Power On The Story of Xbox: il documentario è un racconto imperdibile

L'anteprima del documentario dedicato all'ingresso di Microsoft nell'universo del gaming è un ottovolante che nessun gamer dovrebbe perdersi.

Power On The Story of Xbox: il documentario è un racconto imperdibile
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Nonostante la lodevole ricchezza di dettagli e la quantità di situazioni davvero memorabili, un elemento mi è rimasto particolarmente impresso dopo la visione in anteprima dei primi tre episodi di Power On: the Story of Xbox, il documentario prodotto da Microsoft per festeggiare i vent'anni del brand verdecrociato: la sbalorditiva e invidiabile onestà nel mettere al centro della scena una storia fatta di passione e successi, ma anche di clamorosi passi falsi e difficoltà al limite dell'insormontabile (volete ripercorrere la storia della console in formato testuale? Leggete il nostro speciale Xbox: 20 anni e non sentirli).

Parliamo in effetti di un racconto brioso e straordinariamente accattivante, presentato senza filtri e soprattutto senza mai scadere nell'agiografia - un rischio molto più che concreto quando è lo stesso protagonista a metterci sia la faccia che per così dire la voce, a maggior ragione se si sta parlando di un'azienda che vuole farsi bella celebrando sé stessa col petto anche legittimamente all'infuori. The Story of Xbox sceglie invece, e aggiungerei per fortuna, un approccio radicalmente diverso e proprio per questo così degno di nota: non ha paura di svelare retroscena e scoprire altarini, mostrando con grande sincerità il lato oscuro di certe dinamiche aziendali tutt'altro che lodevoli. Ammettendo con candore stupefacente e brutale fallimenti, imprevisti e colpi di fortuna. Prima di proseguire, sarete felici di sapere che Power On The Story of Xbox è disponibile gratis, anche in italiano.

Una storia che stava per non accadere

Senza entrare troppo nello specifico, in primis per non togliere il gusto della sorpresa a uno show piacevolissimo da seguire e mai "telefonato", il dato più incredibile è che Xbox - un brand oggi alquanto concreto a livello globale, con due decadi sulle spalle e un percepito di indubbio valore - sostanzialmente ha rischiato a più riprese di non diventare mai realtà.

Anche perché, almeno sulle prime, lo sbarco di Microsoft all'interno della scena videoludica era stato percepito dalla stessa azienda come una scommessa rischiosissima per una compagnia che si occupava di business radicalmente diversi, con un'immagine assai lontana da quella già affermata dei grandi dell'intrattenimento. Un'aura seriosa e ingrigita, da colosso ai limiti del monopolio affermatosi con Windows e Office, descritta nel documentario con un paragone efficace (eppure non certo lusinghiero...) con l'Impero di Star Wars.

Come si apprende da Power On, la molla che ha paradossalmente fatto scattare l'intera operazione Xbox è stata nientemeno che la supposta potenza di PlayStation 2. Alla fine dello scorso millennio Microsoft era letteralmente spaventata dalle tanto decantate prestazioni di PS2: performance in realtà

ancora tutte da dimostrare, che però stavano calamitando l'attenzione degli addetti ai lavori e dell'opinione pubblica con iperboli prossime alle leggende metropolitane. Bill Gates in persona, e con lui tutto il resto dell'azienda, era a quanto pare seriamente preoccupato dal fatto che la prossima console Sony potesse diventare un competitor diretto dei personal computer: una sfida per il dominio delle case e dei salotti che, magari con la giusta alleanza strategica, avrebbe potuto improvvisamente compromettere - se non addirittura distruggere - il business del software e dei sistemi operativi che tanto aveva reso in quel di Redmond. Questa inquietudine di fondo è stata la molla perfetta per dare il la a un manipolo di quattro programmatori sopra le righe, descritti, sempre per continuare l'analogia con Guerre Stellari, come devi veri e propri Ribelli all'interno dell'Impero: lo scapestrato team che si stava occupando di Direct X, un software di sviluppo di videogiochi per PC.

Un quartetto di noti combinaguai, giovani che incarnavano alla perfezione il motto "genio e sregolatezza". Viene infatti proprio dalle menti di Kevin Bachus, Seamus Blackley, Otto Berkes e Ted Hase l'idea di partire dall'architettura PC (invece che da chip proprietari, come avevano sempre fatto Nintendo, SEGA e Sony) per portare lo sviluppo di videogame su una piattaforma nuova e dichiaratamente appetibile ai team occidentali - a cominciare dall'assenza di complicatissimi manuali in giapponese. In sostanza, un computer nascosto a tutti gli effetti sotto le fattezze di una console, col nome in codice provvisorio di "Direct X Box" - appellativo considerato comunque lungo e quasi subito amichevolmente accorciato nell'a noi familiarissimo Xbox.

La faticosa strada verso il successo

Non che l'ipotesi di togliere letteralmente un miliardo di dollari agli investimenti su Office e altre colonne portanti della compagnia abbia trovato chissà quanti sostenitori in Microsoft: al contrario, Power On è la testimonianza di leggendarie porte in faccia, di progressive conquiste sul piano "politico" all'interno della stessa multinazionale e di passaggi al limite del surreale (c'è una rivelazione sul kernel di Windows utilizzato per il primissimo prototipo dell'antenato di Xbox che lascerà il segno, garantito).

Sono davvero numerosi i momenti indimenticabili: c'è la memorabile parentesi della sfida fra il team di Direct X e il gruppo di Windows CE - che poteva contare sull'esperienza di collaborazione con SEGA per il Dreamcast - in una riunione all'ultimo sangue che si rivelerà fondamentale per il futuro del brand, tenutasi di fronte a Bill Gates in persona. C'è il racconto delle terrificanti difficoltà di produzione dell'hardware: un territorio dolorosamente vergine per una Microsoft forse mai così spaesata, con tanto di goffo e arrogante tentativo di andare a Kyoto per risolvere il problema alla radice, comprandosi direttamente Nintendo.

C'è il cosiddetto "massacro di San Valentino", ovvero il tema principale di un secondo episodio che mette impietosamente in luce un Bill Gates irascibile, maleducato e insostenibile nel suo andare fuori controllo. O ancora, tutta la parte relativa al prototipo da presentare per il debutto previsto durante la fatidica GDC del 2000, con un'inverosimile X in alluminio cromato dal peso di addirittura 18 chilogrammi, che ispirandosi a un reattore nucleare doveva trasmettere l'idea di un'energia impossibile da contenere (in modo però più che mai distante dall'aspetto di un PC).

Dai retroscena spassosissimi sul nome - pensate che abbiamo rischiato di beccarci sciccherie del calibro di Frixion, Infini-D, Vrontier, Zimulate o 11X - al CES 2001 con The Rock e Bill Gates a condividere il palco per mostrare lo chassis definitivo della console, Power On: the Story of Xbox si dimostra un meraviglioso saliscendi di emozioni e prodigiosi dietro le quinte, con uno sguardo tagliente su un'impresa erculea per cui un gigante come Microsoft non era all'atto pratico sostanzialmente ancora pronta. Il lancio ufficiale di Xbox, avvenuto il 15 novembre 2001 presso il Toys R Us di Times Square, diventa così la descrizione di un vero e proprio miracolo, riuscito almeno in parte anche in seguito a congiunzioni astrali fortunate.

Non deve dunque ingannare la presenza in pompa magna di un Gates pronto a consegnare la macchina nelle avide mani dei fan, o la sicumera molto all'americana di certe apparizioni pubbliche dei mesi precedenti (anche al netto di imbarazzanti scivoloni).

L'arrivo di Xbox sulla scena del gaming è figlio dell'incoscienza, del genio e della voglia di rischiare di un manipolo di brillanti ventenni con il pallino dei videogiochi e una valanga di milioni di dollari a disposizione: un'epopea che ha messo a dura prova chiunque anche dal punto di vista umano, con persone costrette a vivere in ufficio per mesi e rapporti personali tristemente ridotti in frantumi. Il crudele scotto da pagare per dare tuttavia vita a qualcosa di unico e irripetibile, che volente o nolente è riuscito a fare e a cambiare per sempre il corso del nostro adorato hobby.

Xbox Series X Con la loro strepitosa lucidità, la granitica concretezza e l'impeccabile ritmo, i primi tre episodi di Power On: the Story of Xbox si sono dimostrati una visione pressoché obbligatoria, consigliata senza riserve a chiunque (senza esagerare persino anche ai non-giocatori, che quasi certamente non potranno che rimanere estasiati di fronte alla complessità e alle sfide del settore). Un coinvolgente documentario confezionato con un'esemplare miscela di testa e cuore, per uno spaccato di storia tutto da vivere da una prospettiva esaustiva e mai noiosamente didascalica né faziosa. È un peccato che l'intera serie duri appena sei episodi: volendo arrivare ai giorni nostri sospetto che si vada incontro a un'inevitabile accelerata negli ultimi tre, ma mi auguro che la seconda metà non perda mordente e soprattutto non decida di approfondire un po' meno momenti recenti che meritano comunque di essere raccontati a dovere.