PS5: l'effetto sorpresa del DualSense e la strategia di Sony

Una riflessione sulle sensazioni date dal nuovo controller di PS5, e sull'idea di PlayStation di puntare su una console tutta da provare.

PS5: l'effetto sorpresa del DualSense e la strategia di Sony
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Tanti in questi giorni hanno scritto sui miei social network personali - a proposito, se volete seguirmi mi trovate su Instagram e su Twitter - per comunicare la loro genuina sorpresa di fronte alle peculiarità del DualSense. Sono ovviamente molto felice di poter interagire con voi e di cogliere il sincero entusiasmo nelle persone: come raccontavo nella recensione di Astro's Playroom, è fantastico vedere il sorriso spuntare puntualmente sul viso di chi si interfaccia per la prima volta alla magia del feedback aptico e dei grilletti adattivi.

Si tratta del resto di sensazioni inedite e gioiose: PlayStation 5 non ha certo inventato la vibrazione applicata ai videogiochi, eppure il coinvolgimento sensoriale offerto dal nuovo controller è davvero qualcosa di senza pari. Un momento di pura e semplice felicità next-gen, un'emozione anche un po' fanciullesca nello scoprire in prima persona una dimensione del gaming diversa dal solito. Poco importa che sia la simulazione del motore di un razzo lanciato nello spazio o l'effetto delle goccioline di pioggia, passando per il grilletto di una pistola o il fendente di una spada: il senso di meraviglia è dietro l'angolo.

Un controller da scoprire

Come abbiamo ripetuto a più riprese in queste settimane, è impossibile capire ora quello che potrebbe essere il destino della crociata tattile di Sony. A dirla tutta, la storia di tecnologie simili - dal Rumble HD di Nintendo Switch agli Impulse Trigger del joypad Xbox One - non è in realtà particolarmente incoraggiante, con anzi novità all'apparenza dirompenti finite nel dimenticatoio nel giro di pochissimo, mortificate a partire dal mancato supporto dei team first party.

Non sappiamo insomma cosa succederà questa volta con il successore del DualShock, che sembra comunque essere uno dei cardini indiscussi dell'offerta "esperienziale" di PS5. Come descritto nel nostro speciale su come i giochi di lancio sfruttano il DualSense, i primi passi appaino comunque incoraggianti, con soluzioni particolarmente intriganti offerte, oltre che dall'ovvio Astro's Playroom, anche da titoli terze parti come Call of Duty Black Ops: Cold War e Godfall (per inciso, qui trovate la nostra recensione di Godfall).

Possiamo tuttavia fare sin da ora due riflessioni, peraltro strettamente collegate l'una all'altra. La prima riguarda la notevole difficoltà nel trasmettere a parole l'esperienza con il DualSense - e pure con il Tempest 3D AudioTech, altra feature distintiva e tutta da scoprire di PlayStation 5. Noi nelle scorse settimane abbiamo provato a raccontarvi, per iscritto, a voce e in video, tutte le sensazioni offerte dall'innovativo controller di PS5.

La realtà è che però niente e nessuno potrà mai prepararvi fino in fondo all'impatto con il DualSense, che esattamente come la Realtà Virtuale si dimostra un'esperienza irriproducibile a parole, da vivere e scoprire tassativamente in prima persona. Perché non importa quante dirette abbiate guardato su Twitch o quanti approfondimenti possiate aver letto: nulla potrà davvero prepararvi al momento in cui sentirete fisicamente il ghiaccio segnato dalle lame dei pattini di Astro.

Personalmente non amo mai l'autocelebrazione e non mi piace neppure far parte di quelli sempre pronti con l'immancabile "Visto? Te l'avevo detto", però in questo caso è difficile non scadere nel "Noi ve l'avevamo detto". Ma è anche fantastico, come scrivevo in apertura, registrare i commenti entusiastici di chi solo e soltanto in questo momento può rendersi al 100% conto delle nostre positivissime impressioni.

La scommessa di Sony

E qui arrivamo appunto al punto numero due, ovvero alla conseguenza diretta di un'impostazione del genere. A Sony non è certo mancata una consistente dose di coraggio nel puntare in maniera così netta su caratteristiche tanto peculiari e difficili da comunicare. Certo, lo ha fatto forte di un dominio di mercato incontrastato nella scorsa generazione, nonché dall'alto di un brand riconosciuto e stimato come PlayStation.

Resta comunque, al di là di tutto, un elemento di rischio da non sottovalutare. Perché è vero che il DualSense si è trasformato in un ulteriore motivo per parlare di PS5, così come è innegabile la potenza del passaparola nello stimolare la curiosità del pubblico (a maggior ragione in un contesto esasperatamente social come il mondo di oggi, tra cinguettii e condivisioni che permettono a chiunque di dire la sua).

Però - specie prendendo in considerazione l'imprevedibile variabile di una pandemia globale esplosa a poco più di sei mesi dal lancio - la scommessa di Sony rimane audace, visionaria, nient'affatto banale. Pagherà? Lo scopriremo nei mesi a venire, e di certo avremo occasione per parlarne ancora e ancora. Nel frattempo credo sia intrinsecamente bello lasciarsi stupire da un controller capace di farti avvertire il fango, un incantesimo o la pesantezza di un'arma.