Quake Champions a Lucca Comics 2018: è l'eSport di cui abbiamo bisogno

Per il secondo anno Quake Champions anima la grande festa esport nella splendida cornice dell'Auditorium di San Romano.

Quake Champions a Lucca Comics 2018: è l'eSport di cui abbiamo bisogno
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  • Per il secondo anno consecutivo Quake Champions è tornato nella splendida cornice del Lucca Comics&Games, ancora nella Esports Cathedral dell'auditorium San Romano. Una scenografia che si sposa alla perfezione con le atmosfere gotiche del titolo Bethesda che continua a crescere giorno dopo giorno, sia in Italia che all'estero. Nonostante sia ancora un videogioco in early access, la scena esport può già vantare un buon numero di appassionati e un elevato numero di giocatori competitivi, complice l'interessamento di importanti organizzazioni: l'esempio più lampante è quello del Team Liquid, una delle realtà più conosciute degli sport elettronici a livello internazionale. Il loro giocatore, Shane "rapha" Hendrixson, ha attraversato l'Oceano Atlantico per disputare l'Italian Esports Open di Lucca, disputatosi il 31 ottobre e l'1 novembre, conquistando l'accesso alla finale.

    Nascita e consacrazione di un fenomeno

    L'evoluzione della scena esport di Quake Champions si riflette anche nella differente percezione dell'evento 2018 rispetto alla precedente edizione. Se l'anno passato l'evento era stato percepito come dimostrativo, con il gioco pubblicato da Bethesda appena sei mesi prima, quest'anno è apparso al pubblico come un gioco più maturo e pronto a conquistare gli appassionati dei Duel, la forma più antica e forse apprezzata degli sparatutto. Niente squadra, niente strategia di gruppo: uno contro uno, vince il migliore. Discorso simile per le presenze italiane. Archiviati Hal e Rzd, ottimi giocatori FPS ma non legati strettamente a Quake, quest'anno sono arrivati due professionisti del titolo Bethesda: Vengeur, invitato in virtù dei recenti risultati raggiunti, e Polterizer, vincitore del qualifier italiano.

    In particolare Marco "Vengeur" Ragusa, 19 anni, ha sfiorato la qualificazione al tabellone principale, superando prima il britannico Garpy e poi l'ucraino Xron nel Loser Bracket. Sconfitto infine 3-1 dal già citato americano Rapha, il palermitano è stato l'unico a strappargli una mappa prima della finale. Vengeur rappresenta una giovane promessa dell'esport italiano, promessa che si sta trasformando sempre più in una conferma.
    "Mi sono sempre piaciuti gli sparatutto ma l'amore per Quake Champions ammetto che è recente. Ho iniziato con Serious Sam quando avevo 13 anni, poi sono passato a Quake Live e l'anno scorso, all'uscita del nuovo titolo, ho iniziato a volerne capire di più."

    La scena italiana

    L'anno scorso Marco non era presente a Lucca ma nell'arco di dodici mesi si è fatto un nome importante grazie ai risultati conquistati online con numerosi secondi posti. Risultati che sono valsi l'attenzione del team britannico Comrade Gaming che non ci ha pensato due volte a metterlo sotto contratto come uno dei più giovani giocatori al mondo di Quake Champions.
    "In un anno per me è cambiato tutto. Mi sono messo in gioco puntando a migliorare non solo sotto il profilo delle prestazioni meccaniche ma anche sotto il profilo mentale.  Questi accorgimenti mi hanno permesso di raggiungere un livello di preparazione elevato che mi ha permesso di entrare in contatto con i migliori giocatori al mondo con cui mi alleno sempre più spesso."

    Il segreto per entrare in contatto con i migliori, racconta Marco, è partecipare alle numerose competizioni online ad accesso libero. Avanzare nel tabellone aumenta sensibilmente le possibilità di incontrare i più forti e magari instaurare con loro un legame che si espande. Com'è, invece, il legame con i genitori?
    "Ho la fortuna di avere il loro supporto e sostegno. Non è stato facile inizialmente spiegare loro cosa facevo seduto al PC tutte quelle ore, né tantomeno è stato semplice far loro comprendere che avrei voluto trasformare la mia passione in una professione. Ma si sono sempre mostrati aperti mentalmente e disponibili ad ascoltarmi. In realtà la parte più difficile forse è stato spiegare come guardarmi su Twitch [ride]!"

    Marco ha indubbiamente avuto la maturità di capire che fare esport a livello professionistico significa valicare l'essenza di semplice videogioco o passatempo e interpretarlo come un lavoro. Passa dalle sei alle nove ore al giorno su Quake Champions ad allenarsi, non consecutive. Tante le pause, compreso l'allenamento fisico in palestra, accompagnate a un regime alimentare sano. E, ogni tanto, anche qualche ora su League of Legends.

    Il prossimo impegno importante di Vengeur sarà il DreamHack Winter di Jonkoping, in Svezia, ma nel frattempo ha già fatto capire che non sarà facile per nessuno affrontarlo. All'ultima Quake Open League 2018 ha sconfitto in finale l'ungherese Adrián "RAISY" Birgány, appena laureato vincitore dell'Italian Esports Open di Lucca. Una vittoria arrivata contro ogni pronostico: nessuno avrebbe scommesso su di lui.
    "È vero, i miei avversari mi hanno sottovalutato. D'altronde sono un nuovo arrivato, non ho una fan base ampia e ho giocato contro avversari che sono nella scena professionistica di Quake da molto più ampio. In realtà mi piace essere considerato l'underdog: non ho la pressione dettata dal perdere, non devo dimostrare nulla se non a me stesso di migliorare ogni giorno di più."

    Come si affrontano le mappe di Quake?

    Una particolarità di Quake Champions è la presenza di mappe differenti su cui gli avversari si affrontano e ognuna di esse ha peculiarità differenti: è praticamente impossibile essere i migliori su ogni mappa. Come ci si prepara, allora, ad affrontare un torneo su più mappe?
    "Il segreto è fare molta pratica, partecipare a ogni singolo evento in modo da avere più conoscenza possibile: non solo della mappa ma anche delle strategie che ogni avversario utilizza sulla propria mappa preferita. Come si muovono, quali percorsi preferiscono, se hanno un gioco più passivo o più proattivo. Il fattore più importante rimane innegabilmente la concentrazione. Fuori dal game sono spesso nervoso, insicuro, ma quando mi calo dentro la partita non esiste più nulla al di fuori della mappa."

    Quake Champions, tuttavia, è un titolo ancora acerbo in termini di gioco puro. È in early access, ovvero è un titolo secondo il publisher incompleto. E anche secondo i giocatori.
    "È un ottimo gioco ma il problema è che in questa situazione la scena competitiva è parecchio instabile. Il motivo è semplice: essendo incompleto, arrivano spesso, forse troppo, grandi e significativi cambiamenti al gameplay. È davvero difficile adattarsi in poco tempo alle enormi patch che Bethesda rilascia. So e sappiamo bene, come giocatori, che è necessario per bilanciare il gioco e renderlo perfetto, senza bug o glitch, ma è innegabile che è difficile prevedere chi vincerà un torneo successivo a una patch: le modifiche spesso stravolgono totalmente i punti di forza e di debolezza di tutti i partecipanti."

    Due chiacchiere con John Hill

    A raccontare più approfonditamente lo stato del gioco e della scena competitiva è stato John Hill, Esports Manager di iD Software.
    "Dallo scorso Lucca Comics&Games il gioco ha ricevuto enormi miglioramenti; abbiamo lavorato giorno e notte per stabilizzarlo e garantire un contenuto di altissimo livello. La conferma del nostro lavoro arriva dalla presenza dei top player mondiali agli Italia Esports Open, tra cui Rapha, arrivato appositamente dagli Stati Uniti."
    La scena competitiva è già molto attiva, sia in Italia che all'estero. Ma come ha intenzione Bethesda di sostenerla?
    "Il nostro obiettivo è operare su due fronti: il supporto per la scena competitiva di alto livello, ovvero i giocatori professionisti, e il supporto per la scena amatoriale e dilettantistica. Dobbiamo permettere una transizione semplice dai livelli più bassi a quelli più alti, premiando il merito e le abilità di ogni giocatori. In questo senso i tornei online rappresentano il primo passo nel cammino verso il professionismo: i giocatori amatoriali devono ambire a partecipare a eventi come gli Italian Esports Open di Lucca."

    Un lavoro che, sottolinea Hill, deve andare di pari passo per ogni regione competitiva. Compresa la regione asiatica, spesso refrattaria ai titoli FPS. Nonostante sia indietro per numero di giocatori rispetto all'Europa o al Nord America, l'Asia vanta tuttavia grandi appassionati di Quake Champions e una scena entusiasta che cerca di crescere sempre più, anche con il sostegno del publisher. Un ultimo pensiero va alla Cattedrale, la chiesa sconsacrata dell'auditorium San Romano.
    "È semplicemente incredibile. L'anno scorso avevo potuto assistere al torneo solo da casa; quest'anno invece ho avuto l'opportunità di esplorare la cattedrale e la città stessa, rendendomi conto che non poteva esistere posto migliore in cui portare Quake. Passeggiando per Lucca mi sembrava quasi di rivedere molte ambientazioni gotiche del nostro titolo: una scenografia unica accompagnata a un pubblico fantastico e caloroso."
    Quake Champions è con ogni probabilità il titolo esport che ancora manca nella scena. Il classico duello da Far West con una piccola differenza: quando un uomo con il Rocket Launcher incontra un uomo con la Super Shotgun, l'uomo con la Super Shotgun è un uomo morto. Forse.

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