Pokémon Snap: un'istantanea del passato su Nintendo 64

In occasione del ritorno della serie su Nintendo Switch, compiamo un viaggio nel passato, alla scoperta di ciò che rese speciale il primo Pokémon Snap.

Pokémon Snap: un'istantanea del passato su Nintendo 64
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  • Indagare i retroscena dello sviluppo videoludico tende a condurre a scoperte piuttosto peculiari. Ogni opera, del resto, ha alle spalle una vera e propria biografia, plasmata dalla creatività, dalle intuizioni e dai sogni di game designer e sviluppatori. Ma non solo: risorse, contesto e circostanze definiscono evidentemente i confini entro i quali possono muoversi le ambizioni, anche se sovente il caso (o il fato, a voi la scelta), si diverte a scardinare ogni tipo di infisso che intralcia l'intraprendenza dell'essere umano.

    "Destino non mostra il suo libro neppure a me", recitava sconsolato Sogno nel mai troppo celebrato Sandman di Neil Gaiman. Ed è così che tortuosi percorsi conducono a risultati quantomeno inaspettati: da una semplice Demo dimostrativa di Nintendo 64 nacque la straordinaria saga di Pikmin, mentre da un simulatore di fotografia in crisi d'identità prese forma Pokémon Snap, un'avventura Pokémon capace di sorprendere e meravigliare gli appassionati.

    Obiettivi in cerca di soggetto

    Nel 1996 la I Generazione di creature Game Freak realizzava il suo debutto in Giappone con i leggendari Pokémon Rosso e Pokémon Verde. Giorno dopo giorno, la coppia di titoli cresceva una generazione di appassionati che sognavano ad occhi aperti di poter partire all'avventura con solo uno zaino sulle spalle, delle Poké Ball in tasca e un fedele Starter (tra Bulbasaur, Squirtle e Charmender) al proprio fianco.

    Nel medesimo anno, sempre in quel del Sol Levante, nasceva sotto egida Nintendo e HAL Laboratory un team di sviluppo dal nome quantomeno peculiare: JACK and BEANS. Quest'ultimo fu incaricato del progetto "Jack and the Beanstalk", equivalente britannico del nostrano "Jack e il Fagiolo Magico", celebre fiaba tradizionale europea. Ancora oggi, non è chiaro a cosa stessero lavorando esattamente gli sviluppatori, ma è certo che nel progetto fossero coinvolti anche personaggi di assoluto rilievo, tra il compianto Satoru Iwata, Shigesato Itoi e Shigeru Miyamoto, padre di - tra gli altri - Super Mario, The Legend of Zelda e Pikmin.

    Qualunque cosa fosse, "Jack e il Fagiolo Magico" venne annunciato al Tokyo Game Show del 1997, senza però alcun tipo di materiale video o immagini

    esemplificative a supporto. Destinatario del titolo era il piuttosto dimenticato Nintendo 64DD, periferica per Nintendo 64 annunciata nel 1995, sempre dal palco della fiera giapponese. Soggetto a continui rinvii, l'hardware vide infine la luce solamente in Giappone, arrivando sugli scaffali nipponici nel 1999, con mouse, tastiera e modem inclusi nella confezione. I ritardi e la sfiducia del colosso di Kyoto nei confronti della sua possibile performance commerciale, spinsero tuttavia Nintendo a spostare molte delle produzioni ad esso destinate su Nintendo 64. Tra questi titoli, neanche a dirlo, vi era appunto anche il nostro misterioso Jack e il Fagiolo Magico.

    Ma che cosa hanno in comune il successo di Pokémon e il misterioso gioco sviluppato in casa Nintendo? Ebbene, come accennavamo in apertura, i retroscena sullo sviluppo videoludico sono spesso bizzarri. Qualunque fosse la natura del progetto, il team di JACK and BEANS aveva finito per includervi una particolare attenzione alla fotografia. Al tutto sembrava però mancare un focus, una direzione, una vera e propria scintilla capace di convincere il gioco a prendere definitivamente vita.

    Quella fiammella si presentò infine - potremmo dire - sotto forma della coda di Charmender. Dopo il successo di Pokémon Verde e Pokémon Rosso, nel frattempo approdati anche in Europa come Pokémon Rosso e Pokémon Blu, le creature Game Freak avevano letteralmente invaso il mondo videoludico e non. Tra il gioco di carte dedicato che impazzava in ogni aula scolastica e la serie animata protagonista di un successo straordinario, il pubblico non vedeva l'ora di poter mettere le mani sui futuri Pokémon Oro e Pokémon Argento. Ma nel frattempo, perché non proporre a quegli stessi appassionati un'esperienza completamente alternativa?

    Fu così che arrivò l'intuizione: porre i giocatori nei panni di fotografi naturalistici, impegnati in un safari fotografico a caccia di Snorlax, Pikachu, Lapras e compagni. Un passaggio creativo riassunto dallo stesso Satoru Iwata in una breve riflessione: "Originariamente, Pokémon Snap per Nintendo 64 non era stato pensato per essere un titolo legato alla serie Pokémon. Piuttosto, si trattava di un normale gioco in cui era possibile scattare fotografie, ma non era chiaro quale fosse la spinta per giocarvi. Ci chiedevamo quale soggetto avrebbe spinto i giocatori a divertirsi scattando foto, e più tardi decidemmo di compiere un salto in parte forzato e di ritrarre Pokémon".

    Il risultato fu un'esperienza Pokémon suggestiva, peculiare e a suo modo assuefacente. Unica traccia del bizzarro percorso produttivo di Pokémon Snap risultò infine essere l'inclusione tra i titoli di testa del gioco del logo di JACK and BEANS, posizionato proprio accanto a quello di HAL Laboratory e Nintendo.

    Da Allenatori a Fotografi

    Nei panni del protagonista Todd Snap, i giocatori di Pokémon Snap si trovavano ancora una volta coinvolti nelle ricerche del sempre amato Professor Oak. Cessato temporaneamente di avviare giovani sul sentiero per divenire Maestri di Pokémon, lo studioso stava ora concentrando tutta la sua attenzione sull'atollo di Pokémon Island.

    Località incontaminata, quest'ultima ospitava un'ampia selezione di biomi, nei quali i Pokémon si aggiravano allo stato selvaggio, conducendo liberi la propria esistenza.

    Determinato a studiare le abitudini delle creature nel loro habitat naturale, questa volta il Professore non ci offriva delle Poké Ball, ma una preziosa macchina fotografica e alcune raccomandazioni: immortalare le creature al centro dell'inquadratura, con una prospettiva frontale ravvicinata, nella posa più originale possibile e possibilmente con altri Pokémon simili attorno al nostro soggetto principale. Rispettare queste indicazioni sarebbe valso all'apprendista fotografo l'assegnazione di un punteggio più elevato ai propri scatti.

    In Pokémon Snap, i giocatori erano così chiamati a ritrarre in spettacolari istantanee un totale di 63 Pokémon, ovviamente tutti parte della I Generazione, l'unica esistente al tempo. Un numero peculiare, che però si spiega probabilmente con una modifica alla composizione del bestiario scelto per il titolo.

    In una build iniziale del gioco, risultava infatti incluso anche il serpentesco Ekans, poi rimosso dalla versione finale di Pokémon Snap. Con quest'ultimo, il totale sarebbe ammontato a 64, un numero che ben si sarebbe adattato all'uscita su Nintendo 64!

    Per spostarsi tra spiagge, caverne, pendici di vulcani, verdi vallate e aree fluviali, il nostro Todd poteva contare sulla fedele Zero-One, una navetta in grado di percorrere sinuosi sentieri su rotaie dai quali ammirare i Pokémon nella loro quotidianità. Per immortalare Pikachu e compagni in pose ed inquadrature ad

    effetto, Todd Snap poteva contare sullo zoom della propria macchina fotografica, ma non solo. Una selezione di strumenti consentiva infatti al giovane fotografo di interagire con le creature attorno a lui.Con delle mele, ad esempio, era possibile attirare i Pokémon più golosi, per poi immortalarli nell'atto di nutrirsi del gustoso frutto. Con il canonico Poké Flauto era invece possibile destare le creature addormentate, per spronarle a incontrare con lo sguardo l'obiettivo. A movimentare le cose contribuivano poi soluzioni più creative: ad esempio, tracciando un percorso di mele sulla spiaggia, si poteva attirare un Pikachu in prossimità di una tavola da surf, per poi ritrarlo nell'atto di cavalcare un'onda immaginaria.

    Questi strumenti venivano ottenuti in maniera graduale, con una dinamica che favoriva dunque una sorta di back-tracking degli ambienti già esplorati, alla ricerca di interazioni sempre nuove. Uno stimolo offerto peraltro anche dal desiderio di cogliere un momento speciale nella vita delle creature selvatiche.

    In Pokémon Snap non mancavano infatti sorprese speciali: un Magikarp intento a risalire una cascata poteva magicamente evolversi in un Gyarados, mentre uno Slowpoke poteva distrattamente lasciare la coda immersa nell'acqua e finire per essere morso da uno Shellder, con conseguente evoluzione in Slowbro!

    Insomma, la magia dell'esclusiva per Nintendo 64 si celava nei piccoli dettagli, ma anche nella capacità di offrire un'esperienza Pokémon completamente differente da quella delineata da Pokémon Blu e Rosso o, successivamente, da Pokémon Oro e Argento. I profili appena accennati delle creature di Kanto si tramutavano in vere creature 3D all'interno di Pokémon Snap, dove gli appassionati potevano osservarle interagire liberamente le une con le altre, in un mondo dinamico e suggestivo. A offrire il tocco definitivo all'esperienza, ci pensava poi la possibilità di un incontro ravvicinato con il leggendario Mew, sogno proibito di ogni piccolo Allenatore di fine Anni Novanta.

    A chiudere il cerchio di un'esperienza coinvolgente, contribuiva infine una simpatica iniziativa promossa da Nintendo. Il lancio di Pokémon Snap fu infatti accompagnato da una partnership tra la casa di Kyoto e Lawson, in Giappone, e Blockbuster, negli USA. Presso moltissimi punti vendita delle due grandi catene furono allestite delle stazioni presso le quali stampare sticker raffiguranti le foto scattate dagli utenti all'interno del gioco: una vera e propria magia per i giocatori più giovani intenti ad avventurarsi su Pokémon Island. Il tutto era stato corredato persino da un concorso volto a premiare gli scatti migliori, con il fortunato vincitore che si sarebbe visto offrire un viaggio in Australia!

    Per saperne di più sul nuovo Pokemon Snap vi rimandiamo invece alla recensione di New Pokemon Snap per Nintendo Switch.

    New Pokemon Snap Figlio di un percorso creativo piuttosto insolito, Pokémon Snap si insinuò rapidamente nel cuore di moltissimi appassionati che già avevano avuto modo di conoscere i Pocket Monster in Pokémon Rosso e Blu. Le ragioni di tale amore, come detto, non sono affatto difficili da identificare. Il gioco per Nintendo 64 offriva infatti un'esperienza innovativa per l'epoca, rilassante e stimolante allo stesso tempo. La magia del vedere i propri Pokémon preferiti aggirarsi liberi nel loro ambiente naturale, a colori e in tre dimensioni, chiudeva il cerchio di una formula magica straordinariamente efficace. Rimasta dormiente, quest'ultima è infine tornata a destarsi solamente quest'anno, grazie al ritorno di New Pokémon Snap su Nintendo Switch.

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