Sea of Thieves: Miti e Leggende dei Sette Mari

Nella creazione del mondo di Sea of Thieves, Rare ha studiato a fondo le leggende che solcano i sette mari. Scopriamole nel dettaglio.

Sea of Thieves: Miti e Leggende dei Sette Mari
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  • Pc
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS5
  • La mente dell'essere umano tende a voler sempre dare una spiegazione razionale a tutto ciò che non conosce; a ciò che non può o, molto semplicemente, non riesce dare un senso. Per secoli l'unica via per poter spiegare fenomeni naturali e avvenimenti ritenuti sovrannaturali è stata demandata al "mito", ovvero a una "verità" creata ad hoc partendo da elementi noti e comprensibili a tutti. Racconti popolari, leggende, parabole e insegnamenti morali provenienti sovente dall'ambito religioso si sono stratificati e mescolati con il tempo.
    Rare, ovviamente, non poteva esimersi dall'inserire miti e leggende dei Sette Mari nel loro titolo a tema piratesco. In Sea of Thieves, infatti, ci possiamo imbattere in creature come il Kraken, scheletri dallo scarso senso dell'umorismo armati di sciabola e altri elementi sovrannaturali mutuati direttamente dai miti e dalle leggende sorte su vascelli in balia dei flutti oceanici. Leggende nate dalla fervida immaginazione e dalla sana paura di marinai superstiziosi che per mesi e mesi erano costretti a vivere e navigare in mari sconosciuti. Chiaro, quindi, che ogni riflesso e ombra sotto il pelo dell'acqua, ogni rifrazione all'orizzonte si trasformavano in esseri malvagi il cui unico scopo era quello di chiamare a sé e ghermire tra le proprie grinfie gli sprovveduti naviganti. Superstizioni e miti, data la forte educazione cristiana dei marinai, vennero associati e ricondotti direttamente a racconti biblici, ma non mancarono associazioni più folkloristiche, mutuate da leggende popolari arcaiche.

    Il Kraken

    Non potevamo non iniziare dal signore indiscusso di ogni ballata che si rispetti. Tutti conosciamo la figura mitologica del Kraken (in tedesco "krake" significa polpo o calamaro). L'imponente un mostro marino è ormai un'icona leggendaria associata ai tumultuosi e oscuri flutti oceanici. Il suo mito, in realtà, non nasce con l'epoca delle esplorazioni bensì affonda le proprie origini in tempi molto antichi, anche se l'iconografia che tutti abbiamo in testa si è sviluppata prevalentemente fra il Settecento e l'Ottocento.

    Per buona parte anche i resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti hanno contribuito alla stigmatizzazione del mito. Il Kraken viene infatti generalmente rappresentato come una gigantesca piovra dotata di enormi tentacoli, talmente grandi da avvolgere una nave per trascinarla negli abissi marini.
    Sebbene la denominazione "kraken" non appaia mai nei testi e in letteratura sino all'epoca moderna, le sue caratteristiche possono ricondursi a episodi e descrizioni derivanti dalla mitologia nordica in cui si parla di un mostro marino talmente grande da poter essere scambiato per un'isola quando si trova in superficie. Questo tema dell'isola che emerge improvvisamente dalle onde rischiando di infrangere lo scafo delle navi è uno degli elementi ricorrenti principali dell'intera tradizione formatasi attorno alla figura del Kraken e sviluppatasi compiutamente soprattutto a partire dal Settecento.?Inoltre, secondo alcuni, molti elementi della tradizione relativa al Kraken (spruzzi d'acqua e gorgoglii, le forti correnti, i gorghi e le violente onde provocate dal suo movimento) suppongono che la versione originale del mito originatosi nelle fredde lande del nord possa essere correlata all'attività vulcanica sottomarina in Islanda.
    Oltre a miti e leggende legate al folklore nordico, pare comunque che alcune voci e dicerie nate attorno a enormi calamari in grado di attaccarsi alle navi o, almeno, di trascinare qualche sventurato tra le profondità marine non fossero poi così infondate.

    Vi è un appartenente alla classe dei Cefalopodi (la quale comprende ben otto specie) che può essere assimilato al concetto di "kraken". Il più grande cefalopode in circolazione è il "calamaro gigante": può raggiungere dimensioni a due cifre, ed è attualmente il più grande invertebrato vivente. Abita nelle profondità degli oceani (e per questo si conosce ancora poco di questa creatura) ma probabilmente, in passato, deve essersi verificato qualche avvistamento o ritrovamento di esemplari morti portati a riva dalle correnti. Il primo calamaro gigante vivente che sia stato filmato e fotografato è un Architetutis Princeps di circa 8 metri, individuato nel Pacifico Settentrionale nel Settembre 2004 da una troupe giapponese. Il calamaro è stato attirato da un'esca a 900 metri di profondità e si è impigliato con i suoi tentacoli nella barca dei due studiosi. Solo dopo quattro ore di tentativi di liberare il tentacolo dalla barca il calamaro si è dileguato nei fondali marini. È stato ipotizzato, quindi, che le antiche storie dei marinai che parlavano di giganteschi esseri tentacolari che si avvinghiavano alle navi non sempre fossero frutto della fantasie. Alcuni studiosi moderni hanno infatti ipotizzato l'esistenza di calamari giganti in grado di superare anche i 30 metri di lunghezza.

    Il Leviatano

    Nonostante le origini del mito del Leviatano non siano ben chiare, in molti lo associano a una creatura biblica simile a un drago presente nell'Antico Testamento. Il Leviatano si sostanzierebbe in un terribile mostro marino dalla leggendaria forza dotato di squame spesse e taglienti e della capacità di sputare fiamme, nato per unico volere di Dio. Alcuni studiosi tuttavia hanno avanzato l'ipotesi che il Leviatano possa trattarsi dell'equivalente del Coccodrillo, rettile venerato nell'antico Egitto secondo la personificazione del dio Sobek. Questo culto, a sua volta, dovrebbe affondare le proprie radici in un simile culto babilonese ancora più antico.

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    Dal punto di vista allegorico, comunque, il Leviatano rappresenta sempre il Caos primordiale, la potenza priva di controllo, benché sia più spesso espressione della volontà divina e simbolo del potere primigenio del Creatore (così come in filosofia, successivamente, è passato a esser espressione del potere assoluto dello Stato), in grado di creare e distruggere allo stesso tempo. Non stupisce, quindi, che i marinai d'ogni epoca e luogo abbiano sempre avuto timore di incontrare una creatura nei loro viaggi verso l'ignoto.

    L'Olandese Volante

    Secondo il folklore nord-europeo, l'Olandese Volante è una nave fantasma che solca i mari in eterno senza una meta precisa, e che un destino avverso impedisce di far ritorno in un porto sicuro in cui attraccare. Nel corso dei secoli è sempre stata avvistata da lontano, avvolta in una nebbia o emanante una luce sovrannaturale. Gli ultimi avvistamenti, in ordine di tempo, si sono verificati in Sud Africa durante la seconda guerra mondiale, tra cui quello di quattro testimoni che videro il vascello fantasma solcare le acque presso Città del Capo, per poi scomparire dietro Robben Island, nel settembre 1942.

    Quasi in contemporanea fu avvistato da un sommergibile tedesco che incrociava nella zona. Infine, una curiosità: addirittura pare che il futuro re d'Inghilterra, Giorgio V, guardiamarina sulla nave «Incostant», nel 1881 avesse avvistato l'Olandese Volante, tanto da tenerne un'importante traccia nei propri diari.
    I marinai della nave sono solitamente rappresentati some dei fantasmi, salvo il capitano, l'unico ad aver mantenuto a causa del maleficio una forma umana. Secondo alcune fonti, il capitano sarebbe l'olandese Bernard Fokke che nel XVII secolo, al servizio della Compagnia delle Indie, faceva spola tra l'Olanda e l'isola di Giava ad una velocità sorprendente. Per questo fu sospettato di aver fatto un patto con il diavolo, nonostante con tutta probabilità sfruttasse semplicemente correnti note a pochi. Il capitano è nominato Falkenburg nella versione olandese della storia, Vanderdecken nella versione di Marryat e Ramhout van Dam in quella di Irving. Varie versioni descrivono la causa del destino avverso che avrebbe colpito questo sventurato veliero. Secondo una versione, il temerario capitano avrebbe voluto sfidare Dio nel bel mezzo di una tempesta urlando che avrebbe comunque superato il Capo di Buona Speranza, anche a costo di navigare in eterno, se necessario. Evidentemente deve esser stato accontentato dall'Altissimo. Altre dicerie, invece, riportano che a bordo sarebbe stato compiuto un crimine terribile; altre ancora dicono che sulla nave si era sviluppato un focolaio di peste e, quindi, i marinai non sarebbero stati autorizzati ad attraccare in nessun porto.

    Davy Jones

    Davy Jones, secondo le leggende marinaresche è un essere demoniaco, un diavolo a capo delle mefistofeliche profondità abissali, associato alla morte per annegamento e ai presagi funesti legati a pericoli imminenti. Ci si riferisce al corsaro del diavolo soprattutto attraverso il motto "Davy Jones' locker", espressione figurata per indicare semplicemente il fondo del mare, inteso come luogo in cui riposano - per l'eternità - i marinai. Sono state avanzate molte diverse teorie circa le origini del mito di Davy Jones. Un pirata conosciuto come David Jones esistette nel torno d'anni che vanno dal 1630 al 1650, e fu attivo prevalentemente nell'Oceano Indiano.

    Un gestore di pub inglese con questo nome viene citato in una canzone popolare Jones's Ale is Newe potrebbe essere associato alla leggenda di un gestore di pub che ubriacava i marinai per imprigionarli nella propria cantina all'interno di barili per poi venderli alle navi di passaggio come schiavi da imbarcare. Molti studiosi hanno comunque abbandonato la teoria che Davy Jones sia un personaggio realmente esistito. I marinai del Galles invocavano Saint David per ottenere protezione in caso di pericolo durante la navigazione; ma Davy potrebbe essere anche, secondo alcuni, una deformazione colloquiale del termine anglosassone Devil. Qualunque sia la verità, se mai doveste trovarvi a navigare in acque profonde, portate rispetto per i segreti che esse celano. E non fissate l'abisso. Altrimenti Lui inizierà a fissare voi.

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