Rainbow Six Siege R6 Raleigh Major: cadono gli Dei, inizia un nuovo Impero

In Nord Carolina cade una dinastia. Al Rainbow Six Siege Major è iniziata una nuova Era: quella del Team Empire.

Rainbow Six Siege R6 Raleigh Major: cadono gli Dei, inizia un nuovo Impero
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  • A Raleigh, capitale del Nord Carolina, non abbiamo provato solamente la prossima, interessante Operazione dello shooter tattico di Ubisoft. Al Raleigh Convention Center, infatti, le migliori organizzazioni di Rainbow Six: Siege al mondo si sono scontrate in un'estenuante maratona esport lunga un'intera settimana.
    Sedici sono state le formazioni volate in Nord America a contendersi il titolo di campioni di metà stagione. Le abbiamo conosciute una per una, immaginando l'andamento del torneo rapportandolo alle forze in gioco e alle loro possibilità di successo. Fatica inutile, perché il Major dal group stage alla finalissima ha spazzato via tutte le certezze di appassionati, analyst e - probabilmente - degli stessi pro player.
    La scena competitiva di R6, in effetti, dopo il Major statunitense ne esce allo stesso tempo sconquassata e rafforzata sotto il profilo dello spettacolo e della salute. Questo non può che rappresentare un aspetto sicuramente positivo per il futuro dell'intera scena esport legata a R6. Ciò nonostante rimane pur sempre un ossimoro affascinante, iniziato sin dai group stage e culminato con l'insediamento sul trono di una nuova dinastia di campioni.

    Il Big Bang

    Match up sfavorevoli, imprevisti e un pizzico di sfortuna. Il percorso di otto squadre ai group stage è stato pieno di insidie. Alcuni dei team coinvolti negli incidenti di percorso sono veri e propri insospettabili: Fnatic, DarkZero, Nora Rengo, Evil Geniuses. Tutta gente che sino a pochi mesi fa sgomitava alla fase a eliminazione diretta per un posto di prestigio e bei soldoni. Invece, il Nord Carolina per loro si è trasformato nel loro Triangolo delle Bermuda. Sono velocemente scomparsi dai radar senza lasciare la benché minima traccia del loro passaggio sul suolo statunitense. I Nora Rengo sono stati sfortunatissimi, con uno dei loro migliori giocatori costretto in ospedale per una tonsillite. Al suo posto si è seduto il proprietario del team, allenatore, supporter...Kizoku.

    Già, proprio lui. I risultati - com'era prevedibile - sono stati disastrosi. I giapponesi rientrano nei flop di questo evento, con un round pool in profondo rosso. Peggio di loro solo i connazionali Cyclops, i Fnatic e gli Evil Geniuses, quest'ultima nobile decaduta e franata a terra davanti al pubblico di casa.
    Così come è avvenuto all'altra squadra a Stelle e Strisce: i DarkZero Esports. A Brandon Carr, poverino, non ne va proprio bene una.
    Dal group stage, però, sono uscite ovvie conferme (il dominio degli Empire e dei G2 era fuori discussione) ma anche delle grandi sorprese, di quelle così poco probabili ma così belle da scaldare il cuore di ogni tifoso. Prendete il caso dei ForZe, la cenerentola russa proveniente dalle categorie inferiori: hanno vinto il loro girone mettendo proprio in fila gente come i DarkZero, i Fnatic e i FaZe.

    Un nuovo universo

    Giusto un paio di giorni fa avevamo raccontato della rivincita del Vecchio Continente sulla super potenza statunitense. Anzi, su tutte le regioni in cui si suddivide la scena competitiva di Rainbow Six Siege. L'evento di Raleigh ci ha messo di fronte a un bel quesito: cosa sta succedendo alle altre regioni, APAC e LATAM su tutte?
    Certo, le formazioni nordamericane, brasiliane e asiatiche non hanno mai fatto grandi faville a livello internazionale. Il Nord Carolina, però, ha messo in luce tutta la mesta inconsistenza di tutti i team non europei. Basti contare che le nazioni più rappresentate al Major sono stati gli USA, con ventuno giocatori, e il Brasile, con ben quindici portacolori carioca. Nessuno di questi è nemmeno arrivato a sfiorare la semifinale.
    Senza contare, poi, che tra le migliori quattro formazioni al mondo (come dicevamo, tutte europee), ben due - ovvero Secret e i ForZe - provengono addirittura dalle categorie inferiori e non dalla Pro League.

    Semplice fortuna? Diversa filosofia di gioco e modo di approcciare le mappe? Problematiche legate alla crescita della scena competitiva nelle varie regioni? Tutto può essere, anche se Ubisoft cerca di far crescere ogni regione in maniera uniforme, con un nuovo obbiettivo già fissato: il debutto di Rainbow Six in Cina, grazie alla partnership con Tencent. La nuova macro area ha un potenziale immenso sia per lo sterminato bacino d'utenza raggiungibile sia per lo stesso futuro competitivo del titolo nella Repubblica Popolare.

    Gli Zar d'America

    JoyStiCK I, il Conquistatore. Questo potrebbe essere il titolo del nuovo Zar di Rainbow Six: Siege. Un fenomeno indiscutibile, on fire sin dal primo colpo. Non si contano le sue kill: uno spettacolo da tutti in piedi sul divano quando annienta da solo l'intero team avversario mentre i compagni si limitano a guardare.
    In realtà, comunque, stiamo parlando di un'oligarchia, perché a condividere il trono di migliori del torneo ci sono anche gli altri: Sheppard, Karzheka, Dan e Scyther.
    Noblesse oblige. I G2 domenica pomeriggio erano chiamati a onorare il loro nome e la loro tradizione di vincenti dei grandi eventi live "no matter what". Sembravano i predestinati anche in questo torneo, visto ciò che hanno fatto vedere sin da lunedi scorso e soprattutto dopo l'ultima sfida contro gli Empire.
    Destinati al successo un po' perché sono pur sempre i bi-campioni dell'Invitational (oltre che del Major parigino del 2018), un po' per la pesante sudditanza che ogni singola squadra presente a Raleigh ha avuto nei loro confronti. Effettivamente gli "immortali" possiedono un'aura potentissima in grado di creare soggezione. Questo li ha portati a mettere in fila tutti anche in Nord Carolina, senza mai perdere nemmeno una mappa. Tranne che, ovviamente, nel momento meno opportuno.

    Gli Empire invece - scottati da un paio di performance non proprio convincenti - si sono presentati come il giovane, affamato leone che ha un solo obbiettivo: scalzare il vecchio capobranco dal suo terreno di caccia. E ci hanno messo poco a chiarire il loro intento, nonostante i bookmaker dicessero altro.
    Le due squadre, dicevamo, si sono affrontare nuovamente in una LAN dopo un trionfo senza possibilità di replica dei G2 in quel di Montreal, lo scorso febbraio. Da quella cocente delusione in mondovisione i russi si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato sodo, senza mancare all'appuntamento della Pro League, al contrario dello snobismo mostrato dai G2 per la competizione. Questi ultimi, come accade nel ciclismo, si considerano più giocatori "da classiche" che non da lunghe e impegnative corse a tappe. Giusto o sbagliato che sia il loro atteggiamento, li hanno portati a diventare ciò che sono ora.

    In sei mesi invece i russi hanno sviluppato nuove strategie, studiato gli avversari e soprattutto reso il loro modo di giocare "adattivo", limando la rigida intransigenza al cambiamento che da sempre li ha contraddistinti.
    La finale, bella e combattuta, ha messo in luce una cosa: i G2 e gli Empire in questo momento sono una (ma anche più) spanne sopra a tutti e l'hanno dimostrato sin dal primo colpo sparato su Border. Lo scontro, all'inizio, ha rispettato esattamente il map pick. In buona sostanza, le squadre hanno vinto nelle location in cui si sentivano più preparate. Poi, la sorpresa.
    In quello che sarebbe stato lo scontro decisivo (e mentre tutti stavano già vedendo all'orizzonte la quinta e ultima mappa), gli Empire si sono scatenati, annichilendo gli avversari proprio in una mappa (Coastline) - in teoria - più congegnale a questi ultimi. Invece, dopo aver rispettato le previsioni per tre round, i russi hanno inanellato una serie impressionante e rabbiosa: sei round consecutivi. I G2 sono andati in cortocircuito, capitolando miseramente con errori superficiali e inutili.
    In pochi secondi si consuma tutto il dramma del team. L'ultima sconfitta in una serie LAN degli Intoccabili risale a oltre un anno fa, al DreamHack Valencia. Questo dato per darvi l'idea della portata della vittoria dei nuovi Zar.

    Il banter e la redenzione

    Cos'è il "banter"? Si tratta, per farla breve, della punzecchiatura; della presa in giro; del botta e risposta, il più delle volte bonario. Lo troviamo sovente sui social, spesso associato a rivalità sportive. Nell'esport la pratica è invalsa da tempo e funziona molto bene, creando quel giusto grado di sfida che attizza il pubblico. Che sia Instagram o Twitter, le varie organizzazioni, prima e durante un torneo, pubblicano meme e foto dirette ai loro avversari, giusto per alimentare il sacro fuoco della competizione. A Raleigh le squadre non sono state da meno. Addirittura sul palco, nelle interviste post partita, i più agguerriti nelle dichiarazioni sono stati proprio gli IGL dei G2 e degli Empire, che si sono stuzzicati a distanza pregustando già lo scontro.
    I campioni dell'ultima Pro League, però, avevano qualche sassolino nelle scarpe in più da togliersi. Russi in terra americana. Immaginate cosa possa significare avere buona parte del pubblico (indipendentemente dalla "fede" esportiva) che parteggia per l'altra squadra, in virtù dell'atavica antipatia che contrappone le due nazioni. Aggiungeteci poi il carico da novanta dei ForZe, altri russi, riusciti a raggiungere addirittura le semifinali sempre a discapito delle squadre di casa.
    Gli inviti a tifare contro gli Empire, dunque, si sono sprecati, andando forse un po' oltre il "bonario". Il supporto del pubblico, quale che fosse l'avversario degli spetznaz, si è fatto sentire. Un po' perché tifare il più debole sulla carta fa sentire persone migliori, un po' per un sentimento di rivalsa: "Avete eliminato tutte le nostre squadre? Allora i nostri nuovi beniamini ci vendicheranno".

    Gli Empire hanno percepito il clima astioso, ma non sono caduti nella trappola. Nella loro testa c'era un solo obbiettivo ambizioso, che non era tanto quello di vincere il Major, bensì di sconfiggere una volta per tutte i G2. Solo in quel preciso istante si sarebbe completata la loro trasformazione in campioni. Persino nell'intervista post semifinale Karzheka l'ha detto esplicitamente: "Sarebbe bello avere due team russi in finale, ma preferiamo batterci contro i G2".

    All'inizio della finalissima, il tifo del pubblico è stato abbastanza netto e ha riservato ai G2 quasi tutto il calore.
    Poi, però, è accaduto qualcosa che, in molti altri sport, solitamente non avviene. O almeno, non è una cosa che capita tutti i giorni. Ricordate lo splendido gol in rovesciata di CR7 nei quarti di Champions contro la Juve? Tutto il pubblico, compresi gli juventini, si sono alzati in piedi ad applaudire una perla di rara perfezione e bellezza.

    Al Convention Center è accaduta la stessa cosa. Ma questo avviene di norma durante gli eventi. Il pubblico, rapito dalle performance delle due squadre, si è dimenticato di ogni frivola rivalità e si è semplicemente goduto la partita, applaudendo indistintamente tutti i giocatori impegnati sul palco. Insomma, una grande festa per tutti.
    Questo è, forse, il maggior punto di forza dei videogiochi e dell'esport.

    Rainbow Six Siege Quale sarà il futuro del titolo targato Ubisoft Montreal? Anzitutto si arricchirà, come di consueto, di una nuova season con tutto il carico di novità che porta con sé. La Pro League, poi, riprenderà con la seconda metà della stagione, sino a decretare le otto, fortunate organizzazioni che voleranno in Giappone il prossimo novembre. Poi, la scena competitiva del titolo continuetà ad espandersi e a crescere. Ubisoft ha già annunciato la seconda fase del Pilot Program che andrà a rivedere il revenue share per le squadre coinvolte. La fetta degli introiti diverrà la seguente: 70% per Ubisoft e 30% per le squadre aderenti al programma. Prima invece la torta veniva divisa in 70% a Ubisoft, 21% ai team e 9% per il prize pool dell'Invitational. Infine, la stagione si concluderà con lo spettacolo dell'Invitational in quel di Montreal, il prossimo febbraio.

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