Project xCloud: la risposta di Microsoft a Google Stadia

Durante l'X019 Microsoft ha offerto maggiori dettagli sul suo servizio xCloud, forte di una strategia commerciale che già appare efficace e ben congegnata.

Project xCloud sfida Google Stadia
Speciale: Xbox One
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Nel delineare il palinsesto dell'X019, l'ultima edizione della fan fest di Xbox, Microsoft aveva sulle spalle un carico di responsabilità di non poco conto. Trattandosi dell'ultima iterazione dell'evento per l'attuale generazione, gli alti papaveri di Redmond dovevano necessariamente comporre uno show d'effetto con gli strascichi produttivi d'era Xbox One, valorizzando le acquisizioni effettuate in un contesto in cui non era ancora possibile, né saggio, spendere parole sui progetti in lavorazione per la prossima piattaforma di Microsoft.

Da qui la presenza sul palco di produzioni secondarie ma tutt'altro che rinunciatarie, di indie e, soprattutto, l'ampia pagina dedicata ai servizi, diventati nel frattempo uno dei principali punti di forza dell'offerta di Xbox. In questo contesto, quasi a sorpresa, è arrivata una nuova sfilza di informazioni su xCloud, il sistema di cloud gaming di Microsoft, che ha definito i nodi salienti di una proposta molto interessante, in un momento in cui il pubblico si prepara ad accogliere l'esordio sul mercato di Stadia, il primo passo di Google nel settore del gaming. Una proposta con la quale Microsoft sembra rivolgersi direttamente alla concorrenza, portando avanti una strategia che già appare molto a fuoco, specialmente per quel che riguarda il modello commerciale adottato.

La battaglia per lo streaming

Mentre Microsoft e Sony si preparano ad affrontare la battaglia generazionale per la conquista del salotto del pubblico ludens, con due macchine da gioco che promettono di mettere nelle mani del pubblico un hardware di tutto rispetto, col passare dei mesi il colosso di Redmond ha mostrato un dispiegamento di forze sempre più massiccio verso un altro fronte, quello del cloud gaming.

Un fronte che vede la compagnia competere direttamente con Google, che fra una manciata di giorni arriverà sul mercato con Stadia, il suo servizio di gioco in streaming. Un esordio preceduto da una campagna di marketing tanto reboante quanto un po' fumosa, partita con l'annuncio di una miriade di feature assolutamente intriganti, di una grande libertà d'accesso al gioco che però, allo stato dei fatti, mostra molti più limiti del previsto.

C'è poi la grande incognita della libreria e del modello commerciale, forse la nota più stonata nel quadro di un'offerta che ancora fatica a trovare una sua collocazione ideale nel panorama videoludico. Di contro, con xCloud Microsoft ha optato per una comunicazione meno incisiva ma con priorità più in linea con le caratteristiche del mercato di riferimento, offrendo informazioni più precise e accattivanti su due aspetti essenziali per il successo del servizio: giochi e accessibilità.

Dopo la fase beta (che presto raggiungerà Canada, Europa occidentale, Giappone e India), necessaria per valutare la solidità dell'infrastruttura e operare i necessari aggiustamenti, nel 2020 xCloud sarà disponibile su Android, iOS, PC Windows 10 e piattaforme Xbox e porterà con sé un catalogo con 50 giochi disponibili sin dal lancio.

A questo proposito, la principale differenza rispetto alla proposta di Google sarà ovviamente l'integrazione dell'eccellente servizio Game Pass, che permetterà alla platea di sfruttare xCloud per giocare in remoto a tutti i titoli inclusi nell'abbonamento, oltre a quelli regolarmente acquistati dagli utenti. Stando alle dichiarazioni di Microsoft, infatti, l'accesso a xCloud sarà un "bonus" complementare offerto ai fruitori dell'ecosistema di Xbox, e pertanto non dovrebbe richiedere spese aggiuntive. Una strategia ancora tutta da confermare, che però già sembra molto meno rischiosa e ben più a fuoco rispetto a quella della concorrenza, anche perché destinata ad attirare l'interesse - o quantomeno la curiosità - di una fetta d'utenza notoriamente difficile da accontentare, quella dei cosiddetti "core gamer".

In questo senso, appare molto promettente anche l'interesse dimostrato da Microsoft nel raggiungere il maggior numero possibile di piattaforme: dopo aver avviato un processo di apertura nei confronti di Nintendo (con l'arrivo delle funzionalità Xbox live su Nintendo Switch), non ci stupirebbe infatti se il gigante di Redmond decidesse di dischiudere le porte del suo servizio anche all'ibrida di Kyoto, magari con qualche limitazione aggiuntiva. Per Microsoft si tratterebbe di una colonizzazione nient'affato svantaggiosa, visto che andrebbe ad allargare la portata del suo ecosistema di servizi senza necessariamente intaccare le vendite dell'hardware, specialmente disponendo una buona quantità di incentivi sia sul piano tecnico che contenutistico.

Come nota di fondo, una particolarmente gradita, l'azienda ha già confermato il pieno supporto a un'ampia gamma di controller Bluetooth, compreso il Dualshock 4 della concorrenza. Di nuovo, si tratta di una feature che, a pochi giorni dal lancio di Stadia, pare inserirsi nel quadro di una strategia modellata per rispondere, colpo su colpo, a quella di Google (al momento Stadia supporta solo i controller di terze parti connessi via cavo).

Detto questo, però, risulta evidente il ruolo fondamentale giocato dal fattore tempo. Per quando il servizio di Microsoft sarà pronto per la commercializzazione, infatti, è del tutto possibile che Stadia abbia già ovviato a molte delle sue mancanze, e maturato una solidità tecnologica tale da gettare qualche ombra su xCloud, del quale al momento non conosciamo le esatte performance. La prospettiva di un hardware in continuo aggiornamento, come promesso da Google, potrebbe inoltre rappresentare un ulteriore punto a favore per la piattaforma, visto che la base nominale di xCloud rimane Xbox Scarlett e per il momento non sono stati preventivati potenziamenti di sorta.

Microsoft potrebbe però avere un bell'asso nella manica, ovvero quel cloud computing basato su Azure che nel tempo è diventato una delle chimere dell'attuale generazione. Quale che sia il futuro dei due servizi in termini puramente tecnologici, è già chiaro che il modello commerciale adottato da Redmond rappresenta uno standard con cui tutti gli attori del mercato saranno costretti a confrontarsi, e sarà interessante vedere come Sony deciderà di affrontare questo particolare fronte della battaglia generazionale.

Pur avendo di recente raffinato l'offerta e il catalogo di PlayStation Now, l'azienda giapponese deve necessariamente migliorare il proprio approccio ai servizi complementari, che probabilmente rappresenteranno uno dei terreni di scontro più cruenti del futuro videoludico. È chiaro che Sony continuerà a puntare molto sul proprio assortimento di esclusive, ma questo potrebbe non essere abbastanza per convincere il pubblico più ampio a rinnovare la fiducia accordata a PlayStation in questa generazione.