Return to Monkey Island: la storia del pirata Guybrush Threepwood

Siamo pronti a tornare a Monkey Island insieme a Ron Gilbert: ripercorriamo la storia del temibile pirata Guybrush Threepwood, dalle origini ad oggi.

Return to Monkey Island: la storia del pirata Guybrush Threepwood
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  • Pc
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS5
  • Non vedevamo l'ora di tornare a parlare di Monkey Island, più precisamente di quella parte di saga legata al nome di Ron Gilbert. L'annuncio di Return to Monkey Island ha già convinto tutti, grazie anche alla conferma che si tratterà di un episodio canonico, nel rispetto di una continuità narrativa che ci aveva conquistato all'inizio degli anni '90. Con al timone Ron Gilbert e Dave Grossmann, genitori dei primi due titoli, ci sarà anche Dominic Armato a prestare la voce a Guybrush Threepwood: un triade che ci permetterà di tornare a vivere le avventure del temibile pirata grazie alla distribuzione di Devolver Digital. Per poter meglio affrontare il futuro diamo uno sguardo al passato, in direzione Monkey Island, alla (ri)scoperta di una saga iniziata trent'anni fa.

    La cinquina partorita da Gilbert

    La serie di Monkey Island nasce nel 1990 con The Secret of Monkey Island: da lì si arriva a una pentalogia che si ferma al 2009 con Tales of Monkey Island, a oggi l'ultima iterazione delle avventure di Guybrush Threepwood. Nel mezzo troviamo Monkey Island 2: LeChuck's Revenge, il sequel ufficiale del primo capitolo, e The Curse of Monkey Island, terzo in ordine cronologico e anche per continuità narrativa.

    L'annuncio di Return to Monkey Island lo scalzerà facendolo finire molto probabilmente in un limbo "semi-canonico", per far sì che possa essere proprio il nuovo arrivato a prendere il posto di terzo capitolo ufficiale. Con Escape from Monkey Island del 2000, infine, si chiude la lista dei capitoli principali, ai quali si sono aggiunte poi le versioni restaurate del primo e del secondo, pubblicate rispettivamente nel 2009 e nel 2010.

    La pentalogia potrebbe essere suddivisa in due ere ben precise, indissolubilmente legate a un nome specifico, quello di Ron Gilbert. Dopo LeChuck's Revenge, infatti, il creatore di Monkey Island aveva deciso di lasciare il progetto in altre mani, segnando di fatto i confini di un canone che terminava con lo smascheramento di LeChuck. Insieme a Tim Schafer e Dave Grossman, era stato proprio Gilbert a dare vita all'epopea di quel giovane pirata che sognava di diventare il più temibile di tutti, perseguendo degli obiettivi ben specifici con l'ambizione di cambiare il genere delle avventure grafiche: adesso l'annuncio di Return to Monkey Island apre nuovi scenari, a partire dal fatto che i fan, quelli più accaniti, potrebbero finalmente avere il loro terzo, anelato capitolo canonico.

    Temibile pirata con un unico grande potere

    È il 1990, dicevamo, quando The Secret of Monkey Island arriva in floppy disk su Atari ST, Macintosh e PC, con una grafica a 16 colori e con un'importante novità tecnologica: è il primo titolo a sfruttare un sistema di scaling dei personaggi, così da poter fornire una visuale prospettica e rendere gli sprite più grandi o più piccoli a seconda della loro posizione sullo schermo.

    Alla base dello sviluppo - come lo stesso Gilbert ha poi raccontato nel 2004 tramite il suo blog - c'era l'intenzione di cambiare il genere delle avventure grafiche, andando a modificare alcuni capisaldi delle produzioni degli anni Ottanta e Novanta. Si passa dalla rimozione della morte istantanea, fino a degli enigmi sì complessi ma che non andassero a inficiare l'avanzamento della storia, mantenendo ben chiari gli obiettivi seminati sul percorso.

    A reggere il vessillo del cambiamento fu Guybrush Threepwood, un giovane arrivato all'Isola di Melée con l'unico obiettivo di diventare un "temibile pirata". Un proposito ambizioso, che in Monkey Island segnava l'inizio di un'epopea sui generis, caratterizzata da una sceneggiatura scanzonata, carica di umorismo e disseminata di situazioni surreali.

    Per adempiere alla sua missione, d'altronde, il ragazzo doveva sconfiggere Carla in un duello a insulti, riuscire a rubare l'idolo dalle molte mani di Elaine Marley e trovare un tesoro nascosto, facendosi strada tra richieste strampalate e personaggi quantomeno bizzarri. Con il suo Monkey Island, Ron Gilbert riesce a dimostrare ancora una volta come il cardine di un'avventura ben riuscita non sia tanto il soggetto del narrazione quanto il modo in cui questa viene raccontata. Attraverso le sue disavventure, costellate di battute passate alla storia che ancora oggi riescono a farci ridere, Guybrush diventava un nostro perfetto alter ego, in grado di farci calare nel miglior modo possibile nella sua corsa verso il successo. Lui poteva trattenere il fiato sott'acqua per dieci minuti, noi no, ma quell'avventura l'abbiamo fatta nostra come se l'avessimo vissuta in prima persona.

    E senza dover per forza citare il pollo di gomma con una carrucola in mezzo, possiamo ricordare il momento in cui i cannibali si lamentavano dei grassi saturi discutendo della possibilità di mangiare Threepwood, di aver confessato di aver avuto un barbiere chiamato Dominique e non un cugino di nome Steve in un dialogo altrettanto surreale. Potremmo parlare anche dello scambio di insulti con l'eccentrico Meathook, ma la verità è che l'elenco delle situazioni memorabili è davvero interminabile.

    Combatti come una mucca

    L'aspetto che più resta impresso nella testa di chi è cresciuto con il mito di Monkey Island è legato ai duelli di spada: Gilbert non voleva inserire sequenze di combattimento, pur non volendo rinunciare a una parte importante della tradizione piratesca, ossia lo scontro all'arma bianca.

    Ecco quindi le sfide a suon di insulti, che richiedevano ai giocatori di inondare gli avversari di sagaci sfottò fino ad annientare la loro determinazione battagliera. In questi scambi dialettici si palesava tutto l'estro nella scrittura di Monkey Island, incarnato da un Guybrush pronto a ribattere colpo su colpo come un vero maestro del motteggio.

    Per permettere a Guybrush di raccontare a tutti di aver sconfitto LeChuck, un anno dopo Ron Gilbert diede seguito a quella prima, folle avventura, Questa volta l'antagonista è Largo LaGrande, ex tirapiedi del pirata fantasma pronto a riportare in vita il suo padrone, che durante le battute finali del gioco si rivela essere Chuckie, il fratello di Guybrush.

    Questo colpo di scena fa sì che la storia vissuta dai giocatori non sia altro che un lunghissimo sogno, una fantasia ideata da due bambini durante una giornata nel parco divertimenti Big Whoop. Un modo per chiudere una storia che lo stesso Ron Gilbert volle poi abbandonare, salvo poi ritrovarsi, sei anni più tardi, con un terzo capitolo che di fatto cancellava questo finale, ridando a Guybrush la possibilità di tornare a solcare i mari.

    In The Curse of Monkey Island viene aggiunto il personaggio di Murray, un teschio demoniaco che inizia a perseguitare Guybrush dopo aver abbandonato LeChuck. Lo abbiamo rivisto nel teaser di presentazione di Return to Monkey Island, e pertanto possiamo supporre che qualcosa di quel primo esperimento senza Gilbert verrà mantenuto. Starà proprio al creatore della saga capire verso che direzione andare e come gestire il tutto, proprio a partire dalla stravagante conclusione di LeChuck's Revenge.

    Andata e ritorno verso Monkey Island

    Il viaggio riprese nel 2000, con Michael Stemmle e Sean Clark (già autori di Sam & Max Hit the Road) a occuparsi di Fuga da Monkey Island, il quarto capitolo della saga poi pubblicato anche su PlayStation 2: divisa in quattro episodi, l'avventura si apriva con Guybrush ed Elaine di ritorno dalla luna di miele, durante la quale si era diffusa la notizia del loro prematuro decesso.

    Caratterizzata da uno stile grafico più moderno, con personaggi tridimensionali in grado di muoversi su fondali bidimensionali, l'epopea terminava con uno scontro tra giganti: da un lato una colossale scimmia robot guidata dall'intrepido pirata e dall'altro lato una gigantesca statua posseduta da LeChuck, pronte a fronteggiarsi per decidere le sorti dell'atollo. Arriviamo dunque alle produzioni Telltale Games, che nel 2009 riportò in auge il brand Monkey Island in collaborazione con LucasArts. Con alle spalle un curriculum di tutto rispetto, Telltale si sobbarcò l'onere e l'onore di riportare in vita Guybrush per lanciarlo in un nuovo caleidoscopio di folli peripezie. Dopo il lavoro svolto con Sam & Max, riesumati sempre da Telltale, la software house si affidò a parte del team che aveva già lavorato ai capitoli originali, da Dave Grossman a Michael Stemmle, con l'aggiunta della partecipazione da parte di Ron Gilbert, pronto a fare nuovamente capolino nella vita della sua creatura.

    Adesso l'autore potrà tornare a dire la sua, inserendo il terzo capitolo nel canone della saga e dandoci il sequel che non abbiamo mai realmente avuto. L'esordio di Return to Monkey Island è previsto per quest'anno, quindi vi consigliamo di cominciare a rattoppare le vele e rimpinguare il vostro arsenale di insulti.

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