Promesa: memoria e sogno in un'avventura italiana

Premiato come miglior videogioco italiano agli IVGA 2021, Promesa è un'esperienza contemplativa a cavallo fra memoria e onirismo.

Promesa: memoria e sogno in un'avventura italiana
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Raccontare Promesa nero su bianco è tutto fuorché una passeggiata. Si tratta di uno di quei casi - sempre meno rari, merito di quanto il medium videoludico sia maturato - in cui la cosa migliore da fare sarebbe limitarsi a incoraggiare il lettore a scoprire il titolo per proprio conto, fronte schermo, senza affidarsi alle considerazioni di altri come chi ora, nel suo piccolo, sta scrivendo queste righe.

    Il motivo sta nell'estrema peculiarità del progetto di Julián Palacios Gechtman, per altro premiato nel corso dell'ultima edizione degli Italian Video Game Awards: impossibile da incastrare in una cornice di genere, esattamente al confine fra videogioco e videoarte interattiva, personalissimo in fatto di contenuti e messinscena. All'interno di questa pagina leggerete spesso il termine "esperienza". Non verrà usato a sproposito, non solo perché la produzione, in effetti, è integralmente frutto e espressione delle esperienze di colui che l'ha realizzata - e, nella fattispecie, di una conversazione fra lui e suo nonno.

    Promesa vuole essere esperienza, e non "gioco" comunemente inteso, anche e soprattutto per l'utente, tanto da prendersi persino la briga di suggerirgli le condizioni di fruizione ideali: sedere in una stanza non troppo luminosa, indossare un paio di cuffie o auricolari e disporre di circa quarantacinque minuti di orologio da dedicare esclusivamente al viaggio, senza distrazioni di sorta.

    Spazi di vita

    Ma cos'è Promesa? Forse conviene partire da ciò che non è: Promesa non è un walking simulator. È importante precisarlo perché, comprensibilmente, potrebbe essere davvero facile cadere in errore, osservando il tutto da fuori: tramite inquadratura in prima persona il "giocatore" è chiamato a procedere attraverso una serie di ambienti tridimensionali. Qui, però, manca del tutto la possibilità di manipolare qualsiasi oggetto o elemento di scena e l'incedere -sensibilmente lento- non può in alcun modo subire accelerazioni dettate da chi è al comando della telecamera.

    Per giunta non c'è continuità spaziotemporale fra le situazioni che si parano davanti agli occhi dell'utente, anzi l'ordine dei setting percorribili tende a variare di sessione in sessione; addirittura, per intercettare alcuni di essi occorre ripetere l'esperienza una o più volte dopo averla conclusa. Piuttosto, Promesa è un flusso in cui tempo e spazio non importano, laddove a contare sono soprattutto le immagini, oltre alle emozioni che potrebbero scaturire passandoci attraverso.

    Perché se è vero che i luoghi modellati dall'artista sono scampoli della sua storia individuale, lo è anche il fatto che, fra quei diorami, ci sia molta realtà che in diversi, non dubitiamo, potrebbero ricondurre anche al proprio vissuto. Molti degli scenari entro cui lo spettatore sarà condotto dal software sono infatti istantanee di una quotidianità ordinaria: le strade notturne di un paesello, l'interno di un appartamento, l'esterno piovoso di un negozio, un vecchio deposito ferroviario; piccoli angoli di Milano, Verona e dell'Argentina, i centri d'esistenza dell'autore dal giorno di nascita a oggi.

    Se la riproduzione di certe ambientazioni è il derivato (quasi) senza filtri dei ricordi di Julián, altri quadri nascono da un intenso lavoro di ricerca e ricostruzione, come nel caso della splendida sequenza che da una cartolina dell'Hotel de Inmigrantes di Buenos Aires sfuma poco a poco nei paraggi dello stesso edificio, improvvisamente esplorabile "dal vero". In Promesa sono anche presenti sezioni di stampo più onirico, fra camminate verso affascinanti bagliori ed escursioni sopra infinite distese di nuvole candide. Non dubitiamo che, a parole, il tutto possa suonare come un'alternanza di stili che poco c'entrano l'uno con l'altro. Così non è, specie in funzione di ciò che l'opera, a suo modo, ha intenzione di rappresentare.

    Riflessi di memoria

    Questo perché Promesa non sembra porsi soltanto il compito - dagli esiti già di per sé non scontati- di mettere in scena la memoria in quanto tale, ma anche, e forse soprattutto, di dare forma digitale al processo stesso di rievocazione e ricomposizione del ricordo. Accennavamo al fatto che la base di partenza del titolo riguardi un dialogo avvenuto fra il game designer e suo nonno, alcune

    frasi del quale, non a caso, fanno capolino in determinati momenti del gameplay, quasi a mo' di apertura di un nuovo atto. È una situazione di normalità, quella della chiacchierata sul passato, che inevitabilmente impone a chi resta in ascolto - in questo caso, il giovane Palacios - di rielaborare le informazioni ricevute dall'interlocutore secondo sensibilità e fantasia, soprattutto in relazione a certi eventi mai vissuti di persona. In quest'ottica è chiara la scelta artistica di usare modelli poligonali poco raffinati, talvolta trasparenti, oppure di sgranare alcuni dettagli scenografici, forse a trasmettere la difficoltà nel (ri)creare fedelmente qualche posto o frangente riaffiorato nel corso del colloquio.

    Rammentare, per esempio, una vecchia serata spesa davanti al televisore non significa necessariamente avere chiaro il contenuto dei fotogrammi che in quel momento scorrevano all'interno del tubo catodico, che infatti Julián, nel suo piccolo mondo virtuale, riproduce vaghi e pixelati. Probabilmente, è proprio nella deformabilità dei meccanismi mnemonici che la successione e convivenza fra location realistiche e da sogno assume senso, immergendo chi impugna il controller in un percorso audiovisivo singolare e magnetico.

    Visivo ma non solo, appunto, perché la componente audio di Promesa gioca un ruolo altrettanto determinante nel corso dell'esperienza, in termini d'immersività soprattutto. Quando il silenzio non è assoluto, il girovagare fra i siti è accompagnato da tanti piccoli rumori di contesto cui alle volte si alterna qualche nota soave, sempre in linea con la tranquillità che emana ogni cosa si ammiri avanzando in questo viaggio breve, ma potenzialmente indimenticabile. A proposito di giochi italiani: vi consigliamo di dare un'occhiata alla nostra recensione di King of Seas e all'anteprima di Freud's Bones.

    Promesa Non troverete un voto a fondo pagina, e d’altronde l’articolo stesso non ha la pretesa di essere una recensione in senso stretto. C’è tanto, tantissimo di personale in Promesa, un esperimento videoludico talmente anomalo da rifuggire qualsiasi tipo di valutazione canonica. Crediamo però sia importante invitare il lettore a considerare l’opportunità di farsi avanti fra i sentieri di questo insolito tour autobiografico. Impossibile negare il rischio di rimanerne indifferenti, così come sarebbe pure ingiusto escludere l’ipotesi che qualcuno riesca a farsi avvolgere dalla bellezza artistica degli scorci che costellano la progressione, tracce di un passato che, fosse anche troppo distante dal proprio vissuto, potrebbe senz’altro valer la pena approfondire.

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