Red Dead Redemption 2: Arthur Morgan e John Marston, antieroi a confronto

Storia di uomini in cerca di redenzione: mettiamo a confronto le personalità dei protagonisti di RDR e RDR2. Attenzione, contiene spoiler.

Red Dead Redemption 2: Arthur Morgan e John Marston, antieroi a confronto
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  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Attenzione: il testo e le immagini dell'articolo contengono spoiler sulla trama di Red Dead Redemption e Red Dead Redemption 2.

    Il West di Red Dead Redemption 2 non è un paese per eroi. Tra i suoi panorami sconfinati ed in mezzo alle strade delle grandi città si muovono accattoni, abusivi, cacciatori di taglie, mafiosi, e banditi d'ogni risma: un mondo nel quale i reverendi affogano i peccati nell'alcool, gli uomini di legge sono volgari assassini in divisa, e le donne più oneste fanno le puttane. I personaggi principali della storia, inevitabilmente, appartengono alla feccia dell'umanità, banditi ai margini della società, reietti, ladri e malfattori. Eppure, nonostante tutto, i membri della banda di Van Der Linde sembrano possedere un proprio codice d'onore. Quando, all'inizio del racconto, Arthur Morgan salva Sadie Adler dalle grinfie degli O'Driscoll, per tranquillizzare la ragazza, tremante dal freddo e dalla paura, le dice "Noi siamo fuorilegge (bad men, in originale), ma non siamo come loro".

    Criminali certo, ma non animali senza il benché minimo freno morale. O almeno così sembra in apparenza: poco alla volta, uccisione dopo uccisione, riscopriamo i lati peggiori di tutti i "figli di Dutch", che cercano di sopravvivere con le unghie e con i denti all'avvento della modernità, alle catene del progresso. In un manipolo di derelitti, pecorelle smarrite nel gregge dell'Ovest, Arthur vede in John l'unica speranza di redenzione. Forse perché è il solo ad avere una famiglia a cui badare, o forse perché gli dà l'impressione di essere il più "puro" di tutti. Sarà il sacrificio di Morgan a permettere a Marston di sfuggire dalle grinfie della Pinkerton e di Van Der Linde per un breve lasso di tempo, finché poi il passato ed il futuro non torneranno ad incalzarlo, spingendolo alla rovina, come ci viene meravigliosamente narrato nel primo, straordinario Red Dead Redemption. I capitoli dell'epopea western di Rockstar Games inquadrano due epoche ben diverse della Frontiera, nella quale agiscono protagonisti assai differenti tra di loro, sia per ideali, sia per temperamento. Tuttavia, anche dinanzi a grosse diversità, Arthur e John posseggono un'importante caratteristica in comune: non sono brav'uomini, questo è vero, ma non sono neppure "malvagi".

    La libertà di Arthur

    Mr. Morgan, in fin dei conti, è un gran bastardo. Uno di quelli che non si fa troppi scrupoli a pestare a sangue un uomo morente e a minacciare un ragazzino che ha appena perso il padre. Non è un antieroe con cui è facile immedesimarsi di primo acchito: diversamente da tante altre "allegre canaglie" in stile Gran Theft Auto, verso le quali si prova immediata simpatia pur di fronte alle loro malefatte, in Arthur c'è un atteggiamento ostile e spigoloso, che erige un muro tra lui ed il giocatore: le sue lamentele, le sue frasi un po' taglienti ed il suo sguardo disilluso lo rendono un protagonista freddo e tormentato. Nei suoi comportamenti si evince una rabbia malcelata, che si sfoga di tanto in tanto nella violenza e nel sopruso, sia verso gli altri banditi, sia nei confronti dei più deboli. È un tipo democratico, il nostro Morgan, ed infatti dinanzi ai suoi pugni vige l'uguaglianza: non conta un cazzo nessuno. Quando la missione di riscossione crediti per conto di Strauss ci obbliga a malmenare il povero signor Downes, palesemente afflitto da una malattia invalidante, è davvero difficile non provare un po' di disgusto per le azioni di Arthur, che si allontana dalla fattoria con aria spavalda e strafottente. Nulla sembra scalfirlo, nemmeno la morte. Ma anche un uomo così ruvido possiede una sua debolezza: la lealtà verso la famiglia, quella di Dutch Van Der Linde. Il legame che lo unisce ai membri della banda, per la cui salvezza sacrificherebbe persino se stesso, deriva probabilmente da una mancanza che affonda le radici nel passato di Morgan. Quando rivela al capo indiano Pioggia che Cade, con un filo di voce, che sua moglie e suo figlio sono morti tanti anni prima, comprendiamo molti dettagli sulla sua personalità.

    È una confessione che avviene quasi per caso, senza pathos e senza una scena d'intermezzo dedicata: Arthur si confida mentre è a cavallo, in uno dei tanti dialoghi che riempiono le galoppate in attesa di giungere alla meta della missione. È per questa sua naturalezza improvvisa che la sequenza possiede un'incredibile forza emotiva. Ed ecco che, poco a poco, ci rendiamo conto di come il desiderio di proteggere quel nucleo familiare di sbandati sia un modo come un altro per fare ammenda, per non perdere anche la sua "seconda famiglia".

    Questo cuore sporco di sangue altrui, insomma, comincia a mostrare i segni della presenza di un'anima. La redenzione di Morgan inizia dai primi colpi di tosse. Sono in molti a definirlo un uomo malvagio: persino Mary, la donna che un tempo aveva amato, lo saluta dicendogli "Tu non cambierai mai". La scoperta della malattia, in modo paradossale, darà al nostro antieroe la libertà di scegliere il suo percorso: se, prima di ammalarsi, Morgan sembrava quasi trascinato a forza dalla volontà di Dutch, dai suoi obblighi da criminale, come se fosse imprigionato in una vita fatta di rapine, omicidi ed estorsioni, non appena la sua salute si deteriora irrimediabilmente comincia ad intraprendere un percorso alternativo. Inizia, insomma, a scegliere. Nella seconda metà di Red Dead Redemption 2, Arthur è un uomo libero, e come lui anche il giocatore, che può decidere sempre con maggiore consapevolezza se abbandonarsi al disonore o compiere imprese più onorevoli.

    Da questo momento in poi, l'empatia con Morgan è pressoché integrale, ed il distacco emotivo percepito nelle prime ore di gioco si dissolve in un lampo. Sembra quasi che la tubercolosi sia un bene, che il nostro pistolero sia "fortunato" ad averla contratta: è quello che sostiene Pioggia che Cade, ed è quello che sottintende la suora incontrata alla stazione dopo aver completato le missioni del reverendo Swanson. Entrambi sostengono il medesimo concetto: ora che sa a quale destino va incontro, Arthur può decidere come comportarsi, aiutando le persone a lui care, e salvando così la sua anima. La possibilità di scegliere è l'elemento chiave di questo cambiamento. "Lei ce l'aveva, una scelta!" gli urla infatti con disprezzo la signora Downes, poco dopo la morte del marito: Morgan poteva avere pietà, voltarsi dall'altro lato, non infierire su chi, benché vivo, era già morto. Ma aveva deciso di perseguire l'unica strada che conosceva, quella della violenza, della brutalità, della sopravvivenza a tutti i costi. Almeno finché il "figlio prediletto" di Dutch non si allontana dal nido e imbocca il sentiero della rinascita, lo stesso che percorrerà anche il giocatore. Il merito, in modo beffardo, spetta alla tubercolosi. Il livello di onore raggiunto acquisisce ora un valore narrativo: se alla stazione, invece che nella suora, ci imbattiamo nel reverendo Swanson, il dialogo con il prete muterà in base alla nostra moralità. Qualora l'onore sia basso, il nostro compagno porrà l'accento sullo spirito forte e combattivo di Arthur, il quale definirà se stesso "un combattente, un assassino". Di contro, se la morale è alta, Swanson, dinanzi ad un cowboy malinconico ed affranto, proferirà queste parole: "Lei non è un uomo buono, Arthur, ma non è malvagio". Seppur con altri termini, si tratta della medesima differenza specificata da Morgan a Sadie durante il loro incontro nella neve: "Noi siamo fuorilegge, ma non siamo come loro". Tutte le azioni che il protagonista compie da ammalato portano pertanto in superficie quello che era già sopito nel profondo del suo cuore.

    Mrs. Adler è una dei comprimari che, sul piano emotivo, è più vicina ad Arthur, e ne riconosce l'umanità. Nella missione di vendetta contro gli O'Driscoll che hanno ucciso suo marito, al termine di una strage violenta e disperata, Sadie scoppia in un pianto liberatorio: "A parte il mio Jake, tu sei l'uomo migliore che abbia mai conosciuto".

    La cavalcata finale, che porta Morgan alla resa dei conti con Micah e Dutch, è l'ultimo atto del suo cammino di redenzione: liberarsi dei fantasmi dei suoi peccati. La morte del protagonista, ancora una volta, è legata ad una scelta del giocatore ed al grado di onore guadagnato. Decidendo di recuperare il bottino senza accompagnare John nella sua fuga, con un basso livello di morale, il protagonista verrà sopraffatto da Micah, infilzato al petto ed alle spalle, e creperà miserabilmente nel terriccio. Invece, aiutando John a scappare dai Pinkerton con un elevato tasso di moralità, Arthur esalerà l'ultimo respiro mentre ammirerà l'alba di una nuova era pronta a sorgere sul West. Dopo averlo sentito tossire ed ansimare faticosamente per ore ed ore, il sospiro finale che emette, così sereno ed intenso, assume toni poetici, rasserenanti ed espiatori. Osservando il sole che irradia le lande incontaminate dell'Ovest, quindi, non possiamo far altro che sussurrare: "You're a good man, Arthur Morgan".

    La resa di John

    Mr. Marston, in fin dei conti, è un idiota. Al contrario di Arthur, è un uomo sconfitto, che non ha mai la forza di scegliere. È un antieroe senza libertà. In Red Dead Redemption 2 ha sempre bisogno di aiuto: dev'essere salvato all'inizio del gioco, quando è dato per disperso sulle montagne, occorre farlo evadere dalla prigione prima che lo impicchino, ed è un padre decisamente poco presente per il piccolo Jack. Solo nell'epilogo, quando ne prenderemo il controllo dopo la dipartita di Morgan, John cercherà di stringere le redini della sua esistenza, per non vanificare il sacrificio del "fratello" perduto, provando a vivere onestamente, a crescere il figlio come un buon genitore, e ad accontentare i desideri di tranquillità di Abigail. La pace ottenuta al costo di tanto sangue, però, è solo apparente. E la colpa, forse, è proprio di Marston, della sua incapacità di decidere ciò che è giusto: nonostante le preghiere della donna che ama, John continuerà imperterrito a mettersi nei guai, ad agire di impulso, senza riflettere: mostra le sue doti da pistolero nel ranch in cui si è rifugiato sotto falso nome, affianca Sadie come cacciatore di taglie benché sia lui stesso un ricercato, e accompagna Mrs. Adler e Charles alla ricerca di Micah, allo scopo di fargliela pagare per la morte di Arthur.

    Alle numerose suppliche di Abigail, Marston risponde sempre alla stessa maniera: "che scelta ho?". In un certo qual modo, John si arrende alle scoccate del destino, accetta passivamente di essere travolto dalla corrente degli eventi. Le sue gesta forniscono solo una parvenza di libertà, ma in realtà mettono ampiamente in mostra le manette della costrizione, che subisce senza mai combattere per davvero. John è un idiota perché "sceglie" di vendicarsi, ed è stato proprio Arthur Morgan a sostenere che "la vendetta è un gioco da idioti". Se solo avesse ascoltato il pianto di Abigail, i Pinkerton non sarebbero mai giunti a lui, e non avrebbero innescato i disastrosi eventi del primo Red Dead Redemption, in cui, come sappiamo, John diviene schiavo del governo, al quale obbedisce con riluttanza pur di salvare la sua famiglia.

    Questo asservimento alle fruste della legge è evidente già in Red Dead Redemption 2, dove - pur di vivere da uomo onesto - Marston diventa proprietà della banca, chiedendo un prestito con il quale comprare il ranch tanto desiderato dalla moglie. Si tramuta, in sostanza, in un servo della modernità che Arthur e Dutch hanno tentato di fronteggiare. Quando costruisce la sua nuova casa, in una sequenza pregna di finta serenità, sta dunque edificando inconsciamente il sepolcro dinanzi al quale, anni dopo, sarebbe stato ucciso proprio da quella "civiltà" intenzionata a cancellare per sempre qualsiasi traccia dell'epoca dei fuorilegge. C'è del buono, nell'ingenuità di John, nella sua voglia di affrancarsi: lo dimostra il fatto che, per lungo tempo, ha abbandonato la banda di Dutch, con l'obiettivo di rifarsi una vita prima degli eventi di Red Dead Redemption 2. È un gesto che Arthur, inizialmente, non gli perdonerà, non riuscendo a sopportare il tradimento verso quella famiglia che incarnava tutto il suo mondo.

    Con il tempo, però, sarà lo stesso Morgan ad accorgersi che nella voglia di libertà di Marston risiede la salvezza: "Ascoltami" - gli dice - "quando sarà il momento dovrai correre senza mai guardarti indietro". Ma John, spesso sordo ai consigli di chi è più saggio di lui, si volterà alle sue spalle, verso un passato da dimenticare, per confrontarsi definitivamente con Micah. Sarà questa lealtà verso la sua vita precedente a segnarne la fine. E pensare che tutto avrebbe potuto concludersi su una piccola barca, tra le onde coccolate dal tramonto, con una dolce proposta di matrimonio.

    La ballata degli (anti)eroi

    John è salvo grazie ad Arthur. È un debito che né lui né i giocatori potranno mai scordare. Ecco perché vale la pena, nei panni di Marston, cavalcare lungo le praterie dell'Ovest, incontrare i vecchi compagni ancora vivi e tutti quei ritratti umani che Morgan ha incrociato sulla sua strada: i dialoghi riporteranno a galla la memoria dell'amico scomparso, il cui ricordo è sedimentato nella mente di quegli "sconosciuti" che ha aiutato. Quando avremo finito, poi, dovremo salire sul nostro pezzato, e raggiungere una piccola collinetta, situata a nord di Valentine, poco distante dalle cascate di Donner. Qui, in mezzo ai fiori, dove si libra in aria un'aquila, potremo scorgere la tomba di Arthur Morgan, sulla quale è incisa la massima tratta dal Vangelo di Matteo 5,6: "Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia". Nelle Sacre Scritture, la frase prosegue con una chiosa che recita "perché saranno saziati".

    "You're a good man, Arthur Morgan"

    Ma sul tumulo di Arthur quest'ultimo passo, simbolicamente, non trova spazio: Né Morgan né Marston, infatti, otterranno mai la pace. Forse, se con John ci inginocchieremo a porre omaggio sulla croce di legno, per entrambi questi antieroi, pistoleri d'altri tempi, resterà quantomeno l'illusione della redenzione.

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