due diverse commissioni, capeggiate da due degli intellettuali e filosofi di maggior spicco dell'epoca: Alcuino di York e Teodulfo il Visigoto. Le commissioni avevano il compito di andare a ritroso nel tempo, spulciando tra i documenti al fine di individuare il testo biblico "originale", quello più fedele alla parola di Dio. Alla fine fu la commissione di Alcuino ad avere la meglio e a convincere Carlo dell'autenticità di quella versione.

    Per far sì che ogni chiesa del regno avesse la sua "autentica" copia di testi sacri venne così fondata una vera e propria "fabbrica di Bibbie". Si trattava dell'abbazia di San Martino a Tours, dove centinaia di monaci amanuensi si dedicarono anima e corpo alla produzione in serie di Bibbie, finanziati direttamente dall'imperatore che fece predisporre interi pascoli di pecore per la produzione di pelli, su cui ricopiare meticolosamente l'Antico e il Nuovo Testamento redatti da Alcuino. L'enorme sforzo economico, organizzativo e lavorativo, al massimo della sua capacità, generò un'imponente produzione annua di... due Bibbie!

    Capirete ora meglio il vero valore dei libri nel Medioevo: inestimabili capolavori su cui qualcuno ha avuto l'ardore di disegnare un coniglio che litiga con una lumaca. L'inventore della stampa avrà pure consentito la diffusione delle idee, lo sviluppo della rivoluzione scientifica ed il libero pensiero...ma ci ha tolto i meme medievali. Che tu sia maledetto...Johannes Gutenberg!

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