PLAY: il videogioco come forma d'arte alla mostra della Reggia di Venaria

Abbiamo visitato la splendida mostra "PLAY - Videogiochi, arte e oltre" presso la Reggia di Venaria e siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza.

PLAY: il videogioco come forma d'arte alla mostra della Reggia di Venaria
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Che cos'è il videogioco? La domanda da un milione di dollari è ormai un interrogativo a cui la società tutta deve trovare una risposta. La recente pandemia ha infatti stravolto le vite delle persone, relegandole in casa per lunghi periodi e costringendole a trovare nuovi modi per socializzare o più semplicemente per intrattenersi. In questo contesto il nostro hobby preferito ha avuto la chance di brillare, giacché individui di tutte le età e categorie - almeno nei paesi più sviluppati - hanno cominciato a calarsi nei mondi virtuali, spinti da una sincera curiosità. Per questo motivo nella stagione in cui La Venaria Reale festeggia il quindicesimo anniversario dall'apertura al pubblico e i 25 anni dalla dichiarazione Unesco che l'ha incoronata Patrimonio dell'Umanità, la Reggia ha deciso di dedicare l'intero palinsesto di attività al tema del "gioco".

La mostra PLAY - Videogame, arte e oltre, in programma fino al prossimo 15 gennaio, curata da Guido Curto, Direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e da Fabio Viola, game designer, docente, saggista e fondatore del collettivo artistico Internazionale TuoMuseo, indaga i videogiochi come "decima forma d'arte" e si prefige l'obbiettivo di porre ai visitatori le giuste domande sull'origine e soprattutto sulle finalità culturali del nostro medium di riferimento. Abbiamo avuto l'onore e il piacere di visitare la mostra in anteprima e siamo finalmente pronti a parlarvene.

La Venaria Reale e la mostra PLAY: dal luogo ideale al nome simbolico

Commissionata dal duca Carlo Emanuele II e progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte, la Reggia di Venaria è un complesso monumentale di ben 80.000 metri quadri restituito agli originali fasti barocchi nel 2007, dopo due secoli di degrado e a seguito di un lungo processo di restauro durato oltre otto anni.

Da allora la splendida residenza sabauda che si erge alle porte di Torino ha ospitato eventi di ogni genere, assumendo - se vogliamo, un ruolo di progetto culturale permanente. Quale luogo migliore per tenere una mostra dedicata alla più grande forma di intrattenimento contemporaneo, se non quello che i reali italiani riservavano al "loisir", ovvero al proprio tempo libero? L'evento si inserisce alla perfezione in questa cornice e, come accennato dallo stesso Fabio Viola, nasce con l'idea di porre domande piuttosto che dare risposte. Cosa rappresentano i videogiochi? Sono una mera attività ludica o fungono anche da nuovo linguaggio? Sono luoghi digitali che possono sostituire quelli fisici e geografici? Nei mondi che ci permettono di esplorare è possibile socializzare o persino formarsi in qualche modo? Possono offrire una prospettiva politica? Sopra ogni altra cosa, costituiscono una forma di espressione culturale e artistica contemporanea? E in caso di risposta affermativa, come si relazionano a quelle definibili come tradizionali?

PLAY, il vocabolo che dà il nome alla mostra e a tutta la programmazione della Reggia per il 2022, non è una scelta casuale: in inglese infatti questo termine viene utilizzato con declinazioni diverse a seconda del contesto e di volta in volta assume il significato di giocare, recitare, suonare. Tutto ciò sta a simboleggiare il carattere fluido del videogioco che, in un'epoca come la nostra, non può sottostare a un'unica e "dogmatica" definizione. Non poteva infine mancare l'influenza di Johan Huizinga, lo storico e linguista olandese a cui Guido Curto ha dedicato l'intera kermesse: proprio allo studioso olandese va infatti ascritto il merito di aver prodotto uno dei lavori più riusciti sul tema del gioco con il saggio Homo Ludens (Death Stranding vi dice qualcosa?).

Capolavori dell'arte e videogiochi

Il percorso di scoperta offerto da PLAY si snoda lungo 12 sale in cui i capolavori dei maestri del passato come De Chirico, Kandiskij, Warhol, Hokusai, Calder, Dorè, Savino, Piranesi e alcuni vasi ellenistici risalenti al V secolo A.C. si riflettono su videogiochi come Ico, Monument Valley, Rez Infinite, Okami, Diablo IV e Apotheon.

Largo spazio trovano anche gli artisti contemporanei: Bill Viola, Invader, Cao Fei, Jago, Tabor Robak, il collettivo AES+F e Federico Clapis mettono in mostra opere che attingono a piene mani dal mondo videoludico e ne riflettono forme, colori e dimensioni. Una volta superate le aree dedicate alle influenze estetiche e simboliche, la mostra prosegue presentando la connessione tra videogioco e mitologia contemporanea, e ne parla come la naturale prosecuzione di una "catena documentale" iniziata con l'Epopea di Gilgamesh, passando per i classici dell'Iliade e dell'Odissea, per la Divina Commedia, fino ad arrivare alle grandi saghe contemporanee come Star Wars, Harry Potter e The Matrix. Proprio come le grandi storie del passato anche i videogiochi hanno avuto impatto sulla vita delle persone: produzioni come Death Stranding, To The Moon, Life is Strange, hanno saputo rappresentare il pensiero contemporaneo attraverso forme di interazione e scrittura innovative.

La Sala dei Maestri invece ha il fine di celebrare alcuni dei pionieri che hanno reso grandi i videogiochi, ergendoli al grado di veri e propri artisti. In questi spazi è possibile ammirare i lavori di Yoshitaka Amano, iconico disegnatore della serie Final Fantasy, o di Yu Suzuki, il celebre creatore di tantissimi titoli targati SEGA tra cui capolavori come Shenmue e Virtua Fighter.

Ancora, le opere di Christian Cantamessa, autore delle narrazioni di Red Dead Redemption e quelle del piemontese Andrea Pessino, mitico fondatore di Ready at Dawn. Per finire, Jesper Kyd e le melodie che hanno accompagnato l'avventura di Assassin's Creed. L'ultima area intitolata Play Homo Ludens è invece un vero e proprio viaggio nel tempo che accompagna i visitatori attraverso le epoche che hanno segnato l'evoluzione del videogioco: i quattro ambienti riprodotti spaziano da una sala giochi giapponese degli anni '80, fino alle futuristiche rappresentazioni del Metaverso (tutte da provare grazie alla realtà virtuale). In queste stanze è possibile giocare a icone come Pac-Man, Space Invaders, Street Fighter e Tekken.

Una menzione a parte merita poi il Venaria Light Show: il Grande Gioco, un videogioco "reale" appositamente creato per la Reggia che usa come schermo l'intera facciata della Galleria Grande, sulla quale è possibile interagire grazie a una tastiera di ben 4 metri: questa speciale attrazione è però riservata alle "Sere d'Estate alla Reggia" in programma tutti i venerdì e sabato fino alle 22:30.

Per concludere, PLAY - Videogame, arte e oltre mette in mostra il passato, il presente e il futuro dell'industria videoludica, collegandoli tra loro tramite le grandi opere di celebri artisti. Una rappresentazione riuscita grazie allo sforzo collettivo delle istituzioni culturali piemontesi, della politica e ovviamente degli appassionati di videogiochi. Vi ricordiamo che la mostra è stata aperta al pubblico il 22 luglio e sarà visitabile fino al 15 gennaio 2023. Per tutte gli approfondimenti e per maggiori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale.