Lo scorso 4 dicembre la prima console di casa Sony ha compiuto la bellezza di 27 anni. Da Final Fantasy VII a Castlevania: Symphony of the Night, passando per Suikoden II, Resident Evil II e Silent Hill, i migliori giochi che a suo tempo esordirono su PlayStation conservano ancora oggi un posto speciale nel cuore e nella memoria dei giocatori, ma quali sono stati invece i maggiori flop dell'era PSX? Per poter rispondere a questa domanda tutt'altro che semplice abbiamo dovuto a fondo nel parco titoli della macchina che quasi tre decenni orsono rivoluzionò il concetto stesso di console. Siete pronti a tornare indietro nel tempo assieme a noi?
Bubsy 3D
È risaputo che i titoli pubblicati sulla prima PlayStation siano 7.918, e sebbene sia impossibile stabilire con assoluta precisione la classifica dei più deludenti, non v'è dubbio alcuno sul fatto che Bubsy 3D sia quello più odiato dai giocatori. Dopo gli insuccessi commerciali registrati da Bubsy II e Bubsy in: Fractured Furry Tales, un team di Eidetic (l'attuale Bend Studio) palesemente intenzionato a cavalcare lo spropositato successo di Super Mario 64 - il primissimo platform tridimensionale della storia - decise di revitalizzare il franchise e di scommettere tutto sul 3D.
Tuttavia, la scarsa familiarità con la tecnologia 3D pose gli sviluppatori dinanzi a sfide piuttosto ardue, e come risultato il gioco approdò sul mercato con delle lacune tecniche e sbavature difficili da ignorare. Salti mal calibrati, una telecamera ballerina, la disarmante piattezza dei livelli e i controlli tutt'altro che perfetti sono solo alcuni dei motivi per cui Bubsy 3D continua a far rabbrividire ancora oggi coloro che ebbero la fortuna (o la sfortuna, a seconda dei punti di vista) di cimentarvisi.
South Park
Quando pensiamo alle trasposizioni videoludiche di South Park ci vengono subito in mente due titoli estremamente sfiziosi e divertenti come "Il Bastone della Verità" e "Scontri Di-Retti" (a proposito, qui trovate la nostra recensione di South Park: Scontri Di-Retti), ma il primo gioco tratto dalla serie animata più irriverente di tutti i tempi è stato un disastro su tutta la linea.
Pubblicato nel 1998 su Nintendo 64 e portato l'anno seguente su PC e PlayStation, lo sparatutto in prima persona confezionato da Iguana e Acclaim non ereditò nessuno degli elementi vincenti dello show di Trey Parker e Matt Stone: anche volendo soprassedere sulla pessima grafica e sullo scadente accompagnamento musicale, il vero difetto del tie-in va ricercato nella totale mancanza di umorismo e in un gameplay noioso, che ad ogni livello chiedeva al giocatore di annientare centinaia di nemici, senza però fornirgli un valido pretesto. Se a questo aggiungiamo un livello di difficoltà esasperante, l'unica vera ragione per cui i fan più sfegatati della serie potrebbero sentirsi incentivati a recuperare il prodotto è rappresentata dalla buffa storia inedita imbastita dagli sceneggiatori.
The Simpsons Wrestling
Al pari di South Park, nel corso degli anni anche la famiglia più famosa d'America ha incassato qualche micidiale gancio sinistro sul fronte ludico. Correva ancora il 2001 quando lo studio americano Big Ape Productions trasformò Ned Flanders e gli altri abitanti di Springfield in improbabili wrestler: un'idea senz'altro simpatica, ma che dovette fare i conti con svariate problematiche di natura tecnica e non solo.
The Simpsons Wrestling era sicuramente una novità per l'epoca
Quanto era bello scazzottare con i personaggi dei Simpsons?
Criticato per la grafica mediocre, The Simpsons Wrestling era afflitto da irritanti compenetrazioni e da un livello di difficoltà inesistente, tant'è che per vincere una sfida bastava premere i tasti a casaccio. Per essere un tie-in legato alla fortunata licenza di Matt Groening, poi, il titolo era contraddistinto da uno scarso umorismo, oltretutto durante i vari match i lottatori avevano la pessima abitudine di ripetere all'infinito le stesse battute. Come risultato, bastavano un paio di scontri ciascuno per prendere a noia un personaggio giocabile e passare al successivo.
MTV Celebrity Deathmatch
Trasmessa anche in Italia dal gennaio 1999 al mese di maggio 2007 e realizzata interamente in stop-motion, Celebrity Deathmatch è una serie d'animazione che a suo tempo parodiava il wrestling professionistico, non per nulla le caricature delle celebrità coinvolte erano solite scontrarsi e addirittura dar vita a scene violente e brutali.
Con simili caratteristiche, non c'è voluto molto perché Big Ape Productions - già reduce del fiasco di The Simpsons Wrestling - decidesse di sviluppare un picchiaduro à la Mortal Kombat che trascinasse sul quadrato delle personalità come Tommy Lee, Mr. T e Marilyn Manson. Realizzato con un budget contenuto, però, non solo MTV's Celebrity Deathmatch rinunciò ai pupazzi di plastilina animati tanto amati dal pubblico, ma propose un roster deludente e persino privo delle principali celebrità comparse durante lo show. L'unica spiegazione plausibile è che molte star si siano rifiutate di prestare le proprie fattezze a Big Ape Productions, risparmiandosi le botte e il pessimo risultato conseguito dal progetto.
Mortal Kombat: Special Forces
A proposito di Mortal Kombat, in tempi recentissimi il franchise di NetherRealm Studios e Warner Bros. ha collezionato un successo dopo l'altro (siete a un click di distanza dalla nostra recensione di Mortal Kombat 11), ma a cavallo tra il 1997 e il 2005 l'allora Midway Games immise sul mercato tre spin-off in chiave action adventure che non seppero minimamente tenere alto il buon nome del brand.
Intitolato Mortal Kombat: Special Forces, il secondo di tre in particolare chiedeva agli utenti di recuperare degli oggetti e uccidere qualsiasi nemico incontrato lungo il tragitto, ricorrendo al combattimento corpo a corpo e a varie tipologie di armi, sia bianche che da fuoco. Sfortunatamente la necessità di ripetere i livelli già completati per trovare qualsiasi strumento saltato, la trama insensata e le musiche poco ispirate trasformarono Mortal Kombat: Special Forces nell'ennesimo fallimento. Un risultato che lo stesso produttore esecutivo della serie, Ed Boon, ha in buona parte attribuito a uno sviluppo a dir poco frettoloso.
Batman Beyond: Return of the Joker
Se Batman of the Future - Il ritorno del Joker è passato alla storia come uno dei migliori lungometraggi d'animazione dedicati al Crociato Incappucciato di Gotham, il suo omonimo adattamento videoludico non ha saputo ereditare nessuna delle sue qualità originali. Laddove la pellicola era un riuscito cocktail di umorismo e oscurità, al contrario il beat 'em up a scorrimento realizzato da Kemco fallì nel fondamentale compito di riproporne le atmosfere.
Le cose non andarono di certo meglio sul piano ludico, dove la critica e gli utenti notarono che i molteplici costumi e le armi a disposizione di Batman erano alquanto inefficaci se paragonati ai suoi calci, in quanto i gadget - il Batarang su tutti - apparivano assai lenti e imprecisi. La proverbiale ciliegina sulla torta era infine rappresentata da una grafica in 3D estremamente datata e povera di dettagli, che tra le altre cose restituiva scenari blandi e ombre inefficaci.
The Crow: City of Angel
Vagamente basato sulla seconda pellicola de Il Corvo, The Crow: City of Angel era un sequel del lungometraggio con protagonista il compianto Brandon Lee e al pari del secondo film della saga non seppe affatto rendere giustizia a uno dei personaggi dei fumetti più popolari di tutti i tempi.
Attratti dal nome, coloro che vi si avvicinarono nella speranza di restare coinvolti nell'affascinante immaginario de Il Corvo trovarono invece un prodotto capace di spegnere qualsiasi entusiasmo in dieci minuti al massimo. Mettendo da parte i nemici poco ispirati, i principali avversari degli utenti si rivelarono infatti gli stessi controlli dell'action game, tant'è che persino le azioni più semplici - come muovere il personaggio nella direzione desiderata o raccogliere un'arma - tendevano a diventare delle missioni quasi impossibili. Dopo mille tentativi, tra l'altro, vi era la concreta possibilità che le armi impugnate passassero attraverso i nemici a causa delle compenetrazioni, offrendo loro un facile bersaglio.
Star Wars: Masters of Teras Kasi
Tra canonici e non canonici, gli adattamenti videoludici di Star Wars sono ormai un centinaio, eppure tra questi vi è un picchiaduro soltanto. Cronologicamente collocabile fra Episodio IV - Una nuova speranza e Episodio V - L'Impero colpisce ancora, la trama di Masters of Teras Kasi ruotava attorno a un personaggio creato apposta per il gioco: Arden Lyn, un'esperta dell'antica arte marziale chiamata "teras kasi" e incaricata da Darth Vader in persona di uccidere Luke Skywalker.
Al netto di un impianto narrativo tutto sommato interessante, il fighting game non aveva davvero nulla di unico, se non l'irragionevole lentezza che caratterizzava i movimenti dei lottatori in campo. Dal momento che questi potevano compiere dei salti vertiginosi, durante le fasi di lotta i giocatori avevano quasi l'impressione di trovarsi sulla Luna e di avanzare a passo di lumaca.
Spawn: The Eternal
Basato sul leggendario personaggio dei fumetti creato dall'altrettanto fenomenale Todd McFarlane (The Amazing Spider-Man, L'Incredibile Hulk, Infinity, Inc), l'action adventure in terza persona sviluppato da Sony Interactive Studios America è con tutta probabilità il peggiore tra i vari adattamenti ludici che Spawn ha ricevuto a partire dagli anni '90 ad oggi. Privo di una storia vera e propria, il titolo incaricava il giocatore di esplorare degli ambienti molto simili tra loro e usare e usare chiave, porte o leve per sbloccare l'accesso alle aree successive.
Al contatto con un nemico, però, l'action adventure si tramutava di colpo in un picchiaduro, trascinando l'iconico personaggio e il suo avversario all'interno di un'arena. Anche volendo sorvolare sui livelli noiosi e ripetitivi, i punti deboli di Spawn: The Eternal vanno ricercati nei controlli confusionari e nella mediocre veste grafica, senza dimenticare la telecamera troppo lenta e incapace di stare al passo col giocatore. A questo giro Albert Francis Simmons (vero nome di Spawn) avrebbe sicuramente preferito restare all'Inferno.
The Fifth Element
Sviluppato da Kalisto Entertainment, nel 1998 l'action game ispirato al film "Il Quinto Elemento" con Bruce Willis, Gary Oldman e Milla Jovovich è stato accolto persino peggio della pellicola di Luc Besson. Vissuto dal punto di vista di Leeloo e Korben Dallas, l'intreccio ripercorreva le vicende del film e spediva quindi l'utente alla ricerca delle quattro pietre elementali necessarie per sconfiggere le forze del male.
Peccato però che il prodotto utilizzasse spezzoni dei film al posto delle classiche cutscene in FMV e che il volto di Bruce Willis sia stato completamente rimosso, in quanto l'attore protagonista non diede il proprio consenso per comparire nel tie-in. The Fifth Element era comunque tormentato da un level design scadente come pochi, dei controlli agghiaccianti e non per ultima un'intelligenza artificiale dei nemici non pervenuta.
Menzioni speciali
La nostra classifica termina qui, ciononostante nel parco giochi di PlayStation è possibile trovare diversi altri orrori degni di menzione. Ad esempio, tra i titoli pressoché sconosciuti non possiamo non citare Chaos Break, Ski Air Mix, Rascal Racers, Hooters Road Trip o Kiss Pinball, ai quali si aggiungono i ben più noti Barbie: Explorer e l'adattamento open world di Batman & Robin.
Conoscevate o avete addirittura provato personalmente i giochi che abbiamo rispolverato? Fateci sapere la risposta attraverso i commenti e soprattutto ricordatevi di comunicarci eventuali assenti.
PS1: da Bubsy 3D a Spawn, le più grandi delusioni per la prima PlayStation
Molti di voi ricorderanno l'era PS1 con nostalgia e tanto amore. Senza dubbio, ma le delusioni non sono sicuramente mancate. Vogliamo ricordarvele.
Lo scorso 4 dicembre la prima console di casa Sony ha compiuto la bellezza di 27 anni. Da Final Fantasy VII a Castlevania: Symphony of the Night, passando per Suikoden II, Resident Evil II e Silent Hill, i migliori giochi che a suo tempo esordirono su PlayStation conservano ancora oggi un posto speciale nel cuore e nella memoria dei giocatori, ma quali sono stati invece i maggiori flop dell'era PSX? Per poter rispondere a questa domanda tutt'altro che semplice abbiamo dovuto a fondo nel parco titoli della macchina che quasi tre decenni orsono rivoluzionò il concetto stesso di console. Siete pronti a tornare indietro nel tempo assieme a noi?
Bubsy 3D
È risaputo che i titoli pubblicati sulla prima PlayStation siano 7.918, e sebbene sia impossibile stabilire con assoluta precisione la classifica dei più deludenti, non v'è dubbio alcuno sul fatto che Bubsy 3D sia quello più odiato dai giocatori. Dopo gli insuccessi commerciali registrati da Bubsy II e Bubsy in: Fractured Furry Tales, un team di Eidetic (l'attuale Bend Studio) palesemente intenzionato a cavalcare lo spropositato successo di Super Mario 64 - il primissimo platform tridimensionale della storia - decise di revitalizzare il franchise e di scommettere tutto sul 3D.
Tuttavia, la scarsa familiarità con la tecnologia 3D pose gli sviluppatori dinanzi a sfide piuttosto ardue, e come risultato il gioco approdò sul mercato con delle lacune tecniche e sbavature difficili da ignorare. Salti mal calibrati, una telecamera ballerina, la disarmante piattezza dei livelli e i controlli tutt'altro che perfetti sono solo alcuni dei motivi per cui Bubsy 3D continua a far rabbrividire ancora oggi coloro che ebbero la fortuna (o la sfortuna, a seconda dei punti di vista) di cimentarvisi.
South Park
Quando pensiamo alle trasposizioni videoludiche di South Park ci vengono subito in mente due titoli estremamente sfiziosi e divertenti come "Il Bastone della Verità" e "Scontri Di-Retti" (a proposito, qui trovate la nostra recensione di South Park: Scontri Di-Retti), ma il primo gioco tratto dalla serie animata più irriverente di tutti i tempi è stato un disastro su tutta la linea.
Pubblicato nel 1998 su Nintendo 64 e portato l'anno seguente su PC e PlayStation, lo sparatutto in prima persona confezionato da Iguana e Acclaim non ereditò nessuno degli elementi vincenti dello show di Trey Parker e Matt Stone: anche volendo soprassedere sulla pessima grafica e sullo scadente accompagnamento musicale, il vero difetto del tie-in va ricercato nella totale mancanza di umorismo e in un gameplay noioso, che ad ogni livello chiedeva al giocatore di annientare centinaia di nemici, senza però fornirgli un valido pretesto. Se a questo aggiungiamo un livello di difficoltà esasperante, l'unica vera ragione per cui i fan più sfegatati della serie potrebbero sentirsi incentivati a recuperare il prodotto è rappresentata dalla buffa storia inedita imbastita dagli sceneggiatori.
The Simpsons Wrestling
Al pari di South Park, nel corso degli anni anche la famiglia più famosa d'America ha incassato qualche micidiale gancio sinistro sul fronte ludico. Correva ancora il 2001 quando lo studio americano Big Ape Productions trasformò Ned Flanders e gli altri abitanti di Springfield in improbabili wrestler: un'idea senz'altro simpatica, ma che dovette fare i conti con svariate problematiche di natura tecnica e non solo.
The Simpsons Wrestling era sicuramente una novità per l'epoca
Quanto era bello scazzottare con i personaggi dei Simpsons?
Criticato per la grafica mediocre, The Simpsons Wrestling era afflitto da irritanti compenetrazioni e da un livello di difficoltà inesistente, tant'è che per vincere una sfida bastava premere i tasti a casaccio. Per essere un tie-in legato alla fortunata licenza di Matt Groening, poi, il titolo era contraddistinto da uno scarso umorismo, oltretutto durante i vari match i lottatori avevano la pessima abitudine di ripetere all'infinito le stesse battute. Come risultato, bastavano un paio di scontri ciascuno per prendere a noia un personaggio giocabile e passare al successivo.
MTV Celebrity Deathmatch
Trasmessa anche in Italia dal gennaio 1999 al mese di maggio 2007 e realizzata interamente in stop-motion, Celebrity Deathmatch è una serie d'animazione che a suo tempo parodiava il wrestling professionistico, non per nulla le caricature delle celebrità coinvolte erano solite scontrarsi e addirittura dar vita a scene violente e brutali.
Con simili caratteristiche, non c'è voluto molto perché Big Ape Productions - già reduce del fiasco di The Simpsons Wrestling - decidesse di sviluppare un picchiaduro à la Mortal Kombat che trascinasse sul quadrato delle personalità come Tommy Lee, Mr. T e Marilyn Manson. Realizzato con un budget contenuto, però, non solo MTV's Celebrity Deathmatch rinunciò ai pupazzi di plastilina animati tanto amati dal pubblico, ma propose un roster deludente e persino privo delle principali celebrità comparse durante lo show. L'unica spiegazione plausibile è che molte star si siano rifiutate di prestare le proprie fattezze a Big Ape Productions, risparmiandosi le botte e il pessimo risultato conseguito dal progetto.
Mortal Kombat: Special Forces
A proposito di Mortal Kombat, in tempi recentissimi il franchise di NetherRealm Studios e Warner Bros. ha collezionato un successo dopo l'altro (siete a un click di distanza dalla nostra recensione di Mortal Kombat 11), ma a cavallo tra il 1997 e il 2005 l'allora Midway Games immise sul mercato tre spin-off in chiave action adventure che non seppero minimamente tenere alto il buon nome del brand.
Intitolato Mortal Kombat: Special Forces, il secondo di tre in particolare chiedeva agli utenti di recuperare degli oggetti e uccidere qualsiasi nemico incontrato lungo il tragitto, ricorrendo al combattimento corpo a corpo e a varie tipologie di armi, sia bianche che da fuoco. Sfortunatamente la necessità di ripetere i livelli già completati per trovare qualsiasi strumento saltato, la trama insensata e le musiche poco ispirate trasformarono Mortal Kombat: Special Forces nell'ennesimo fallimento. Un risultato che lo stesso produttore esecutivo della serie, Ed Boon, ha in buona parte attribuito a uno sviluppo a dir poco frettoloso.
Batman Beyond: Return of the Joker
Se Batman of the Future - Il ritorno del Joker è passato alla storia come uno dei migliori lungometraggi d'animazione dedicati al Crociato Incappucciato di Gotham, il suo omonimo adattamento videoludico non ha saputo ereditare nessuna delle sue qualità originali. Laddove la pellicola era un riuscito cocktail di umorismo e oscurità, al contrario il beat 'em up a scorrimento realizzato da Kemco fallì nel fondamentale compito di riproporne le atmosfere.
Le cose non andarono di certo meglio sul piano ludico, dove la critica e gli utenti notarono che i molteplici costumi e le armi a disposizione di Batman erano alquanto inefficaci se paragonati ai suoi calci, in quanto i gadget - il Batarang su tutti - apparivano assai lenti e imprecisi. La proverbiale ciliegina sulla torta era infine rappresentata da una grafica in 3D estremamente datata e povera di dettagli, che tra le altre cose restituiva scenari blandi e ombre inefficaci.
The Crow: City of Angel
Vagamente basato sulla seconda pellicola de Il Corvo, The Crow: City of Angel era un sequel del lungometraggio con protagonista il compianto Brandon Lee e al pari del secondo film della saga non seppe affatto rendere giustizia a uno dei personaggi dei fumetti più popolari di tutti i tempi.
Attratti dal nome, coloro che vi si avvicinarono nella speranza di restare coinvolti nell'affascinante immaginario de Il Corvo trovarono invece un prodotto capace di spegnere qualsiasi entusiasmo in dieci minuti al massimo. Mettendo da parte i nemici poco ispirati, i principali avversari degli utenti si rivelarono infatti gli stessi controlli dell'action game, tant'è che persino le azioni più semplici - come muovere il personaggio nella direzione desiderata o raccogliere un'arma - tendevano a diventare delle missioni quasi impossibili. Dopo mille tentativi, tra l'altro, vi era la concreta possibilità che le armi impugnate passassero attraverso i nemici a causa delle compenetrazioni, offrendo loro un facile bersaglio.
Star Wars: Masters of Teras Kasi
Tra canonici e non canonici, gli adattamenti videoludici di Star Wars sono ormai un centinaio, eppure tra questi vi è un picchiaduro soltanto. Cronologicamente collocabile fra Episodio IV - Una nuova speranza e Episodio V - L'Impero colpisce ancora, la trama di Masters of Teras Kasi ruotava attorno a un personaggio creato apposta per il gioco: Arden Lyn, un'esperta dell'antica arte marziale chiamata "teras kasi" e incaricata da Darth Vader in persona di uccidere Luke Skywalker.
Al netto di un impianto narrativo tutto sommato interessante, il fighting game non aveva davvero nulla di unico, se non l'irragionevole lentezza che caratterizzava i movimenti dei lottatori in campo. Dal momento che questi potevano compiere dei salti vertiginosi, durante le fasi di lotta i giocatori avevano quasi l'impressione di trovarsi sulla Luna e di avanzare a passo di lumaca.
Spawn: The Eternal
Basato sul leggendario personaggio dei fumetti creato dall'altrettanto fenomenale Todd McFarlane (The Amazing Spider-Man, L'Incredibile Hulk, Infinity, Inc), l'action adventure in terza persona sviluppato da Sony Interactive Studios America è con tutta probabilità il peggiore tra i vari adattamenti ludici che Spawn ha ricevuto a partire dagli anni '90 ad oggi. Privo di una storia vera e propria, il titolo incaricava il giocatore di esplorare degli ambienti molto simili tra loro e usare e usare chiave, porte o leve per sbloccare l'accesso alle aree successive.
Al contatto con un nemico, però, l'action adventure si tramutava di colpo in un picchiaduro, trascinando l'iconico personaggio e il suo avversario all'interno di un'arena. Anche volendo sorvolare sui livelli noiosi e ripetitivi, i punti deboli di Spawn: The Eternal vanno ricercati nei controlli confusionari e nella mediocre veste grafica, senza dimenticare la telecamera troppo lenta e incapace di stare al passo col giocatore. A questo giro Albert Francis Simmons (vero nome di Spawn) avrebbe sicuramente preferito restare all'Inferno.
The Fifth Element
Sviluppato da Kalisto Entertainment, nel 1998 l'action game ispirato al film "Il Quinto Elemento" con Bruce Willis, Gary Oldman e Milla Jovovich è stato accolto persino peggio della pellicola di Luc Besson. Vissuto dal punto di vista di Leeloo e Korben Dallas, l'intreccio ripercorreva le vicende del film e spediva quindi l'utente alla ricerca delle quattro pietre elementali necessarie per sconfiggere le forze del male.
Peccato però che il prodotto utilizzasse spezzoni dei film al posto delle classiche cutscene in FMV e che il volto di Bruce Willis sia stato completamente rimosso, in quanto l'attore protagonista non diede il proprio consenso per comparire nel tie-in. The Fifth Element era comunque tormentato da un level design scadente come pochi, dei controlli agghiaccianti e non per ultima un'intelligenza artificiale dei nemici non pervenuta.
Menzioni speciali
La nostra classifica termina qui, ciononostante nel parco giochi di PlayStation è possibile trovare diversi altri orrori degni di menzione. Ad esempio, tra i titoli pressoché sconosciuti non possiamo non citare Chaos Break, Ski Air Mix, Rascal Racers, Hooters Road Trip o Kiss Pinball, ai quali si aggiungono i ben più noti Barbie: Explorer e l'adattamento open world di Batman & Robin.
Conoscevate o avete addirittura provato personalmente i giochi che abbiamo rispolverato? Fateci sapere la risposta attraverso i commenti e soprattutto ricordatevi di comunicarci eventuali assenti.
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