PlayStation Plus vs Xbox Game Pass: prezzi e strategie a confronto

La comparazione tra il nuovo PlayStation Plus e l'offerta in abbonamento Microsoft è tanto spontanea quanto probabilmente discutibile.

PlayStation Plus vs Xbox Game Pass
Speciale: PlayStation 5
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L'annuncio ufficiale del nuovo PlayStation Plus, ovvero quello che fino a poco tempo fa era il chiacchierato Project Spartacus, ha comprensibilmente calamitato l'attenzione di molti. Il servizio, in arrivo a partire dal prossimo giugno, andrà a incorporare PlayStation Plus e PlayStation Now, con una formula suddivisa in tre livelli di abbonamento che andranno dagli 8.99 ai 16.99 euro mensili - e un investimento annuale che oscillerà invece tra i 59.99 e i 119.99 euro.

Com'è scontato che sia, la ristrutturata offerta Sony è stata subito paragonata alla controparte marchiata Microsoft: in realtà a nostro avviso il paragone, specie alla luce delle differenze filosofiche di fondo, è inevitabile ma non del tutto corretto. Scopriamo insieme perché in una riflessione che prende spunto dalle parole dirette di Sony, che ricordiamolo deve ancora sbottonarsi nel dettaglio sui vari aspetti del rinnovato abbonamento.

Due approcci diversi, non per forza raffrontabili

Partiamo da una premessa doverosa ed esplicita: a oggi, il rapporto qualità/prezzo della proposta di Xbox Game Pass è letteralmente fuori scala.

Con i 12.99 euro mensili del piano Ultimate ci si accaparra un catalogo dal valore sbalorditivo, che comprende il meglio della scena AAA, AA e indipendente, la possibilità di giocare in streaming via cloud, il multiplayer di Xbox Live Gold e persino EA Play. Se a ciò aggiungiamo la presenza al day one di tutti i titoli Xbox Game Studios e il fatto che il primo mese costi appena 1€ - senza contare gli escamotage perfettamente legali per spendere molto meno anche in quelli successivi - diventa evidente il clamoroso All In di Microsoft. Insomma, la proposta è a dir poco irripetibile per l'utente finale, al punto da aver suscitato più di qualche riflessione sulla sostenibilità a medio/lungo termine della stessa, e su eventuali aggiustamenti di prezzo che potrebbero diventare indispensabili in futuro, specie guardando a quanto accaduto ad esempio per Netflix.

Come si evince dall'intervista dell'Amministratore Delegato di PlayStation Jim Ryan al portale Gamesindustry.biz, la rinnovata offerta del colosso nipponico si fonda però su una premessa assai diversa. Certo, c'è la voglia di offrire un plusvalore effettivo, tale da convincere una platea di nuovi clienti ad abbonarsi e gli attuali utenti a investire qualche euro in più per sottoscrivere i piani Extra o Premium. Un tesoro che si basa sulla storia pluriennale di Sony, sul percepito lusinghiero del suo brand, su una tradizione che parte dalla prima PlayStation e arriva fino ad acclamati titoli PS5 come Returnal - che non a caso farà parte dei 400 giochi all'interno del catalogo disponibile a partire dal livello Extra.

Non è questo lo spazio per discutere del fatto che la retrocompatibilità sembri comunque essere, esattamente come il cloud gaming, ad esclusivo appannaggio della sottoscrizione più costosa da 16.99 euro, anche se è comunque giusto farlo presente (nel caso, recuperate il nostro speciale sul nuovo PlayStation Plus). Così come è corretto sottolineare quanto - come evidenziato dallo stesso Ryan - se è vero che la spesa mensile per il servizio Premium sia più alta rispetto a quella prevista per Xbox Game Pass, l'investimento annuale, ovvero quello preferito da due terzi del pubblico PlayStation, sia meno costoso rispetto al competitor diretto (119.99 euro versus 155,88).

La differenza più significativa sta tuttavia nel rapporto coi titoli first party, che come correttamente anticipato dai rumor non saranno affatto inclusi al day one all'interno degli abbonamenti. Un contrasto stridente con il cuore dell'offerta Microsoft, che persino nel piano da 9.99 euro al mese prevede di potersi godere Halo, Forza e Starfield al momento stesso della pubblicazione. Secondo il CEO di PlayStation per Sony semplicemente non ci sono le condizioni per replicare una proposta simile: Ryan ha parlato di "circolo virtuoso in cui gli investimenti causano successi, che a loro volta portano ad altri investimenti e a cascata ad altri successi".

Secondo il dirigente rompere quel delicato equilibrio che coinvolge sviluppatori e utenti finali rappresenterebbe un problema a diversi livelli, che potrebbe comportare un peggioramento nella qualità finale dei titoli. "Il livello di investimenti necessario per mettere [all'interno di PlayStation Plus] i nostri stessi giochi al lancio non sarebbe semplicemente possibile, e pensiamo che alla fine il risultato finale andrebbe a incidere sulla qualità dei titoli. E non crediamo che quello sia ciò che desiderano i nostri utenti", ha precisato Ryan.

Uno scenario che cambia in fretta

L'attuale formula è dunque ancora troppo funzionale per la compagnia giapponese per metterla così apertamente in crisi abbracciando un approccio diverso, anche se l'AD ha delineato il quadro di un'industria in costante trasformazione in cui nulla è davvero definitivo. "Chi avrebbe pensato anche solo quattro anni fa di vedere le nostre IP AAA su PC? Abbiamo iniziato l'anno scorso con Horizon Zero Dawn, poi con Days Gone e ora con God of War, riscontrando un enorme successo di critica e di pubblico e facendo sì che oggi il processo risulti naturale per tutti. E sono sicuro che nessuno lo avrebbe predetto, quattro anni fa", ha confessato Ryan.

A oggi insomma, e almeno per un po', la filosofia di Sony rimarrà quella del modello di business tradizionale, con le grandi esclusive PlayStation Studios come Horizon Forbidden West o Gran Turismo 7 vendute a prezzo pieno. Ryan si è testualmente espresso così: "Niente è davvero scritto nella pietra, per come vanno cose. Per ora però vogliamo parlare del nostro approccio nel breve termine: il nostro modello di pubblicazione a oggi è questo, e non avrebbe senso parlare di altro. Tuttavia le circostanze cambiano rapidamente in questo settore, come sappiamo bene tutti".

Le strategie di Sony e Microsoft in questo momento risultano diverse, e continueranno a differire un domani. A dispetto dei desideri di una certa fetta di pubblico, la formula scelta da Sony non solo continua infatti a funzionare, ma è in questo momento l'unica via tecnicamente percorribile per offrire produzioni come God of War o The Last of Us Parte 2. Anche perché, a dirla tutta, Ryan non è così convito che il modello Spotify possa essere necessariamente valido a tutto tondo per i videogame.

"Gli abbonamenti sono cresciuti in termini di importanza negli ultimi anni. Noi siamo passati da zero abbonati a PlayStation Plus nel 2010 ai 48 milioni attuali, e ci aspettiamo un'ulteriore crescita per il futuro", ha spiegato il CEO. Aggiungendo anche che "il medium videoludico è però molto diverso dalla musica e dall'intrattenimento lineare, e non credo che arriveremo ai livelli di Spotify e Netflix".

Ryan si è invece detto molto sensibile e fiducioso ai titoli live service, "un fenomeno capace di spingere una crescita enorme nell'industria, per un trend che potrebbe alimentarsi negli anni in maniera migliore di una sottoscrizione ad abbonamento". Ecco quindi spiegato l'investimento nell'acquisizione multimilionaria di Bungie, e l'attenzione generale di Sony a quel tipo di panorama.

Secondo Ryan, è tutta questione di scelte. "Milioni di persone sono felici di abbonarsi a PlayStation Plus, e pensiamo che a breve offriremo opzioni ancora migliori per incentivarle a farlo. Se invece la gente preferisce giocare a Fortnite, Call of Duty o FIFA impegnandosi a lungo termine in quello, va comunque benissimo così: nessuno deve essere obbligato a fare nulla".

Come anticipato in apertura, quella di Sony è una strada radicalmente diversa dalla proposta marchiata Xbox: da una parte si dà valore - anche a livello meramente economico - alle esclusive, mentre dall'altra Microsoft preferisce mettere immediatamente le sue IP nelle mani del più smisurato pubblico possibile, ampliando la user base a scapito dei guadagni derivanti dal singolo gioco.

La sfida è apertissima e incentivata da una generazione ancora acerba: attualmente PlayStation Plus conta 48 milioni di utenti, mentre Xbox Game Pass ha ufficialmente superato a inizio anno i 25 milioni di abbonati. Voi da che parte state? Preferite la visione omnicomprensiva di Microsoft, l'approccio di PlayStation o non siete da servizi in abbonamento?