Robert Ervin Howard: il sognatore che inventò Conan

In occasione del lancio di Conan Exiles ripercorriamo la vita e le opere di Robert Ervin Howard, autore del personaggio di Conan Il Barbaro.

Robert Ervin Howard: il sognatore che inventò Conan
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • Il 22 gennaio del 1906 lo spirito della frontiera non si è ancora dissolto a Peaster, in Texas, sebbene si stesse estinguendo nell'ombra del crepuscolo, soccombendo all'imminente e inevitabile luce della modernità. Come in un film di Sam Pekimpah o in Red Dead Redemption. Quel giorno di 112 anni fa nacque Robert Ervin Howard, figlio di una donna di origine scozzese che visse le avventure e le disavventure di una giovinezza da pioniere e di un medico talvolta manesco; un neonato che sarebbe divenuto il giovane uomo, perché purtroppo non invecchiò mai, che avrebbe cambiato per sempre le sorti della letteratura fantastica, inventando nuove mitologie, mondi e icone in maniera determinate per il genere quanto lo fu quella di Tolkien.
    Howard trascorse quasi tutta la sua breve esistenza in un borgo nei pressi di Peaster dal suggestivo nome western di Cross Plains, un ragazzino schivo e timido, per questo vittima dei bulli e delle ire del padre, un avido lettore di storie d'avventura le cui vicende trasformava, in un gioco di ruolo con se stesso, in materia per le proprie feconde fantasticherie. E' tuttavia errato pensare Howard il prototipo da un frontiera morente di colui che al tramonto del secolo scorso (ora è tutto diverso) era considerato il "nerd", poiché crescendo si ribellò alla sua debolezza e introversione, cominciando a fare boxe e irrobustendo così il suo corpo nella forma di quello di un lottatore. Egli maturò vagamente xenofobo, sebbene sia probabile che nella paura per lo straniero egli temesse soprattutto quel qualcosa di pericoloso e alieno che cresceva dentro se stesso, e non terminò mai l'università, abbandonandola per svolgere mestieri vari e ordinari. Howard girava inoltre armato di pistola, come un antico pistolero. Ma egli non smise mai di sognare le sue storie e soprattutto di scriverle, andando ad edificare una mole letteraria gigantesca, se si considera il breve arco della sua esistenza. Provò l'amore, soprattutto intellettuale, per una sua coetanea che gli sopravvisse a lungo e che successivamente scrisse la cronaca di questo loro affettuoso rapporto nel libro "One who Walk Alone", dal quale è tratto il film del 1996 dal titolo "il Mondo Intero" con Reneé Zellweger e Vincent D'Onofrio nel ruolo dello scrittore. Un affetto smisurato per la madre accompagnò Howard per tutta la sua esistenza.
    La vita di Howard non va tuttavia considerata solo nella sua dimensione temporale così drammaticamente breve, la sua biografia è inscindibile dalla fantasia con la quale egli visse ogni suo giorno da epico "reveur" e così il suo tempo si amplia a dismisura, diventando il contenitore delle sue memorabili invenzioni di spade, magie, eroi e molto altro. Un cantore di altri mondi, un bardo smarrito in un pianeta non suo che si strugge nella cronaca di remoti altrove.

    Pulp Fiction

    Fu nel 1925 che Howard pubblicò il suo primo racconto, già indicativo della sua tensione a miscelare mistero, esotismo, storia, avventura e orrore: Spear and Fang, lancia e artiglio. L'anno seguente esce Wolfhead, con uno scenario africano e il tema della licantropia.

    Nel 1928 esce invece Ombre Rosse che introduce un personaggio destinato a divenire un archetipo del dark-fantasy moderno fino alle invenzioni di Koji Igarashi e Hidetaka Miyazaki, l'oscuro puritano nero-vestito armato di pistole e sciabola dal nome di Solomon Kane.
    Questi scritti vennero pubblicati da Weird Tales, rivista "pulp" per eccellenza, un aggettivo che deriva dalla carta di seconda categoria, una "polpa" di cellulosa scadente ma a suo modo imperitura, sulla quale scrissero maestri come Howard P. Lovecraft, Robert Bloch e Clark Ashton Smith. L'inventore di Chtulhu e del Necronomicon fu uno dei primi letterati ad ammirare la prosa precisa ed evocativa, violenta e lirica di Howard e nacque così un rapporto amichevole ed epistolare, uno dei più suggestivi della storia delle arti, tra questi due geni così magnificamente strambi e disadattati. L'orrore cosmico di Lovecraft influenzò e suggestionò la visione letteraria di Howard così che nelle sue storie fantastiche è sempre presente un sentore di inspiegabile terrore, il movimento sotterraneo di creature terrificanti e ancestrali, l'abominazione non-umana.
    Nel 1929 ecco Kull (quando lo scoprii da ragazzino grazie all'Editrice Nord lo chiamavo tra me e me "Kall" perché il vero nome mi suonava volgare) di Valusia, eroe di 20000 anni fa in una Terra dove ancora l'Atlantide sorgeva dal mare. Kull, sebbene possieda una sua unicità e un suo spessore, è da considerare il terreno letterario dal quale germogliò il personaggio più celebre, riuscito e amato di Howard.

    Conan Il Barbaro

    "Gli uomini civili sono più villani dei selvaggi perché sanno di potere essere maleducati senza che qualcuno, per questo, gli spacchi la testa". Robert Ervin Howard

    Ne La Spada della Fenice, uscito nel 1932 su Weird Tales, Conan di Cimmeria è già un re, l'usurpatore del trono di Aquilonia che liberò da un monarca folle. Ma nel racconto fitto di intrighi shakespeariani, magia nera e azione vertiginosa è già percepibile il passato barbarico di questo personaggio, gli anni della sua avventurosa giovinezza che verranno cantati da Howard e dai suoi numerosi epigoni. E' la barbarie a definire Conan, uno stato mentale, filosofico ed etico che Howard non dispregia ma esalta, contrapponendolo alla disumanità di una civiltà astuta e predatrice.

    Conan è la volontà di sopravvivere che diviene eroismo, lo slancio vitale di un oltre-uomo che vive all'ombra della morte in una lotta contro la necessità che va intesa in un'accezione maligna e wagneriana, un destino nemico che solo la forza e il coraggio possono uccidere. Quest'uomo nato in un campo di battaglia ed esiliato dal suo stesso popolo, quei cimmeri che furono gli antenati dei celti, non è inoltre un ladro, un assassino, un pirata o un mercenario che preferisce il vino all'acqua, un assassino senza una sua morale ad elevarlo, egli è violento con i violenti e non ucciderebbe mai una donna o un bambino.
    Con un corpo da gigante rivestito di muscoli, la chioma corvina e gli occhi di un azzurro bruciante, Conan è il vettore di una sensualità sfrenata che emana con un'inedita forza erotica nei racconti di Howard, l'oggetto dapprima temuto e poi desiderato da tutte le donne che animano di femmineo le pagine dello scrittore. Donne che non sono quasi mai personaggi afflitti dai luoghi comuni di un sessismo diffuso, ma forti e ribelli, consapevoli della propria sensualità, talvolta guerriere.

    Letale con ogni arma, persino le mani e i denti come un'antica bestia, Conan predilige tuttavia la spada, meglio se uno spadone a due mani, la lama cavalleresca per eccellenza, e non è un'ignorante sebbene non abbia certo avuto il tempo per studiare (come ci racconta invece John Milius nel suo comunque straordinario film) perche il suo incessante peregrinare lo ha reso selvaggiamente colto in un modo del quale egli è persino inconsapevole, un saggio che non sa di esserlo perché il suo sapere è divenuto istinto.
    Attraverso centinaia di pagine di racconti più o meno lunghi Howard ha inoltre inventato un mondo plausibile e vivo, che probabilmente sarebbe divenuto dettagliato e storicizzato come la Terra di Mezzo di Tolkien se egli avesse avuto il tempo di continuare a scrivere. Di fronte al realismo incantato e violento dell'Era Hyboriana (12000 mila fa secondo lo scrittore) e delle sue regioni inventate da Howard, tante immaginarie lande del fantasy contemporaneo si annullano nell'inconsistente.
    Grazie a Crom le imprese di Conan, personaggio immenso, non si sono esaurite con Howard ma sono state cantate talvolta con risultati eccellenti da molti epigoni, tra i quali ci sono stati scrittori di talento come Lyon Spague deCamp, Poul Anderson, Lin Carter o Ramsey Campbell. Purtroppo i racconti e i romanzi barbarici degli epigoni di Howard sono attualmente introvabili in Italia se non in qualche bancarella o biblioteca. Per chi non avesse mai letto il Conan di Howard è disponibile una imperdibile versione integrale pubblicata da Mondadori e curata da Giuseppe Lippi, formidabile esegeta e diffusore del fantastico e della fantascienza in Italia. E non sono da dimenticare i fumetti, ora stanno uscendo in edicola in una preziosa edizione integrale. Ma questa è un'altra storia.

    11 giugno 1936

    "Tutto è andato, tutto è finito: ponetemi sulla pira; la festa è terminata e il lume ora spira". Robert Ervin Howard
    All'inizio del 1935 a Hester Jane Ervin, madre di Robert, venne diagnosticata una malattia incurabile. L'anno successivo la donna scivolò in un coma irreversibile.
    Un giorno di quasi estate Robert Ervin Howard salì sulla sua macchina, prese la strada per il deserto, si fermò e si sparò un colpo in testa con la sua pistola. Aveva solo trent'anni. Insieme a tanti grandi morti troppo presto, come Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Schubert, John Keats, Jim Morrison, Kurt Kobain e Tony Sly, Howard lasciò un tetro, insensato e ingiusto vuoto nella storia dell'umanità e nel contempo il prezioso e indimenticabile dono di una giovinezza imperitura che non conoscerà mai la vecchiaia. Aveva torto il poeta John Keats, a proposito di se stesso e di tutti i Maestri estinti precocemente come lui: il loro nome non sarà mai scritto sull'acqua, ma tra le stelle, con il fuoco millenario delle comete.

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